lunedì 5 agosto 2024

Pietre da contemplazione

 

Quando camminate sul greto di un fiume o in riva al mare e la vostra attenzione viene attirata da uno strano sasso, di un insolito colore e di una bizzarra forma, il motivo di questa attrazione non sta tanto in voi quanto nel sasso stesso. Se siete un ricercatore di pietre, avrete già in mente qualcosa, ma, anche se non siete un appassionato di pietre, e vi imbattete in un minerale o in una conchiglia eccezionale, la vostra attenzione è attratta dall’oggetto stesso, che vi lancia come un messaggio. E pensate: “Tu sei eccezionale e io ti porto a casa a contemplarti.” Lo mettete su un mobile o sulla scrivania e lo guardate.

In certe religioni, i meteoriti vengono considerati messaggi del cielo e adorati.

Non sapete che cosa vi comunica. Non sapreste razionalizzarlo, ma è come quando si incontra un’opera d’arte, un bell’oggetto o una bella ragazza (o ragazzo). Vi viene voglia di guardarla e magari .di portarla a casa, di possederla. Non parlo di un possesso sessuale (quello se mai verrà) ma di un sequestro privato, personale. Vi piacerebbe guardarla mentre si muove e parla.

Ora, la pietra non parla con parole umane, comprensibili. Ma vi ha lanciato comunque un messaggio.

Questo messaggio – sia chiaro – viene proprio dall’oggetto. Se non ci foste voi, magari lo lancerebbe a un altro, con un diverso “significato”.

Dunque, voglio dire che la pietra “parla”, pur non avendo un sistema percettivo, nervoso, una voce, un messaggio chiaro. Vi parla con la sua forma e il suo colore. Ed è questo il suo linguaggio.

Perché tutti gli oggetti dell’universo parlano, comunicano, interagiscono, hanno un’unicità e una identità. E perciò sono vivi. Per essere vivi, per essere, per interagire, basta l’identità. È l’identità che “parla”.

Voi direte che, se non ci fosse un soggetto sensibile e già predisposto a comprendere questo linguaggio, l’oggetto non parlerebbe. E che quindi il significato è nel soggetto. Ma, se non ci fosse nessun soggetto, non vi sarebbe neppure nessun oggetto. Perché i due sono interdipendenti. Come due pugili, due ballerini o due schermitori. Se non fossero due, non ci sarebbe l’incontro.

Bisogna sempre essere in due perché s’instauri una interazione. Tant’è vero che, in un’isola deserta dove ci fosse una sola persona, il solitario incomincerebbe a parlare a se stesso (origine tra l’altro della coscienza).

Dunque, l’incontro avviene per il contributo di due, che possono essere anche la stessa entità divisa in due.

Non appena ci sono due enti, due entità, si instaura un’interazione. Da entrambi i lati.

Ora raccogliete una bella pietra, mettetela su un piedistallo e contemplatela. Cosa che  fanno i cinesi e i giapponesi con nell’arte dei suiseki. E chiedetevi che cosa vi dice con la sua sola presenza.

La cosa può essere fatta anche con le piante, i tramonti, le montagne, i fiumi, il mare, le grotte, le albe, le stelle e con qualunque oggetto che sia un prodotto della natura e non fatto dall’uomo.

L’oggetto naturale, se piccolo come una pietra, rappresenta la natura più grande, essendone una parte.

Ogni cosa parla, se la si sa ascoltare.  Per parlare non c'è bisogno né di una voce né di una bocca.


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