giovedì 31 ottobre 2013

La laicità della Turchia

Dunque, la Turchia ha abbandonato il principio di laicità e per la prima volta quattro donne si sono presentate in Parlamento con il velo islamico.
Sei notazioni:
1) Non si tratta di una questione religiosa, ma di un mezzo per utilizzare la religione come strumento di pressione e di raccolta del consenso: infatti è il partito del premier Erdogan che, per ottenere voti, decide di revocare il divieto di indossare il velo negli edifici pubblici .
2) Le religioni, come al solito, si prestano volentieri ad essere strumentalizzate, perché il potere politico le ricompensa con prebende e appoggi economici.
3) Le religioni sono pezzi di antichità che minano le democrazie ed hanno il cuore rivolto alle dittature e ai sistemi totalitari. E, in questo senso, nessuna è migliore delle altre.
4) Purtroppo le donne, nonostante il femminismo, sono sempre l'avanguardia della sottomissione politico-religiosa. Che ce l'abbiano nel Dna?
5) I simboli religiosi (veli, crocifissi, ecc.) non sono per niente aspetti folcloristici, ma quasi l'essenza stessa delle religioni.
5) Di questo passo, la Turchia diventerà come l'Iran... grazie a Dio.

Yoga della mente

"Solo ciò che è finito, non ha fine" scrive Friedrich Hebbel.
In effetti, solo il finito mi permette di pensare all'infinito, e viceversa. Siamo nel dualismo, nel loop dei concetti contrapposti: yang e yin.
Siamo capaci di pensare il finito-infinito o l'infinito-finito? Solo in tal caso, intuiamo qualcosa.
Dobbiamo esercitarsi a pensare in questo modo, ai limiti del paradosso, ai limiti della mente umana, se vogliamo comprendere la realtà uscendo dalle trappole del dualismo mentale. Prima di applicare la nostra limitata logica ai grandi problemi, dobbiamo essere capaci di pensare con una mente superiore. Anche la matematica ha superato le tre-quattro dimensioni e ormai ragiona in termini di dieci-undici. Ma noi, con la nostra logica, siamo ancora al balbettìo dell'infante. E vorremmo parlare di Dio...!

mercoledì 30 ottobre 2013

Amare gli altri

A Gesù che predicava: "Ama il prossimo tuo come te stesso" un tizio, che aveva scarsa stima di sé, rispose: "Se amassi il prossimo come me stesso, non gliene verrebbe niente di buono".
Ecco perché è necessario, prima di tutto, conoscere e stimare se stessi.
... E nel caso in cui uno stimi troppo se stesso?
Be', un narcisista il prossimo neanche lo vede: ha un ego così grande che non vede nessun altro oltre a se stesso.

L'argomento ontologico

Se Dio è l'Essere perfetto, non può non avere l'attributo dell'esistenza: così argomentava sant'Anselmo d'Aosta.
Ma siamo sicuri che l'esistenza sia il massimo della perfezione? A me sembra una cosa abborracciata.
Se proprio vogliamo usare la logica, il Non-essere precede l'Essere. Il Nulla è perfetto, l'Essere un po' di meno.

"Poiché Dio ha creato il mondo dal nulla, il nulla vi occupa sempre il posto più alto"
Friedrich Hebbel

martedì 29 ottobre 2013

Siamo liberi?

Se esiste un Dio etico, un Dio del bene e del male, noi non siamo molto liberi.
Abbiamo una sola scelta.
Troppo poco.

I "follower" del Papa

Il Papa ha raggiunto su Twitter dieci milioni di "follower". Però, dalle statistiche risulta che i cattolici nel mondo siano più di 1 miliardo.
Mancano dunque all'appello 990 milioni.
Se fossi il Papa, mi preoccuperei.

lunedì 28 ottobre 2013

Il flusso del karma

Il senso della continuità delle esistenze può far parte delle nostre esperienze se solo consideriamo che ognuno di noi nasce da un flusso di vite che risalgono alla notte dei tempi. Ognuno di noi è qui perché ci sono state tante esistenze prima di lui, perché ci sono state tante "reincarnazioni"... comprese quelle degli animali, degli insetti, dei pesci, dei batteri, eccetera eccetera. Tante forme di vita si sono passate il testimone per giungere qui... a ciascuno di noi. Non sono io che mi sono reincarnato, ma qualcosa si è reincarnato innumerevoli volte per dar vita al mio io, a questo uomo che può dire: "Io sono".
Nonostante le differenze, ogni essere è tutti gli esseri che lo hanno preceduto, ogni essere è tutti gli esseri, ogni essere è l'essere - un essere che contiene già in sé la coscienza come elemento fondamentale.
Il karma non è nient'altro che la continuità delle esistenze, una continuità che fa sì che io occupi un posto e non un altro, che io abbia un destino e non un altro.
Ci sono naturalmente tante linee evolutive, come in un fiume ci sono tante correnti e tanti mulinelli. Ma tutti fanno parte di un unico flusso d'acqua.
Quando si dice che il Buddha ottenne, con l'illuminazione, la conoscenza delle vite anteriori, si dice questo. Ma chiunque può ottenerla, solo che ci pensi un attimo.

"Noi non abbiamo troppo intelletto e troppa poca anima, ma troppo poco intelletto nelle cose dell'anima"
Robert Musil

domenica 27 ottobre 2013

Amor vincit omnia

Noi abbiamo un'idea zuccherosa e unilaterale dell'amore: crediamo che si tratti di una forza rivolta al bene, all'unione, all'armonia, alla costruzione, alla tenerezza, alla compassione... E non è sbagliato. Ma è solo la metà di questa immensa forza. Perché esiste anche l'amore per il male, per la divisione, per il contrasto, per la distruzione, per la durezza, per l'egocentrismo...
Crediamo che la passione per il comando, per il potere, per la supremazia, per il denaro, per la trasgressione, per il sesso sfrenato o "deviato", per il successo, per gli onori, per il rischio, per la violenza, ecc., non sia una delle tante forme dell'amore? Non si parla anche di "amor di sé" o di "libidine del potere"?
Impariamo dunque a guardare bene, e rivediamo le nostre idee sul bene e sul male.

"Se l'amore è la primissima tra le passioni, è perché le blandisce tutte"
Honoré de Balzac

L'energia divina

L'idea che esista un Dio che se ne sta "in cielo", al di sopra del cosmo, è ancora un vecchio modo di vedere legato alle antiche concezioni pagane degli dei. Il fedele prega Dio credendolo lassù, in alto, al di sopra di sé e del mondo, in un aldilà. L'uomo è "aldiqua" e Dio è "aldilà": tipico dualismo mentale, come se "aldiqua" e "aldilà" fossero separati e distinti. Ma si tratta di due facce di un'unica medaglia.
Che cosa c'era prima che Dio "creasse" il mondo? Ovviamente, niente. Il Non-essere. Perché lo spazio e il tempo non esistevano. Non c'era un Dio che se ne stava solo soletto. E, adesso, non esiste un "cielo" al di sopra del mondo, perché non c'è un al di là o un al di fuori del cosmo.
Dio è Energia evolutiva che non è separata dal cosmo, ma che ne è il motore.
Perfino il mito cristiano lo dice chiaramente. Dio entra nel mondo per sacrificarsi e morire. Muore nel senso che si scioglie nel mondo; è il cosmo, è l'universo intero, al di fuori del quale non c'è nulla.
Quindi non ha più senso pregare un Dio in cielo. Alla preghiera va sostituita la meditazione, come capacità di scoprire in sé questa Energia evolutiva, come capacità del "frammento" divino di riscoprire il Tutto, ovvero il Divino che è dappertutto.
Sollevate una pietra, dice il Vangelo di Tomaso, e là troverete Dio; spezzate un pezzo di legno, e là è Dio. Più chiaro di così...

venerdì 25 ottobre 2013

Sondaggi e governanti

Quando un politico non ha niente in testa, quando non ha nessun valore, si affida ai sondaggi. C'è una vignetta di Sergio Staino in cui un centurione romano domanda a Ponzio Pilato: "Chi liberiamo? Gesù o Barabba?" E il governatore risponde: "Che dicono i sondaggi?"
Sembra una battuta, ma non lo è. In realtà Ponzio Pilato non aveva niente in testa, non aveva nessun valore, non capiva niente né di Gesù né di Barabba. Per lui erano individui incomprensibili, due estranei: l'uno valeva l'altro. E quando domandò al popolo di Gerusalemme: "Chi volete, voi, che io liberi?" eseguì, con i metodi di allora, proprio un sondaggio.

Le Tavole della Legge

C'è sempre qualcuno che pretende che il bene e il male siano stabiliti una volta per tutte e che siano incisi nella pietra - i comandamenti "divini". Sono i moralisti, sono i conformisti, sono i fascisti, sono i tradizionalisti che si oppongono all'autonomia e al libero arbitrio.
C'è sempre qualcuno che vorrebbe imporre una camicia di forza a tutti, disconoscendo gravemente le differenze individuali.
C'è sempre qualcuno che pretende che Dio sia il bene assoluto e che un bel giorno trionferà sul male.
C'è sempre qualcuno che non capisce che bene e male, non sono valori a se stanti, ma sono complementari, come le due facce di una stessa medaglia.
E dunque si continua a biascicare di bene e di male, di morale naturale e di valori assoluti, nonché di un Dio che avrebbe creato il cosmo standosene distaccato in cielo, mentre quaggiù si ruba, si truffa, si violenta e ci si fa la guerra, senza giungere mai neppure a una parvenza di pace.
C'è sempre qualcuno che ha la mente confusa - e la nostra filosofia gliela confonde ancora di più.

Filosofia e saggezza

La filosofia è entrata in crisi quando si è separata dalla saggezza, quando ha smesso di essere norma pratica di vita ed è diventata semplice analisi logica. E, poiché i suoi teoremi, a differenza di quelli della scienza, non possono essere dimostrati, sono risultati inutili, semplici giochi di pensiero.
Però, gli antichi filosofi pensavano ai problemi del mondo non solo con un intento conoscitivo, ma anche con l'intento di aiutare gli uomini a vivere giorno per giorno, in tutti i campi della loro esperienza. Una filosofia che non ci dica come dobbiamo comportarci nelle varie sfide dell'esistenza non serve a nulla.
Caro filosofo, forse sei capace di pensare. Ma sei capace di non pensare? E non ti rendi conto che tutti i problemi del mondo, compresi quelli della filosofia, derivano da un uso distorto della ragione e, quindi, anche da un suo uso eccessivo?

giovedì 24 ottobre 2013

L'animale sociale

Certamente l'uomo è un animale sociale - ma di una società in cui tutti competono e lottano l'uno contro l'altro.

Rapporti intimi

In fondo, il sesso significa, per gli uomini, introdurre una parte di sé nel corpo di un altro e, per le donne, accogliere nel proprio corpo una parte di un altro.
Estremo tentativo di connessione, cui la natura fa corrispondere il concepimento di un terzo essere.
Per queste connessioni, la password è "amore".

Le difficoltà dell'amore

Amare una persona che non si conosce o che si conosce poco è relativamente facile. Ma amare una persona che si è conosciuta, nel bene e nel male, nei pregi e nei difetti, è molto più difficile.

Preti mafiosi

Un prete nel messinese invita i fedeli a pregare per Totò Cuffaro, l'ex governatore della Sicilia condannato a sette anni per aver favorito la mafia.
I preti mafiosi e i preti fascisti sono la perfetta espressione dell'anima totalitaria della Chiesa cattolica. Che purtroppo ha influenzato a lungo l'anima italiana. Altrimenti, come avrebbero potuto prosperare un Mussolini o un Berlusconi?
In fondo, per questa gente, Dio non è nient'altro che il Grande Mafioso, il Boss del boss.

martedì 22 ottobre 2013

Il rischio divino

Dovremmo smetterla di considerare Dio come supremamente buono, il Sommo Bene, che se ne sta lassù in cielo. Dio è come l'energia che non è né buona né cattiva, al di là del bene e del male. Il bene e il male riguardano l'uso di questa energia da parte degli esseri viventi.
Ma gli esseri viventi, a loro volta, sono prodotti di questa energia e, quindi, sono ancora Dio che si mette in gioco - un Dio che non sa neppure lui se vincerà o perderà.
Questa è vera libertà. La libertà è rischio.
Il cosmo è una scommessa e nessuno sa chi la vincerà. Non c'è Uno che ha già prestabilito che vincerà il bene. Siamo tutti corresponsabili.
Nelle vecchie teologie, Dio se ne stava al di fuori del mondo - a giudicare. Ma non c'è nessun "fuori": l'energia creatrice si è dissolta nella creazione. Tutto è Dio. Tutto si evolve, tutto rischia.
In fondo, uno dei sensi del mito cristiano è quello di un Dio che entra nella creazione e muore, cioè si dissolve. Va preso alla lettera, altrimenti sarebbe una commedia.

lunedì 21 ottobre 2013

Il "nobile silenzio"

Il Buddha rispondeva a tutte queste domande della filosofia con un "nobile silenzio". Il che non significa che dicesse: "Che ne so io?", o che si rifiutasse di "dare una risposta"; significa che non voleva cadere nella trappola delle parole e delle idee contrapposte.
Come se dicesse: se vuoi "pensare" a questi problemi, prima liberati dei preconcetti, prima sgombra la mente dal solito dualismo.
Non appena ti poni la domanda "esiste o non esiste Dio?", sei già nella trappola dei pregiudizi.
Se vuoi capire qualcosa di questi problemi, non andare a scartabellare tutte le teologie, ma fai il silenzio mentale.

Esiste Dio?

Da come si formula la domanda, c'è la risposta. Infatti, la domanda "chi ha creato il mondo?" presuppone già che ci sia Qualcuno che lo ha creato o che non lo ha creato. Ma se uno dice anche di non credere in Dio - partendo però dall'idea di Dio - in realtà crede a un Dio che non c'è. Questo è l'ateismo moderno.
Lo stesso per la domanda "qual è l'origine del mondo?" Presuppone già che ci sia o non ci sia un'Origine. La domanda viene pensata a partire da quell'idea di Origine.
Così non va bene. Partiamo piuttosto da... nessuna idea preconcetta!
Siamo capaci di partire da questa posizione? Pensare a partire dal vuoto della mente? Solo in tal modo possiamo formulare una domanda che contempli risposte diverse dal dualismo precedente, cioè non condizionate.
Siamo capaci di spazzar via, anche per pochi secondi, tutta la filosofia, tutta la teologia, tutta la religione, tutte le idee precedentemente accumulate?
Se non ne siamo capaci, ci limiteremo a rimasticare vecchie idee, trite e ritrite.

Che cos'è la vera religiosità

Molti pensano che basti credere a qualche fede o a qualche Dio, oppure aderire a qualche religione, per essere religiosi. Noi pensiamo, invece, che per essere religiosi si debba svolgere un lavoro interiore di sviluppo della consapevolezza.
Senza tale sviluppo, tutte le nostre azioni sono sterili, prive di luce, casuali e non possono avere il carattere di "religiose".
È questa la differenza fondamentale tra le religioni tradizionali e la nuova spiritualità che va delineandosi nella nostra epoca. Non può esserci un comportamento religioso - e quindi etico - senza uno sviluppo della consapevolezza.

domenica 20 ottobre 2013

Religione e razzismo

Forse vi meraviglierete che certi gruppi razzisti o certe organizzazioni nazi-fasciste utilizzino simboli religiosi, magari cristiani. Eppure il razzismo, più che un'origine naturale, ha un'origine culturale. Per esempio, il teologo cristiano Origene affermò per primo che la pelle nera era associata al peccato. E questo permise ai devoti cristiani di giustificare non solo il razzismo e il colonialismo, ma anche la lucrosa tratta degli schiavi.
Naturalmente Origene (200 d.C.) non era una grande mente. Era quello che era convinto che la sessualità fosse peccato, al punto che si evirò per evitare ogni tentazione.
Se questi furono i Padri della Chiesa, figuriamoci i figli.

venerdì 18 ottobre 2013

The Roman Conspiracy

Joseph Atwill, autore americano di un libro intitolato “Il Messia di Cesare: la cospirazione romana per inventare Gesù” sostiene che negli anni ’60 del primo secolo, quando Tito fu impegnato in una campagna per sedare la ribellione dei Giudei, fu pensata e costruita la “menzogna” del cristianesimo, con lo scopo di mettere a tacere le teste calde di ampie fasce della popolazione che speravano in un messia.
Scrive l'autore che il cristianesimo "fu in realtà sviluppato e usato come un sistema di controllo delle menti per produrre schiavi che credessero che Dio avesse voluto la loro schiavitù” e aggiunge che questa religione, ha causato e sostenuto, nel corso dei secoli, una accettazione “cieca” della povertà e della guerra.
La ricostruzione di Atwill mi sembra alquanto fantasiosa. Ai tempi degli antichi romani non esisteva ancora la CIA che potesse creare o eliminare i profeti religiosi, anche se ci furono tentativi di creare culti favorevoli all'impero. Ma anche nelle fantasie può esserci un po' di verità. E la verità è che, da Costantino in poi, questa religione fu utilizzata per tenere a freno e controllare le grandi masse di popolo.
Però, questo si può dire di quasi tutte le religioni che, da che mondo è mondo, sono "l'oppio dei popoli".

L'anima vera della Chiesa

Ogni tanto faccio notare che si è passato sotto silenzio il sostegno dato dalla Chiesa ai criminali nazisti in fuga. Ecco che cosa scrive a questo proposito Thomas Schmid, direttore del quotidiano tedesco "Die Welt":
"Dopo la guerra, Priebke appartenne al grande sciame dei criminali nazisti che sfuggirono alla giustizia, perché furono aiutati . Egli riuscì a fuggire da un campo di prigionia britannico presso Rimini, andò a Vipiteno, si convertì al cristianesimo, disse sempre che nessun fardello gravava sulla sua coscienza, si nascose sotto il mantello della Chiesa cattolica. E con l'aiuto della Chiesa egli ebbe un passaporto della Croce rossa sotto il nome di Otto Pape, con cui legalmente emigrò in Argentina." ["La Repubblica", 18/10/2013]
La domanda è: tutto questo avvenne per la grande misericordia della Chiesa o per una profonda affinità tra ideologie totalitarie? Come mai le alte sfere della Chiesa salvarono in questo modo tanti assassini nazisti? Come mai? Qual è l'anima vera di questa istituzione?
È nera?

giovedì 17 ottobre 2013

Siamo isole

L'umanità è come un'isola in mezzo al mare, in vari sensi.
Primo, il nostro pianeta è in effetti un'isolotto di terra e di acque in mezzo a un universo sterminato; una piccola isola di vita in mezzo a pianeti vuoti, freddi o ribollenti.
Secondo, la vita di ogni essere è breve, che duri cent'anni o cento ore, in confronto a un tempo interminabile di non essere.
Terzo, la nostra conoscenza è una piccola cosa in mezzo al mare di tutto ciò che non conosciamo.
Quarto, la nostra consapevolezza è una piccola cosa in mezzo a un oceano di inconsapevolezza.
Quinto, siamo sì piccole isole, ma, al fondo, siamo tutti collegati. Che lo vogliamo e no, abbiamo tutti una stessa natura, tutti una stessa origine.

Per una spiritualità della consapevolezza


I criminali nazisti si sono sempre difesi sostenendo di "aver obbedito agli ordini". E con ciò si mettono la coscienza a posto.
Il problema è che la coscienza di tanta gente è sottosviluppata, soffocata, addormentata. Infatti il nostro sistema educativo, con i suoi appelli all'autorità, alla fede, alle gerarchie e alla ragion di Stato, non permette di sviluppare una coscienza matura, una coscienza consapevole. Basti guardare le maggiori religioni: tutte sottolineano la sottomissione e l'ubbidienza.
Diciamo allora con chiarezza che non esiste né religione né spiritualità senza sviluppo della consapevolezza. L'uomo che non s'interroga, che non si pone mai il problema della giustezza di un ordine o di un insegnamento, è pronto a compiere ogni nefandezza.
Abbiamo allevato automi, non uomini.
Risvegliarsi è risvegliarsi alla consapevolezza. Naturalmente essere consapevoli significa sottoporre a giudizio anche la nostra stessa coscienza, che non solo può sbagliare, ma è anche influenzata da mille condizionamenti. Tutti infatti sono coscienti (anche gli animali e le piante), ma non tutti sono consapevoli.
Siamo molto lontani da una semplice fede in un Dio o in un credo. Non si tratta di fare il tifo per Qualcuno o di schierarsi: il Paradiso bisogna conquistarselo con un po' di sforzo personale.

martedì 15 ottobre 2013

Preti negazionisti

È inutile che il papa vada in giro a fare il finto francescano. Ci spieghi piuttosto la presenza nella Chiesa dei preti lefebvriani, ossia di quel gruppo di cattolici ultraconservatori, tra cui alcuni negazionisti. Non a caso i funerali "religiosi" di Priebke sono stati affidati a loro.
Dobbiamo concludere che l'anima della Chiesa sia proprio nera?
D'altronde, ha sempre convissuto tranquillamente con i regimi fascisti e nazisti, di tutto il mondo, nel passato e nel presente. Anche il Papa è riuscito a cavarsela senza danni  sotto le dittature argentine.Grande capacità di navigazione o consonanza tra ideologie totalitarie?
Da noi ci raccontano la storia dei poveri pretini che mettevano in salvo ebrei e partigiani, ma trascurano quegli altri che mettevano in salvo i nazisti e li facevano espatriare in America Latina con il passaporto del Vaticano - uno Stato che deve la sua esistenza... a chi? A Mussolini.

lunedì 14 ottobre 2013

I funerali del boia

Il cardinale Francesco Coccopalmerio, grande canonista vaticano e presidente del pontificio Consiglio per i testi legislativi, ha dichiarato che "celebrare i funerali [di Priebke] significherebbe dire che quest'uomo, pur essendo un peccatore, era in comunione con la Chiesa. E questo non avrebbe senso, sarebbe un'ambiguità inammissibile: come si fa a ritenere in comunione con la Chiesa uno che fino all'ultimo ha negato pervicacemente la Shoah?"
Già, come si fa? Ma l'ipocrisia religiosa non indietreggia. E, quindi, se non ci sarà una cerimonia pubblica, ce ne sarà una "riservata e discreta".
Ma guarda quanta misericordia per questo boia nazista! Solo al povero Welby la Chiesa ha negato i conforti religiosi. In quel caso nessuna misericordia.

Il bene del male

La guerra è male: chi lo potrebbe negare? Eppure, da una recente ricerca condotta da Peter Turchin nell'università del Connecticut è risultato che il motore della storia è la guerra. Lo studioso ha concluso che "aggressività e innovazioni militari danno un impulso alle civiltà a diventare coese, innovative e quindi a espandersi".
Volete un'altra prova che bene e male sono sempre complementari e che dall'uno può nascere l'altro? Come dal bene può nascere il male, così dal male può nascere il bene.

domenica 13 ottobre 2013

Ius soli

Razzisti e xenofobi, che se la prendono con gli immigrati, non hanno capito una cosa fondamentale: che saranno questi stranieri a salvare noi e non viceversa. Sono loro i nuovi italiani, capaci di iniziativa e di sacrifici; sono loro la nuova linfa vitale. Noi abbiamo già fallito.
Chi nasce in Italia, studia in Italia e parla italiano (magari con accento regionale) è italiano. Chi può negarlo? Quello che conta è la cultura, lo spirito, non il luogo di provenienza. D'altronde, se facessimo un esame del DNA agli italiani, avremmo molte sorprese, dato che in questo territorio sono passati e si sono riprodotti popoli di ogni genere.
I grandi paesi (per esempio gli USA) sono tali perché hanno accolto uomini di tutto il mondo, usufruendo delle loro capacità ed energie. Che meraviglia vedere un americano con la faccia di un cinese, di un negro o di un sudamericano. Che cosa sarebbero gli Stati Uniti se avessero respinto gli stranieri? Sarebbero un paesino asfittico, da dove la gente cercherebbe di emigrare.
Impariamo dunque a ragionare in termini di cultura o di spirito, non di sangue o di suolo. Allarghiamo la mente.
Volete un piccolo esempio? Intorno a chi gira la nazionale italiana di calcio? Balotelli.

Spiritualità e repressione

Nel nostro precedente blog, "La delusione d'amore", abbiamo mostrato come la meditazione non serva soltanto a chi vive come un monaco certosino, ma è utile proprio al vivere sociale. Dobbiamo abbandonare, però, tutte le impostazioni dell'antica spiritualità ascetico-religiosa. Vi ricordate i "santi" che guardavano con orrore le donne tentatrici o che si lasciavano morire di fame? Ebbene, dimenticateli! Sono il vecchio paradigma che ha prodotto solo infelicità. Secondo loro, Dio voleva solo sacrifici. Il Creatore della vita e della sessualità voleva che non vivessimo e che non usassimo il sesso? Sarebbe un controsenso.
Questo è sicuro: chi è felice, soddisfatto o comunque sereno può essere molto più spirituale dell'uomo represso e infelice, dell'asceta o del "santo" che muore pieno di piaghe psicosomatiche e di desideri insoddisfatti.

giovedì 10 ottobre 2013

La delusione d'amore

Tutti sappiamo in quali disastri finiscano tanti matrimoni. L'amore dura un po' e poi si trasforma in delusione e sofferenza. Perché? Perché noi avevamo la pretesa che quella relazione ci assicurasse conforto, sicurezza e felicità, e che ci facesse uscire da uno stato di solitudine o di insoddisfazione. Avevamo la pretesa che l'altro fosse fatto in un certo modo e che ci aiutasse e si prendesse cura di noi in un certo modo. Ma quando poi il partner non ha risposto a queste aspettative e si rivelato diverso dalla fantasia che ci eravamo fatti, ecco la delusione.
Anche se non sorgessero contrasti nella coppia, ci sarebbe comunque la delusione. Perché ci si accorgerebbe che non è possibile raggiungere la fusione agognata nella fase di innamoramento, che ognuno resta desolatamente isolato.
In realtà, nessun altro è in grado di darci quella sicurezza, quella serenità e quell'equilibrio che ognuno di noi deve conquistarsi da solo. Aspettarsi che sia un altro ad assicurarci l'equilibrio o la felicità di stare al mondo significa partire con il piede sbagliato.
Se la nostra felicità derivasse da un altro, in un attimo potrebbe essere distrutta. Se invece ci assicuriamo la serenità compiendo un lavoro su di noi, chi ce la potrà portar via?
Se il problema è nostro, è un'utopia credere che possa essere risolto da un'altra persona.
Dobbiamo affrontare e risolvere da soli, con un'osservazione continua, le nostre paure e le nostre insicurezze fondamentali, il nostro dolore non risanato.

Il peso dell'ignoranza

Quando viene stilata qualche classifica sul livello di cultura dei popoli, ci dobbiamo vergognare perché siamo sempre tra gli ultimi.
In Oriente si dice che l'ignoranza è la radice di ogni male. E hanno ragione. Se applichiamo questo parametro al'Italia, scopriamo che i nostri peggiori mali derivano dall'ignoranza. Infatti avere scarse competenze linguistiche e scientifiche significa non riuscire a capire il filo di un discorso un po' articolato e quindi non riuscire a valutare chi si ha di fronte, significa farsi raggirare da chi ha più conoscenze e le usa per imbrogliarci, significa votare per il primo affabulatore che si affacci sulla scena politica, significa affidarsi a leader corrotti, significa seguire come pecore religioni infondate e sfruttatrici, significa non avere un'etica sociale, significa dipendere sempre dagli altri, significa non apprezzare la cultura e l'arte, significa essere conservatore e tradizionalista, significa essere chiuso ai cambiamenti, significa doversi adattare a lavori umili, significa non avere un'opinione propria, significa non riuscire a calcolare quanto ci costi la corruzione o l'evasione delle tasse, significa non essere curiosi di sapere, significa non essere sensibili, significa dare importanza a cose senza valore e non dare importanza alle cose fondamentali.
  In sostanza, essere ignoranti significa vivere in una condizione di subalternità e di minorità.
E significa non capire niente di quanto ho appena scritto. Sì, perché l'ignorante non può essere consapevole di ciò che si perde.
Esistono vari livelli di ignoranza. Il primo è quello del semi-analfabeta che non legge mai un libro o un giornale. Il secondo è quello dei soggetti mediamenti acculturati, che hanno un ego roccioso, una voce tonante e sono duri d'orecchio. Il terzo è quello delle persone di cultura che si mettono al servizio dei potenti reazionari per raggirare il popolino ignorante. E il quarto è quello dei religiosi che credono di avere la "verità rivelata".

"L'ignorante non è solo zavorra, ma pericolo della nave sociale"
Cesare Cantù

lunedì 7 ottobre 2013

Essere buoni


Fare cose buone, fare del bene, significa essere buoni? Bisogna vedere le motivazioni: possono esserci motivazioni indegne, per esempio fare del bene per essere considerati buoni o per ricevere l'approvazione degli altri. Più sottile ancora è il desiderio di autostima: facendo del bene aumenta la stima che ho di me stesso.
Abbiamo bisogno di essere considerati o di considerarci generosi? Abbiamo bisogno di non sentirci in colpa? Abbiamo bisogno di volere che gli altri dipendano dal nostro aiuto? Abbiamo bisogno di crederci importanti o potenti? Lo facciamo per "senso del dovere"? Lo facciamo per motivi religiosi, ossia per ricevere la benedizione del Padreterno e per garantirci magari un buon posto nell'aldilà?
È chiaro che tutte queste motivazioni non sono per niente altruistiche e continuano a girare intorno al nostro egocentrismo.
Insomma, è davvero difficile essere buoni spontaneamente, senza secondi fini... più o meno egoistici. Purtroppo, la maggior parte di noi non ha abbastanza consapevolezza per rendersene conto.
Il problema non era affatto sfuggito a Gesù, che lancia terribili invettive contro gli ipocriti che fanno del bene per "farsi vedere", per ostentare la propria ricchezza e la propria "bontà".
Manca però in Gesù, che non è dotato di grandi mezzi culturali, il concetto di consapevolezza, piuttosto estraneo all'intera religione giudaica. E, quindi, pur condannando gli ipocriti e gli esibizionisti, non è in grado di invitare i suoi seguaci a fare un esame di coscienza.
Tutt'altra cosa è la cultura buddhista, ben più sviluppata spiritualmente e psicologicamente, che infatti prevede che ognuno sappia esaminare prima di tutto le motivazioni delle proprie azioni. Perché, senza consapevolezza, parlare di bontà è un'impresa impossibile.

domenica 6 ottobre 2013

Caos e logos

Eravamo abituati a credere che Dio fosse la Sostanza, ma oggi scopriamo che viene prima la relazione - dice il teologo Vito Mancuso. Dalla volontà di relazione viene il cosmo. E dunque questa è la legge costitutiva del cosmo. (Non è una novità: il Buddha, già 2500 anni fa parlava di interdipendenza di tutti gli enti.) Ce lo conferma anche l'ultima fisica.
Tuttavia non possiamo dire che l'armonia originaria sia pacificatoria e amorevole, vada cioè solo in una direzione positiva, "buona". L'armonia è l'armonia dei contrari e, quindi, del conflitto. Intendiamoci il conflitto non è in sé solo distruttivo. No, distrugge per costruire e costruisce per distruggere.
Questo è la legge di Dio, del Tao, del Dharma, del Brahman o di quel che volete.
Ecco perché anche chi sceglie il bene (il presunto bene) finisce per mettere al mondo il male e viceversa. I contrari devono sempre tenersi e combattersi a vicenda, in una relazione di complementarità. Noi per esempio riteniamo bene far sopravvivere la vecchina fino all'ultimo. Ma perché la volontà sottostante, com'è visibile nell'evoluzione, ritiene che sia bene distruggere il vecchio e il debole? Contro chi combattiamo? Contro la volontà divina? Siamo migliori di Dio?
Dobbiamo dunque rinunciare a ogni volontà etica? No, ma dobbiamo renderci conto che la distruzione, la violenza, l'eutanasia e la morte rispondono ad una etica che vede al di là del bene e del male umani. Da dove ci viene la volontà di fare il bene? Certamente da Dio. Ma da dove viene la volontà di fare il male? Ancora da Dio.
Dopo aver capito questo, non si può fare teologia credendo che il solo bene venga da Dio e il male chissà da chi. Siamo ancora nell'infantilismo teologico, nel manicheismo.
Logos e caos, ordine e disordine sono la logica entro cui si evolve il mondo. Bene e male sono le due facce di una stessa medaglia: come non vederlo? Non c'è bene dal quale non nasca male e non c'è male dal quale non nasca bene.
Non si può ingenuamente credere che alla fine il bene trionferà sul male. Il processo, la dinamica, il motore del cosmo è come un pendolo: se va a sinistra è perché dopo va a destra, e viceversa. Ma non possiamo fermare il pendolo o farlo pendere solo a sinistra o a destra, come ci piace.
La verità sarebbe "il bene in quanto armonia delle relazioni"? Certo. Ma anche il suo contrario, anche "il male in quanto disarmonia delle relazioni". Questo è il principio costitutivo e funzionale del cosmo. Il resto sono utopie consolatorie e ingenue.
Non si tratta di essere seguaci di Nietzsche. Si tratta di guardare in faccia la realtà.
Lo stesso Gesù, che voleva solo il bene, che voleva l'amore nelle relazione sociali, è finito crocifisso per volontà dei suoi nemici e (per chi ci crede) del suo stesso Padre. E poi ha finito per dar vita a una Chiesa che si è dedicata alle persecuzioni, alle guerre sante e che oggi qualcuno vorrebbe riformare perché la riconosce corrotta. Ecco come è finito lo spirito del bene... ed era inevitabile.
Noi dobbiamo insegnare e perseguire il cosiddetto bene, ma non ci dobbiamo illudere che possa vincere. Non può vincere... pena la distruzione del mondo. Il bene non trionferà mai. Però consoliamoci: nemmeno il male.
Questa è la dinamica voluta da Dio. In Oriente, nell'induismo, si parla di "gioco di Dio", lila.
Il gioco terminerà solo con la fine dell'Universo.
Non c'è bisogno di fondare nessuna etica. L'etica è già fondata di per sé, ma è ambigua, ambivalente, instabile, dinamica, come tutto in questo mondo.

Uscire dal sogno

La meditazione è difficile perché è come cercare di diventare consapevoli mentre si sogna. Non so se siete mai riusciti a diventare consapevoli di stare sognando. Può capitare per qualche istante; e si prova una grande gioia. Ma poi ci si sveglia.
Poiché la vita è una specie di sogno, anche meditare significa diventare consapevoli mentre si sta facendo questo particolare sogno.
Anche qui si prova una grande gioia. Ma poi ci si sveglia... cioè, ci si rimette a dormire.
Per diventare consapevoli in un sogno, dobbiamo avere un soprassalto di coscienza, un ricordo improvviso: ci dobbiamo ricordare che stiamo sognando. (D'altronde, non era Platone che diceva che conoscere è ricordare?)
Dunque, dobbiamo ricordare che viviamo in un sogno. Ma come si stimola questo ricordo? Ecco il problema. Che cosa ci fa ricordare durante un sogno che stiamo sognando? Se si trattasse di semplice volontà conscia sarebbe facile. Ma noi siamo immersi in uno stato inconscio; non siamo più noi che comandiamo il gioco.
È un po' come nella psicoanalisi. Dobbiamo cercare di ricordare fatti ed esperienze che sono piombati nell'inconscio. Ma non basta utilizzare la mente conscia. Dobbiamo utilizzare la non-mente. Dobbiamo diventare attenti osservatori e cogliere ogni manifestazione, ogni sintomo, ogni lapsus, ogni emersione del materiale inconscio. Questo dobbiamo fare anche nella meditazione. Ricordare ciò che è stato dimenticato ed occultato.
Perciò, la situazione è questa: ci troviamo all'interno di un sogno, ma non riusciamo a rendercene conto, se non per pochi istanti. Dobbiamo attivare un ricordo sepolto e renderlo stabile.

giovedì 3 ottobre 2013

Homo homini lupus

Le tragedie degli immigrati (e lo scenario di sfruttamento e schiavismo che ne traspare) ci dicono chiaramente che l'uomo è l'animale più feroce che esista sulla terra. E ci confermano che nessun Dio può redimere questo mondo.
Solo l'uomo che acquista consapevolezza della violenza con cui e su cui è stato costruito questo universo (da chi... se non da Dio?) può cambiare qualcosa. Ma gli istinti predatori di fondo, voluti dalla natura-Dio, sono presenti in tutti noi.
Qualcuno può obiettare che anche le tendenze etiche derivano da una natura divina. Ed è vero. Però non si può affermare che Dio sia solo la parte buona. Il cosmo, con la sua ambivalenza, è il suo marchio, la sua espressione, il suo volto.

mercoledì 2 ottobre 2013

I clericali

Papa Francesco ha dichiarato che, quando incontra un clericale, diventa anche lui anticlericale. In effetti, è quel che si prova quando sentiamo parlare integralisti cattolici come Sacconi, Formigoni o Giovanardi. Noi da decenni abbiamo messo in evidenza come Gesù fosse un laico, non un sacerdote, e come sia impossibile che abbia pensato di mettere in piedi una Chiesa. Dunque, i Vangeli sono stati interpolati. Da chi? Proprio dalla Chiesa nascente dei primi secoli.
Purtroppo, per Papa Francesco, la storia del cattolicesimo è una storia di clericalismo: la Chiesa innanzitutto, i preti innanzitutto, i dogmi innanzitutto... e il popolo dei laici non ha mai contato niente.
Ecco perché le parole di Francesco sono belle, ma lasciano il tempo che trovano... finché non si riforma radicalmente la Chiesa, ossia il potere clericale.

La febbre sessuale

Quando diventi vecchio e guardi la frenesia sessuale degli altri con distacco, non sai se considerare il calo del desiderio come una mancanza o una liberazione. Dipende dai caratteri. Comunque, vedi la sessualità come una follia, dovuta allo sprigionarsi di ormoni; una follia che dura 60 anni, che pervade l'esistenza e che non lascia pace. Ma una follia necessaria, programmata dalla natura per farci riprodurre.
Impari anche che non è giusto giudicare quando tutto è passato, quando non hai più quelle impellenti esigenze. È come se uno con la pancia piena giudicasse chi soffre di fame. Per giudicare, bisogna trovarsi dentro la situazione.
Allora, può darsi che la vecchiaia ti dia la saggezza.

Nel silenzio della mente

Quando riusciamo a vedere le cose senza filtri, senza tanti convincimenti, senza tanti preconcetti e senza tante fedi, quando ci avviciniamo alla realtà nel silenzio mentale, ossia sospendendo i nostri innumerevoli condizionamenti, riusciamo a percepire con più obiettività, con più imparzialità e con più chiarezza.
La cultura, i pensieri e la riflessione sono una gran cosa. Ma sono il noto. E, quando si vuole conoscere qualcosa di nuovo e di fresco, rappresentano un ingombro e vanno messi da parte.

Le idee di Dio

Esistono molte idee di Dio, molte interpretazioni possibili. Si può credere in un Dio Persona o in un Dio impersonale, una specie di Legge che governa l'universo. Si può credere in un Dio che interviene nelle vicende del mondo o in un Dio che, una volta creato l'universo, lo lascia a se stesso. Si può credere in un Dio in quanto Essere a se stante, un Dio esteriore, o in un Dio che è dentro di noi, che è la forza che ci anima. Si può credere in un Dio che sceglie una religione o in un Dio che è al di sopra di tutto. Si può credere che Dio sia in qualche modo conoscibile o in un Dio che non può essere conosciuto con i nostri poveri mezzi mentali. Si può credere che l'uomo possa inquadrare Dio nelle sue teologie, che sia una specie di padre potenziato, o si può credere che l'uomo non possa pensarlo e che debba di conseguenza avvicinarsi a lui nel silenzio completo della mente. Si può credere in un Dio che sia fondamento della legge morale (ma quale?) o in un Dio che sia al di là del bene e del male. Si può credere in un Dio che sia creatività e libertà o in un Dio che sia conservazione e necessità… Ognuno può esercitarsi come vuole, ognuno può concepire il Dio che vuole, ognuno crede o non crede in ciò che vuole. Ma resta il fatto che non dobbiamo mai abbandonare la consapevolezza che Dio sia prima di tutto una nostra idea, legata alla nostra storia, alla nostra cultura e alla nostra psicologia. Potremmo dire che come un uomo è, così è il suo Dio.

Lavoro e spiritualità

Nelle nostre società, il lavoro dà dignità e mezzi di sostentamento. E perderlo o non trovarlo è sempre un dramma.
Se per un certo periodo fossimo disoccupati, dovremmo ricordarci che la nostra identità sociale non coincide con la nostra identità profonda. È su questa consapevolezza che dobbiamo lavorare per non farci abbattere dal disorientamento e per resistere.