venerdì 31 maggio 2019

Prima della razionalità


Non è che la vita sia insensata. È a-sensata, al di fuori del nostro limitato senso razionale. Il senso è qualcosa che le diamo noi. Ecco perché, per esempio, inventiamo paradisi, inferni, un Dio giudice e leggi del karma.
Tutto ciò ci offre una parvenza di senso, di razionalità. E ci rassicura.
Ma, all’origine, non c’è un Dio razionale. C’è l’a-razionale.
L’a-razionale non è né caos né panico. Al contrario. Quando, per esempio, riusciamo a stare nell’attimo presente, al di fuori dei pensieri e della preoccupazioni, siamo al di fuori sia del razionale sia dell’irrazionale. E stiamo benissimo.

Considerazioni inattuali


Quando iniziamo a sviluppare la consapevolezza, ci rendiamo conto di essere una minoranza, di andare controcorrente. Le persone comuni non vogliono né riflettere né meditare; vogliono continuare a vivere nell’incoscienza.
In campo religioso, il massimo che possono fare è adorare qualche idolo inventato da chissà chi. Per loro, questo idolo è “il Signore”, il Padrone, il Capobranco. Vorrebbero essere guidate dai suoi sedicenti rappresentanti o interpreti, senza dover pensare, senza dover fare sforzi.
Cercano qualcuno che dia ordini, qualcuno cui sottomettersi, in religione e in politica.
In Oriente si dice che il male stia nell’ignoranza, nell’inconsapevolezza, nel voler chiudere gli occhi, nel non voler sapere nulla. E questa è una verità fondamentale se vogliamo capire come va il mondo degli uomini.
Il nemico è l’avidya, il non voler sapere. La forza sta nella vidya, nel voler sapere.

giovedì 30 maggio 2019

La chiarezza di visione


Forse sognate di cambiare voi stessi e il mondo. E non sapete come fare. Ma già mettendovi seduti a meditare, tranquilli, lucidi e in silenzio, avrete ottenuto un minimo di cambiamento.
Il paradosso è che questo cambiamento potrete ottenerlo solo se non desiderate fare chissà quale cambiamento.
Troppo facile? Il fatto è che non possiamo risolvere i nostri problemi e i problemi del mondo se non cambiamo prima di tutto il nostro stato mentale, il nostro tipo di approccio, il nostro modo di vedere, la meta e il meccanismo del nostro desiderio.
Prima dobbiamo acuire la chiarezza di visione, priva di desideri specifici, e poi possiamo applicarla a qualsiasi problema della vita quotidiana, da quelli spirituali a quelli pratici.
La meditazione serve… eccome se serve!

Ribellarsi ai poteri forti


In Venezuela, con la crisi politica ed economica che ha ridotto il popolo alla fame, molti cittadini si rivolgono alle varie confessioni religiose, comprese la santeria e lo spiritismo, sperando di ricevere sostegno e conforto. In Italia si elegge un “uomo forte” che ostenta crocifissi e rosari e si affida al “cuore immacolato” della Madonna.
Brutti tempi quelli in cui si confida nella religione. Evidentemente si è persa ogni speranza nelle proprie risorse.
Eppure, i cittadini hanno contribuito a creare le situazioni difficili votando come hanno votato e, soprattutto, sottomettendosi ai poteri forti.
Se invece di pregare tanti fantocci religiosi, si rendessero conto che loro sono la maggioranza, si rimboccassero le maniche e si ribellassero, potrebbero cambiare ciò essi stessi hanno voluto.
Dove si vede che le religioni irrazionali possono trasformarsi in ostacoli al cambiamento.

I poteri forti non sono solo quelli della politica o dell’economia, ma anche quelli religiosi che sono stati introiettati nei secoli. 

mercoledì 29 maggio 2019

Stelle nella polvere


C’è chi capisce subito le cose e chi deve aspettare mesi e anni lasciando che la situazione degeneri. Che i Cinquestelle non potessero andare lontano era evidente, non solo per la loro incompetenza, ma soprattutto per la loro ideologia del non-fare, nemica dello sviluppo economico. Ora se ne stanno accorgendo parecchi.
Purtroppo, molti italioti li avevano votati, con la superficialità e irrazionalità che li contraddistingue. Improvvisando, hanno tentato di cambiare le cose e qualcosa hanno cambiato. Ma i cambiamenti possono anche essere negativi. Il risultato è che questo movimento, che non si dichiarava né di destra né di sinistra, è servito alla destra estrema di Salvini per arrivare saldamente al potere e ha bloccato l’economia in uno stallo pericoloso.
Ora i Cinquestelle devono tornare all’opposizione, che è l’unico posto in cui possono essere utili. Ma l’importante è che non tornino più al governo e che si mettano a studiare.

Strategia della tensione


Distratti da tante notizie, forse non abbiamo notato che, dopo 43 anni di processi, la magistratura è arrivata ad una sentenza definitiva sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia avvenuta nel 1974. A mettere la bomba che fece otto morti e cento feriti furono due neofascisti di Ordine Nuovo, condannati all’ergastolo. I due volevano proseguire la strategia stragista iniziata nel ’69 con la bomba di Piazza Fontana a Milano (17 morti, 80 feriti).
La sentenza ci spiega tanti retroscena sulla strategia dei fascisti, approdata nel 1980 all’eccidio della Stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti). In particolare la presenza dei servizi segreti, che sapevano chi erano i responsabili, ma non lo comunicarono a nessuno ed anzi aiutarono i colpevoli a espatriare.
Sia dunque chiaro come i fascisti siano gli autori delle peggiori stragi della nostra storia.
Questo per ricordare, in questi tempi di smemoratezza e di ritorno della destra estrema che flirta con i neofascisti, che cosa sia il fascismo. Non un’ideologia politica, ma una prassi della prepotenza e della violenza, come quelle della mafia. Fingono di essere nazionalisti, ma sono pronti a fare stragi di connazionali pur di arrivare al potere e non mollarlo più.
Oggi la strategia della tensione viene applicata dalla destra oltranzista che agita lo spauracchio dell’immigrazione e addita come nemici i burocrati dell’Europa. E gli italiani hanno abboccato subito, votando in massa per l’ “uomo forte” che li salverà. Non hanno ancora capito, i poveri italioti, che non c’è “uomo forte” che tenga. Ognuno deve rimboccarsi le maniche e cercare di veder chiaro.
Speriamo solo che non ritornino le bombe.

Tenere gli occhi aperti


La prima cosa che impariamo in meditazione è che, quando siamo presi dalle preoccupazioni, non possiamo essere presenti – un fiume di pensieri ci separa dall’attimo e dal luogo in cui ci troviamo. La mente vaga e noi siamo altrove.
Ma, a guardar bene, questo avviene quasi sempre. I maestri zen per esempio vi mostrano un oggetto e vi domandano: “Che cos’è questo?” Oppure producono un suono e vi domandano: “Lo sentite questo?”
A noi sembrano domande stupide. Ma non è così.
In un primo attimo forse vediamo o ascoltiamo l’esperienza così com’è. Ma l’attimo successivo la interpretiamo. E quindi la perdiamo. Vediamo o ascoltiamo qualcosa di artefatto. Non siamo mai veramente presenti. È molto difficile esserlo.
Ma il primo passo lo abbiamo compiuto: siamo diventati consapevoli del problema. E abbiamo capito che cosa si vuole da noi – un’attenzione priva di valutazioni, di preconcetti e di interpretazioni.
No, non è facile meditare. Però possiamo mantenerci il più possibile attenti, svegli e presenti, e capire quando non lo siamo. Non solo in meditazione, ma in ogni circostanza della vita.
Forse non diventeremo degli illuminati, ma terremo gli occhi aperti e faremo entrare più luce e comprensione.

martedì 28 maggio 2019

L'autoritarismo della Chiesa


Papa Francesco ha ammesso che, sì, la Chiesa non si è fatta sentire negli anni della spaventosa dittatura argentina. Ha taciuto - e si sa  che chi tace acconsente. Si tratta di un antico vizio: non prendere mai posizione contro i dittatori, anzi riservare loro funerali religiosi. Lo ha fatto anche negli anni del nazifascismo e con tutte le dittature sudamericane. Tre nomi per tutti: Franco in Spagna, Pinochet in Cile e Videla in Argentina.
Non si tratta però solo di viltà. È qualcosa che appartiene al DNA della Chiesa. La religione cristiana ama l'Autorità e l'Autoritarismo. E trova affinità con tutte le dittature del mondo. In fondo, se si concepisce Dio (e la Chiesa) come l'Autorità suprema, ci si trova subito d'accordo con i vari dittatori.
Lo diceva san Paolo: l'autorità, anche quella terrena, viene da Dio...
“Ciascuno stia sottomesso alle autorità precostituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio…” Lettera ai Romani 13, 1-6.
Se seguite solo l’insegnamento di Gesù, non trovate niente del genere, anzi una certa ribellione verso le autorità, politiche e religiose. Ma, con l’interpretazione di san Paolo, si fa la felicità dei dittatori terreni e si capisce perché questi ostentino fedi ipocrite e simboli cristiani.


La verità del Buddha sull'anima


Su questo argomento, l'uomo che ha visto più lontano è certamente il Buddha. Egli ha capito che non esiste alcuna essenza ultima: la realtà è un'immensa bolla di sapone. Ma, allora, quelli che ci hanno parlato di un' "anima" hanno sbagliato tutti? Diciamo che non sono andati tanto a fondo nel mistero delle cose.
L'anima esiste - e a lungo: per parecchie esistenze. Ma non è la meta ultima. La realtà ultima è la cessazione della tensione di esistere, la fine della sofferenza di essere. Il vero paradiso, la vera liberazione, il vero sollievo, la vera felicità, la fine dell'attaccamento, la fine dell'illusione.... è la cessazione del sé.
Esistere, venire all'essere è sofferenza. Dismettere la brama di essere (non semplicemente morire) è la felicità.
Gli uomini non capiscono questa verità, perché sono dominati dalla febbre di essere, dalla febbre dell'ego - una febbre talmente potente da non terminare neppure con la morte del corpo. Questa febbre si mantiene da una vita all'altra, da una dimensione all'altra, finché non si spegne come una candela. Una candela si spegne, cioè non "arde" più, quanto si esaurisce la cera che la costituisce.
La cera è la brama di essere, di non-essere, di divenire, di confinarsi in un ego.
Il paradosso del Buddha è che, mentre noi abbiamo dubbi sulla sopravvivenza da una vita all'altra, lui ne è sicuro. Qualcosa, che non è un'anima eterna (ma ci assomiglia a lungo), si trasmette da una vita all'altra.
Che cosa fa terminare la cera della candela? La consapevolezza acquisita e convinta che il desiderio di essere è sofferenza, che non esiste una essenza ultima e che l'intero universo è solo una costruzione di una mente-corpo, una mente-corpo che nasce dal nulla e che è - come direbbe la fisica quantistica - una fluttuazione del nulla.
Per capire queste idee, bisogna aprire la mente, perché, come diceva Einstein: "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre".
Bisogna dunque tener aperta le mente, cosa che non fanno coloro che hanno una fede precostituita e si aspettano che la realtà si uniformi ai loro preconcetti.

lunedì 27 maggio 2019

La marea nera


Con l’equilibrio che li contraddistingue, gli italioti si sono buttati a votare in massa per la Lega, un partito che con Bossi sognava l’eversione e la creazione dello Stato del Nord, la Padania. Un anno fa avevano fatto lo stesso con i Cinquestelle e ancor prima con Renzi che aveva raggiunto addirittura il 40 per cento. È come se li volessero provare tutti. Evidentemente sono disperati, tanto da andare alla ricerca dell’ “uomo della Provvidenza”, dell’uomo che li salvi. E stavolta lo hanno trovato, con tanto di rosari, crocifissi e Madonne protettrici. Di fatto, la Lega è una nuova Democrazia Cristiana spostata tutta a destra.
Condizionati da più di duemila anni di cristianesimo, era inevitabile che cedessero al richiamo dei simboli religiosi. E non importa niente se Gesù predicava l’accoglienza dello straniero (“ero straniero e mi avete accolto…”). Il congresso sulla famiglia di Verona non era stato un abbaglio. Questo è il vero cattolicesimo italiano, superstizioso, cupo, autoritario e solidale con quei governanti che alzano muri e fili spinati.
I preti naturalmente non dicono nulla, ma sono già vestiti di nero, pronti per un nuovo ventennio di clerico-fascismo e di distruzione del paese.

domenica 26 maggio 2019

Come costruire una dittatura


Purtroppo la dittatura europea ha un’origine italiana. Risale alla Roma antica quando si davano tutti i poteri ad un uomo solo per risolvere determinati problemi. Alla fine, lui avrebbe dovuto restituirli.
Di questa struttura verticistica si è avvalsa la Chiesa romana, che affida il potere ad un uomo solo, praticamente senza contraddittorio.
E gli italiani sono figli di questa doppia cultura. Per questo, sotto sotto, aspirano ad avere un dittatore. Sono come cani che cercano il capobranco.
Oggi, per istituire una dittatura, bisogna passare da certi punti. Riprendendo alcune idee del filosofo francese Michel Onfray, citiamo: assicurare una sorveglianza continua, distruggere la vita personale, sopprimere la solitudine, celebrare le feste obbligatorie, utilizzare un linguaggio unico, strumentalizzare la stampa, cancellare i classici, propagare notizie false, riscrivere la storia, distruggere i libri, industrializzare la letteratura, organizzare la frustrazione sessuale, crearsi un nemico, psichiatrizzare il pensiero critico, uniformare i bambini, asservire le persone, dissimulare il potere, utilizzare le religioni come strumenti d’oppressione e di frattura con la realtà…
Vedete voi a che punto ci troviamo. Molti ci sono già.


La via della meditazione


La via della meditazione è la via della luce interiore. Il che significa che dobbiamo essere presenti, attenti, consapevoli e autoconsapevoli – sempre di più.
Ogni mattina esprimiamo questa stessa intenzionalità: presenti e consapevoli… In quel momento saremo più presenti e consapevoli. Certo, ci saranno delle inevitabili cadute e delle sconfitte in cui l’oscurità prenderà il sopravvento. Ma noi riformuleremo la nostra intenzione. E aumenteremo la luminosità interiore per quanto ci sarà possibile.
Questa intenzione è la via d’accesso alla meditazione illuminante.
Avete presente quando ci si trova in un ambiente semi-oscuro e si accende una luce forte per vedere meglio ogni particolare? È esattamente questo che dobbiamo fare. La luce forte è la nostra stessa determinazione, la nostra concentrazione.
Magari a tratti, magari per poco. Ma è necessaria.
Non c’è una via per arrivare all’illuminazione. L’illuminazione, il richiamare la luce, è la via.
È un po’ come per la pace o per la felicità: Non c’è una via per la pace o per la felicità; la pace o la felicità sono la via.


sabato 25 maggio 2019

La sopravvivenza dell'io


Anche i nostri credenti hanno paura di morire. Evidentemente non si fidano della loro fede. Vedono la scomparsa dell’io come qualcosa di sconvolgente.
Pensate che per il buddhismo è esattamente il contrario. Vede la sopravvivenza dell’io come qualcosa da scongiurare. Infatti, per questa spiritualità, finché c’è io ci sono divisione, limitazione e sofferenza.

La religiosità italica


Salvini non smette di esibire rosari e santini – tipico rappresentante dell’italiota superstizioso, limitato e ipocrita.
Qualcuno  si domanda come possano gli italiani votare un burino del genere.
Evidentemente sono come lui. Cercano di votarsi a qualche santo.
È l’italica religiosità.

Dei del passato


Sotto il Campidoglio è stata trovata dagli archeologi la testa di una divinità. È quella di Dioniso.
Infatti, prima delle divinità dei cristiani, c’erano le divinità dei pagani. E, se volessimo trovare le radici europee, dovremmo tener conto anche di loro.
Dove sono finiti?
Là dove finiranno anche gli dei cristiani. Un giorno qualcuno troverà sotto terra la statua di una Madonna e si porrà la stessa domanda: dove sono finiti gli dei di quella religione?
Ebbene finiscono là dove finiscono tutte le divinità inventate dagli uomini.

L'interesse dell'italiota



Cambiano i governi, cambiano i partiti, ma l’Italia è sempre agli ultimi posti in Europa per sviluppo. Come mai? È per la mancanza di senso civico e nazionale, è per il mettere sempre l’interesse di parte e individuale su quello generale.
Anche se adesso esistono i partiti “sovranisti,” il meccanismo è tale per cui, più che pensare al bene del paese, si continua a pensare al bene del partito. Ed ecco provvedimenti e leggi che sembrano favorire i cittadini, ma che sono concepiti per farsi rieleggere. È da decenni che si va avanti così.
L’italiano, tranne rare eccezioni, è sempre legato al proprio “particulare”, al proprio interesse immediato. E non è capace di assumere una prospettiva disinteressata e più ampia. Altrimenti, perché ci sarebbe tanta corruzione? Si cercano le cariche pubbliche non per servire lo Stato, ma per accumulare per sé o per il proprio partito potere e soldi.
Dove sono finiti per esempio i 49 milioni che la Lega ha sottratto allo Stato? Non è un bell’esempio di interesse comune. E infatti si continuano a scoprire amministratori e politi leghisti che rubano e malversano.

venerdì 24 maggio 2019

La libertà ha una sola strada


Qual è l’alternativa a essere presenti, attenti, pronti, consapevoli e svegli qui e ora?
Essere distratti, caotici, addormentati, inconsapevoli, condizionati e mossi da schemi e da forze che fanno di noi quello che vogliono. Non c’è alternativa. Questa intenzionalità è la strada giusta.
Se con l’attuale grado di consapevolezza siamo solo in parte padroni di noi stessi, immaginiamoci quanto poco lo saremmo senza questa volontà, senza questa direzionalità. Saremmo solo animali, diretti dagli istinti.
E infatti quanti si perdono nello stordimento delle droghe artificiali e naturali!
Senza la volontà di veder chiaro non c’è né spaziosità né luminosità.
Già questa intenzionalità è meditazione.

giovedì 23 maggio 2019

La vera meditazione


Va bene fare meditazione dieci minuti o mezz'ora al giorno. Ma il resto della giornata? Se nel resto della giornata continuiamo a battagliare, a chiacchierare, ad aggredire e a reagire nei soliti modi, quella mezz'ora serve a ben poco. Se gli effetti della meditazione non penetrano nel resto della giornata, non si andrà molto lontano. Bisogna invece a poco a poco modificare la propria esistenza e i rapporti con se stessi e con il mondo. Il che non significa contemplare tutto il giorno il proprio ombelico, ma sviluppare la consapevolezza di ciò che avviene in noi, delle nostre reazioni, dei nostri schemi mentali e adottare il più possibile i valori della meditazione - che sono la quiete interiore, la calma e la chiarezza mentale.
Al di là della pratica formale, la vera meditazione è lasciar cadere le chiacchiere interiori, è adottare la consapevolezza silenziosa del momento presente e permanere nell'equilibrio e nella chiarezza mentale. Il termine "illuminazione", al di là delle rappresentazioni mitologiche e delle tecniche particolari, significa vedere con chiarezza noi stessi e il mondo. E non si può vedere con chiarezza se non si sta in silenzio.
La gente parla per esprimersi e continua a farlo anche dentro se stessa, dividendosi, frammentandosi e confondendosi. Ora, proviamo a stare in silenzio per osservare tutto ciò, per comprendere.

Certo, è difficile parlare di meditazione a chi pensa che la religione si riduca a esibire crocefissi e rosari, a frequentare chiese e invocare protettori celesti. Si tratta di gente alienata che non sa niente di sé, che non vede se stessa, che non è consapevole. Per loro tutto è esteriore. Non hanno spiritualità.


mercoledì 22 maggio 2019

La concentrazione di accesso


La meditazione punta alla liberazione. Ma da che cosa? C’è una liberazione ultima, di tipo metafisico, e c’è una liberazione contingente, legata a qualcosa che ci fa star male o soffrire. Ognuno di noi sa da che cosa deve liberarsi: ansia, paura, odio, rabbia, torpore, agitazione, stress, sensazioni di indegnità, di inferiorità, pensieri ossessivi, ecc.  – e la meditazione di accesso ha proprio questo scopo. Farci uscire da uno stato di sofferenza e portarci su un altro livello – quello dove regni quiete, spaziosità, distensione, pace, luminosità, chiarezza.
Qui serve la concentrazione, che consiste nel riuscire a staccarci per un po’ (anche pochi minuti) dallo stato di tensione e di insoddisfazione, nonché dalla dispersione della mente che vaga dappertutto e non riesce a stare mai ferma. Per riuscire, bisogna concentrarsi su qualcosa, per esempio il respiro, un’immagine, un mantra, una sensazione di quiete, di pace, di amore, ecc.. Il mantra (per esempio il classico OM MANI PADME HUM) svolge una funzione precisa: scacciare ogni altro pensiero. Dobbiamo dunque stare fermi e concentrare l’attenzione… fino a trovare uno stato di tregua, finché la mente rimanga ferma lì.
All’inizio c’è un certo sforzo, perché dobbiamo riportare l’attenzione che tende a saltare da un punto all’altro. Questo passaggio è importantissimo, perché permette di entrare nel cosiddetto stato meditativo. Ovviamente bisogna trovare qualcosa di piacevole, qualche immagine luminosa, una certa stabilità, una certa chiarezza, un punto di quiete reale. In quel momento il corpo e il respiro si distendono, la mente si trova a suo agio, il più possibile silenziosa e luminosa, quasi proiettata in uno spazio illimitato, e ci si libera del senso limitato del nostro io. Siamo dentro ma al di sopra di noi e proviamo un senso di gioia, di radiosità, di felicità.
Questo è la concentrazione di accesso (primo jhana), su cui bisogna continuamente ritornare finché non divenga un passo sicuro. Da lì si potrà procedere verso altri traguardi. Ma è necessario saper esercitare la concentrazione trovando il bandolo della matassa. Il passaggio è questo e va imparato bene.

martedì 21 maggio 2019

Illusioni e speranze


"Se strappi all'uomo comune le illusioni, con lo stesso colpo gli strappi anche la felicità" diceva Henrik Hibsen. In effetti le illusioni sono i desideri che ciascuno di noi pensa di realizzare: la felicità, l'amore, la salute, la ricchezza, la fama, una vita tranquilla, l'eternità dopo la morte e così via. Viviamo per raggiungere questi obiettivi, che in un certo senso ci riscaldano il cuore. Anche se a poco a poco molte di queste speranze si infrangono (siamo infelici, veniamo abbandonati da chi amiamo, ci ammaliamo, perdiamo persone care, non ci arricchiamo, invecchiamo, ecc.), le illusioni non cessano fino all'ultimo momento… Potremmo sempre risvegliarci dopo la morte in un altro mondo, dove saremo amati incondizionatamente, dove non dovremo faticare per vivere, dove tutti ci saranno amici, ecc.
       Le illusioni non ci abbandonano mai; sono la meta che non smettiamo mai di inseguire, ci danno un senso nella vita, ci fanno sperare che un giorno le cose cambieranno. È difficile definire la differenza tra illusione e speranza: l'illusione è una speranza che non si realizza mai. Ma come saperlo in anticipo? Chi mi impedisce di arricchirmi di colpo, di trovare il vero amore o di guarire da una grave malattia? In questo mondo succede di tutto. Quando la speranza ci abbandona davvero, quando capiamo che non ce la faremo mai, quando ci rendiamo conto che non guariremo mai, che siamo condannati a vivere sempre nel grigiore e nell'indigenza, allora entriamo in depressione – e qualcuno può suicidarsi. Fine della speranza? Non proprio: si spera comunque che la sofferenza cessi… o nel nulla o in una nuova vita.
       Ci sono religioni, però, che ci dicono che bisogna liberarsi di queste illusioni, anzi che sono proprio queste illusioni, questi desideri che alimentano – attraverso il meccanismo della delusione – la nostra sofferenza. In Oriente, dove si crede alla reincarnazione, si dice addirittura che la sofferenza non cessa neppure con la morte, perché prima o poi seguirà una nuova vita dove dovremo fare i conti con ciò che abbiamo fatto nella precedente. Ma anche nelle altre religioni, dove non si crede alla reincarnazione, si crede comunque a paradisi, inferni e purgatori, che sono qualcosa di simile. L'unica vera fine della sofferenza – ci dice il buddhismo – sarebbe l'estinzione totale. E, da un punto di vista logico, non si può dargli torto. Finché esiste un ego cosciente, esisteranno illusioni e sofferenze, esisteranno desideri e sconfitte – nonché i loro contrari.
       Noi uomini sappiamo, consapevolmente o inconsapevolmente, tutte queste cose. Sappiamo che la vita sarà dura, sappiamo che dovremo soffrire. Ma non arriviamo a conclusioni definitive.
       Sarebbe dunque utile farci un'opinione finché siamo in tempo. Non si tratta solo di esaminare quello che hanno detto gli altri uomini - pensatori, filosofi, religiosi, ecc. -, ma anche di raggiungere dentro di noi, per quanto possibile, una chiarezza mentale in cui le cose appaiono per quelle che sono e non per quello che vorremmo. Diceva Seneca: “Sarai tu stesso a procurarti motivi di affanno, ora affidandoti alla speranza, ora abbandonandoti alla disperazione? Se sei saggio unisci una cosa all'altra: non sperare senza disperazione e non disperare senza speranza”.

Le radici cristiane


Avete visto quanto è facile strumentalizzare una religione e presentarsi come gli uomini della Provvidenza? Già in passato è successo con il fascismo e la Chiesa ha accettato e benedetto tutto. La verità è che il cristianesimo non contrasta abbastanza questa deriva nazionalistica. Come non ha contrastato abbastanza il recente congresso di Verona sulle famiglie tradizionaliste. La Chiesa si limita a prendere le distanze e a dire che è “invocare Dio per sé è molto pericoloso”, ma questo non impedisce la diffusione del clerical-nazionalismo.
A Milano Salvini ha dichiarato alla presenza degli altri leader europei dell’ultradestra: “Affido la mia vita e la vostra vita al cuore immacolato di Maria, che sicuramente ci porterà alla vittoria!” E ha baciato un rosario, già estratto in altre occasioni politiche.
Scene medievali del genere, con processioni di preti e crocifissi, si sono già svolte in Polonia e in Ungheria, e tutte in funzione nazionalistica e anti-immigrazione. Per loro questo è “il vero spirito cristiano”. Romeo, capogruppo al Senato della Lega e già condannato a venti mesi (pena sospesa) per Rimborsopoli, ha detto che “la vera carità cristiana è quella di Salvini. Con Orban e Trump difende le nostre radici”.
E forse ha ragione. Il cristianesimo democratico e sociale è una piccola eccezione.
Le radici cristiane sono sempre quelle barbariche e medievali, che non sanno nulla di democrazia e di rispetto.

lunedì 20 maggio 2019

IL mondo dentro di noi


Dato che ogni cosa esiste perché esiste una coscienza che la percepisce e la interpreta, la cura e lo sviluppo della mente assumono un'importanza fondamentale. Si può dire che nella mente sia contenuto l'intero Universo. Mentre noi crediamo che le cose siano all' “esterno”, in realtà non usciamo mai da noi stessi. È sempre dentro di noi che entriamo in contatto con il mondo.
Ma l'osservazione ela cura della mente è essenziale anche per la felicità.

Dice per esempio il Dhammapada:

"Proprio come in una casa mal soffittata
penetra la pioggia,
così in una mente non coltivata
penetra l'attaccamento."

Per coltivare la mente, dobbiamo volgere l'attenzione alla nostra interiorità in modo da riuscire a cogliere ciò che vi si agita dentro. Una volta diventati consapevoli di questi stati mentali, bisogna operare per riportarli alla calma. E infine per trascenderli.
Questo è anche un metodo per ridurre le fonti di sofferenza. Se infatti non controlliamo i nostri stati interiori, diventeremo vittime delle circostanze e del mondo esterno - o di qualche Dio inventato da noi stessi.




Il Dio umanoide


Gli uomini hanno provato fin dall'antichità un bisogno "religioso": il bisogno di comunicare con Dio o con gli dei, di farli parlare e di rappresentarli... in una parola di renderli umani. In effetti il Divino è troppo distante e freddo e non si sa neppure che cosa sia. Che cos'è? Luce? Energia?
In realtà, la trascendenza non possiamo immaginarla, altrimenti che trascendenza sarebbe? Ed ecco che nascono i miti sugli dei, dove questi parlano, discutono, litigano, si arrabbiano, odiano e amano. Dai miti greci o induisti alla Bibbia o al Ramayana. Ad un certo punto nasce il mito cristiano, dove finalmente Dio, fattosi uomo, parla e agisce come un uomo... ma, ahimé, fa gli stessi errori degli uomini e ha le loro stesse paure e i loro stessi limiti. Diventa umano, troppo umano. E quindi oggi bisogna lasciarselo alle spalle per ritrovare il senso della trascendenza.


Toccati da Dio


La fede non prova nulla. È pur sempre una questione personale, intima. Che non ha niente a che fare con il suo presunto oggetto. È come se io mi innamorassi del personaggio di un romanzo o di una persona che non si cura di me: che cosa avrebbe a che fare il mio amore con la realtà?
C'è tanta gente che dice di aver "incontrato" Cristo, come se lo avesse conosciuto di persona. Ma che cosa hanno incontrato? Una loro fantasia, una loro idea. Quanto a Gesù, le opere che ce ne parlano – i Vangeli – sono piene di contraddizioni e di interpolazioni.
Lo stesso, dunque, è per coloro che dicono di essere stati "toccati" da Dio. Da chi sono stati toccati? Sono loro che dicono di essere stati toccati. Ma, forse, si sono toccati da soli.
Del resto, ancora oggi c’è qualche lestofante che si presenta come se fosse protetto da Dio, dalla Madonna o da qualche santo. Come credergli? Chiunque può farlo… dato che Dio non parla affatto.


Esiste una specie di ventriloquismo trascendentale con il quale si può far credere alla gente che qualcosa che è stato detto in terra proviene dal cielo. Lichtenberg

domenica 19 maggio 2019

Preghiere al vento


Che pena vedere tante persone indotte a pregare un Dio esterno o qualche santo magari con parole preconfezionate. Quante energie sprecate! Il piacere della ripetizione, del farsi piccoli nei confronti di un presunto potente, il piacere dell'autocommiserazione, il piacere di un dialogo con un'entita immaginaria che protegge, un'entità creata dalla propria mente... senza accorgersi che l'unico modo di comunicare con il divino non è un mezzo esteriore, ma è comunque il nostro stesso spirito. Dunque, più che pregare, bisogna guardarsi dentro.
La salvezza, l'aiuto, prima di venire dall'altro, deve necessariamente passare per noi stessi.


Le catene della famiglia


“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” diceva  Gesù (Lc 14, 25-26). Ma che cosa significa questa frase? Sembra che Gesù ce l'abbia con la famiglia, a differenza del cristianesimo che a parole se ne è fatto sostenitore.
In realtà, è lo stesso messaggio che ci viene dal Buddha: lasciate perdere i legami famigliari, lasciate perdere tutti i legami, perché non sono altro che catene. Il che non significa che bisogna "odiare" i parenti, la moglie e i figli, o che bisogna abbandonarli (anche se sia Gesù sia il Buddha li avevano letteralmente abbandonati), ma che bisogna recidere ogni attaccamento psicologico.
Però, attenzione, bisogna "odiare" anche la propria vita, il proprio ego, il proprio sé. Il che è lo stesso messaggio del Buddha, che non perde occasione per dire che il sé non è che un'illusione che imprigiona. Ed è singolare che due maestri spirituali di questo calibro dicano la stessa cosa. È il sé, l'ego, l'egocentrismo, l'egoismo, l'origine di tutti i mali. Altro che allevare felici famigliole! Dice il Buddha: "Il saggio lasci la propria casa nel mondo per dimorare solitario e distaccato." E aggiunge: "Gli stolti sono soliti dire: 'Io ho figli, io ho ricchezze'. Ma se non sono nemmeno padroni di se stessi, come possono pretendere di possedere figli o ricchezze? Molte sono le ansie degli uomini di mondo".
Qualcuno rifletta su queste parole.

I santi protettori dei politici


Dunque, nel comizio sovranista di Milano, i sei santi protettori dell’Europa e la Vergine Maria sono stati arruolati da Salvini, fornito di rosario, per proteggere i nazionalisti e i loro partiti. E ci dispiace per tutti gli altri partiti che non hanno santi patroni.
La manovra di attribuzione non è nuova. In tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti, le destre estreme si attribuiscono la protezione divina. “Deus vult” si diceva nelle crociate mentre ci si apprestava a invadere, uccidere, rubare e stuprare.
In genere, non c’è regime autoritario che non cerchi un collegamento con la religione. Così, può condizionare meglio il popolino superstizioso.
Evidentemente, i fascisti e buona parte dei popoli, credono che Dio sia il Grande Dittatore dell’universo.
Come dico sempre, di Dio si possono avere immagini diverse e spesso contrastanti. Ma, comunque sia, l’idea di Dio è particolarmente indicata per sostenere ogni velleità di potere e di autorità sugli altri.

sabato 18 maggio 2019

Lo spirito di Dio e lo spirito dell'uomo


Sia che crediate in Dio sia che non ci crediate, la meditazione non cambia. Nel primo caso vi rivolgerete a Dio, ma utilizzerete comunque il vostro stesso spirito; nel secondo caso, saprete già che il vostro spirito è lo Spirito divino che è presente in tutti e tutto.
Se prendiamo una religione come il cristianesimo, sappiamo già che Gesù consigliava la preghiera. Ma come, secondo lui, si doveva pregare? Lo spiega il Vangelo di Matteo (6, 6): "Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega Dio in segreto". Non c'è nessun accenno a preghiere liturgiche, a messe (che non esistevano) o comunque ad un culto esteriore. Devi rivolgerti a Dio "in segreto", chiuso nella tua camera. Lo stesso Gesù, quando si rivolgeva a Dio, si allontanava dalla folla e dai suoi apostoli e si ritirava in un "luogo solitario".
Come si vede, la preghiera per Gesù è un fatto personale, segreto ed intimo. Niente a che fare con i rituali ecclesiastici. Quando pregate, ribadisce, non fate come i pagani che credono di convincere Dio usando molte parole, tanto più che Dio sa già ciò di cui avete bisogno.
Che cos'è dunque la preghiera di Gesù? È chiaramente un rievocare nella propria anima Dio, un'aspirazione interiore, uno sforzo di connettere il proprio spirito a quello divino, indipendentemente dalle parole usate; anzi, al limite, è proprio un porre il nostro spirito a livello di quello divino, facendo tacere le parole condizionate e convenzionali.
Il concetto è chiarito nel Vangelo di Giovanni, dove si dice che "Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (4, 24). E poi viene ribadito da san Paolo: "Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui?... Non sapete che siete tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi?" (1Cor 2-3).
Insomma non ci sono dubbi che la preghiera sia un connettere il proprio spirito con lo spirito di Dio, perché il proprio spirito, l'interiorità umana, è una "scintilla" dello Spirito divino che anima tutto. Che cosa dirà, infatti, un mistico come san Giovanni della Croce? "Il centro dell'anima è Dio!"
Uscendo dal cristianesimo, le cose non cambiano. Se prendiamo per esempio le Upanishad, i testi basilari dell'induismo, troviamo che ciò che esse affermano è che l'anima individuale (l'atman) coincide con l'anima universale (il Brahman). Dunque, chi vuole connettersi con il Brahman, con Dio, deve utilizzare come strumento il proprio spirito, con parole o - meglio ancora - senza parole.
Questa è la meditazione: scoprire in sé il divino.
Se poi non credete in Dio, non fa differenza. Prendiamo il buddhismo. Ciò che dovete utilizzare resta sempre lo spirito interiore, il quale ha la facoltà (divina) di liberarsi dalla sofferenza e dal ciclo delle nascite e delle morti, e di accedere ad uno stato non-condizionato, il Nirvana, che non è un Dio-Persona, ma è la vostra stessa consapevolezza che si dilata a consapevolezza universale.
Come si vede, cambiano le spiegazioni metafisiche, ma la sostanza della meditazione non cambia: che esista o non esista un Dio, che esista o non esista un'anima, è nel vostro spirito, ossia nel punto più profondo del vostro essere, "là dove recedono le parole", che si trova "il passaggio segreto", la "via stretta", per accedere alla trascendenza. Non esiste altra via. Non esiste una via esteriore. Se il "regno di Dio" fosse nei cieli - dice ironicamente Gesù nel Vangelo (gnostico) di Tomaso, "vi arriverebbero prima gli uccelli".

La mano divina


Secondo la maggior parte delle religioni teiste, la salvezza viene dall'alto, sotto forma di un Dio che ci tende una mano e ci aiuta a compiere quel passo che da soli non riusciremmo a fare. Certamente la salvezza, l'aiuto, può venire da un altro: per esempio, se sto annegando, qualcuno può allungare una mano e salvarmi. Ma forse era meglio imparare a nuotare.
Resta il fatto che nessun Dio è mai sceso a salvare i milioni di ebrei che venivano gassati o i milioni di miserabili che muoiono di fame o di malattie.
Tutto sommato, la fede in Dio è direttamente proporzionale alla sfiducia nelle proprio risorse.

Spettacoli religiosi


Bisogna riconoscere che nessuno sa allestire spettacoli più pittoreschi di quelli della Chiesa cattolica: magnifici costumi dei secoli passati, dipinti di Michelangelo e di Raffaello, guardie svizzere, maggiordomi, camerlenghi, messe cantate, musiche sublimi, mobili intarsiati, antichi manoscritti, anelli preziosi, formule in latino, collane, gioielli...
È una vecchia tradizione: quella delle sacre rappresentazioni.
Non il sacro, non il divino... ma la sua rappresentazione.
D'altronde, al di fuori della rappresentazione, che cos'è il sacro?
Direi che è proprio ciò che non si può rappresentare.
Dunque, in queste sacre rappresentazioni, tutto è per l'occhio. Ma lo spirito dov'é?
Già, appunto, lo spirito è dentro di noi e non può essere visto all'esterno.
Ecco perché tanti cattolici vivono solo alla superficie.

I cortigiani


Non bisogna aver paura di qualche fascista velleitario, ma di quella cortigianeria di tanti italiani che, anche quando non c’è “l’uomo forte”, vanno a cercarlo come fossero cani alla ricerca di un padrone, chiunque sia.

venerdì 17 maggio 2019

I presuntuosi


Quanta presunzione in questi preti! Si definiscono "pastori" che hanno il compito di guidare un "gregge" (di pecore presumo). E si fanno chiamare “padri” quando Gesù stesso diceva di non farlo: “E non chiamate nessuno “padre” sulla terra…” (Mt 23, 9).
Ma non era l'orgoglio - il credersi superiori agli altri - il peccato più grave, quello da cui discendono tutti gli altri?
Ah, l'inferno sarà pieno di preti. "Chi ti credevi di essere?"

Sesso contro natura?


Un documentario del National Geographic sulle scimmie Bonobo ci mostra i vari modi in cui questi primati si accoppiano: maschi con femmine, maschi con maschi, femmine con femmine, vecchi con giovani, sesso di gruppo e così via. Insomma si accoppiano in tutti i modi possibili e immaginabili, e utilizzano il sesso come un lubrificante sociale, anche solo per far conoscenza. Fra l'altro, queste scimmie sono tra le più vicine agli esseri umani.
E pensare che qualcuno si ostina ancora a discettare su un "sesso contro natura". Quale sarebbe?
Da questo documentario risulta evidente che tutte le forme di sesso sono naturali. Ne prendano nota tanti teologi.

La saggezza dell'imperfezione


Di solito si crede che una volta raggiunta l’illuminazione, il paradiso o Dio, tutto sarà perfetto e potremo dimorare nella pace e nella certezza.
Ma, per ora, meditare è un’altra cosa. È riuscire a dimorare con compostezza nell’imperfezione e nell’incertezza.  È sedere a proprio agio in mezzo alla confusione e al conflitto, all’andare e al venire di ogni cosa, lasciando scorrere il processo della vita. È considerare tutto un gioco illusionistico, senza pretendere di aggiustarlo. È cercare non la perfezione, ma la realtà così com’è.
Questo è difficile. La perfezione siamo capaci di accettarla tutti. Ma l’imperfezione?

La fede cieca


In Alabama, una legge voluta dall’ultradestra vieta l’aborto perfino in caso di stupro o di incesto. Ergastolo per i medici che praticano aborti.
Donne, se avete simpatia per le idee della destra estrema, sappiate che non sarete più padrone del vostro corpo. Qualunque maschio potrà disporre del vostro corpo, ma voi no.
La governatrice repubblicana dell’Alabama è una donna (ma non si vergogna?) la quale ritiene che ogni vita sia voluta da Dio.
Ma, allora, Dio avrebbe voluto quello stupro o quell’incesto?
La fede cieca - quella che non ragiona, quella che antepone l’ideologia al buon senso - è la più ignorante e la più violenta. Un pericolo per tutti. È la fede che fa passare per leggi divine le leggi inventate da uomini retrivi.
Lo scopo di questa legge è arrivare davanti alla Corte Suprema americana, dove, con l’ultimo giudice voluto da Trump, la maggioranza è ora conservatrice. Il che dimostra, una volta di più, che tra il pensiero totalitario e la fede fondamentalista vi è un legame molto stretto.
Naturalmente, l’Alabama è uno degli stati più arretrati degli USA.

giovedì 16 maggio 2019

La meditazione di accesso


Molti provano a meditare, ma pochi ottengono dei risultati. Ci sono vari motivi. Il primo è che la nostra vita è indaffarata dalla mattina alla sera, al punto che non è facile trovare il tempo e lo spazio per rimanere un po' soli con se stessi. Eppure, questo “rimanere soli con se stessi” è la prima esigenza della meditazione. Finché percepiamo il mondo esterno, ci muoviamo, interagiamo con gli altri e pensiamo, non possiamo meditare; non possiamo neppure capire chi siamo.
Ci vuole un po' di solitudine, un po' di raccoglimento, o saremo soltanto macchine semoventi, più o meno eterodirette. Niente infatti è veramente nostro, neppure le sensazioni e i pensieri; tutto è prodotto e condizionato dal mondo esterno. Per essere se stessi, è necessario rimanere ogni tanto soli. Soltanto nella solitudine schiariamo la mente, e vediamo e ricreiamo noi stessi. D'altra parte, l'esigenza di meditazione nasce proprio dal tipo di alienazione (non essere se stessi) da cui siamo abitualmente afflitti.
Quando proviamo a meditare, è molto difficile staccare dal mondo esterno, che continua ad esercitare la sua influenza attraverso la mente condizionata. Ci vuole tempo e pazienza. Chi è abituato a lottare, chi è stressato, chi lavora molto, non riesce a rilassarsi di colpo: ha bisogno di una camera di decompressione. La camera di decompressione richiede tempo. Dunque, non è possibile ottenere risultati apprezzabili se si ha poco tempo a disposizione. Avere tempo significa starsene a lungo seduti e soli, anche su una sedia o una poltrona.
I pensieri devono prima sbizzarrirsi ed esaurirsi, i muscoli devono allentarsi, la presa esistenziale, la tensione e lo stress devono essere lasciati andare. Ci vuole tempo per trovare la calma, il rilassamento e la lucidità. Né torpore né agitazione. Di solito si può seguire il respiro, che non va forzato ma solo seguito. Il ritmo del respiro è il ritmo della nostra vita, risente del ritmo della nostra vita e può a sua volta influenzare la nostra vita. Quando stiamo male (fisicamente e/o mentalmente), quando siamo impegnati, quando ci relazioniamo, quando lavoriamo, quando pensiamo, ricordiamo o progettiamo, il nostro respiro si contrae e si adatta a quel tipo di attività. Raramente è calmo e rilassato. E così il nostro stesso essere.
Ecco perché non è possibile passare subito ad una meditazione proficua. Anche la nostre meditazione sarà tesa; e una meditazione tesa è una contraddizione in termini. Una meditazione proficua si ha solo quando riusciamo a calmarci a fondo. Questo è il momento più adatto. Sia che meditiamo formalmente sia che ci rilassiamo semplicemente, viene un momento in cui il nostro essere, la nostra mente si distende. Da lì dobbiamo partire, non per impegnarci, sforzarci o compiere un altro duro lavoro, ma per addentrarci spontaneamente in qualcosa di piacevole, di molto piacevole.
Vorrei sottolineare che la meditazione non dev'essere uno sforzo ingrato, una gara o una faticaccia, né tanto meno un dovere. No, la meditazione deve essere un grande piacere, paragonabile ai nostri massimi piaceri, alle nostre massime gioie. È un po' come fare l'amore: ci vuole energia, ma per qualcosa di molto piacevole. È un po' come addentrarsi in una terra sconosciuta, ma meravigliosa. Lo sforzo vale il risultato.
Quando raggiungiamo questo stato d'animo, stiamo entrando nella vera meditazione; non prima. Di solito, a questo punto, compare un segno speciale (nimitta). Il nimitta può essere una luce, un suono, un'immagine o una sensazione di distensione, di sollievo, particolarmente accentuata; può essere anche una sensazione di grande limpidezza mentale. Questa è la cosiddetta concentrazione o meditazione di accesso. Siamo guidati da una sensazione di piacere, di fiducia, di meraviglia.
La meditazione è meraviglia.



I martiri


I martiri
Ascoltavo una trasmissione alla radio in cui il conduttore, con voce velata dalla commozione, ha detto che quando si parla di cristianesimo bisogna tener conto che si tratta di una religione per cui centinaia o migliaia di persone hanno dato la vita, ai tempi dei martiri (e qualcuno ancora oggi). Ma questo che significa? Non è un titolo di merito: si può dare la vita anche per cause sbagliate o negative. Anche il terrorismo, la mafia e i nazisti hanno i loro martiri; ma non per questo sono cause buone. Senza contare che i cristiani, dopo essere stati perseguitati per tre secoli, hanno poi perseguitato per diciassette secoli tutti gli altri. È antipatico fare una conta dei morti ammazzati. Ma forse i martiri dei primi tre secoli sono molto inferiori per numero ai martiri fatti dal cristianesimo in tutta la sua storia.
Provate a sommare le vittime delle persecuzioni cristiane verso pagani ed ebrei, delle guerre contro gli albigesi o i catari, delle crociate, dei tribunali dell'Inquisizione, della "caccia alle streghe", ossia a donne che semplicemente si ribellavano al dominio maschilista o volevano seguire loro culti, e vedrete che il numero è spaventoso. Non si può dire che il cristianesimo abbia brillato per tolleranza o per mitezza. E non parliamo delle vittime fatte dalle conquiste "evangelizzatrici" in Africa, in America Latina e in Asia. Lasciamo perdere.
Quindi piantiamola con questa storia dei martiri. Tutte le religioni e tutte le cause, buone e cattive, hanno i loro martiri. Ma questo non le nobilita.

La truffa dell'otto per mille


In questo periodo di pagamento delle tasse, assistiamo, da parte della Chiesa, ad una nuova moltiplicazione dei pani e dei pesci. Infatti, mentre i contribuenti che scelgono di dare l’otto per mille alla Chiesa sono il 34%, ad essa arriva ben l’80% del totale dei contributi, oltre un miliardo. Chi fa questo miracolo? Una legge truffaldina (sarebbe meglio definirla “gesuitica”) che assegna a chi riceva più preferenze il resto di chi non sceglie niente.
Il risultato? La Chiesa è ricca, ricchissima. Lo sanno bene le banche, che accolgono con entusiasmo come clienti preti, vescovi, cardinali e altri prelati che portano sempre un sacco di soldi. Sì, perché molti di loro gestiscono patrimoni immensi.
Anche quando l’Italia era povera, la Chiesa era ricca. Lo testimoniamo le tante opere d’arte fatte costruire nei secoli – opere d’arte che solo i ricchi potevano permettersi.
Ma come ha fatto tanti soldi la Chiesa? Ovviamente in modo non dissimile da quello dei tanti sfruttatori dei popoli - manipolando le masse superstiziose dei fedeli che, pur di assicurarsi un buon posto in paradiso, lasciavano e lasciano offerte e patrimoni alla Chiesa. Quante volte, quando c’era un ricco in fin di vita, arrivava il prete che sussurrava al poveretto di fare sostanziose offerte o di lasciare l’intero patrimonio alla Chiesa per il bene della sua anima?
È così che oggi la Chiesa ha un patrimonio immobiliare e mobiliare immenso, su cui spesso non paga tasse. D’altronde, di quel miliardo e oltre che riceve, la Chiesa, per sua stessa ammissione, utilizza il 35% per il sostentamento del clero e il 40% per non meglio definite “esigenze di culto”, fra cui si includono la costruzione di nuove chiese (del tutto inutili in un paese che ha più chiese che case) e la stessa gestione del patrimonio. Per la beneficenza vera e propria restano le briciole. Ma tanto basta per farsi una buona pubblicità.


mercoledì 15 maggio 2019

Politica e meditazione


In questi giorni di campagna elettorale per le elezioni europee, tutti parlano e arroventano l’atmosfera.
Come vorrei che qualcuno capisse che – come dice Jack Kornfield – “acquietare la nostra mente è un atto politico”.

L'interdipendenza


Nessuno potrebbe esistere da solo. Tutti dobbiamo la nostra esistenza alle cure di qualcun altro. Questo significa essere interdipendenti.
E non dipendiamo solo dalle altre persone, dipendiamo anche da ogni altro essere vivente (api, mucche, piante, alberi, batteri, ecc.) e da ogni elemento della natura (sole, luna, aria, fuoco, atomi, particelle, ecc.).
L’amore è interdipendenza, il respiro è interdipendenza, il mangiare è interdipendenza…
Dunque, quando lavori per te stesso, operi anche per gli altri, e quando lavori per gli altri, operi anche per te stesso. Se per esempio cerchi di acquietarti e di portare la tua mente al semplice essere (non fare e neppure pensare), dai un tuo contributo a calmare la febbre del mondo. Se invece sei aggressivo, contribuisci al conflitto generale.
Tutti dovrebbero ogni giorno dedicare un po’ del loro tempo per dare pace a se stessi e al mondo. Dovrebbero fare un ritiro personale dedicato al silenzio della mente, delle intenzioni e dei desideri.
Sogni… per un altro pianeta.

Far del male


In realtà, quando fai del male agli altri o al pianeta Terra, il primo a cui fai del male è te stesso. È come gettare sabbia contro vento. Una parte ti ricade addosso.
Se fossimo intelligenti, capiremmo che far del male non conviene.

Gesti d'esibizione


Adesso abbiamo anche un cardinale che, ricordandosi di essere stato un elettricista, scende in un tombino di un palazzo occupato abusivamente e toglie il sigillo alla luce che era stato messo per morosità. A dir la verità, trattandosi dell’Elemosiniere del Papa, uno degli uomini più ricchi della Terra, ci saremmo aspettati che pagasse il conto degli arretrati. Ma non è successo.
Quando si tratta di soldi, la Chiesa è pronta a incassare, non a dare. Preferisce gesti eclatanti. Che non le costano nulla.
Eppure incassa ogni anno miliardi dallo Stato.

martedì 14 maggio 2019

Sotto il dominio dell'ignoranza


Gli esseri umani sono quel che sono: una specie poco evoluta. Non ci vuol molto a capirlo. Pensiamo al comportamento del mafioso che interra nella propria regione rifiuti che contamineranno la terra, l'acqua e l'aria per decenni o per secoli. Lui è tutto contento di essersi arricchito, ma non tiene conto che sta segando il ramo su cui è appollaiato. Questo è l'essere umano, questo è il capitalismo attuale. Rapina del territorio, rapina delle risorse naturali, guerra tra uomini, come se la Terra fosse infinita e non quella piccola palla che è. Come se le risorse fossero infinite, come se su questo pianeta non dovessimo vivere noi e i nostri discendenti.
Visione di breve periodo, miopia intellettuale, egocentrismo.
Egocentrismo non è solo essere egoisti, ma essere stupidi, avere una mente limitata: non avere una visione d'insieme. Dunque, in sostanza, stupidità, ignoranza... chiamatela come volete. Si tratta comunque del limite umano. Una specie vivente in cui tutti lottano contro tutti, non accorgendosi che si trovano su un'unica barca.
Che cosa ci vuole per illuminare gli esseri umani? Non ci vorrebbe molto. Basterebbe quella chiarezza mentale che ci manca, basterebbe fermarsi un attimo a riflettere e meditare.
Continuiamo ad adorare un presunto Padrone dell'Universo, non accorgendoci che la barchetta è sotto la nostra responsabilità.
Non bisogna essere superuomini o dei per capirlo. Ma ancora non ci entra in zucca.


Rapporto intergalattico


"Amici della Galassia, siamo giunti nei pressi di un pianeta che gira intorno a una stella di media grandezza. I suoi abitanti lo chiamano Terra. Vi vive una specie strana. Credono ancora negli dei. Alcuni credono in un Dio che sarebbe presente in un'ostia; altri sono convinti che il loro Dio imponga alle donne un velo sulla testa; altri ancora credono che il loro Dio pretenda che ai maschi sia tagliato il prepuzio. Che dire? Sono molto primitivi, appena al di sopra degli altri animali. Soprattutto si fanno continuamente la guerra, non solo tra un popolo e l'altro ma anche all'interno di ogni popolo tra ricchi e poveri, tra chi comanda e chi ubbidisce. E tutti divorano il loro pianeta come se non si rendessero conto che ci vivono sopra. Più stupidi di così!
Tenuto conto di tutto ciò, ci sembra inutile perder altro tempo ad osservarli: non hanno un futuro.
Proseguiamo il viaggio alla ricerca di esseri viventi più intelligenti. Saluti."

lunedì 13 maggio 2019

Liberarsi dalla sofferenza, liberarsi dal male


Benché il Dio delle religioni tradizionali di massa ci venga presentato in termini di amore e di funzione paterna, deve però svolgere anche la funzione di giudice supremo. Alla fine, dopo la vita, è lui che deve premiare che gli si sia sottomesso e punire chi abbia fatto del male o si sia ribellato alla sua autorità. Questo ci dice quanto siano rozze e contraddittorie le nostre idee sul creatore - e anche reazionarie!
C’è bisogno di un Dio esterno per giudicare?
In Oriente, esiste l’idea di una legge retributiva che funziona automaticamente – e questa mi sembra un’idea un po’ più evoluta. Non c’è più un “Signore” che deve punire, ma siamo noi stessi, che in base alle nostre azioni, accumuliamo un karma positivo o un karma negativo.
Che prova c’è?
In realtà, l’idea nasce dalla constatazione che tutti abbiamo la stessa origine e che quindi tutti siamo interdipendenti e interconnessi. Se io faccio del male, rompo questa connessione e creo qualcosa di disarmonico che non può che creare danni - agli altri e a me stesso.
Se ci facciamo caso, possiamo verificarlo. Il male che facciamo si traduce in noi, nel nostro stesso corpo, in una disarmonia e può essere notato da particolari contratture o rigidità. Non siamo in armonia e ci danneggiamo fisicamente e spiritualmente.
Fra l’altro, sviluppare questa sensibilità verso il nostro stato psico-fisico è anche un esercizio di meditazione, in cui dobbiamo notare per prima cosa che cosa ci impedisca di raggiungere e conservare la calma, la stabilità e la pace.
La realizzazione non è che liberazione dalla tensione della vita, cioè dalla sofferenza.
Non ragioniamo dunque più in termini di bene e di male, ma di sofferenza – nostra e altrui. Il male diventa in tal senso la malattia – la malattia da cui dobbiamo liberarci per stare bene.

domenica 12 maggio 2019

Pensieri profondi


Non è detto che i pensieri profondi debbano essere oscuri. Semmai è il contrario – più sono profondi, più sono chiari e illuminanti, sanno di verità.
La verità infatti non si trova in superficie, nel mezzo o nell’oscurità, ma solo nella chiara profondità.
Lo diceva anche Nietzsche: chi vorrebbe sembrare profondo alle masse si sforza di essere oscuro. Ma chi è veramente profondo si sforza di essere chiaro.
D’altronde la conoscenza segue quest’unico percorso: dall’oscurità alla luce.
“Volgi il tuo occhio all’interno, e scoprirai migliaia di regioni, nel tuo cuore, vergini ancora. Viaggiale tutte, e fatti esperto di cosmografia interiore” scriveva Henry David Thoreau

Gli inutili decaloghi


Sarebbe comodo avere un manuale di istruzioni che ci dicesse che cosa fare e non fare nei vari casi della vita; sarebbe comodo avere un decalogo di comandamenti o di divieti, magari attribuito a qualche Dio. Sarebbe comodo, ma l’esistenza è fluida e non è così che si risponde ai suoi problemi.
Aborto, eutanasia, guerra, non uccidere... non è possibile prendere una posizione definitiva, non c'è una risposta univoca. La semplificazione del dogma religioso non risolve nulla e ti scarica apparentemente la coscienza, cioè ti rende irresponsabile. Se fossi e una donna e venissi violentata, sarebbe giusto che fossi costretta ad avere quel bambino? Se avessi un parente che sta agonizzando per qualche malattia fisica o mentale, sarebbe giusto non aiutarlo a liberarsi da quella sofferenza? Siamo tutti contrari alla guerra, ma se il nostro paese venisse assalito da un nemico esterno, sarebbe giusto assecondarlo e arrendersi senza combattere? Le circostanze sono le più varie e non è possibile avere una soluzione prefabbricata per tutte. Sarebbe giusto non rubare, ma se non abbiamo i soldi? E perché il negoziante o il farmacista possono mettere i prezzi che vogliono, e noi no? In alcuni casi sarebbe giusto così, in altri sarebbe giusto il contrario. Ci vuole coraggio a vivere e bisogna assumersi le proprie responsabilità. In certe circostanze non ci aiuteranno né Gesù né Buddha: dobbiamo vedercela soli.
Seguire i dogmi di qualche religione significa in realtà scaricarsi la coscienza. È come il nazista che diceva: "Ho solo eseguito gli ordini!" Ma tu sei in grado di ragionare con la tua testa, sei in grado di distinguere il giusto dallo sbagliato? Questa è l'etica della responsabilità. Finora, obbedendo agli dei, abbiamo seguito l'etica dell'irresponsabilità.
Non sopprimere la vita degli animali, giusto. Ma che cosa fare con una belva che ti aggredisce o con la zanzara che ti punge? E poi chi l'ha detto che la vita di un animale sia più preziosa di quella di un carciofo? Perché non mangiare carne se poi dobbiamo uccidere comunque la vita di esseri vegetali? Domandate al carciofo se è più importante la vita di un vegetale o quella di un cucciolo animale: io so che cosa vi risponderà.
E poi, in questo bailamme, come mai il Dio che ingiunge di non uccidere, crea una vita in cui, per mangiare, è necessario uccidere altri esseri viventi, animali o vegetali che siano?
No, non saranno mai i decaloghi a salvarci; tutt'al più ci aiuteranno a non pensare - il che è grave.
Dobbiamo invece pensare, riflettere, meditare e, alla fine, decidere e assumerci la responsabilità. Caso per caso. La vita non è un libro scritto.