venerdì 31 marzo 2017

Il karma

Non si tratta di credere o di non credere. Che ad ogni azione corrisponda una reazione è una legge della fisica.
D’accordo, non sempre ce ne accorgiamo, non sempre è una reazione immediata, non sempre corrisponde alle nostre aspettative, non sempre centra il bersaglio che vorremmo, non sempre è proporzionata, non sempre ci appare chiara… ma una cosa è certa: ad ogni azione seguono sempre una conseguenza e un cambiamento.
Perciò ognuno di noi è responsabile, per la sua parte, della situazione in cui si trova, nel bene e nel male. Ci si rifletta prima di agire.
Nessuna azione è priva di conseguenze. Ogni azione è accompagnata da una reazione, proprio come ogni corpo è accompagnato da un’ombra.

In tal senso, ognuno determina il proprio destino.

La terra pura

La gente crede ancora che esistano paradisi e inferni come se si trattasse di luoghi fisici.
A tal proposito, Nichiren Daishonin diceva che non esistono “terre pure” o “terre impure” in sé.

La differenza sta soltanto nella positività o nella malvagità della nostra mente. È solo quest’ultima che proietta ambienti di pace o di sofferenza.

Il culto della Dea Madre

Quando parliamo del culto mariano, parliamo ancora del culto della Dea Madre, antico quanto l’uomo. La Madonna è solo la versione cattolica di questo culto. Si tratta di figure archetipiche: il Padre e la Madre celeste.
Il cristianesimo delle origini non aveva tale culto: c’era solo un Dio padre e un Figlio. Ma la Madre non c’era. Al suo posto c’era lo Spirito Santo, che non era né padre né madre, e che ai più non diceva niente.
Ecco, allora, che nel quarto secolo, a furor di popolo, si creò il culto della Madonna, vergine prima, durante e dopo il parto. Perché si sa che le madri sono sempre vergini, pure e immacolate… Questi sono i paradossi della mente umana.
E, siccome gli uomini, restano materialisti, ecco che la Madonna appare qua e là. Mai ad una mente colta e consapevole, ma a pastorelle o a bambini ingenui.
È chiaro che una mente infantile non distingue ancora bene lo stato di realtà dallo stato di sogno o di immaginazione e quindi ogni tanto confonde le proprie immagini per visioni che vengono dall’esterno. Ma per gli uomini che vogliono vedere per credere, si tratta della Madonna che appare, non di proiezioni della mente.

Infine subentra la religione, maestra di truffe, che crea i santuari, i culti, le fedi e i proventi conseguenti. State tranquilli che, dopo aver sfruttato il santuario di Lourdes, non si farà sfuggire quello di Medjugorje: ha fiutato l’affare.

giovedì 30 marzo 2017

La rivoluzione interiore

Di fronte alle brutture e alle storture che vediamo ogni giorno, tutti noi vorremmo che il mondo cambiasse in meglio. Però, se non incominciamo da noi stessi, se non iniziamo a cambiare noi stessi, il mondo cambierà a casaccio, senza una direzione precisa - magari regredendo.
Quali sono gli strumenti e la direzione da prendere?
Gli strumenti sono lo sviluppo dell’autoconsapevolezza e l’esame di noi stessi.
E la direzione, la strada, è segnata dalla nostra capacità di calmare, di tenere sotto controllo la mente, di capire quali sono i nostri stati d’animo e di essere ben svegli.
Infine ci sono i mezzi concreti: la concentrazione (sul respiro, su un mantra, su una visualizzazione, ecc.), la ripetizione, la costanza, la pazienza, la fermezza della posizione psicosomatica, ecc.

L’importante è la ricerca mirata del Sé superiore e trascendente, nonché l’estrazione delle sue migliori qualità di distacco, di intuizione e di serenità che sono attualmente semisepolte, nascoste dalle mille attività del mondo e della mente.
E ci dev'essere anche una verifica concreta: la realizzazione di quei nostri obiettivi che sono in armonia con un'evoluzione positiva della nostra anima e della nostra condizione mondana. 

mercoledì 29 marzo 2017

La consapevolezza come spiritualità

La moltiplicazione di atti di bullismo e di femminicidi ci dice che troppi esseri umani non hanno il minimo controllo né sulla rabbia né sui loro attaccamenti. Sono rozzi, bruti, ignoranti e inconsapevoli di sé.
La società, la cultura e la religione non li aiutano perché non li inducono affatto all’autocoscienza, ma a generiche raccomandazioni di fare del bene, di amare, di rispettare e così via.
Nessuno ha mai spiegato loro che esistono metodi per il controllo e il miglioramento di sé. Non sanno per esempio che il buddhismo fa di questa autoanalisi uno strumento di conoscenza e che imparare a conoscere e a correggere se stessi è una vera e propria via spirituale.

Sono rimasti all’idea che la religione sia pregare qualche Dio per intervenire. Ignorano che essi stessi possono intervenire per essere diversi da ciò che sono attualmente, per uscire dallo stato animalesco in cui vivono. Sono, appunto, ignoranti.

Gli stati mentali e la materia

Lo spirito può già agire sulla materia. Per esempio, uno stato d’animo tetro, triste, pessimista, sfiduciato e depresso ha effetti negativi sul corpo, sulla mente e sulle relazioni sociali, e può portare a vere e proprie malattie. Ma è anche vero il contrario.
Uno stato d’animo sereno, radioso e fiducioso è in grado di agire beneficamente sul corpo, sulla mente e sull’ambiente circostante.
Le neuroscienze confermano che questi stati d’animo agiscono direttamente sul cervello, modificandolo concretamente, nel bene e nel male.
Anche la fisica quantistica ci dice che il modo in cui affrontiamo e pensiamo le cose è il modo in cui non solo le vediamo, ma anche le trasformiamo.
Qui si vede la strada che dobbiamo percorrere, il modo in cui la mente agisce sulla materia; anche perché, in ultima analisi, sono la stessa cosa.

Come ci insegna la scienza, ogni aspetto della materia è energia, anche i nostri pensieri e i nostri sentimenti. E ciò che dà forma all’energia è l’informazione, ossia i nostri veri stati mentali.

martedì 28 marzo 2017

Le benedizioni benedette

Il Consiglio di Stato autorizza le benedizioni nelle scuole pubbliche, che qualcuno aveva contestato. È la solita Italietta, ignorante e superstiziosa, che vorrebbe appendere crocifissi dappertutto e benedire chiunque, volente o nolente. Ci manca solo che nelle scuole pubbliche si possano fare anche le processioni, le novene e i rosari.
La confusione tra Stato e Chiesa, in Italia, è completa. I due sono pappa e ciccia, e si spalleggiano a vicenda. Ma l’uno paga (lo Stato) e l’altra incassa (la Chiesa). Per esempio, c’è un esercito di insegnanti di religione che vengono scelti dai vescovi, ma pagati… indovinate da chi? Inoltre lo Stato finanzia le scuole cattoliche, permette che la Chiesa incassi con l’8 per mille più di un miliardo l’anno ed esenta il Vaticano dal pagamento di tante tasse immobiliari.
La convenienza della Chiesa è evidente. Ma quella dello Stato? Anche solo a livello etico, che cosa otteniamo?
Tutti sanno che l’Italia è uno dei paesi più corrotti d’Europa, il paese dove c’è un’evasione fiscale e quindi un’ingiustizia sociale tra le più alte.

Sì, perché, gli italioti, con il condizionamento che ricevono tutti i giorni, attraverso la scuola e la televisione (sempre al servizio del Vaticano), hanno certamente un senso della Chiesa, ma non un senso dello Stato.

Pregare Dio

Miliardi di persone credono ancora semplicisticamente che Dio sia una specie di Signore dell’universo che bisogna pregare per ottenere favori.
Questa idea è del tutto obsoleta, in quanto la Trascendenza o l’Origine è più un vuoto che un tutto e non ha un’identità, così come la intendiamo noi. È più un campo energetico che può identificarsi in tutto che un Signore che comandi e giudichi.
In ogni caso, mentre credono di pregare una Divinità esterna, creano in sé uno stato d’animo di concentrazione che può aiutare a cambiare le cose.

Insomma, non sarà Dio che interverrà, ma loro stessi, ovvero la potente e inesplorata energia che è in loro.

lunedì 27 marzo 2017

Custodi dell'essere

Meditare è aver cura, è essere attenti e presenti.
Quel che è certo è che nessuna persona distratta, disattenta e incurante potrà mai essere libera.

Aver cura non è dare un senso alle cose, ma custodire l’apertura dell’essere nella consapevolezza che ogni senso è condizionato e temporaneo.

Il supremo significante

Nella mentalità comune è Dio. Come dire: un giorno moriremo o ci sveglieremo, conosceremo Dio e scopriremo quale sia il significato di ogni cosa e del tutto. Se c’è Dio, c’è un senso; altrimenti non c’è alcun senso.
Ma all’origine non c’è un Signore, un Dominus, un pieno che dà origine e senso a tutto. All’origine c’è un vuoto, un campo di energia e di potenzialità, da cui può emergere tutto, ma che in sé non ha un’identità.

Non avendo ancora un’identità, non può dar senso a nulla. Il senso emerge con la nascita della mente, non prima. Prima ci sono tutti i significati possibili.

domenica 26 marzo 2017

La religione come spettacolo

Quando papa Bergoglio compie i suoi viaggi pastorali, recita un copione ben organizzato. Non è il povero Nazareno che passava da un paese all’altro, ma un Capo di stato che si sposta con polizia, carabinieri, guardie del corpo, ecc. I suoi discorsi sono già preparati, i suoi incontri sono già predisposti: poveri, malati, carcerati, messe, l’immancabile carezza al bambino… tutto previsto, tutto organizzato… niente di spontaneo.
Il papa è un misto tra un attore e un pubblicitario. Niente di autentico, una recita.
Ormai, la religione è diventata questo: una sacra rappresentazione, uno spettacolino… senza più nessuna interiorità, senza nessuna spiritualità. Tutto falso e artificioso. Come certi spettacoli televisivi.
Chissà se a sera, finito il servizio, il papa sarà capace di trovare un minimo di intimità o si limiterà ad accendere la televisione per rivedere se ha recitato bene.

Non a caso sono proprio i mass media che fanno del e vedono nel papa una star immancabile.

Il Dio cannibale

Qualcuno diventa vegetariano o vegano pensando di compiere una scelta etica.
Ma, guardando bene, questo mondo è un immenso mattatoio, dove ogni vita è costretta a mangiare altre vite, animali e/o vegetali.

Che dire allora di un Creatore che ha creato simili leggi? Che non è un Principio etico, almeno secondo la nostra idea di etica.

L'esperienza della verità

Se conoscessimo la verità, non potremmo comunicarla. Perché le nostre parole e i nostri concetti non sarebbero sufficienti.
Ma questo non significa che non possiamo farne esperienza. In fondo, possono le nostre parole darci l’esperienza di una musica?
Perciò, quando si parla di paradisi, inferni, angeli, divinità, ecc., siamo ancora nell’ambito della mente empirica, non della verità profonda.

È l’esperienza che conta, non le parole, le teorie o le fedi.

Il tunnel di luce

Chi dice di aver visto, in fin di vita, un tunnel di luce da cui sarebbe stato irresistibilmente attratto stia attento: può essere un inganno della mente inconscia.

Anche le falene sono attratte da una fonte luminosa e poi si avvicinano – finché sono fritte!

sabato 25 marzo 2017

Una corsa ad handicap

I credenti sono convinti che ci sia un Dio che ci crei tutti e che poi ci giudichi.
Ma il discorso reggerebbe soltanto se fossimo tutti uguali e avessimo tutti le stesse potenzialità. Invece i caratteri e le capacità sono diversi, già in partenza. C’è chi nasce con gravi handicap, c’è chi muore molto presto, c’è chi nasce Einstein e chi nasce Hitler. È evidente che c’è un storia precedente e che ci sono condizioni preesistenti.
Se fosse un Dio che ci avesse creati così differenti, il responsabile sarebbe lui – e dunque dovrebbe giudicare se stesso.

Ipotesi troppo semplicistica.

Le bizzarrie del despota

In un cosmo dominato da un Dio Persona, tutto sarebbe arbitrario, perché soggetto alle sue decisioni (comprese le deroghe alla sua legge).
Da dove nasce questa concezione?
Dalle esperienze (troppo umane) delle nostre dittature terrene, dove non esistono diritti acquisiti, ma solo concessioni del tiranno di turno.

Dio non può essere così.

Il nemico dei terroristi

Si noti che l’attacco dei terroristi musulmani non è rivolto contro le Chiese, i preti o il Papa, ma contro i simboli del vivere civile: mercati, discoteche, giornali, torri, parlamenti, ecc. Sanno benissimo che la nostra vera civiltà non sta nella religione cristiana (che è altrettanto rozza, assolutista e dittatoriale della loro), ma nella laicità.


venerdì 24 marzo 2017

Osservare il Testimone


Nel corso della giornata, noi siamo consapevoli di mille cose, in modo conscio e in modo non conscio. Ma raramente siamo consapevoli del Soggetto che è consapevole. Del resto, non è facile essere consapevoli del Soggetto ultimo o primo. Succede un po’ come al cane che vuole afferrarsi la coda: mentre lui si sposta anche la coda si sposta.

Ma si tratta di una meditazione fondamentale, da praticare quando le mente è particolarmente calma. Il problema non è dunque inseguire questo Testimone, ma insediarsi in esso. Se il cane si fermasse, si calmasse e si sedesse, potrebbe benissimo afferrarsi la coda.

Da notare che questo testimone non è un giudice ed è dotato di una grande saggezza, di un’ampiezza di vedute, di una lucidità e di una universalità che ci permettono di avere una visione complessiva e distaccata delle cose, di noi stessi e del mondo.

Il metodo consiste nel rilassarci, nell’acquietare la mente, nel distaccarci dalle più comuni attività e nel volgere l’attenzione a questo centro. Non inseguire, ma aprirsi. Non adottare un tecnica, ma lasciarle cadere tutte.

Porsi sulla soglia ed osservare il Testimone… fino a insediarsi in lui. Questo dobbiamo “fare”. Più un “non fare” che un fare.

Le cose ci appariranno come si presentano a lui. Specie di sogni o di film cui egli assiste senza esserne coinvolto.

Inutile dire che si tratta del famoso . E che dalla sua fonte, si sprigionano intuizioni, illuminazioni, idee, suggerimenti, azioni creative e aperture improvvise che possono guidarci lungo la via e darci una grande pace.

Il Testimone non è coinvolto dalle vicende di questo mondo: le osserva e basta.

giovedì 23 marzo 2017

La malattia religiosa

In Texas, la destra ultrareligiosa, per combattere l’aborto, ha fatto approvare una legge che permette ai medici di mentire alle madri sulle malformazioni e sulle malattie del feto.
Non c’è solo l’islam che fa impazzire i suoi fanatici: c’è anche il cristianesimo.

A certi livelli di estremismo e di perdita del buon senso, la religione è una vera e propria malattia mentale.

Veder chiaro

Qualunque sia il nostro obiettivo nel praticare la meditazione, una meta la raggiungeremo: avremo una mente più lucida e vedremo più chiaramente - noi stessi, gli altri e il mondo.

Forse non diventeremo tutto in una volta degli illuminati. Ma un po’ di luce affluirà nelle nostre menti. E non è poco in questo mondo dell’oscurantismo, dell’illusione e dell’ignoranza.

Diventa te stesso

Se crediamo che il mondo sia governato da un Dio, dovremo necessariamente sottometterci alla sua volontà. Se crediamo che il mondo si sia autocreato, e coincida con il tutto e con tutti, dovremo cercare la nostra via autonomamente e potremo evolverci fino ai limiti del possibile.
Non ci sarà un padrone a giudicarci, ma ogni nostra azione determinerà ciò che diventeremo.

In altri termini, la legge cosmica non sarà amministrata da una Volontà altra, ma risponderà al principio: “Diventa te stesso”.

mercoledì 22 marzo 2017

Brama di possesso

Noi accumuliamo cose, denaro, proprietà, oggetti, amicizie, amori, titoli, cariche, lavori, incarichi, ecc. perché siamo convinti con questo di essere più felici. Ma più accumuliamo, più moltiplichiamo le preoccupazioni, le catene, le ansie e le paure.
Anche il ricco, infatti, ha paura di perdere o di essere derubato e deve occuparsi delle sue proprietà. Ma occuparsi significa preoccuparsi. Egli ha quindi la testa piena di pensieri. In realtà, più siamo fragili, più abbiamo bisogno di attaccarci alle cose e alle persone.
Non è dunque questa la via della liberazione e della felicità.
Siamo stati abituati a pensare che più cose possediamo, più saremo importanti e più conteremo qualcosa. Forse questo è vero a livello sociale. Ma, dentro di noi, a livello individuale, è tutta un’altra cosa.
Più possediamo, meno siamo liberi mentalmente. Volenti o nolenti, dovremo aver la mente piena di preoccupazioni, di doveri e di impegni. E perderemo la nostra serenità.

Per essere felici, dobbiamo ridurre e semplificare. Dobbiamo liberarci del peso delle cose possedute.

La società del malessere

Tutti noi viviamo all’interno di società capitalistiche che ci costringono ad affannarci continuamente per guadagnare i soldi necessari a vivere.
Ma quanti sono i soldi necessari a vivere? E quanta vita ci portano via?
Anche questa misura è imposta dalla società, ed è tale da impedirci la pace mentale. Molti di noi, infatti, sono al di sotto di questa misura e sono costretti a correre come topi impazziti per provvedere al proprio mantenimento.
Lo stato di penuria materiale diventa un assillo mentale e dunque un impedimento a raggiungere non dico la felicità ma neppure la serenità. Le società sono fatte in modo che ci siano pochi ricchi e molti poveri. E che tutti siano preoccupati. Come uscire da questo circolo vizioso?
Ridimensionando i nostri desideri e i nostri bisogni, che spesso non sono affatto i nostri, ma quelli imposti dalla società.
Anche a questo serve la meditazione: a chiederci quali siano i nostri veri bisogni.

Ovviamente, il discorso vale per quelli che hanno poco, non per quelli che non hanno niente. Ma avere una mente lucida ci aiuterà comunque a vedere il problema chiaramente e a risolverlo sia a livello individuale sia a livello sociale. 

martedì 21 marzo 2017

Essere autentici

Quando nasciamo, siamo tutti autentici. Ma poi tutti si impegnano, e vengono impegnati, a non essere ciò che sono. La crescita e l’educazione sono un grande lavoro di mistificazione e di falsificazione.
Ora è difficile recuperare ciò che eravamo in origine. La società e noi stessi ci hanno imposto tante maschere, tanti ruoli, più o meno artificiosi.
Dunque, per essere autentici, dobbiamo compiere un lavoro di spoliazione, dobbiamo spogliarci di tanti atteggiamenti falsi che ci siamo o che ci sono stati sovrapposti.

Tanto per ingannare il tempo nell’attesa dell’apertura spontanea dell’essere. La porta, infatti, è stretta (lo diceva già Gesù), e può passarvi solo chi si libera dei troppo vestiti che ha indossato.

Varcare la soglia

Poiché l’uomo non può pensare direttamente l’Essere, l’Uno o la Fonte – se non antropomorfizzandola – non gli resta che porsi accanto alla sua apertura (che è in lui stesso, nell’ente), aspettando di potervi accedere. Resta lì con pazienza, con costanza, con perseveranza e con attenzione, in attesa dell’occasione propizia. Questo è l’atteggiamento meditativo, che può durare tutta la vita.
È come qualcuno che abbia perso le chiavi di casa e che stia lì, accanto alla porta, attendendo che qualcuno la apra, anzi che si apra da sola.

Ovviamente, stando lì, pensa ad ogni possibilità, ad ogni stratagemma. Ma, per entrare, deve comunque cogliere l’occasione al volo, come un abile ladro.

lunedì 20 marzo 2017

Antropoformismo

Da che cosa nasce l’idea dell’anima se non dalle pretese di un ego che vorrebbe darsi importanza e che vorrebbe andare in un bel paradiso?
In fondo, è un’idea egoistica che genera solo terrore. Perché, alla fine, si trascina dietro la paura di finire in un inferno e innesca un meccanismo di premi e castighi, di ricompense e di dannazioni, che è all’origine di ogni ansia.

Così in terra come in cielo: siamo incapaci di non proiettare dappertutto le nostre idee umane.
Ed è da queste che dobbiamo distaccarci per assumere una visione universale.

L'Albero cosmico

Di solito crediamo di essere dei soggetti che si rapportano ad un mondo di oggetti. Ma, quando guardiamo o ascoltiamo, le immagini e i suoni non sono né completamente del soggetto né completamente nell’oggetto. I sensi e gli oggetti percepiti non sono separati.
Sono distinti, ma non separati. In realtà si compenetrano.

Sono come le radici e le foglie di un albero. Distinti, sì, ma tutti parte di un unico organismo. Il quale, a sua volta, è parte di un Organismo che comprende tutto.

L'errore metafisico

Che errore è stato fatto nella storia della metafisica quando si è dato un nome e un’identità all’essere, chiamandolo Dio. Il cristianesimo addirittura lo ha antropomorfizzato.

Così si è dimenticata la sua vera natura dell' Uno - comprensivo di tutto, di bene e di male -, lo si è rimpicciolito e ridimensionato, lo si è trasformato in un fantoccio a misura d’uomo, gli si è attribuita una logica che non è la sua e si è aperta la porta alla “morte di Dio” e la nichilismo attuale.

domenica 19 marzo 2017

Il ritorno al Padre

Dio è amore? Sarà anche amore. Ma il nostro scopo non è regredire ad uno stato di fusione/confusione. L’amore apre il cuore ma non dona intelligenza.
Vorremmo ritornare a vivere, dopo una vita piena di esperienze e di amori, con i nostri genitori? Mi sembra un ideale regressivo, non evolutivo.

Non si esce mai dal circolo vizioso? Dalla vagina della madre alla vagina del padre? Che evoluzione sarebbe mai? Noi vogliamo andare avanti, non tornare indietro.

Intelligenza ed etica

Leggendo certi libri sul buddhismo o su altre religioni, sembra che lo scopo sia quello di vivere una vita di perfetta moralità, dopodiché accederemo automaticamente all’illuminazione-redenzione. Quando mai? Potete essere gli individui più buoni del mondo, ma non per questo raggiungerete l’illuminazione.
In virtù di quale meccanismo, colui che è perfettamente buono e non fa mai del male (cosa impossibile) raggiungerebbe una visione profonda delle cose? Ci dovrebbe essere o una legge della reincarnazione o un Dio etico. Ma nemmeno questo basterebbe.
Un conto è essere buoni e un altro conto è essere intelligenti. Le due cose non sono affatto collegate. In fondo un idiota non può fare del male volontariamente, ma non per questo diventa intelligente.
Per veder chiaro, non basta esser buoni. Semmai è il contrario: chi vede chiaro non può far del male. Viceversa, chi è solo buono può essere anche uno stupido.
Il nostro compito è vedere, scoprire e svelare – e cambiare ciò che non va. E qui non basta più la moralità.

Ci vuole la chiarezza, l’acutezza, la concentrazione, la comprensione, l’apertura e l’ampliamento della mente. Altrimenti resteremo più o meno prigionieri e vittime dell’ignoranza/stupidità che domina il mondo.

sabato 18 marzo 2017

Le esperienze di pre-morte

Non ho nulla contro le esperienze di pre-morte. E non dico neppure che siano tutte inventate.
Dico solo che si tratta soltanto di stati di pre-morte. Dove si aprono le porte dell’inconscio ed è ancora attiva la mente empirica, con tutte le sue immagini, le sue illusioni, i suoi sogni e i suoi miti.
Tant’è vero che a qualcuno appaiono le immagini e i simboli della propria fede e della propria religione.

La morte, la vera morte, avviene dopo, e lì entra in campo un’altra dimensione della mente, dove ci si accorge che ciò in cui credevamo era infondato.
Ciò che colpisce di queste esperienze è lo stato di confusione e di smarrimento - tutto il contrario di una maggior apertura della mente. Non è questo cui dobbiamo aspirare. Già su questa terra siamo troppo trasognati e stupidi.

venerdì 17 marzo 2017

L'utopia

La mente umana, incapace di rimanere a lungo a contatto con la realtà, si inventa continuamente idealità ed utopie: la rivoluzione, la palingenesi, la redenzione, il paradiso, la società perfetta, l’illuminazione, la santità…
Ma, quanto più si insegue l’idea di un mondo perfetto, tanto meno ci impegneremo a cambiare le cose e tanto più questo mondo sarà imperfetto.
C’è la grande illusione che in un attimo si possa cambiare tutto per approdare alla perfezione.

È il mito dei pigri, cioè di tutti coloro che non vogliono sobbarcarsi l’impegno quotidiano, il piccolo miglioramento graduale e sognano di risolvere ogni problema con la bacchetta magica, senza fare la minima fatica.

L'autoconoscenza

Possiamo imparare tutte le norme etiche e i comandamenti di questo mondo (fate il bene e non il male, siate generosi, amate il prossimo, non rubate, non uccidete, non fornicate, ecc.) presenti in ogni religione e in ogni codice penale, ma tutto ciò non servirà a niente… se non cerchiamo di osservare, di analizzare e di conoscere noi stessi.
Senza la conoscenza di sé, senza il “conosci te stesso”, resteranno lettera morta.
Quante persone conosciamo che, per ipocrisia, per dissociazione o per ignoranza, credono di fare il bene, mentre, nel loro egocentrismo, nel loro narcisismo, seguono solo interessi personali – e dunque fanno il male?

Se non conosciamo come siamo fatti, come ci comportiamo in pratica, come reagiamo, quali sono le nostre motivazioni profonde, se non ci “vediamo”, se non ci critichiamo, le idee, le opinioni, le fedi, le preghiere, le meditazioni e le migliori intenzioni saranno inutili.

giovedì 16 marzo 2017

Il porsi della meditazione: la pura vigilanza

Stare seduti, immobili e silenziosi non per addormentarsi e neppure per pensare o filosofare con concentrazione, ma per disporre la mente in un modo diverso da come la teniamo di solito.
Normalmente, la mente-io è coinvolta nella cose e nei processo: indaga, cerca, riflette, rimugina, ricorda, prevede, eccetera eccetera, e può essere rivolta fuori o dentro.
In meditazione, invece, non è rivolta né dentro né fuori e non ha meta se non quella di essere vigile.
Forse, da questo atteggiamento, ci attendevamo grandi poteri. Ma, in questo caso, il primo importante potere è riuscire a mantenersi calmi e sereni in un mondo disordinato, confuso e ansiogeno, e riuscire a non farsi trascinare né dal panico e dall’angoscia, né dall’esultanza.
La mente resta in una calma stabile, nel distacco.

Raggiunge la meta delle non-meta, al di fuori dei soliti fini utilitaristici. Una gran cosa, al di là e diversa di tutti gli stati di conosciamo. Non agli estremi, ma proprio nel mezzo equilibrato.

mercoledì 15 marzo 2017

L'apparenza delle cose

Gli scienziati ci dicono che le stelle che vediamo in cielo non esistono più: sono semplici immagini. La luce, infatti, ci ha messo talmente tanto tempo ad arrivare da noi che, nel frattempo, le stelle sono sparite. Cosa sono dunque? Immagini, simulacri, ricordi…
Ma anche noi e questo mondo siamo così. Immagini di qualcosa che non esiste veramente. Che cosa siamo allora? Immagini, simulacri, apparenze. È per questo che, per quanto si cerchi, non riusciamo a trovare il nostro vero sé.

Possiamo trovare solo un suo simulacro: l’ego. Ma il sé è altrove, lontano anni luce… eppure vicinissimo.

Predisporre la mente

La meditazione è un modo particolare per predisporre la mente di fronte alla realtà. Di solito, infatti, noi siamo immersi nel mondo, lo viviamo con aderenza e utilizziamo la mente in modo involontario. Al punto che non siamo noi che pensiamo, ma siamo pensati. In altri termini, tutto funziona in modo reattivo e automatico. La situazione in cui siamo immersi produce una serie di input che faranno sorgere una serie di pensieri.
In meditazione, ci distacchiamo da tale modello e ci mettiamo in osservazione. Questo ascolto non è una semplice autoanalisi, ma un lasciar perdere i tentativi di interpretazione e soprattutto un lasciar cadere la mente che dà giudizi e che pensa in modo condizionato, duale.

Proviamo per esempio a stare qualche minuto senza dare giudizi, senza utilizzare concetti contrapposti (buono/cattivo, alto/basso, prima/dopo, ecc.). Restiamo semplicemente aperti, in un puro ascolto. Allora possono entrare ispirazioni e suggerimenti insoliti.

martedì 14 marzo 2017

Psicosomatica

Da noi, in Occidente, si è pensato a lungo che corpo e mente fossero due entità distinte e separate. Pensiamo alla distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa; e pensiamo che ancora oggi la nostra medicina si occupa solo del corpo o solo della mente. Per fortuna, a poco a poco si diffonde l’idea che ogni essere è unitario e che non c’è separazione tra la dimensione fisica e la dimensione psichica.
In Oriente, il ponte di passaggio tra le due viene considerato il respiro. Che è sì un processo naturale e automatico, ma che risente contemporaneamente delle condizioni del corpo e della mente. Può quindi essere agito dalla mente.
Questo è il campo della meditazione. Attraverso la mente possiamo influire sul respiro, il quale può influire sul corpo, e viceversa.
Per esempio, se siamo agitati, tesi o stressati, un metodo utile per uscirne è rilassare, rallentare, approfondire e infine calmare il respiro. E questo intervento sul respiro influenzerà il corpo e l’intero processo psicosomatico.
Ma, affinché il metodo funzioni, bisogna addestrarsi un poco ogni giorno, preventivamente, in modo da riuscire a calmarci nei momenti di bisogno.
Se non sappiamo come meditare, proviamo a rilassarci tutti i giorni con alcuni minuti di respirazione armonica. Aggiungiamo poi la consapevolezza di essere presenti e vivi. E, infine, aggiungiamo la consapevolezza degli input che riceviamo, sia dall’esterno sia dall’interno.
Entriamo così nella via della meditazione vera e propria.


lunedì 13 marzo 2017

La tranquillità dell'animo

Esistono vari tipi di rumore che ci infastidiscono da mane a sera, dalla nascita alla morte: il traffico, le voci umane, i telefoni, la radio, la televisione, il computer, i giornali, ecc. Tutto questo chiasso, tutti questi disturbi, sembrano impedirci di ascoltare veramente gli altri e noi stessi, di raccoglierci un po’ in silenzio, di fare meditazione.
Però non è così. I rumori più distraenti non sono quelli dell’ambiente esterno, ma quelli del mondo interiore: i pensieri, le fantasie, i ricordi, le passioni, i desideri, gli attaccamenti, le angosce immaginarie, l’odio, la rabbia, l’invidia, le ambizioni, lo stress, la sofferenza mentale, ecc. Pensiamo quanto rumore producono nel cervello l’ansia e la paura immotivata.
Per rimediare a tutti questi disturbi è inutile fuggire in qualche isola, in un deserto o su qualche montagna. Perché ce li porteremo tutti dietro, ben custoditi dentro di noi.

L’unica via d’uscita è imparare a stare calmi e concentrati proprio in mezzo al rumore quotidiano.

Il dubbio amletico

Il problema è sempre questo. Ci troviamo aggrappati ad un fragile fuscello sull’orlo di un abisso. Che fare? Lasciare andare la presa, che costa comunque una bella fatica, o tener duro il più a lungo possibile, pur sapendo che comunque precipiteremo? Sembra una fatica sprecata.
Ma questa fatica sprecata, questo intervallo strappato alla morte è appunto la vita. La saggezza consiste nel sapere come gestire il poco tempo che ci è concesso senza cadere, da una parte nel nichilismo e nella disperazione, e, dall’altra parte, in qualche sogno su esistenze ultraterrene.

Affrontare la realtà in modo stoicamente e lucidamente sereno, lavorando in ogni caso al nostro miglioramento, forse non servirà ad una nostra sopravvivenza in un mondo e in tempo futuro, ma ci servirà sicuramente a passare meglio il tempo attuale.

domenica 12 marzo 2017

Scienza e coscienza

A proposito delle recenti scoperte di pianeti in cui sarebbero possibili forme di vita, il fisico Guido Tonelli mette in evidenza in un’intervista come le strutture mentali si siano evolute per farci vivere su questo pianeta, dando luogo ad una certa scienza. Ma su altri pianeti, con altre condizioni spazio-temporali e con un'altra forza di gravità, ci sarebbe un’altra scienza.
Le nostre leggi delle fisica corrispondono ad un’esigenza di simmetria, ma quali sarebbero su un pianeta in cui gli esseri viventi non fossero simmetrici?
Inoltre, contrariamente alla nostra idea (fede) che l’universo sia qualcosa di eterno e di stabile, il fisico sottolinea come sia effimero e instabile. In qualunque momento, una delle tante crisi catastrofiche che si verificano in galassie lontane potrebbe alterare l’attuale equilibrio e far sparire tutto, riportando l’universo alla condizione originale da cui è uscito: il nulla.
Dunque, precarietà e relatività della nostra scienza. Ma parlare di scienza è parlare di coscienza. Ed è chiaro che sono possibili altri livelli di scienza-coscienza.
La simmetria corrisponde a livello mentale alla contrapposizione degli opposti.

Ora, volendo superare tale limitazione-condizionamento, la prima cosa è utilizzare tecniche di concentrazione-attenzione, per lasciar libera la mente di accogliere altre istanze.

sabato 11 marzo 2017

La mente che s'illumina

Siamo sempre lì: o viviamo nel mondo del condizionato, del relativo, delle distinzioni, delle differenze, dell’odio, dell’ego e della piccola mente antinomica, o assumiamo il punto di vista unitario e universalistico, in cui la logica non è più la stessa. Perché non ci sono più né le distinzioni né i contrari artificiali.

Dunque, nel meditare, non stringere o costringere nei significati, ma tenere aperta la mente, in modo che possa comprendere, allargandosi.

Meditare non come pensare a qualcosa, ma come disporre la mente di fronte alla realtà.

Religione e terrorismo

In un dibattito si discuteva  dell’influenza delle religioni sulla nascita del terrorismo. C’era chi condannava l’islam fanatico e fondamentalista, sottintendendo che le altre due religioni mondiali (il giudaismo e il cristianesimo) siano meno violente.
No. Tutte queste tre religioni sono nate migliaia di anni fa in ambienti, culture e società arretrate, ignoranti e primitive. Non ce n’è una meno barbarica delle altre. Il loro cuore è feroce, assolutista e competitivo anche quando parlano di amore. E si sono portate dietro, fino ai nostri tempi, questa eredità malefica.
Non a caso sono tutt’e tre dogmatiche, fideistiche, tradizionalisti e conservatrici e si oppongono con tutte le loro forze alla modernità.

Sanno che la modernità, con la sua benedetta scoperta della “morte di Dio”, potrebbe distruggerle. Ecco perché scatenano il terrorismo. Sono come dei dinosauri sopravvissuti fino ad oggi per qualche scherzo della natura.

La freccia nel cuore

Il Buddha diceva di aver percepito nell’uomo una specie di freccia nel cuore, una freccia invincibile. Si riferiva alla tendenza a dividere e a dividersi, a creare piccoli gruppi sociali, tribali, etnici, razziali, culturali, politici, nazionali, familiari e religiosi. Ci sta dentro questi gruppi si riconosce distinto dagli altri, che diventano gli avversari o i nemici.
Questo principio della distinzione è il principio della rivalità, del privilegio e dell’odio verso il diversi. È l’ “io” che si distingue dal “tu”, il “noi” da “voi”.
Il suo opposto è il principio dell’unità e della comunanza, la capacità di vedere che, come si esprime sempre il Buddha, tutti i mari hanno “lo stesso sapore”.
E questo è appunto il compito di una mente che cerca l’illuminazione o, per lo meno, l’allargamento – la comprensione.

Ciò che può unire gli uomini è la percezione della propria universalità interiore.

venerdì 10 marzo 2017

Il non-senso della vita

La vita non ha un senso come lo intendiamo noi, non risponde ad alcuno scopo razionale. Non risponde alla domanda “a che serve?”.
Ma, poiché noi utilizziamo una certa razionalità, pretendiamo che anche la vita risponda a questa logica. Così le religioni ci dicono che c’è un Padrone che ci crea, per il piacere di farlo, per metterci alla prova e per giudicarci – il che è palesemente un’assurdità, dato che gran parte della responsabilità sarebbe del creatore e non nostra.
Infatti, se si costruisce un’automobile e questa non funziona, la colpa non è dell’automobile, ma del costruttore. E molti bambini nascono già con pesanti difetti di costruzione.
Poi ci dicono che la vita è un dono. Però, se il dono è già avariato, dovremmo anche ringraziare? Inoltre, se è un dono che richiede un contraccambio (attraverso l’ubbidienza), è un mezzo dono, un dono peloso.
Lasciamo dunque perdere queste fantasie “razionali” e accettiamo il fatto che la vita nasce da sé – tra mille fatiche ed errori – e fa del suo meglio per tirare avanti.
Il suo senso non può dunque essere quello di un dono (chi dona?), ma quello di un evento gratuito.
Un non-senso. Almeno per la nostra mente attuale. Il che non significa che una mente più vasta, con una logica priva di opposti, non possa un giorno comprenderlo.
Ma, per comprendere, dobbiamo allargare i nostri limiti.


giovedì 9 marzo 2017

Individuo e società

Ci sono filosofie, come quella di Aristotele, che danno più importanza alla forza dell’individuo che a quella della società. E ci sono filosofie, come quella di Confucio, che danno più valore alla società che all’individuo. Nessuna di queste ha una via o un metodo pratico per migliorare individuo e/o società. Tutt’al più hanno un etica.
Poi ci sono religioni, come il cristianesimo e l’islam, che mentre esaltano il valore dell’individuo, lo sottomettono all’approvazione e al giudizio di un’Autorità suprema. La via indicata, dunque, è la sottomissione e l’ubbidienza ai voleri di questa Autorità.
Infine c’è il buddhismo che dà più valore ad una via di mezzo. Da una parte afferma che l’individuo è condizionato e interdipendente , ma dall’altra sostiene che egli ha le possibilità di diventare forte e sicuro e di cercare il proprio vero sé, spogliandosi delle sovrastrutture sociali. La sua via è concreta, è un metodo tutto affidato al singolo, che può illuminarsi da solo, senza ricorrere a divinità. Non a caso, le ultime parole del Buddha furono: “Dedicatevi con impegno alla vostra salvezza”.
Resta il fatto che, come scrisse Toynbee, il degrado della società non dipende da oscure forze esterne, ma dalla “perdita dell’equilibrio mentale e morale” dei singoli.

La via della meditazione propone la ricerca del sé più grande, capace di oltrepassare il piccolo io meschino ed egocentrico. 

L'identità ultima

Come identificarci con questo centro basilare che è al di là anche della psicologia maschile/femminile?
Ovviamente, raccogliendoci potentemente, in silenzio, senza perderci in pensieri e in immagini, quasi senza respirare, senza ricordare, senza distinguere tra qui e là, tra prima e dopo, tra la vita e la morte, al di fuori del tempo e dello spazio. Siamo solo consapevoli di essere.

Quella è la nostra identità ultima.

mercoledì 8 marzo 2017

8 marzo: festa delle donne

D'accordo, festeggiamo le donne, ma ricordiamoci che il sé profondo degli individui - che non è condizionato - non è né maschile né femminile. Cerchiamo di distinguere questa identità da tutte le altre.

Bisogno di dipendenza

Il problema della fede è una questione genetica. Se hai il DNA del cane o della pecora, allora hai un istinto gregario e hai bisogno di un padrone, del “capo-branco.” È una necessità della tua natura, del tuo DNA, e non puoi farci niente.

Il gatto, per esempio, non sente il bisogno di un capo-branco e quindi non crede in un padrone – si sente il padrone della propria vita.

Rendersi conto

Quando si parla di “svuotare la mente,” non ci si riferisce solo ai singoli pensieri, ma anche allo stato d’animo generale, che per lo più è popolato da preoccupazioni, stress, ansie, paure, speranze, ecc. Svuotarsi è riportare lo stato d’animo a una condizione di calma e di distensione. Ovviamente, prima bisogna rendersi conto dello stato di tensione in cui si trova abitualmente la mente.

Gandhi

“Sii il cambiamento che vorresti apportare al mondo!” diceva Gandhi. Proprio così: non dobbiamo aspettare che il mondo cambi per cambiare noi stessi. Cambiamo noi stessi – subito – e il mondo cambierà.

Tutte le grandi rivoluzioni storiche sono fallite, l’una dopo l’altra, perché sono partite dalla società anziché dall’individuo.

Il vero scopo

Spesso gi uomini si ammalano perché sono infelici, sono infelici perché non si sentono realizzati e non si sentono realizzati perché hanno creduto che il loro scopo nella vita fosse solo quello materialistico o sociale.
Cercano fuori ciò che va cercato dentro.

Cercano qualcosa che non può dare felicità.

martedì 7 marzo 2017

L'origine della malattia

L’uomo è diviso da se stesso, dalla natura, dagli altri, e tra spirito e materia. La sua guarigione deve dunque consistere in una riunificazione, nel ritrovamento dell’interezza.

         L’integrità è salvezza; la divisione è malattia.

Fare le veci di Dio

Tutti questi individui che nascono con terribili malattie, mostruosità o handicap ci dicono chiaramente che non esiste nessuna protezione, nessuna assicurazione e nessuna possibilità di salvezza quando non c’è coscienza, ma che tutto è un gigantesco processo di interrelazione, di interconnessione e di interdipendenza, dove nessun Dio entra più.
La natura va avanti da sola.
Evidentemente Dio si è semplicemente dissolto nel processo di creazione – e quindi in ogni essere vivente.

Spetta dunque agli esseri viventi di far da soli, di intervenire, di studiare, di evolversi e di fare le veci di Dio.

Einstein

No, forse Dio non gioca a dadi. Ma certamente gioca a birilli – e i birilli siamo noi. Tutto sommato, la terra è un gigantesco esperimento – e le cavie...avete capito chi sono?

Darwinismo

Gli individui religiosi si dichiarano antievoluzionisti perché ritengono che non sia dignitoso per l’uomo essersi evoluto da altri animali. Ma è forse più dignitoso essere nato dal fango, come ci racconta la Bibbia? Perché tanto disprezzo per gli animali? Eppure la parola stessa lo dice: ogni animale è dotato di un’anima.

lunedì 6 marzo 2017

Attenzione e devozione

C’è chi pensa che la religione consista nell'essere devoti ad un Essere superiore, creatore e padrone del mondo. Ma esiste un’altra idea di religiosità: l’attenzione. Essere attenti, essere consapevoli è l’essenza dell’essere religiosi. D’altra parte, puoi essere devoto quanto vuoi, ma, se non sei attento e consapevole, potrai combinare grandi disastri.

Quando cammini su una strada pericolosa – e la vita lo è –, preferiresti essere guidato da un uomo che si affida solo a Dio o da un uomo attento e consapevole?

La dimensione spirituale

Può darsi che qualcuno consideri la ricerca spirituale un’impresa inutile.
Ma qual è l’alternativa?
Abbruttirsi in un rozzo materialismo?
Non ci si guadagna nulla a vivere in un orizzonte troppo ristretto.

domenica 5 marzo 2017

L'apertura della mente

La meditazione potrebbe essere definita un’operazione mentale (o un insieme di operazioni mentali) che chiamiamo in vari modi (risveglio, bodhi, satori, samadhi, illuminazione, ecc.) e che si riferiscono ad un’apertura o o ad un ampliamento della mente abituale, della piccola mente ristretta, con cui lavoriamo abitualmente. Bisogna sapere che esiste una mente molto più vasta, cui si può giungere con una serie di esercizi o di addestramenti esclusivamente mentali.
Si ottiene questa mente più grande, questa apertura, questo super-io (da non confondere con quello della psicoanalisi), quando ci si dis-identifica dal piccolo ego della carta d’identità e dei ruoli che abbiamo svolto tutta la vita. Al di là dei ruoli, al di là delle connotazioni psicologiche, sociali e culturali. E quando si assume il più grande Sé, la mente superiore, l’Io dilatato, oltre tutti i contrari del pensiero.
Possiamo sfruttare certi momenti della giornata. Per esempio quando ci si risveglia e si ha (se si ha) una mente più limpida, più chiara, più spaziosa.
Ci si può aiutare con la domanda “chi sono io?”, ovvero chi è il soggetto ultimo della mia consapevolezza?
È un po’ come pulire un vetro sporco e appannato, e vedere molto più chiaro.

Al di là degli opposti, con cui opera la mente abituale, “al di là del bene e del male”, ossia della visione convenzionale delle cose.

sabato 4 marzo 2017

Mente e materia

È vero che spesso non possiamo cambiare i fatti. Ma una cosa possiamo farla: cambiare la nostra interpretazione dei fatti, cambiare il nostro stato d’animo di fronte ai fatti. Sembra poco, ma è l’inizio della nostra possibilità di cambiare la situazione.
Se di fronte ad una sventura, anziché farci prendere dalla sconforto e dal pessimismo, ci mettiamo in una posizione di osservazione serena e coraggiosa, siamo in grado di opporre resilienza, controllo e infine cambiamento.
La mente umana ha una grande potenzialità. Come diceva Milton, “può fare di un inferno il paradiso e di un paradiso l’inferno.”

Se la mente è un prodotto della materia, vuol dire che il principio mentale e la consapevolezza erano già presenti fin dalle origini. E vuol dire che la mente può agire sulla materia.

La fame di vita

L’io umano vuole vita, è affamato di vita, fosse pure di un minuto in più.
Ma la possibilità del suicidio - quando la vita sia diventata insopportabile per ragioni fisiche e/o emotive – dimostra che c’è un io oltre l’io empirico.

Solo i religiosi di professione non lo capiscono. Perché non sanno niente di spiritualità.

venerdì 3 marzo 2017

La mancanza del padre

“Immaginate Gesù con due Giuseppe senza una madre” scrive Vittorio Sgarbi su Il Giorno per polemizzare contro la possibilità che due maschi omosessuali possano avere un figlio.
Ma chissà. Se Gesù avesse avuto due padri, magari non sarebbe stato ossessionato dalla sua continua ricerca del Padre. E, poi, a pensarci bene, secondo il mito teologico, due padri ce li aveva davvero: l’uno terreno e l’altro ultraterreno.

Resta il fatto che nella sua strana famiglia, mancava la figura paterna.

La tonalità delle esperienze

Purtroppo le parole non sono in grado di descrivere l’esperienza della meditazione – che la si chiami presenza mentale, satori o samadhi. Il motivo è che manca la tonalità.
La “a” è una vocale unica, ma però può avere varie tonalità: acuta, grave, alta, bassa, breve, prolungata, ecc.
Questo succede con le parole. Posso dire “presenza mentale” per tutte le esperienze di un certo tipo. Ma non posso indicarne la tonalità o l’intensità.

C’è presenza mentale e presenza mentale, samadhi e samadhi… Ci vorrebbe una specie di notazione musicale per esprimere certe esperienze. Che comunque sono al di là della nostra possibilità si esprimerle a parole.

L'armonia nascosta

Noi dividiamo tutto in compartimenti stagni: questo non è quello, questo è contrapposto a quello… Invece le cose sono tutte collegate.
Ciò che è diviso in compartimenti stagni è la nostra mente.
Se avessimo una mente superiore, scopriremmo un’armonia nascosta che, isolando e dividendo, ci era sfuggita.

In meditazione possiamo ritrovarla.

giovedì 2 marzo 2017

La doppia morale del cattolicesimo

È finita come doveva finire, Marie Collins, una delle tante vittime degli abusi dei preti cattolici e membro della commissione pontificia, istituita da papa Bergoglio, che voleva vedere chiaro sulla pedofilia nella Chiesa, si è dimessa. Troppi ostacoli, troppe reticenze, troppi rinvii, troppi insabbiamenti.

 "Non potevo restare” ha dichiarato la Collins. “Dopo tre anni vedere continuamente che nella Curia romana c'era chi non favoriva il nostro lavoro, chi in sostanza lo boicottava, senza rispondere anche alle richieste più elementari che venivano avanzate, mi ha gettato in un profondo sgomento, ho provato anche vergogna, e così ho deciso di dimettermi".

Sappiamo bene che la Chiesa non vuole affatto fare chiarezza sulla pedofilia dei suoi preti, perché ne uscirebbe distrutta.

Vuole fare la morale agli altri, ma non a se stessa.

L'inflessibilità dogmatica

Nessuna ideologia - prodotto tipico della mente umana – può esprimere la realtà. Si tratta di una griglia interpretativa che viene imposta astrattamente dalla mente alla realtà. Quindi tutte le ideologie (scientifiche, religiose, economiche, politiche, ecc.) sono artificiali e non possono comprendere tutta la realtà. Sono necessarie ma insufficienti. E, se diventano dogmi inflessibili, anziché aiutare, distruggono la vita.
Pensiamo ai dogmi religiosi che, irrigidendosi, finiscono per contrapporsi al buon senso e torturano – come nel caso dell’opposizione all’aborto, al divorzio e all’eutanasia - le persone.

L’uomo intelligente deve sottoporre l’ideologia alla critica, ponendone in evidenza l’inadeguatezza e, soprattutto, la violenza – la violenza di voler imbrigliare il mondo in pregiudizi ideologici.

La vacuità

Noi siamo abituati a pensare che le cose nascano dall'essere. Ma, in una intervista radiofonica, il fisico Guido Antonelli spiega due concetti: che l’universo nasce da un’evoluzione del vuoto e che la somma delle sue energie è zero. Il vuoto non è il nulla, ma la condizione di possibilità di tutti i i pieni.
Il vuoto iniziale è pieno di tutto, è dinamico e contiene tutti gli opposti. Inoltre, per sua natura, l’universo è fragile, precario e il suo stato di equilibrio potrebbe guastarsi portando al suo collasso.
Concetti come questi li ritroviamo nel taoismo e nel buddhismo. La realtà nasce da una vacuità che è l’insieme delle possibilità.

Dal nostro punto di vista, questo significa che, per ritrovare l’origine di tutto, dobbiamo essere in grado di avvicinarci non all’essere, ma alla non-mente.

mercoledì 1 marzo 2017

I padroni della morte

Ci sono sempre persone che vorrebbero imporci un padrone, uno che ci dica che cosa fare e pensare. E non basta che questo succeda nella vita; vogliono darci un padrone anche in morte, uno che ci dica come dobbiamo morire.
Non saremmo noi i padroni della nostra vita e della nostra morte. Non noi, ma un altro – un prete, un medico, un politico che detta leggi o un Padrone supremo, un Dio. E associano Dio alla vita.
Sbagliato.
La vita e la morte sono entrambe volute da Dio. Chi vuole la vita, vuole anche la morte. E non in un modo solo, ma in tutti i modi possibili e immaginabili. Tanto è creativo nella vita, tanto è creativo nella morte.

E chi dice che Dio vuole solo certe vite e certe morti, compie una distinzione arbitraria, ispirata non dalla volontà divina, ma dalle proprie preferenze personali. Sono queste persone che vorrebbero essere i padroni della nostra vita e della nostra morte.

La condizione umana

La nostra condizione non è uno stato di tutto riposo, uno stato in cui si possa stare a lungo tranquilli e sicuri. Ci sono periodi di relativo agio, cui seguono sempre periodi di crisi. Infatti la parola “crisi” significa trasformazione, e tutto, in questo mondo, è soggetto ad un cambiamento continuo.
Nietzsche diceva che “l’uomo è una corda tesa sopra un precipizio.” E lo zen paragonava la condizione umana a quella di un uomo che, inseguito da una tigre, si appende al ramo di un albero sporgente su un abisso; e lì vede un’altra tigre che lo aspetta sotto e, in più, due grossi topi che rosicchiano il ramo.
Insomma, c’è poco da stare allegri e tranquilli. Siamo sempre minacciati da tutte le parti e, da ultimo, dalla morte stessa.
Eppure, nell’apologo del buddhismo zen, l’uomo, che doveva essere un saggio, trova il tempo di gustare un frutto di quell’albero e lo trova particolarmente gustoso. Almeno per un momento è riuscito ad assaporare qualcosa di bello e piacevole.

Questo è ciò che dobbiamo fare. Nonostante la nostra precarietà e la certezza che verremo uccisi, possiamo gustare il frutto dell’albero della vita. Poi sarà quel che sarà.

La forza meditazionale

È inutile negare che passiamo la maggior parte della vita immersi in ansie, preoccupazioni, fatiche e vere e proprie sofferenze. A questo proposito Victor Hugo scrisse: “Poiché perfino la vita dell’uomo più ricco è sempre, in realtà, più triste che allegra, un cielo plumbeo si addice sempre agli esseri umani”.
Ma il fatto è che, se fossimo sempre allegri e felici, non avremmo alcuno stimolo ad uscire da una condizione che è comunque precaria, instabile, impermanente, effimera e fragile; non avremmo una motivazione a ricercare una via di miglioramento.
È dunque proprio da qui che dobbiamo partire: dalla nostra insoddisfazione.
Dalla sofferenza siamo indotti a guardarci dentro. Perché è certo che l’insoddisfazione è innanzitutto interiore, una nostra esperienza.

Come dice un proverbio orientale, “scava sotto i tuoi piedi e lì troverai la sorgente.” Insomma, la forza motivazionale non può che essere qualcosa che abbiamo dentro.