giovedì 30 novembre 2017

In contatto con l'anima

Diceva Marsilio Ficino, il grande umanista del nostro Rinascimento, che chi è entrato in contatto con la propria anima acquisisce profondità, intensità e gioia.
In fondo, questo entrare in contatto con la propria anima è una maniera semplice per descrivere il processo della meditazione, che risana antiche fratture, fa ritrovare se stessi e dà nuova energia.
Che cosa ce lo ostacola?
Da una parte le mille attività della nostra vita e dall’altra parte le religioni teiste che ci spingono ad adorare divinità esteriori.

Tutto congiura per alienarci.

Il bisogno di idoli

Il bisogno di idoli è anteriore a qualsiasi fede e, anzi, ne è la sostanza. Il bisogno di idolatria, basato sul bisogno di credere che qualcuno sia un essere divino.
E infatti chiunque si dichiari profeta, salvatore, messia, ecc., troverà subito dei seguaci pronti a seguirlo fino alla morte. Succede anche oggi in certe sette.
Il potere delle favole e dei miti è superiore a quello della ragione critica.
Messaggeri divini, salvatori del mondo, vincitori della morte (tutti morti ed eventualmente risorti ma non visibili), esseri extraterrestri dotati di poteri mirabolanti… avanti, c’è posto per voi! E c’è posto per qualsiasi fanatismo.
Attenzione però: se sei un seguace dotato di fede sarai usato dal tuo idolo. Ma anche se sei un idolo sarai usato dai tuoi seguaci. Prigionieri gli uni degli altri.

La via della liberazione è un’altra: è sbarazzarsi di tutti gli idoli.

Cristianesimo

Messa in scena pseudostorica di un mito che preesisteva allo stesso cristianesimo: quello del dio che muore e risorge. Già presente in Krishna, Horus e Dioniso. E nella mentalità agraria, dove il seme deve prima morire per dare vita.
Dioniso, dio del teatro e del vino, elementi ben presenti nel culto cristiano.

Lo stesso Gesù veniva rappresentato come novello Dioniso.

mercoledì 29 novembre 2017

La carità pelosa

In questi giorni che precedono il Natale arrivano senza sosta inviti a dare soldi ad associazioni benefiche e alla Chiesa.
Già, Gesù avrà anche moltiplicato i pani e i pesci. Ma non i soldi. E a quelli provvedono alacremente i nostri preti, con le loro banche, i loro investimenti, i finanziamenti statali, le loro immense proprietà immobiliari, le loro evasioni fiscali e i loro intrallazzi.
Si parla tanto di povertà. Ma, per risolverla, non c’è bisogno di miracoli e neppure di carità: basterebbe un buon sistema sociale. 

Eppure a questo non si provvede, perché si vuole che i poveri si umilino e preghino i potenti. Altrimenti, i potenti che cosa stanno lì a fare?

I suicidi

Tra i suicidi, non tutti si tolgono la vita buttandosi di colpo giù dalla finestra o sparandosi un colpo alla testa. I più si suicidano lentamente, a poco a poco, spegnendo ogni curiosità, smettendo ogni ricerca, appiattendosi sul già noto, isterilendosi nelle convenzioni sociali, credendo a qualche religione, ripetendo sempre gli stessi pensieri e gli stessi sentimenti, e consegnandosi a una vita mediocre.

Devi renderti conto che in te si manifesta la Totalità.

Il tutto e l'individuo

In ogni persona, in ogni essere vivente, è il Tutto che fa una delle sue infinite esperienze.
Dio non è una persona. Concepirlo come una persona è impoverirlo.
Dio è la Totalità.
Ognuno di noi è sia una parte di questa Totalità infinita sia la Totalità stessa. Noi dunque abbiamo grandi poteri che si dispiegano – come vediamo - a poco a poco nella storia.
Ma il primo potere è esserne consapevoli.
Se non sei consapevole che sei un’espressione del Tutto, adorerai qualche Dio esterno, altro da te, e mancherai l’obiettivo.

Ognuno è la Totalità che deve innanzitutto riconoscere e ricostituire se stessa.

martedì 28 novembre 2017

La morte della Lega

Matteo Salvini, il capo della Lega, ha dichiarato: «C’è chi si occupa della buona morte, io preferisco occuparmi della buona vita... che c’è chi si occupa della fine, io preferisco pensare al durante».
Ecco la voce dell'ignorante, di colui che non vuol sapere e chiude gli occhi di fronte alla realtà. Come se la morte non lo riguardasse, come se la morte non facesse parte della vita.
L'atteggiamento di incoscienza dell'individuo rozzo, che non vuole occuparsi del modo in cui si muore, perché, nel suo vitalismo, ne ha il terrore.

Però, dobbiamo essere grati alla Lega perché utilizza la religione per risollevarci il morale: ha appena stabilito che nelle scuole lombarde si faranno presepi a spese della Regione. La Chiesa esulta e ringrazia per questa ennesima violazione della laicità dello Stato.
Con queste teste che ci governano, si capisce perché abbiamo perso l'Agenzia del farmaco. Lì non c'erano da costruire presepi.

L'io come sintesi

Quando muori, non è vero che finisci di essere. Né hai bisogno di in Dio che ti faccia di nuovo essere, qui o altrove. Ciò che finisce è l’illusione di nascere e di morire in una determinata configurazione. È questa configurazione che è un’idea sbagliata.
A quel punto saprai ciò che sei veramente.

È vero che sei fatto da tanti pezzi ereditati dal passato. Ma la sintesi può essere tua.
In fondo è la limitatezza della nostra visione che ci fa essere così limitati.

La violenza sulle donne

Ma alla vergine Maria, qualcuno chiese mai il suo parere? E lei avrebbe potuto rifiutarsi?

Se non avrebbe potuto rifiutarsi, fu violentata… seppur da Dio. Proprio come nei miti greci, dove Zeus s’accoppiava con le donne terrestri anche contro la loro volontà.

Fondare sé stessi

Se trovi il tuo fondamento in un gruppo, in un’organizzazione, in un partito o in una religione, non sarai mai te stesso. Non agirai e non penserai con la tua testa, non ti baserai sulla tua esperienza. Seguirai quella del gruppo: penserai con la loro testa.

Solo se trovi il fondamento in te stesso, liberandoti di tutte le idee acquisite socialmente, potrai incominciare ad essere te stesso. E scoprirai che sei parte autonoma del tutto.
Il nostro compito è fondare noi stessi come enti autonomi che si riconoscono parte del tutto.

La totalità infinita

Se il Tutto è infinito, non può avere né un inizio né una fine. Questo Tutto sarebbe per definizione Dio.
Il problema è che gli uomini separano Dio dal mondo e lo immaginano collocato in un superuranio. Così facendo, introducono il tempo, lo spazio, la nascita e la morte.
Guardate gli effetti di questa strana idea di un Dio-Altro: chi crede in questa idea di Dio, mette al mondo la morte. E poi si affida a questo Dio per garantirsi una qualche sopravvivenza in un aldilà. Che pensiero arzigogolato!
In realtà il Dio-Tutto è già immortale, nel suo insieme e in tutte le sue parti.
Non è dunque dalla fede in un Dio del genere che nasce l’immortalità. Ma dalla non-fede.

La non-morte è già assicurata.

lunedì 27 novembre 2017

Il destino dei mansueti

Ci sono religioni della sottomissione (tutte le religioni teiste) e religioni della liberazione (buddhismo, scuole di meditazione).
Purtroppo Gesù, essendo un ebreo, predicava una religione della sottomissione (perdonare, amare i propri nemici, porgere l’altra guancia, ecc.).
Non aveva capito, il poveretto, che i mansueti in questo mondo vengono sopraffatti, umiliati, vinti e uccisi.

Anche gli ebrei furono a lungo sottomessi. Fino all’Olocausto. Poi hanno imparato la lezione. E oggi hanno il più potente esercito del Medio Oriente. Se avessero porto l’altra guancia, oggi non ci sarebbero più. Sarebbero finiti come Gesù.
Ma quanto ci hanno messo per capirlo?

Dottrina ed esperienza

Quando ascoltiamo i seguaci di una religione, di una setta, di un gruppo o di un movimento religioso, ci accorgiamo che usano tutti uno stesso linguaggio, con teorie, parole, concetti, metafore e spiegazioni comuni. Sono all’interno di un campo culturale, mentale, sono infervorati e ripetono tutti le frasi di chi li ha indottrinati. Hanno imparato a memoria la lezione. Esprimono una dottrina, non una verità.
Credono di aver afferrato qualcosa, di essere dalla parte migliore.
Ma la parte migliore non può essere espressa da una dottrina. La parte migliore sta nell’esperienza diretta della realtà.
Solo quando ci si libera di tutte le interpretazioni religiose mentali, di tutte le opinioni su ciò che è vero e sacro, di tutti i rituali e anche di tutti i maestri - e si sperimenta direttamente, in prima persona - si coglie la realtà.

Quel che non si sperimenta direttamente resta un’idea, una fantasia mentale, sempre diversa dalla verità-realtà.

domenica 26 novembre 2017

IL potere dell'immaginazione

Tra le facoltà mentali, l’immaginazione è la più potente. Se per esempio scorgo nella penombra una corda arrotolata e la scambio per un serpente, vengo assalito dalla paura: il cuore accelera, la pressione si alza, i muscoli si contraggono, ho una scarica di adrenalina e così via. Tante modificazioni fisiche per un pensiero.
Mentre la paura è del tutto reale, l’oggetto è del tutto immaginario. L’oggetto è un pensiero. E un pensiero può provocare vere e proprie malattie mentali.
Ma è anche vero il contrario: un’immaginazione positiva può scatenare effetti benefici: calma, rilassamento, distensione, rilascio di ormoni benefici, ecc.
Ecco perché in meditazione si cercano immagini positive o, meglio ancora, si cerca di far tacere la mente con tutte le sue interpretazioni.

Anche Dio è il prodotto di questa immaginazione.

Il Dio interiore

Quando Gesù parla della preghiera e dice di chiudersi in una camera e di rivolgersi a Dio nel segreto, non accenna a nessuna Chiesa e a nessun rituale. D’altronde, lui stesso dà l’esempio allontanandosi dalla folla e andando in qualche luogo deserto a pregare.
Ma questa camera segreta non è un luogo fisico, è sempre presente in noi. È la nostra stessa interiorità. Ed anche il “Padre” cui crediamo di rivolgerci è in realtà la parte più profonda del nostro essere.

Quando non risponde, è perché noi siamo alienati da noi stessi. E preghiamo, per esempio, qualche divinità che crediamo esteriore.

Il Dio democratico

L’universo, il tutto, la Totalità, non ha bisogno di nessun Creatore, perché è eterno, senza nascita e senza morte, ed autogeno. Non ha un inizio, non ha una fine. Si crea e si distrugge di continuo.
Non ha bisogno di nessuna guida esterna, perché è tutto compreso in sé. Diviene da sé, infinito e immortale.
La negatività dell’idea di Dio è che giustifica la disuguaglianza e l’ingiustizia sociali, la contrapposizione tra dominatore e dominato.
Lo confessa chiaramente san Paolo quando dice che tutte le autorità sono volute da Dio e ad esse bisogna essere ubbidienti.
La verità è che non è Dio che crea le autorità, ma sono le autorità che creano Dio per avere una pezza di appoggio. Tutti i re, per esempio, fanno credere di essere di origine divina.
Così gli uomini accettano come naturale lo sfruttamento da parte dei potenti e non osano ribellarsi. Non sanno che l’universo è democratico e non monarchico. Non c’è nessuno che lo guidi, non c’è nessuno che comandi.

Ai nostri preti, ai nostri Papi, questo non entra in testa. Altrimenti come farebbero a fondare il loro potere?

Signori, il tempo della vita è breve…
Se viviamo,
viviamo per calpestare i re.”
                     

                              Shakespeare, Enrico IV

sabato 25 novembre 2017

Italia-Svezia

La Chiesa di Svezia, evangelico-luterana, guidata da una donna, ha messo al bando parole come “Signore” o “Lui” per riferirsi a Dio. Hanno dichiarato giustamente che Dio non è né maschio né femmina, ma è oltre i generi e non è affatto umano.
Ben detto.
Questo da noi non sarà mai possibile, perché il cattolicesimo è una religione maschilista e paternalista, e vive di immagini e di statue totalmente inventate e false. Da noi nessuna donna potrebbe diventare prete o Papa.

La civiltà svedese è dunque superiore alla nostra e ci batterà sempre, anche nel calcio.

L'uso dei mantra

Nelle Upanisad, gli antichi testi sapienziali indù, si raccomanda il mantra ham-sa (= cigno, il simbolo dell’anima) che ha un duplice pregio: riproduce foneticamente i suoni dell’inspirazione (ham) e dell’espirazione (sah) e si avvicina all’espressione so’ham che significa “Quello (il divino) sono io”.

Se non sapete come iniziare una seduta di meditazione basata sul respiro, incominciate ripetendo per un certo numero di volte questo antico mantra.

Il Dio degli assassini

Pochi si rendono conto di quale violenza ci sia nell’idea che l’universo abbia un creatore, un padrone e un Dittatore. C’è il germe d’ogni totalitarismo. Se un Dio del genere ti dà l’ordine di uccidere, come puoi resistere?
Quando una religione o una setta dice di parlare a nome di Dio e ti impone di assassinare gli infedeli, dovresti avere molto coraggio e molta consapevolezza per rifiutarti.
I cristiani pensano che il loro sia un Dio dell’amore e della carità. Ma si tratta dello stesso Dio che, nell’Antico Testamento, ordina ad Abramo di uccidere il figlio e comanda di distruggere i nemici, comprese le donne, i bambini e i loro animali.
La verità è che non conta la vostra interpretazione (bonaria) di questo Dio. Il germe della violenza è già gettato nella vostra fede.

La ferocia di simili religioni e del loro Dio è ben visibile oggi in certe sette musulmane. Ma è presente in ogni religione monoteista.

venerdì 24 novembre 2017

Il coraggio di morire

Il coraggio di essere vuoti è come il coraggio di morire. Non aggrapparsi più a nulla e lasciarsi andare.
Se riesci a morire in tal modo dentro di te raggiungerai ciò che non muore.

Questo è il linguaggio dei mistici.
Ma i credenti non capiscono. Loro vogliono chiese, immagini, statue, libri sacri, canti e balli…

"Che cosa sono mai queste chiese, se non le tombe e i monumenti funebri di Dio?"
Friedrich Nietzsche

La lobby cattolica

A Palermo, un dirigente della scuola materna comunale Ragusa Moleti ha diramato una circolare con cui ribadisce che si devono evitare preghiere nell’ora di religione o nell’ora della merenda, che si devono togliere le immagini e le statuette sacre e che in generale si devono bandire nella scuola atti di culto, riti e cerimonie religiose.
D’altronde, perché mai si svolgevano tutte queste attività religiose?
Non ce ne sono abbastanza nelle scuole cattoliche e nelle chiese? Non sono forme di suggestione e di indottrinamento?
Naturalmente, gli insegnanti e i genitori cattolici hanno subito protestato e hanno spifferato tutto alla stampa. Non mi meraviglierei se il preside venisse inquisito e magari allontanato. Perché l’Italia è ancora in mano alla lobby cattolica che vuole condizionare i giovani fin dalla più tenera età.


Ananda

Ananda – nelle sue varie declinazioni – quiete, pace, piacere, gioia, beatitudine, estasi, ecc. – è sia le meta sia lo strumento della meditazione, è sia la condizione che cerchiamo sia la via da seguire.
Dunque, tutto ciò che già ora produce simili stati d’animo è un riflesso e una traccia di ciò che cerchiamo. Al contrario, la sofferenza (nelle sue varie manifestazioni: tensione, stress, agitazione, confusione, dolore, ecc.) è tutto ciò che ci allontana dalla meta.
Conoscenza gioiosa, allargamento dello spirito, sollievo, rilassamento, lucidità, ecc., sono già forme di liberazione e di illuminazione. Questi sono pertanto gli stati d’animo da coltivare.
Ciò significa che esiste anche una via erotica ed emotiva all’illuminazione, non solo una via “fredda”.
D’altronde, tutti già seguiamo inconsapevolmente questa via. Solo che non lo sappiamo.

Condizionati dal cristianesimo, che vede nella sofferenza una via di redenzione, giungiamo al punto di non riconoscere nell’eros una via di illuminazione.

giovedì 23 novembre 2017

La figlia del boia

 Ana Mladic – figlia del generale Ratko, il famigerato boia dei Balcani autore della strage di Srebrenica e prima ancora del sanguinoso assedio di Sarajevo – la notte del 24 marzo del 1994 si è suicidata con un colpo di pistola alla testa.
La coscienza che non aveva il padre era finita tutta alla figlia. Che non ha retto all’orrore. 
Sì, perché anche la coscienza non è solo qualcosa di individuale, ma un flusso evolutivo che passa dai genitori ai figli.

Non paghiamo solo le nostre colpe, ma anche quelle dei nostri predecessori.

Verso l'illuminazione

Se ti senti un po’ più attento, un po’ più lucido, un po’ più profondo, un po’ più tranquillo, ti sembra un risultato da poco?
Cerchi l’illuminazione, d’accordo. Ma questo è solo il suo inizio. Sta a te andare più avanti.
La tua mente segue sempre gli stessi percorsi, le stesse associazioni, gli stessi ricordi, le stesse idee. È un meccanismo ripetitivo. Solo se te ne rendi conto e ne diventi il Testimone, allora puoi distaccartene e farti venire qualche nuova ispirazione.
La mente non riesce a svuotarsi di colpo per lasciare spazio al nuovo e, se tu cerchi di farlo, oppone resistenza, perché sa che quel vuoto sarebbe la sua fine. Ecco perché è spesso necessario ricorrere alla respirazione o al mantra: si tratta di ridurre la molteplicità dei pensieri e di indurre pace.

Ed ecco perché, per renderla veramente silenziosa, è necessario alla fine lasciar perdere anche respirazione e mantra e galleggiare nel vuoto cosmico.

La triste vecchiaia

La vecchiaia è proprio una brutta bestia: rimbambisce chiunque.
Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica, prima si è convinto che questo Papa è un riformatore (citatemi una sua riforma!) e adesso dichiara che tra Berlusconi e Di Maio preferirebbe il primo.
Dimenticandosi non solo che Repubblica è stata la grande nemica di Berlusconi, ma anche che il governo di Berlusconi ha presentato un conto a tutti gli italiani (con il governo Monti) pari a quello di una guerra perduta!

Non ha detto che una simile scelta sarebbe come suicidarsi con una pistola o con il veleno.

mercoledì 22 novembre 2017

Esperienze evolutive

Basta trovare dieci minuti di vera calma per capire che cosa sia l’apertura della mente, l’illuminazione. Non c’è bisogno di un’esperienza unica ed esplosiva. Bastano dieci minuti di distensione per averne un’intuizione.
Basta questa quieta esperienza di calma per mantenere vivo il senso dell’illuminazione, di una visione più ampia.
Poi, quando morirai, avrai la tua esperienza esplosiva, l’apertura della mente non più limitata dal corpo. Ma, a quel punto, sarai preparato, capirai che cosa ti succede. Non sarai più attaccato a certe esperienze che ti farebbero precipitare di nuovo in questa vita, in un corpo umano, e potrai fare un altro passo lungo la via della liberazione.

Dobbiamo capire che abbiamo grandi potenzialità, grandi doti, che non sfruttiamo perché siamo troppo limitati dal modo comune di pensare e sentire.

La preghiera contemplativa

Noi abbiamo immiserito la preghiera, facendone una richiesta d’aiuto ad un Essere divino. Invece dovrebbe essere un entrare in sintonia con il tutto.

A questo punto non vi sarebbe più differenza tra preghiera e meditazione.

I limiti della mente

Ci vorrebbe una memoria più forte, una mente più ampia, un’attenzione più attiva. Quante volte ci rendiamo conto di aver sognato, ma ci sfugge l’intero sogno?
Così è per la vita, che è solo un’altra forma di sogno. Ci ricordiamo frammenti, ma ci sfugge la visione d’insieme.

Siamo troppo impegnati con le attività, gli impegni e le preoccupazioni del mondo. E quindi ci sfugge perfino chi siamo.

martedì 21 novembre 2017

Il valore della tradizione

Le religioni si basano sulla Tradizione per giustificare certe scelte, come quella per esempio di escludere le donne dal sacerdozio.
Ma basta una tradizione per sostenere che una scelta è giusta?

In realtà, anche l’ignoranza, la prevaricazione e l’errore hanno una lunga e fondata tradizione.

L'energia creatrice

Dio non è né un essere né una sostanza, ma un processo, una forza, un’energia. È un’energia creatrice che non è né buona né cattiva e che, soprattutto, è indifferente alla sorte dei singoli. Per lei, i singoli sono i semplici mattoni del muro che sta costruendo.
Forse qualcuno spera di ricevere un occhio di riguardo o una speciale protezione. Ma questa è l’illusione degli uomini. Non vogliono accettare di essere come tutti gli altri, in balia di una forza impersonale che non si cura degli individui. Vorrebbero essere raccomandati. Vorrebbero essere amati.
C’è una distanza abissale tra chi crede che si giunge alla verità con un atto di conoscenza e chi sostiene che ci vuole un atto di devozione e di sottomissione. Sono due vie diverse e due tipi umani diversi.
Chi sostiene che ci si deve avvicinare a Dio con la devozione e la preghiera fa di questa forza un’energia personale che può essere mossa e commossa. Ma sarebbe come chiedere alla forza di gravità di farci un piacere e di non stritolarci quando ci arriva addosso un macigno.
Uno che credeva al Dio-Persona, addirittura Padre, era Gesù. E avete visto come è finito.

Se considerate Dio come una forza impersonale non vi metterete a supplicarla. Tutt’al più cercherete di utilizzarla al meglio, scoprendone i segreti.

lunedì 20 novembre 2017

Il grande assassino

Il solito rozzo prete dichiara che ha ammazzato più la Bonino che Riina.

No, il più grande assassino è il Dio che lui venera. Ci ammazza tutti.

Rimorsi

Un generale del corpo forestale di Pescara si suicida perché si sente in colpa per i morti di Rigopiano.
Caso rara. In Italia nessuno si sente mai in colpa.

Gli italioti, da buoni cattolici, hanno scarsa familiarità con la propria coscienza.

Ad occhi aperti

“Bussate e vi sarà aperto”?
Chi ci dovrebbe aprire? Siamo noi che dobbiamo aprire e aprirci.
In realtà non è neppure necessario bussare. Gesù ha sempre un atteggiamento da supplice che cerca le grazie del potente.

Le porte (della percezione) sono sempre aperte. Siamo noi che siamo chiusi, siamo noi che teniamo gli occhi chiusi. 
Tutte le porte, tutti i confini, sono creati dalla mente che è più o meno chiusa.

Oltre l'umano

A noi occidentali sembra che la perdita della condizione umana, con l’annullamento della morte, sia qualcosa di terribile. Ma dall’Oriente ci viene un’idea diversa.
La catastrofe non è la perdita della condizione umana, ma il suo permanere.
Insomma, mentre noi vorremmo prolungare al massimo l’attuale condizione umana, con il suo egocentrismo, con la sua violenza costitutiva e con le sue paure, qualcuno pensa che, dato che è piena di sofferenza, sia uno stato da superare.

Se volete liberarvi della sofferenza, con tutti i suoi limiti e mali, dovete orientarvi non a prolungare ma a oltrepassare. E questo fin da subito.

domenica 19 novembre 2017

L'anima dentro di noi

Al di là di ogni discorso su Dio, che rimane comunque poco verificabile e praticabile, la meditazione dice: se hai un’anima, se sei un essere animato, se sei un’anima, allora devi percepirla.
Che cos’è questa anima se non esattamente ciò che sei e che senti quando fai tacere ogni altro pensiero e sentimento?
Raccogliti, abbandona per un po’ le solite attività materiali e mentali e sperimenta direttamente questo tuo centro o cerchio. Il centro è il nucleo, il cerchio è l’insieme che però potrebbe essere troppo vasto per percepirlo.
Quando avrai lasciato ogni altro interesse, pensiero e occupazione, quel senso di calma e di pace, quel senso di infinito, quel pozzo buio in cui brilla una luce, quella “caverna del tuo cuore”, quella sensazione di silenzio cosmico, quello è il tuo sé, la tua anima, non questo ego perennemente indaffarato a percepire e a concepire, ossessionato dall’ansia, dalla paura, dal desiderio e dalla mancanza.

Non si tratta di aver fede, come nel caso di Dio, ma di sperimentare direttamente, senza altre mediazioni e interferenze, senza altre distrazioni. Entra nella tua anima, spogliandoti di ogni altro pensiero e sentimento.

sabato 18 novembre 2017

"Dio è amore"?

Qualcuno sostiene che “Dio è amore”. Infatti l’amore è un sentimento che ci esalta e ci fa felici. Tutti vorrebbero essere innamorati ed essere amati.
Ma tutti sappiamo anche che l’amore è incertezza, insicurezza e gelosia, e può infliggere grandi sofferenze. Inoltre ci rende schiavi.
Quali elementi dell’amore sarebbe allora Dio? Ovviamente solo quelle ci fanno comodo.
Come al solito, la realtà è più ambigua di quanto crediamo. Noi dividiamo sempre il positivo dal negativo sperando, invano, che possano esistere separatamente.

Il nostro divino è irreale per questo motivo. È una realtà divisa a metà. Come se potesse esistere il bene diviso dal male. O l’amore diviso dall’odio.

venerdì 17 novembre 2017

Meditare anziché pregare

Finché faremo di Dio una questione filosofica o teologica, non caveremo un ragno dal buco. Ognuno rimarrà della propria idea e non dimostreremo niente né in un senso né nell’altro.
Facciamone una questione pratica: ci aiuta o non ci aiuta, ci assiste o non ci assista, ci protegge o non ci protegge, risponde ai nostri appelli o non risponde?
Se non c’è nessuna comunicazione, Dio può anche esistere ma non serve a nulla. Soprattutto non serve a nulla pregare.
Ma può darsi che ciò che chiamiamo preghiera sia in realtà una forma di meditazione. Crediamo di pregare un altro, mentre mobilitiamo le nostre risorse interiori.

La meditazione certamente serve ed aiuta, perché il soggetto e l’interlocutore sei tu stesso.

La fede per non impazzire

La donna che perdona l’assassino del figlio perché – dichiara alla televisione – ha ritrovato la fede nella giustizia ultraterrena.
È evidente che non riesce a sopportare il dolore ed è costretta ad accettare questa fede. Altrimenti impazzirebbe.

Ma, allora, questa fede è un meccanismo di difesa.

giovedì 16 novembre 2017

I pogrom

L’idea dello sterminio degli ebrei era nata in ambito cristiano. Si voleva far dimenticare che Gesù era un ebreo e che gli ebrei non lo avevano accettato.
Perfino la svastica hitleriano, l’antico simbolo del sole, non è che una croce uncinata. E, in effetti, lo sterminio degli ebrei era un’idea cristiana, realizzata in piccola parte nei pogrom medievali. Finché arrivò Adolf Hitler che non a caso, da giovane (1897-8), aveva studiato presso l’abbazia benedettina di Lambach, nell’Alta Austria, dove compare il simbolo della croce uncinata.

Voglio dire che lo sterminio voluto da Hitler fu solo l’ultimo dei pogrom dei cristiani.

Il vuoto mentale

Non penso a niente.

Osservo!

Il perché della morte

Quando parliamo di liberazione come meta definitiva della meditazione, pensiamo subito alla liberazione dai condizionamenti esterni.
Ma ancora più difficile è la liberazione da se stessi. L’io è sì una possibilità che ci viene offerta per essere, ma è anche una condanna, una chiusura, una delimitazione, qualcosa che ci segrega in un hortus conclusus.
Liberarsi da sé, dopo esserlo stato, è la più grande forma di liberazione, la meta finale. Ecco perché c’è la morte.

Ma se liberarsi dal corpo è inevitabile, liberarsi dalla mente è un altro discorso. C’è il rischio che qualcosa di essa continui anche dopo. Non è questa la prigione degli uomini?

mercoledì 15 novembre 2017

I potenti del mondo

Secondo le religioni, se ti comporti bene, le cose ti andranno bene. Ma non è così. Il male e la sofferenza ti colpiranno lo stesso. Perché allora essere buoni?
Già, perché?
Forse per non accollarsi anche il peso della cattiva coscienza (per chi ce l’ha).
E per gli altri, quelli senza coscienza?

Gli altri sono i potenti di questo mondo.

martedì 14 novembre 2017

La violenza sulle donne

Un uomo che non riesce a controllare i propri impulsi sessuali e violenta una donna (o un uomo) è una bestia.
Un uomo che approfitta della propria posizione di potere per violentare una donna (o un uomo) è una bestia sottilmente umana. Usa infatti la ragione per umiliare, dominare e far del male.

Ma, a dirla tutta, già altri animali utilizzano il loro ruolo per avere più femmine.

Fare figli

Non è che di solito decidiamo razionalmente di fare un figlio perché siamo convinti che la vita sia una cosa meravigliosa. È che in certi momenti ci si lascia andare, ci si affida al flusso della vita e al suo desiderio.
Ma se ragionassimo?
L’uomo si è evoluto non perché si è messo a fare tanti figli, ma perché ha deciso di farne pochi per curarli bene.
Se si fanno tanti figli e poi li si affidano ai barconi di emigranti sperando in Dio, non si agisce per il meglio.

La cura val più del numero.

Conoscere se stessi

“Conosci te stesso” si è sempre detto. Però questa conoscenza non significa solo apprendere ciò che ci è stato dato una volta per tutte. Ma crearlo, determinarlo, configurarlo.
Noi, conoscendo, ci creiamo.

Attenti a dunque a come vi conoscete. Perché sarete come vi conoscerete.

lunedì 13 novembre 2017

Il pifferaio magico

Lo slancio a meditare nasce dalla volontà di liberarsi dai condizionamenti – ecco perché si parla di liberazione.
Non tutti però hanno questa spinta. Molti preferiscono rimanere nel recinto (apparentemente protettivo) delle convenzioni, del gruppo sociale, delle idee e dei comportamenti della maggioranza. In tal senso le religioni sono vie di massa. “Se credi in questo, se ti adegui a queste regole, a questi comandamenti, sarai salvato…” ci vuole poco, non ci vuole uno sforzo, segui la corrente, fai ciò che fanno gli altri.
Ma, se si segue una via comune, una strada già aperta, un percorso già tracciato, non è detto che si giunga là dove vorremmo andare, non è detto che si scopra qualcosa di nuovo e di interessante. È un po’ come il turismo di massa. Se si segue un’autostrada, forse si finirà in un posto che non ci piace, che non fa per noi, e certamente si perderà il resto del panorama e delle strade.
Con l’aggravante che, in campo religioso, nessuno può assicurarci nulla e potremmo finire in un baratro, proprio come succede ai ratti del pifferaio magico.

Il meditante è colui che non si accontenta del già noto e vorrebbe aprirsi una sua strada, o comunque verificare di persona, almeno fin dove può arrivare.

domenica 12 novembre 2017

Dei incarnati

Un tempo si credeva agli dei, raffigurati naturalmente in forma umana. Poi nacque l’idea di un Principio unico. Ma, a quel punto, gli uomini non resistettero alla tentazione di farne un uomo, uno come loro, solo più potente.
E caddero nel grande errore.
Ridicolizzarono la Trascendenza facendola a loro immagine e somiglianza.
L’induismo, il giudaismo e il cristianesimo ci cascarono in pieno.

In realtà, la logica della Trascendenza non è la nostra, è vero che non capiamo tante cose. 

Essere inattuali

Lo so, in questo mondo dalle molteplici distrazioni, meditare sembra inattuale. Ma anche in passato era così: c’erano mille cose da guardare, mille spettacoli da ammirare e mille attività da svolgere, se non altro per sopravvivere. Nulla è cambiato: per i più vivere significa muoversi, fare esperienze, lavorare, fare figli, immaginare, amare e parlare.
Dunque, la meditazione è sempre stata inattuale.
Ma, prima o poi, arriva il momento in cui si alza lo sguardo al cielo o più semplicemente al proprio essere e ci si pongono domande importanti: “Che ci faccio qui? Chi sono io? Che spettacolo è mai questo? Che senso ha questo nascere e morire?...”
Poiché il senso e lo scopo ci sfuggono sempre, i più concludono che è inutile cercare di conoscere.
Attenzione, però, non si tratta solo di conoscere ciò che siamo. Questo tipo di indagine non si limita a scoprire chi siamo e che cosa facciamo – ciò che è già dato.
No, ponendoci queste domande, meditando, creiamo noi stessi. Ci scegliamo e ci configuriamo. Sono le domande stesse che ci fanno essere in un modo o nell’altro.

Non porsi domande ci fa essere attuali, cioè copie, automi, conformisti, inautentici. Non ci assumiamo la responsabilità di essere. Restiamo figli di qualcuno che ci ha creati.

sabato 11 novembre 2017

Sorella morte

Se gli uomini non potessero morire, come potrebbero essere vivi?
La vita presuppone la morte e dunque l’incertezza, la vulnerabilità, la temporaneità, il pericolo, la paura, il rischio, l’impermanenza, il tempo.

Se volessimo essere immortali, non ci sarebbe più niente di tutto questo. Che stato sarebbe?

venerdì 10 novembre 2017

Gli ipocriti

Il prete di Bologna, Lorenzo Guidotti, che se la prende su Facebook con la ragazza violentata da un magrebino dicendo che se lo è meritata, che bisogna finirla con la tiritera dell’ “accogliamoli tutti” e che la Chiesa è diventata “una delle tante ong”, dichiara semplicemente quello che pensano tanti sacerdoti poco evangelici. Il suo linguaggio sarà odioso e volgare, ma è sincero.

Subito è intervenuta la diocesi che lo ha costretto a chiedere scusa. Ora il prete ha chiesto scusa ed è diventato uno dei tanti ipocriti che popolano la Chiesa cattolica. Pensano certe cose ma ne devono dire altre. E così tutto è falso.

La rivoluzione contro natura

Se ci domandiamo perché la rivoluzione comunista è sfociata in una dittatura ed è fallita, possiamo trovare mille ragioni storiche. Ma la verità ultima è che si trattava di una dottrina teorica, di un’utopia, di un’architettura mentale che, in quanto tale, non poteva adattarsi alla realtà.
L’ideale comunista sarebbe molto nobile: tutto in comune, tutti uguali, tutti con gli stessi diritti… Ma ha un difetto fondamentale: è contronatura.
Pretendeva addirittura di eliminare l’egoismo umano. Figuriamoci.
Il capitalismo, invece, è perfettamente naturale: il forte che prevale sul debole, la volontà di dominazione e di espansione dell’individuo, l’uno che sfrutta i molti, le disparità tra esseri umani e tra esseri viventi, la lotta, la competizione, la rivalità, le crisi, le guerre di conquista e di sfruttamento…
Lo dico con dolore. Ma il mondo è stato fatto così e se ci fosse un Essere che l’avesse congegnato, sarebbe anche lui una specie di capitalista, di banchiere, di sfruttatore, di paranoico accumulatore, di potente, di dittatore, di accentratore, di violentatore…
Siamo noi che abbiamo idealizzato Dio.
Chi vuole andare contro questo ordine di cose, sappia che dev’essere un rivoluzionario, uno che va contronatura e sarà odiato, disprezzato e perseguitato da molti.
Questo è anche uno dei sensi del mito cristiano. Gesù ha sfidato quel Dio, gli uomini lo hanno perseguitato e il Padre ha fatto in modo di ucciderlo.

Predicare l’amore è andare contronatura. E la natura si vendica.

giovedì 9 novembre 2017

Tre concezioni di Dio

Quando chiediamo che cosa sia Dio, molti rispondono “amore”, probabilmente perché questo viene considerata l’esperienza migliore dell’uomo. Ma l’amore è un sentimento che subisce anch’esso un’evoluzione e che può apparire e sparire velocemente. Non esiste un sentimento stabile. Inoltre non può esistere un sentimento senza un corpo.
La risposta dunque è di tipo emotivo. E anche la ricerca di un simile Dio dovrebbe essere di tipo emotivo: una forma di devozione appassionata – una passione difficilmente evocabile per qualcosa di così astratto. Come si fa ad amare qualcuno che non si conosce?
È difficile credere che un sentimento possa costruire concretamente un universo, soprattutto un universo come il nostro dove per vivere bisogna mangiare gli altri e dove il più forte ha la meglio sul più debole. Dove sono l’amore e la compassione in tutto questo macello?
Un Dio “amore” avrebbe costruito un mondo ben diverso, dove non ci sarebbe un eterno conflitto.
Una seconda risposta è che Dio è una specie di Supermente, probabilmente un grande matematico, un grande fisico e un grande programmatore messi insieme. Per avvicinarsi a questo tipo di Dio dovremmo usare, più che il sentimento, la conoscenza. Essere a nostra volta dei grandi scienziati o dei sommi computer. Dio ha congegnato e capito tutto, e noi dovremmo fare lo stesso. Sarebbe il Dio della scienza.
Ma esiste una terza risposta: Dio non preesiste all’uomo, ma emerge e si sviluppa con l’uomo. Questo spiegherebbe le tante cose che non funzionano e i veri e propri errori di programmazione. Dio è ancora imperfetto e cerca di crescere. E chissà se ce la farà.

Per avvicinarci ad un Dio del genere, dovremmo sentire e capire che siamo tutti coinvolti in questo processo e che siamo responsabili del suo successo o fallimento. Ed è proprio questa consapevolezza che manca agli uomini che si fanno sempre la guerra e che si aspettano tutto dall’alto.

mercoledì 8 novembre 2017

L'impostazione meditativa

Prendi le distanze dalla mente per osservarla. Questa è la prima cosa da fare. Concentra la mente su se stessa: passa da un’attività eterodiretta, casuale e confusa ad un flusso calmo e regolare. Magari fatti aiutare dalla ripetizione di un mantra (om mani padme hum, om, calma, ecc). Rallenta ed acquieta il respiro.
Renditi conto di quanto la tua mente sia sempre al lavoro, in una maniera convulsa e arroventata. Renditi conto che non hai un momento di tregua, che non riesci a rilassarti quasi mai, che non riesci a riposare e a calmarti.
Allora, prenditi questo momento. Fermati e osserva le attività mentali. Rallenta un po’. Distaccati da questa attività ossessiva.
Guarda lontano. Tira un respiro di sollievo.
Bastano pochi istanti per cambiare registro, per capire che cosa sia l’impostazione meditativa.
Calmare la mente significa acquietare le tue occupazioni abituali e le tue preoccupazioni, le tue paure e le tue speranze fantasiose.
Non leggere, non pensare, non ricordare, non parlare, non fare progetti, non fantasticare. Resta aderente a qualcosa di reale, fosse pure il tuo respiro, un suono, un animale o una pianta.
Soprattutto rallenta il passaggio dei pensieri. Osservali come nuvole che passano sul tuo cielo e poi se ne vanno. Di colpo immergiti nel vuoto tra l’uno e l’altro. E realizza.
Puoi addestrarti ogni giorno.
Abituati a passare dallo stato normale allo stato meditativo.

Come minimo, ritroverai chiarezza e tranquillità. E la tua vita non sarà più solo eterodiretta, ma ritornerà tra le tue mani.

martedì 7 novembre 2017

L'ingiustizia terrena

L’esistenza di un Dio non può spiegare (ed anzi contraddice) la disparità delle condizioni umane (gli handicappati, i malati, i bambini che muoiono presto, chi nasce ricco, chi nasce povero, ecc.). Solo l’idea di una storia precedente, di uno stato preesistente, di un karma che si dispiega da una vita all’altra, riuscirebbe a fornire questa spiegazione logica.
Ma siamo nel campo della logica. E la logica capisce che anche un karma presuppone disparità iniziali.
Insomma, il problema viene solo spostato dal presente ad un inizio nel lontano passato di cui non sappiamo nulla.

Il fatto è che la logica non ha in mano il bandolo della matassa. Il bandolo della matassa ce l’ha qualcosa che non risponde alla nostra logica, che è al di là della nostra logica.

La musica delle stelle

La musica viene dal nulla, è fatta anche di spazi vuoti e finisce nel nulla. Come ognuno di noi.
Ma ci vuole comunque un portatore fisico, qualcuno che la riceva e la trasmetta.
Questo vale per qualunque ispirazione e per qualunque pensiero. Anche per la meditazione. Siamo attori e siamo agiti. Siamo soggetti e siamo strumenti. Non siamo solo noi stessi.

Inferno è una sensazione terrificante, paradiso è una sensazione molto piacevole… Ma queste sensazioni di cosa sono fatte? Segnali chimici, elettrici? La stessa sostanza dei pensieri e dei sogni. E quando ci svegliamo da un sogno terrificante o da un sogno delizioso, che cosa rimane?
Un ricordo, una reminiscenza, che presto svanisce nel cervello del sognatore. E poi svanisce anche il sognatore.
Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, della musica, delle bolle sull’acqua, qualcosa di labile e mutevole che persiste ben poco. Ma l’intero universo, dai pianeti alle stelle e alle galassie è fatto così.

Sensazioni, visioni, immagini, pensieri, suoni, tocchi… Ma che differenza tra l’uno e l’altro!
Il senso della vita è la qualità variabile di queste esperienze.

lunedì 6 novembre 2017

Dov'è Dio?

Ventisei persone, fra cui una donna incinta, sono state uccise in una Chiesa americana da uno squilibrato. Erano lì per pregare Dio e certamente, quando si sono viste attaccate, avranno chiesto un intervento divino. Ma Dio non è intervenuto. Dio non interviene mai.
Eppure il messaggio cristiano consiste proprio nel sostenere che Dio è intervenuto nel mondo e nella storia.
Mai messaggio è stato più falso. Mai messaggio è apparso più inconsistente.
Basterebbe ragionare un attimo per scoprire che certe religioni non hanno alcun fondamento. Perché ogni giorno vengono smentite dalla realtà dei fatti.

Ma il credente è tale proprio perché nega la realtà.

Cogliere la trascendenza in meditazione

I sentimenti sono una bella cosa. E tutti vorremmo essere sempre felici e contenti. Ma le cose non vanno così. Poiché il nostro piano di realtà si basa sul dualismo dialettico, se vogliamo essere felici in un dato momento, dobbiamo essere infelici in un altro. E così per tutti i sentimenti e le emozioni: o si accetta la coppia intera o si cerca di uscire dal dualismo. Non c’è una via di mezzo.
Noi ci illudiamo che si possa scegliere la parte migliore lasciando perdere la parte peggiore. E sogniamo di paradisi in cui ci sia solo il bene, la gioia e l’amore.
Il potere di Maya (l’illusione) è questo: siamo come quei cani che inseguono inutilmente una lepre finta o quei somari cui si mette davanti una carota che non raggiungeranno mai. Pare incredibile che il mondo non se ne accorga.
Come uscire da questo stato di cose? Prima bisogna rendersene conto, non solo intellettualmente, ma concretamente: verificare nella realtà dell’esperienza. E poi bisogna attivare lo stato d’animo meditativo che permette di uscire dal dualismo.
Non si tratta di sognare paradisi cui si contrapporranno sempre altrettanti inferni, ma di andare al di là sia del paradiso sia dell’inferno. Questa è la vera trascendenza.
Le religioni ci impongono di credere a qualcosa che sarà verificato dopo la morte; dunque potremmo perdere il nostro tempo a inseguire sogni inconsistenti. Non così la meditazione che inviterà a “provare per credere”, ossia a sperimentare qui e subito che cosa sia la trascendenza.
Dobbiamo infilarci nelle interruzioni naturali dell’attività mentale (intellettuale e sentimentale) tra un pensiero e l’altro, tra un’emozione e l’altra, tra un respiro e l’altro, tra uno stato d’animo e l’altro… e dilatarli il più possibile.
Possiamo ripetere l’operazione in ogni istante. Non c’è bisogno di posizioni particolari. Dobbiamo solo essere consapevoli degli istanti di discontinuità e di vuoto della mente, quando non è né felice né infelice. Qui siamo – anche se per brevi istanti – nella trascendenza (del dualismo), nel puro essere al di là della sofferenza e del piacere, della vita e della morte.
Possiamo restare delusi dall’esperienza, se crediamo che la trascendenza sia una specie di stato paradisiaco o addirittura un dio. Invece la trascendenza è un’esperienza di vuoto consapevole, poiché la mente è ferma. Qui non ci sono né visioni né apparizioni. Non c’è esultanza ma neppure paura e ansia.
La mente si difende da simili tentativi perché sa bene che lo svuotamento segnerebbe la sua fine. E quindi si oppone con le sue capacità proiettive, con le sue fantasie, con le sue distrazioni.

Ma noi restiamo attenti, molto attenti e concentrati sul punto.