lunedì 30 dicembre 2013

Oltre il peccato

Eugenio Scalfari esagera: ormai pensa di essere il nuovo teologo della Chiesa e va scrivendo che il Papa ha abolito il peccato. Niente di meno.
Ma, senza il peccato, di cosa vivrebbe la Chiesa?

Il potere della coscienza

È vero che la fede sposta le montagne, anzi è perfino in grado di crearle.
In fondo, quel che noi crediamo reale è sempre un prodotto mentale. Per esempio, tutti siamo convinti che esista un mondo là fuori, un mondo che persisterà anche quando non ci saremo più.
Ma pensiamoci un po': come potrebbe esistere qualcosa se non ci fosse una mente che lo percepisce e lo pensa? Se non ci fosse una mente che percepisce e pensa in nessuna parte dell'universo, niente esisterebbe. Il mondo esiste in funzione e in compagnia di una coscienza. Niente coscienza = niente di niente.

Nel regno della truffa

Come è noto, molta gente crede a quello che vuole credere. Se si trova di fronte a un quadro che ritiene di un grande pittore, si estasia, si commuove e piange realmente... anche se si tratta di un falso, di una copia. Lo stesso capita nella religione.
Se molta gente vuol credere che Gesù sia il "Figlio di Dio", ci crederà - e continuerà a crederci anche se si tratta di un falso, di un mito, di un prodotto pubblicitario, dell'invenzione di una mente fertile. Questo perché il credere corrisponde ad un'esigenza psicologica, che non ha niente a che fare con la realtà storica. Si tratta di due piani diversi.
In effetti, Gesù, il Gesù della fede, ha lo stesso grado di realtà di Babbo Natale o della Befana.
Ma coloro che s'inventano certi miti o certi messaggi pubblicitari del tutto falsi, quelli sì che sono i re delle truffe.

sabato 28 dicembre 2013

L'ambiguità di Gesù

Ognuno può ritagliarsi il Gesù che preferisce: quello buono o quello cattivo. La verità è che nei Vangeli sono presenti entrambi e, per secoli, il messaggio cristiano fu interpretato come un invito alla militanza contro chi aveva un'altra fede - la croce usata come una spada.
Per la maggior parte della sua storia il cristianesimo fu una religione sanguinaria. I cristiani si sentivano in dovere di prendere le armi per perseguitare e distruggere tutti coloro che avevano un altro Dio. Gesù era visto come un re che veniva a portare il suo dominio sulla Terra. Da qui nacquero le varie crociate contro gli "eretici" e contro i musulmani.
Nel 1098, i capi della crociata, spinti da un Papa imperialista e bellicoso, Urbano II, intendevano andare a riprendersi la Terrasanta che era stata occupata dagli "infedeli". E già che c'erano se la presero anche contro le comunità ebraiche in Europa. Incominciarono così i massacri di ebrei in varie città europee: Worms, Magonza, Treviri, Metz, Ratisbona, Praga, ecc. Come si vede, lo sterminio nazista di qualche secolo dopo non fu un'invenzione peregrina del solo Hitler, ma aveva solide radici - radici cristiane.
È vero che ci fu un santo come Francesco di Assisi. Ma diciamo la verità: non contò mai niente e fu sempre considerato un uomo fuori dal mondo. Ben piantati nel mondo erano invece santi come Bernardo di Chiaravalle, Tommaso d'Aquino, Caterina da Siena, re Luigi di Francia e Brigida di Svezia che invitarono alle crociate per combattere i nemici della loro fede. Quando nel 1217, Francesco cercò di recarsi in Francia, dove infieriva la crociata contro gli albigesi, fu subito bloccato dal cardinale Ugolino.
Ancora oggi, parecchi movimenti politici di destra, neofascisti o tea-party, considerano Gesù il loro vero condottiero. Come mai? Non hanno letto i Vangeli?
Li hanno letti, ma hanno preso il Gesù cattivo, quello che ordina ai suoi: "Chi non ha una spada, venda il mantello e ne compri una" (Luca 22, 36) o quello della parabola in cui si dice che il padrone "verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri" (Marco 12, 9) o quello del re che riferendosi a chi non gli ubbidisce ingiunge: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti" (Matteo 22, 13-14).
Insomma, ognuno può immaginarsi il Gesù che vuole: quello zuccheroso, tutto amore, o quello prepotente e vendicativo. Ma resta il fatto che nei Vangeli ci sono tutt'e due.

Staccarsi dal mondo

Se volete il Dio della pace, dovete prendervi anche il Dio della guerra; se volete il Dio della misericordia, dovete prendervi anche il Dio della violenza; se volete il Dio dell'amore, dovete prendervi anche il Dio dell'odio... Non c'è via d'uscita. Tutto ciò che entra in questo mondo non può che essere duale. Anche l' "altro mondo, che è solo l'altra faccia di questo mondo, non può che prevedere paradisi e inferni, salvezze e perdizioni, premi e castighi. Non c'è via d'uscita.
Ogni incarnazione del Divino è una degradazione del Divino, che dalla sua originale Unità si scinde in innumerevoli coppie di opposti. Piacere-dolore, bene-male, essere-non essere, vita-morte, ecc. Non c'è modo di sfuggire alla trappola del conflitto e della contrapposizione.
Naturalmente questo dualismo è ciò che la mente umana pensa e contribuisce a creare (e potremmo domandarci se fosse possibile una diversa evoluzione, se il contrasto non fosse già presente nella Mente originaria; di sicuro, se una unità si scinde, si frammenta e si espande, finisce per creare coppie di opposti).
... A meno che non si smetta di concettualizzare, a meno che non ci si renda conto dell'intero meccanismo. Dopo aver tanto pensato, già questo sarebbe un risultato formidabile.
Ma i piccoli esseri umani, con le loro religioni e le loro filosofie, con le loro menti primitive, sono ancora impregnati di dualismo, sono tutti presi dalla competizione e dalla lotta. E non sono capaci nemmeno per un attimo di astrarsi da questo mondo per concepire e contribuire a creare qualcosa di meglio. Eppure, questa è la prima delle meditazioni.

La "sacre" scritture

Tutti i cosiddetti "libri sacri" sono pieni di violenza e incitano a combattere gli "infedeli", quelli che non credono. Basta prendere la Bibbia ebraica, il Corano e la Bhagavad Gita per trovare un Dio che spinge i suoi fedeli alla guerra, alla distruzione fisica di chi non condivide la stessa fede.
Un discorso a parte meritano i Vangeli, in cui Gesù invita all'amore - perfino dei nemici. Da una parte... Perché, dall'altra, anche lui è impregnato di dualismo, di buoni e di cattivi, di amici e di nemici, di coloro che si salveranno e di coloro che si perderanno in eterno (perché mai?). E la sua stessa storia è una vicenda di sangue, un assassinio che, secondo l'interpretazione che ne danno gli stessi cristiani, è voluto dallo stesso Dio - un Dio ancora una volta violento e sanguinario.
Ecco perché la storia del cristianesimo è stata una delle più truci della civiltà umana, piena di razzismo, di schiavismo, di colonialismo, di discriminazioni, di antifemminismo, di inquisizioni, di guerra sante, di crociate, di guerre mondiali e di bombe atomiche. Per una religione che predicava l'amore, non è un bel risultato.
E qualcuno si ostina ancora a credere che queste "sacre" scritture siano state ispirate direttamente da Dio. Un violento che ispira violenze.

giovedì 26 dicembre 2013

La saggezza

La saggezza è riconoscere che viviamo in un mondo di sogni, di immagini evanescenti, di illusioni mentali e di apparenze, e, ciononostante, cercare di sfruttare al meglio questo gioco di illusioni impegnandosi a migliorarlo. Come cercare di migliorare un film, nient'altro.
Poiché nessuno è mai vissuto, nessuno può morire. E noi né esistiamo né non esistiamo. Il nostro "essere" è al di fuori del binomio essere/non essere, esistere/non esistere.

mercoledì 25 dicembre 2013

Fulmini divini

Una volta si credeva che i fulmini li scagliasse Giove dal cielo, e ancora oggi sembrano un segno del volere divino. Ebbene, proprio il giorno di Natale, un fulmine ha colpito il santuario alla Vergine della Barca a Muxia, una dette tappe-simbolo sul cammino di Santiago di Compostela, incendiandolo.
E pensare che qualcuno è ancora convinto che Dio stia nelle chiese.
Noi vorremmo che Dio fosse racchiuso e rinchiuso nelle nostre chiese e nelle nostre religioni. Ma a Dio - come si vede in tante occasioni - non interessa niente delle nostre chiese e delle nostre religioni.
Le religioni degli uomini non hanno niente a che fare con la religione di Dio. Dovremmo rendercene conto.
L'unico atto religioso non può che essere un atto che nasce dall'interiorità, una presa di coscienza che si traduce in azione, non un'azione pura e semplice, fosse pure benefica, e men che meno un'azione rituale.
Spagna, fulmine sul santuario di Muxia: in fiamme la tappa del cammino di Santiago

La tempesta di Natale

A Natale siamo stati investiti da una terribile tempesta, da una vera e propria alluvione... sì, quella dei discorsi del Papa, che ha imperversato da mane a sera in tutte le radio e le televisioni.
L'uomo è ancora convinto che basti parlare dei mali per farli sparire. Ci vuole ben altro - ci vorrebbe qualche esercizio spirituale che fosse in grado di cambiare l'animo nel profondo. Altrimenti, solo parole...

martedì 24 dicembre 2013

La natività

I presepi natalizi, con il bue, l’asinello, gli angeli, i re Magi, i pastori e la stella cometa, ci dicono che abbiamo a che fare con semplici favole. La realtà è che nessuno si accorse mai di questa coppia che partorì il figlio in condizioni disagiate, nessuno sapeva chi fossero. Forse c’era la stalla, ma di certo non c’era altro. Le favole sulla natività furono introdotte per abbellire in qualche modo una nascita oscura. Favole che ci rivelano lo spirito con cui furono interpolati i Vangeli, che mescolarono qualche dato storico con fantasie di ogni tipo. Lo scopo di questi racconti non era infatti quello di fornire dati reali, ma di costruire un mito. Tante altre cose, come le genealogie e le citazioni bibliche, furono costruite a posteriori per dare un certo senso agli avvenimenti. Il Vangelo di Marco, il meno “adattato”, non riporta niente di tutto questo.
            Se queste sono le radici del cristianesimo, è chiaro che si tratta di radici debolissime che possono sempre essere messe in discussione.

            Ma che importanza ha? In fondo, il successo di questa religione dimostra proprio la forza del mito, non della realtà. Dimostra che la forza fantastica della mente ha sempre la meglio su ogni altro dato… nel bene e nel male.

lunedì 23 dicembre 2013

Masterpiece

Ormai sono più le persone che scrivono di quelle che leggono. Questo non sarebbe un male, se non fosse che chi legge poco scrive per lo più opere scadenti. Comunque il problema è che tutti si ritengono grandi scrittori e se la prendono quando ricevono un giudizio negativo, quando qualcuno dice loro che ciò che hanno scritto vale poco.
La stessa questione si pone per quel che siamo. Ci crediamo tutti grandi uomini, dotati di pensieri eccezionali e di sentimenti sublimi. E anche qui la delusione è grande quando ci accorgiamo che siamo individui comuni, senza doti né difetti particolari.
Il confronto dei nostri sogni con la realtà può essere devastante. Ma è necessario. È meglio essere delusi che restare illusi.
La verità segna sempre la fine delle illusioni, è l'uscita dal mondo dei sogni per entrare nel mondo del reale.

domenica 22 dicembre 2013

Il risveglio

Non ha senso dire: "Io mi risveglio", perché il risveglio è il riconoscimento che quell' "io" è un'illusione, un sogno. Chi si risveglia non è il mio io, è il mondo che si risveglia dal suo sogno.

sabato 21 dicembre 2013

Feste natalizie

Ogni volta che arrivano le feste natalizie, mi domando perché siamo colpiti da questa ondata di idiozie planetarie: dai film più stupidi ai regali più inutili. Se fossi un cristiano, mi preoccuperei. Qualcuno potrebbe pensare che esiste un rapporto stretto tra il messaggio cristiano e l'osceno spettacolo natalizio.
Se Gesù tornasse sulla terra, non gli basterebbe più rovesciare qualche bancarella - dovrebbe rovesciare un intero sistema politico-economico, e soprattutto la mente umana. E qui anche i Messia sono falliti: è più facile moltiplicare i pani e i pesci che moltiplicare persone consapevoli.

Cultura e società

La cultura dei singoli e delle masse è il nostro vero patrimonio, ciò che contraddistingue una società avanzata. Ma va intesa soprattutto come capacità critica. Come negare, per esempio, che molta parte dei nostri problemi derivi dai molti cittadini che, privi di senso critico e di conoscenze, credono a tutte le fandonie che vengono loro propinate da abili truffatori e manipolatori dell'opinione pubblica? E questo in tutti i campi: dalla politica alla religione, dall'economia alla pubblicità.

venerdì 20 dicembre 2013

Cuore e testa

Diciamo "una persona di cuore" per indicare qualcuno che è buono e generoso. Ma non è il cuore che comanda i sentimenti, tant'è vero che il cuore può essere sostituito senza che cambi la qualità dei sentimenti. Dunque, dovremmo dire, anche in questo caso, "una persona di testa".
I sentimenti sono semplicemente prodotti da una parte diversa del cervello. Ciò che conta è la mente, ossia la parte immateriale del cervello, che governa sia la razionalità sia i sentimenti. È la mente che bisogna addestrare.
A uno stupido o a un individuo inconsapevole non si possono neppure applicare le categorie di buono o di cattivo. È come un animale.

martedì 17 dicembre 2013

Il Padrone divino

Quanto è difficile togliere dalla testa dell'uomo la convinzione che il Divino sia un Padrone nei confronti del quale dobbiamo solo inchinarci, un Padrone da implorare, da pregare, da blandire, da venerare, un Padrone che può fare tutto e a cui tutto è permesso. La perfetta rappresentazione dei nostri potenti, qui sulla Terra.
Ma il Divino non è un Essere distaccato che un bel giorno si è svegliato e ha deciso, per bontà, di creare il mondo. Il Divino è esattamente il Tutto, e nel Tutto ci siamo anche noi. Quindi non chiedere al Divino di intervenire a tuo favore, ma chiedi a te stesso come puoi intervenire a favore del Divino, cioè di te stesso. Se sei te stesso, sei il Divino. Se cambi te stesso, cambi il Divino. Non è una responsabilità da poco.
Ma salva la tua dignità. Non ti prostrare davanti a qualche presunta rappresentazione del Divino. Non serve a niente ed è idolatria. Tu sei il Divino.

Essere se stessi

Se sono così, dovevo essere così. Nulla di più, nulla di meno, nulla di diverso.
Tutte le forze dell'Universo hanno congiurato per farmi essere così. E questo faccio, questo è il mio lavoro di uomo.
Anche l'esistenza più (apparentemente) inutile è prodotta dall'energia divina. Questa è la nobiltà di ogni essere. Ricordiamocelo quando ci sembra di essere delle nullità.
Non c'è bisogno di essere grandi uomini. Non c'è bisogno di essere Napoleone, Einstein o Obama. Nessuno ti chiederà perché non sei stato Gesù o Buddha. Ti chiederanno piuttosto perché non sei stato te stesso. Anzi, te lo chiederai tu stesso quando ti si allargherà la mente e potrai rivedere tutta la tua vita.

Gesti papali

D'accordo, il Papa viaggia con un'auto modesta; d'accordo, non porta più gli scarpini di Prada; d'accordo, indossa una croce di ferro anziché una d'oro; d'accordo, invita alla sua mensa quattro barboni... D'accordo, è un bravo attore. Ma perché tutti questo gesti mi suonano artificiali, atti di propaganda studiati da una sapiente regia? Perché mi ricordano certi spot televisivi, sdolcinati e falsi, con cui la Chiesa ci chiede soldi?
Forse perché il cattolicesimo non è che sacra rappresentazione.

Il Padrone divino

Quanto è difficile togliere dalla testa dell'uomo la convinzione che il Divino sia un Padrone nei confronti del quale dobbiamo solo inchinarci, un Padrone da implorare, da pregare, da blandire, da venerare, un Padrone che può fare tutto e a cui tutto è permesso. La perfetta rappresentazione dei nostri potenti, qui sulla Terra.
Ma il Divino non è un Essere distaccato che un bel giorno si è svegliato e ha deciso, per bontà, di creare il mondo. Il Divino è esattamente il Tutto, e nel Tutto ci siamo anche noi. Quindi non chiedere al Divino di intervenire a tuo favore, ma chiedi a te stesso come puoi intervenire a favore del Divino, cioè di te stesso. Se sei te stesso, sei il Divino. Se cambi te stesso, cambi il Divino. Non è una responsabilità da poco.
Ma salva la tua dignità. Non ti prostrare davanti a qualche presunta rappresentazione del Divino. Non serve a niente ed è idolatria. Tu sei il Divino.

lunedì 16 dicembre 2013

Radici cristiane?

Radici cristiane? Sì, certo.
Ma soprattutto radici pagane. Profondissime.
Il cristianesimo si è innestato su queste antiche radici. E quindi ha dato vita all'ultimo atto del paganesimo.
Ed eccoli lì, i nostri cattolici, che adorano in processioni santi, papi, statue, uomini in forma di dei e dei in forma di uomini. Paganesimo, appunto.

domenica 15 dicembre 2013

Risvegliarsi al reale

Non ci si può illudere che il risveglio sia un attimo di illuminazione, un'esperienza estatica, in cui si capisce ogni cosa e si risolve ogni problema. Questa è una rappresentazione mitologica. "Illuminazione" significa veder chiaro, ma ogni illuminazione permette di vedere solo uno spicchio della realtà. Nessuno vede tutto e capisce tutto. Bisogna applicarsi ad ogni campo e ad ogni spicchio; e forse non basta una vita a comprendere tante questioni.
Alcune cose si possono capire subito, altre no. In realtà il risveglio è un processo che dura tutta la vita e che va ripetuto in vari momenti e in vari campi. È come un faro di luce che va puntato qua e là. Ecco perché ci sono illuminati che capiscono alcune cose, ma sbagliano in altre. I campi di applicazione della visione penetrante sono parecchi: non solo le leggi che regolano gli altri, ma anche quelle (psicologiche) che regolano se stessi e i singoli individui; non solo le leggi che regolano il cosmo, ma anche quelle che regolano la società. E proprio quest'ultimo è un campo spesso trascurato.
È vero che il mondo, oltre un certo limite, non è redimibile. Ma è comunque migliorabile. E spesso gli illuminati si tirano fuori dalla società umana, lasciando che tutto vada per il suo verso - sbagliato.
Un campo che non andrebbe trascurato è quello della politica e dell'economia. Un illuminato che colga le leggi cosmiche, ma che non comprenda nulla di politica e di economia, è poco utile all'umanità.
Sono possibili mille illuminazioni. Capire il carattere degli uomini, capire i meccanismi economici, capire le dinamiche e i comportamenti politici è importante come comprendere le leggi del cosmo. È penoso vedere mistici o santi che colgono qualcosa del divino, ma poi sostengono regimi infami o fanno finta di non vedere i soprusi dei potenti di questo mondo.
Lo scopo dell'illuminazione è sempre quello di svegliarsi dal sonno della mente , ossia dall'ignoranza. E chi vede con più chiarezza ha il dovere di applicarsi ai problemi della società , anche a quelli più concreti, e lottare contro le ingiustizie e le prepotenze che accrescono le sofferenze umane oltre il dovuto.
Risvegliarsi alla trascendenza, d'accordo; ma risvegliarsi anche al sociale. Se no, si è illuminati a metà.

venerdì 13 dicembre 2013

La stanza della meditazione

Leggo che all'Istituto dei Tumori di Milano è stata allestita, accanto alla cappella, una "stanza della meditazione", ossia un luogo in cui anche i non cattolici possono pregare e meditare. Ecco una buona idea. Che andrebbe attuata non solo in tutti gli ospedali ma anche sui luoghi di lavoro. Un piccolo spazio al di fuori delle beghe, dei rumori e del caos quotidiano, in cui potersi rifugiare ogni tanto.
Negli ospedali, sarebbe utile sia per sfuggire all'invadenza di di preti e suore, che vengono a cercarsi i "clienti", sia per raccogliersi in momenti così difficili.
Personalmente non ci metterei nessun simbolo religioso, ma qualche pianta, un bonsai, un acquario, un dipinto di paesaggio, quadri o foto del cielo, dei tramonti o delle albe, sassi, un gatto, una pietra oppure un po' d'acqua. Credo infatti che tutti i simboli religiosi siano falsi e artificiali, e ricordino, accanto a cose piacevoli, cose sgradite, mentre il miglior simbolo religiosa sia la natura stessa - o il vuoto. Ognuno poi se la deve vedere con ciò in cui crede, perché anche chi non crede crede in qualcosa.

Le tecniche e lo spirito

In campo spirituale, ciò che conta è... lo spirito. Non sono quindi le varie tecniche che fanno la differenza, ma lo spirito con cui si praticano. Qualunque tecnica - anche la più semplice (per esempio seguire il respiro) - può andar bene, purché ci sia lo spirito.
Se non c'è questo spirito, allora la tecnica è inutile, sterile o, quel che è peggio, un semplice rituale.

L'interdipendenza universale

Il Buddha pensava che non esistesse un'anima individuale perché riteneva che tutte le cose fossero interconnesse e relative l'una all'altra: niente può esistere di per sé.
Constatazione ineccepibile. Ma non si tratta di una diminutio dello statuto del sé. Perché, se tutto è interdipendente, tutto è parte dell'esistenza di ogni singolo ente, e ogni singolo ente ha in sé il tutto.
Il problema, allora, non è rendere indipendente il sé - un sé isolato -, ma abbattere le barriere e le limitazioni che lo separano dal tutto. Che Dio sia "tutto in tutti" diceva san Paolo.
Questo sembra essere in effetti il Nirvana buddhista.
L'emancipazione è un abbattimento delle barriere, non una accentuazione della differenza e della separazione.

mercoledì 11 dicembre 2013

Bodhidharma

Il fondatore dello zen viene considerato Bodhidharma, un monaco che si recò verso il sesto secolo in Cina a diffondere questa particolare interpretazione del buddhismo. A quel tempo in Cina regnava l'imperatore Wu, che aveva favorito il buddhismo facendo costruire vari monasteri.
Un giorno l'imperatore fece convocare il monaco e gli domandò: "Con tutto quello che ho fatto, quali meriti ho acquisito per la vita futura?"
Bodhidharma rispose: "Assolutamente nessuno".
L'imperatore ci rimase male e domandò : "Ma qual è il significato della santa verità?"
"Vuoto sconfinato. Non c'è proprio nessuna santità."
Wu si irritò. "E allora chi c'è qui davanti a me?"
"Non lo so."
Inutile dire che i due non s'intesero e che Bodhidharma alla fine si spostò altrove, nel monastero di Shaolin, nella Cina settentrionale. Il fatto è che l'imperatore, come tutti i ricchi benefattori, era convinto di ricevere qualcosa in cambio dei suoi finanziamenti. E Bodhidharma gli rispose che, con quella mentalità, con quella intenzione, non avrebbe acquisito mai nessun merito.
L'imperatore aveva una serie di convinzioni e di aspettative, che poi sono quelle della gente comune, ancora oggi. Credeva di poter in qualche modo "comprarsi" un buon posto o qualche vantaggio nella vita futura. In effetti, in tutte le religioni, chi fa offerte crede di ricevere qualcosa in cambio - in un certo senso, lo pretende. Anche da noi è così. Chi fa offerte alla Chiesa o i ricchi finanziatori sono convinti, inconsapevolmente o consapevolmente, di ottenere dei benefici in cambio. Non è così che vanno le cose in questo mondo? Se vuoi qualcosa, devi dare a tua volta qualcosa. Tutto si compra e tutto si vende.
Ma Bodhidharma gli ricordò che questa "logica" non funziona con la verità o realtà ultima. Lì non puoi comprare niente, lì non puoi contrattare, lì non puoi mercanteggiare. L'unico valore è ciò che tu hai capito e ciò che veramente sei. Lì si scopre il gioco tutto mondano del comprare e del vendere.
Anzi, la verità ultima non ha niente a che fare con ciò che noi consideriamo "sacro". Lì niente è sacro, perché niente è profano. Le nostre distinzioni, il nostro dualismo mentale, cessa di colpo e si presenta un'altra dimensione. Che non è più quella economica. Sì, perché la mentalità economica pervade tutto in questo mondo, anche la religione. Se fai offerte, otterrai questo. Se compi buone azioni, otterrai quest'altro... Dio ti premierà o ti punirà, a seconda di come avrai investito in questa vita. La gente crede che nell'aldilà ci sia una specie di conto profitti e perdite, con tanto di interessi. Dio, il supremo ragioniere, governa in base alla logica economica. Dio è una specie di banchiere in grande. Queste sono le nostre "pie" concezioni.
Non è finita. L'imperatore si aspettava da Bodhidharma qualche rivelazione stupefacente, qualcosa di grandioso: fiori che piovessero dal cielo, angeli svolazzanti, suoni ultraterreni, comparsa di dei e di demoni... insomma qualche bel film della mente. Perché è questo che la gente si aspetta dall'aldilà o dall'illuminazione. Voleva qualcosa di bello, di meraviglioso. E quel monaco era distaccato e freddo, parlava poco, non gli dava nessuna soddisfazione. Addirittura sosteneva di non sapere neppure chi fosse. Ma come? E l'anima? E il paradiso? E Dio? E i testi sacri? E i rituali?
Niente, Bodhidharma intendeva tagliar corto con la scolastica e con le cerimonie religiose, e non accettava nessun abbellimento, nessun sentimentalismo. La verità per lui era spoglia, nuda, vuota e "fredda". Lui puntava all'essenza del risveglio, all'essenza universale della coscienza, che non ha più niente di mentale, niente di spettacolare e niente di egoico.
La verità non è un film hollywoodiano, non è uno starnazzare di galline, non è una messa cantata - ma una calma e limpida visione penetrante, dove scompaiono anche i confini dell'io.

martedì 10 dicembre 2013

Nelson Mandela

In tutta la sua vita e negli anni di prigionia, Nelson Mandela faceva riferimento ad una poesia dell'inglese William Ernest Henley che s'intitola "Invictus", colui che resiste, colui che non si dà per vinto. Gli ultimi versi di questa poesia dicono:

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.


Per quanto stretto sia il passaggio,
Per quanto la vita sia piena di castighi,
Io sono il padrone del mio destino,
Io sono il capitano della mia anima.

Questo è l'uomo che non si arrende mai, per quanto dure siano le sue condizioni. L'uomo che non è disposto a chinare la testa, a fare il servo... né degli uomini né degli dei.
Questo è anche lo spirito del testo buddhista Dhammapada, dove si dice:

"Ognuno è signore di se stesso,

quale altro signore potrebbe esistere?
Dopo aver dominato se stesso non si può trovare

un altro signore così difficile da dominare."

Ci sono spiritualità che esaltano l'autonomia e l'emancipazione dell'uomo, e ci sono religioni che lo invitano alla schiavitù e alla sottomissione. Anche dalla scelta della religione si capisce di che pasta sia fatta una persona.

domenica 8 dicembre 2013

Aprire gli occhi

Il sindaco di Londra, in un discorso commemorativo di Margareth Thatcher, ha sostenuto che l'avidità, le disuguaglianze e le ingiustizie sono tutte cose positive. Potremmo stupirci che qualcuno esalti questi valori che a noi sembrano negativi, ma in realtà si tratta dei valori della destra politica, che vengono continuamente messi in atto nelle nostre società. Queste persone pensano che se non ci fossero ingiustizie e disuguaglianze, il mondo resterebbe fermo, e tutti ne risentirebbero. Se non ci fosse competizione, se non ci fossero ricchi e padroni, se non ci fossero poveri e schiavi, nessuno avrebbe la spinta a migliorarsi - mancherebbe la dinamica sociale. Di questo molti sono convinti.
D'altronde, questi sono i valori che recentemente hanno fatto fallire il referendum in Svizzera su una riduzione degli enormi stipendi dei manager e che hanno portato in tutta Europa ad aumentare vertiginosamente le distanze fra ricchi e poveri. Anche in America esiste la stessa convinzione, al punto che la destra - appoggiata dalla Chiesa cattolica - ha combattuto la riforma di Obama che voleva portare la sanità pubblica a milioni di poveri. La gente di destra è convinta che sia giusto così: che i ricchi siano sempre più ricchi e che esistano eserciti di miserabili.
Ma la cosa più sorprendente è che questi valori siano condivisi proprio dai poveri. Anche loro ritengono che sia giusto che il mondo sia ingiusto. E la Chiesa non fa che ribadire questa convinzione. Il suo Dio, il principio dell'arbitrarietà, vuole le disparità, vuole i ricchi, vuole i poveri; anzi, ha un occhio di riguardo per i potenti e un certo disprezzo per i deboli, almeno nei fatti. Tutt'al più, si può fare un po' di carità verso i poveri... Ma guai a cambiare le condizioni sociali. Deus vult!
A questo punto, come fare a cambiare la situazione? Queste idee sono radicate nella mente umana da migliaia di anni, forse da sempre. Ed è difficile aprire gli occhi a chi, per stupidità o per paura, è convinto della giustezza dell'ingiustizia, a chi vuole tenerli chiusi.
Bisogna risvegliarsi non solo spiritualmente, ma anche socialmente.

venerdì 6 dicembre 2013

La santa trasgressione

Trascendenza e trasgressione sono strettamente imparentate. Indicano entrambe uno spirito che vuole uscire dai limiti convenzionali.
Non saranno mai i piccoli bigotti, i pretini obbedienti, i monaci sottomessi o i Papi dogmatici ad ottenere l'illuminazione... o il "regno dei cieli".
I grandi mistici o i fondatori di religioni furono tutti dei trasgressori - se non altro delle tradizioni precedenti. Ecco perché accanto a Gesù, sulla croce, c'erano due malfattori. Quel giorno, tre trasgressori fuono messi a morte - secondo l'opinione corrente.
Conoscete un grande mistico che non sia entrato in rotta di collisione con la religione di provenienza?
Mentre il religioso di professione o il fideista è pur sempre un conformista che non ha il coraggio e la capacità di guardare oltre i limiti di ciò che gli è stato insegnato, il mistico spezza (e disprezza) le catene della tradizione, non si accontenta di conoscenze o di fedi di seconda mano, vuole sperimentare in prima persona e parla per autorità propria.
D'altronde Dio dovrebbe essere un creativo, non un grigio burocrate dello spirito.

giovedì 5 dicembre 2013

Che cos'è l'illuminazione

Intuitivamente sappiamo che l'illuminazione è una specie di folgorazione improvvisa che permette di uscire dalla rete delle parole e dei concetti per cogliere quale sia la vera natura delle cose. Poiché il processo concettuale ha bisogno di contrapposizioni, di discriminazioni e di categorie, non è in grado di oltrepassare la dimensione fenomenica. Dunque, solo contando sulle proprie capacità intuitive si può arrivare a conoscere quale sia la realtà. E nessuna tradizione, neppure il buddhismo, può pensare di offrire una via sicura alla verità. Ci si arriva non perché si è ligi a qualche religione o sottomessi a qualche maestro o a qualche Dio, ma perché si giunge ad un improvviso scatto di senso.
Per giungere a risvegliarsi, bisogna di colpo cambiare prospettiva, uscire dal senso comune e dalla logica convenzionale. Però questo non significa che non sia necessario un lungo lavoro su di sé.
I metodi perciò sono i più vari, talvolta contraddittori. Ma possono essere tutti validi. In Giappone, per esempio, esiste una contrapposizione fra le due scuole maggiori dello zen, la Rinzai e la Soto. La prima sostiene che bisogna utilizzare particolari paradossi verbali e concettuali (i koan) che portino ad uno stallo insuperabile e insopportabile della mente razionale; coltiva quindi il dubbio, la domanda e la parola. Dal lavorio della mente su questi problemi o enigmi può venire la folgorazione improvvisa che mette da parte il dualismo mentale e porta a intuire che cosa sia la realtà. La seconda scuola sostiene, invece, che è molto meglio sospendere ogni discorso intellettuale e mettersi seduti (in zazen) cercando di fare, a poco a poco, giorno dopo giorno, il vuoto mentale dei concetti. Quando la mente si libera di ogni pensiero ottiene la concentrazione "senza oggetto" che permette di cogliere l'unità intrinseca di ogni cosa.
A noi occidentali, queste distinzioni non interessano. È evidente che le due scuole non sono contrapposte, ma solo due metodi che possono essere alternati.
E perché non utilizzare anche la via del tantrismo, la quale considera che tutto sia manifestazione di un'unica energia? Se questa energia, che è la stessa nel macrocosmo e nel microcosmo, viene opportunamente sollecitata e incanalata nell'essere umano, permette un superamento della limitata condizione umana. Il desiderio stesso, che alle tradizioni religiose convenzionali sembra essere l'origine di tutti i mali, è in realtà la pulsione dell'energia creativa che tutto pervade. Non va quindi represso, ma utilizzato al meglio, in modo da abbattere i confini umani... per giungere a illuminarsi.
Esistono dunque varie strade e vari livelli e tipi di illuminazione. E non è detto che il risveglio sia solo quello spirituale. Anche nella vita di tutti i giorni ci si deve risvegliare dalle illusioni nostre e dalle truffe e dalle prepotenze perpetrate dalle sedicenti autorità di questo mondo. L'illuminazione si chiama anche "liberazione".

mercoledì 4 dicembre 2013

Il "nobile silenzio"

Un giorno fu chiesto al Buddha: "Venerabile Gotama, esiste un'anima?"
Il Buddha rimase in silenzio.
"Allora, venerabile Gotama, non esiste un'anima?"
Il Buddha rimase in silenzio.
Essendo convinto che non esistesse un sé eterno, il Buddha non rispose la prima volta; e questo ci pare logico. Ma perché non rispose la seconda volta?
Il fatto è che le due domande erano concepite da qualcuno che, come tutti noi, ragionava in maniera condizionata, e pretendeva che le cose fossero in un modo o al contrario. Si chiama mente dualistica - una ragione che opera contrapponendo nettamente i concetti: bianco o nero, alto o basso, bene o male, essere, non-essere, vita e morte, sì o no, ecc. Ma la realtà ultima, quella cui accennava la domanda, non è qualcosa di cui possa darsi il contrario.
Questo significa che la nostra mente non è in grado di concepire niente che non sia limitato dalle categorie antinomiche. Parlare di un'esistenza o non-esistenza di un'anima o di Dio significa porre la domanda in modo sbagliato. Quando parliamo di questi problemi, dovremmo dismettere la solita mente razionale, che divide tutto in due parti distinte e contrapposte.
Ogni volta che facciamo un'affermazione in un senso, ecco che si affaccia il senso opposto. Non siamo capaci di vedere le due cose insieme. Ecco perché smettere di parlare sarebbe la soluzione migliore. Questo tipo di silenzio sarebbe comunque più vicino alla realtà di quanto non siano le risposte antinomiche.
Ma allora dobbiamo smettere di porci il problema? No, dobbiamo smettere di darci le solite risposte. E lasciare uno spazio in cui si possa introdurre un po' di luce.
I teologi non lo hanno mai capito e sono migliaia di anni che arzigogolano sugli attributi di Dio - la rana in fondo al pozzo che vorrebbe discutere del mare.

lunedì 2 dicembre 2013

Il superconscio

Possiamo dire che trascorriamo buona parte della nostra vita dormendo. Questa frase può essere interpretata in due sensi: uno negativo e uno positivo. Dormiamo in modo negativo quando, nella vita quotidiana, non siamo consapevoli di ciò che facciamo o pensiamo. Ma dormiamo in modo positivo - e necessario - quando ci riposiamo, quando ci distendiamo, quando lasciamo andare lo stress dell'esistenza e quando, la notte, ci addormentiamo.
Quando dormiamo di notte, entriamo in un altro mondo: un mondo in cui prevalgono le forze dell'inconscio, su cui non abbiamo nessun controllo. Se abbiamo la necessità di dormire tutti i giorni, vuol dire che la natura non è soltanto quella che conosciamo, ma qualcosa di ben più vasto e profondo, in cui si aprono passaggi sconosciuti e forze immense. Noi proveniamo da un mondo del genere e, alla fine della vita, ci ripiombiamo dentro.
Questo mondo inconscio è ciò che dirige anche il mondo conscio, che se ne sia consapevoli o meno.
Ecco perché consigliamo di familiarizzarsi con esso, adottando una forma di meditazione che segua il percorso del processo di addormentamento fino ad un certo punto: la distensione fisica, la diminuzione dei pensieri, il rallentamento del respiro, il calo della pressione (fisica e mentale), il distacco, ecc. Insomma predisporsi ad una specie di sonnellino.
Questo metodo può essere utilizzato per far emergere materiali e messaggi dell'inconscio. Recenti ricerche di psicologia hanno dimostrato, per esempio, che il nostro inconscio ci dice chiaramente se il nostro rapporto di coppia finirà bene o male, se ci sono difficoltà. Si tratta di sensazioni "di pancia", di intuizioni, cui però non sempre prestiamo attenzione.
Se invece ci allenassimo ad "ascoltare" simili messaggi, capiremmo tante più cose su noi stessi e sul nostro rapporto con gli altri. D'altronde, già nel buddhismo zen, ci si addestra a respirare e a concentrarsi sul "tandem", ossia sulla zona tra pancia e addome, su cui si scaricano tante tensioni, in cui esiste per così dire un "secondo cervello". Se solo prestassimo attenzione a queste sensazioni, a queste emozioni, riusciremmo a captare i messaggi provenienti non dalla mente razionale, ma da quella inconscia. Che - lo ripeto - è ciò da cui proveniamo e cui torneremo.
L'inconscio è una funzione sempre attiva, non solo di notte ma anche quando siamo desti. E diminuendo le difese e le tensioni diurne, adottando le tecniche di meditazione già dette, rilassandosi, riposandosi e concentrandosi sulla zona del respiro e del "tandem", possiamo arrivare a percepirne i messaggi... con enormi benefici, psicofisici e spirituali.
Non esiste soltanto un conscio, un subconscio e un inconscio, ma esiste anche un superconscio, uno stato di grande chiarezza e luminosità che si ottiene proprio attraverso la meditazione.