lunedì 18 marzo 2024

Non sono solo parole

 

Nel nostro linguaggio ci sono tante antinomie che possono essere usate nei campi più diversi, in fisica, in psicologia, nelle percezioni, nei pensieri, nei sentimenti, nelle emozioni e in genere negli eventi della vita. Per esempio: alto/basso, dentro/fuori, su/giù, più/meno, pace/guerra, vincita/perdita, maschio/femmina, positivo/negativo, attrazione/repulsione, inizio/fine, destra/sinistra, freddo/caldo… Facciamo il caso del contrasto complementare positivo/negativo: può essere usato nelle scienze, nella tecnica, negli atteggiamenti, nella psicologia, nei comportamenti, negli eventi… dappertutto.

Tutto può essere definito positivo o negativo, proprio tutto.

Non sappiamo da dove le diadi partano; da quale campo, in quale tempo, per poi estendersi agli altri. Sono lì da millenni, in tutte le lingue, e funzionano bene. Di solito lo studio delle etimologie ci è utile per capire la loro origine, ma non sappiamo chi ne sia stato il creatore. Sembrano un prodotto del linguaggio umano che è diventato sempre più complesso.

Ma la domanda cruciale è: sono semplici concetti contrastanti ma complementari o corrispondono effettivamente alla realtà? Per esempio, se dico: “Sono su o giù” o “sono positivo/negativo”, questo certamente corrisponde a qualcosa che sento concretamente, a una mia esperienza – vera o falsa che sia.

Per esempio, se vedo nella penombra una corda attorcigliata per terra, posso scambiarla per un pericoloso serpente e provare paura. Ora, la paura è reale, anche se in un secondo momento scopro che era stato un inganno dei sensi. Le esperienze sono sempre reali, anche se non sempre sono vere (corrispondenti alla realtà). Ma l’esperienza di paura è reale.

All’origine di queste parole (paura/coraggio, ombra/luce, ecc.) vi è sempre un’esperienza, che non può essere negata. Quando uso le antinomie paura/coraggio o ombra/luce, tutti sanno di che cosa si tratti.

L’esperienza non è un criterio di verità, ma certamente di realtà. Devo dunque concludere che le parole, i relativi pensieri, le sensazioni, i sentimenti duali… sono sempre reali. Anche se si tratta di sogni o illusioni. Anche se si tratta di semplici fantasie. Le fantasie, in quanto fantasie, sono reali!

Solo il confronto con le altre esperienze mi dirà poi se sono vere o false (altra diade!). Se penso all’antinomia dio/diavolo, e non ho esperienza concreta di nessuno dei due, devo concludere che sia solo immaginaria – almeno per ora!

Ma è vero anche il contrario: se ho esperienza anche solo di uno dei due poli della diade, il contrario deve esistere. Se ho esperienza della vita (e ce l’ho per forza!), devo o dovrò avere esperienza della morte. Se ho esperienza della mortalità… so che esiste o esisterà il suo contrario – almeno a livello di esperienza.

Questo per l’esistenza delle cose… ovvero delle esperienze delle cose.

Uso i due tempi verbali “esiste” o “esisterà” perché di alcune polarità contrarie e complementari (per esempio, l’immortalità) possiamo non avere per ora un’esperienza. Ma, siccome le due polarità sono collegate, se c’è l’una, c’è o ci sarà anche l’altra. Di questo almeno possiamo essere sicuri.

Naturalmente le esperienze non ci confermano che una cosa sia vera o no. Noi non possiamo uscire dalle nostre esperienze per sapere se le cose siano reali o no, perché non abbiamo un termine di riferimento assoluto e oggettivo. Possiamo contare solo sulle nostre percezioni, sulla nostra coscienza. Può darsi che la nostra esperienza sia solo un sogno o illusoria e che non ci dia una corrispondenza con la cosa che crediamo.

Può darsi che ci sia una cosa (la realtà) completamente o parzialmente diversa.

Allora il problema non è più cercare una ipotetica realtà “oggettiva”, al di fuori di noi (non possiamo uscire dalla diade soggettivo/oggettivo, fuori/dentro), ma crearla, farla funzionare.

Se la diade funziona (nel senso che conosciamo uno dei due poli), noi facciamo esistere l’altro. Non si tratta di una semplice conoscenza di un’ipotetica realtà oggettiva, esterna a noi, ma di una creazione! Se io creo un’opera d’arte, un materiale nuovo, un programma digitale o un algoritmo, quell’opera d’arte, quel materiale, quel programma o quell’algoritmo esisteranno realmente in quanto creati.

Questa è l'unica certezza che abbiamo.

 

domenica 17 marzo 2024

Attrazione e repulsione: un'oscillazione inevitabile

 

Si noti che in ogni diade, uno dei due poli è il contrario dell’altro o comunque è diversificato. E perché stanno insieme? Perché i contrari si attraggono e gli uguali si respingono. Quindi, in quanto contrari, stanno insieme; e, in quanto uguali, si respingono.

Perfetta contraddizione. Ma dobbiamo abituarci a ragionare in termini contraddittori, non lineari. E' dal contrasto tra spinte e controspinte che si tiene in piedi l'architettura precaria dell'Universo.

Questa stessa diade – attrazione/repulsione – è in azione nelle particelle microscopiche in base alle forze elettromagnetiche. Per esempio, i protoni e gli elettroni si attraggono a vicenda, creando legami chimici tra gli atomi. Tuttavia, le particelle di carica simile si respingono a causa della forza elettromagnetica. Oppure nei poli di due magneti, che si respingono quando sono uguali e si attraggono quando sono opposti. Oppure nella forza di gravità, che è un'attrazione mutua tra due oggetti dovuta alla loro massa. Questa forza è sempre attrattiva e agisce per avvicinare gli oggetti tra loro. D'altra parte, la forza di repulsione è una forza che agisce per allontanare due oggetti l'uno dall'altro. Ma in realtà è in azione in ogni corpo, anche in quelli celesti: la forza di gravità è un'attrazione mentre la forza di repulsione agisce per respingere gli oggetti.

Udite, udite. E nel mondo umano non è lo stesso? I caratteri contrari si attraggono e quelli uguali si evitano. E i maschi e le femmine non si attraggono in quanto sessi opposti? Nel campo umano, l'attrazione e la repulsione possono essere considerate in termini di interazioni sociali o emozionali. Ad esempio, l'attrazione può manifestarsi come un legame emotivo o una connessione speciale tra due persone oppure come una forte “chimica emotiva”. D'altra parte, la repulsione si manifesta come un'antipatia o una mancanza di connessione tra individui. In generale, dunque, le interazioni umane sono influenzate da fenomeni di attrazione e repulsione che guidano le relazioni e le dinamiche sociali.

E non è finita qui. Gli stati d’animo e i sentimenti funzionano in base a questa diade. Per esempio, l’amore nasce insieme al suo contrario (l’odio) che è sempre pronto a saltar fuori in mezzo all’armonia e alla concordia. In mezzo alla quiete, è pronto ad emergere l’agitazione. In mezzo alla pace, la guerra. In mezzo al silenzio, il suono o il rumore. In mezzo alla stasi, il movimento. In mezzo all’esaltazione, la depressione. In mezzo all’ottimismo, il pessimismo… Non siamo tutti binari, bipolari, ciclotimici, oscillanti, con alti e bassi, altalenanti, variabili o fluttuanti? Chi non ha momenti di grande entusiasmo, energia e positività alternati a periodi di tristezza, scoraggiamento o mancanza di motivazione?

E ancora: la diade funziona anche per gli eventi. Se continuiamo a vincere (a un gioco o alla guerra), verrà il momento in cui perderemo (ce lo dicono le leggi sulle probabilità). Se vivremo, dovremo morire: è sicuro.  Se facciamo del bene, qualcosa ci andrà male…

Insomma, non è che ci si diverta a far così: sono leggi meccaniche, precise, cosmiche…

 

sabato 16 marzo 2024

Si vis pacem, para bellum

 C'è un unico modo per neutralizzare la Russia di Putin. Prepararsi alla guerra per renderla impossibile, ammassare tante armi ai confini della Russia e in Ucraina (anche nucleari) per togliere ogni volontà di conquista. 

Da che mondo è mondo, se vuoi la pace, devi preparare la guerra. Non è questa una diade: guerra e pace? E bisogna mantenerla in equilibrio. Se alziamo bandiera bianca, facciamo vincere il nemico. E ce lo troveremo in casa.

Gli intelligenti e i saggi lo sanno. Solo l'equilibrio del terrore conserva la pace.

Così è scritto nelle leggi di funzionamento del cosmo.

Se ci mostriamo deboli, i nemici saranno prepotenti: se ci mostriamo forti, i nemici non ci attaccheranno.

Ma certo ci vuole coraggio, non aver paura di sacrificarci oggi per salvarci domani. E i più sono stupidi vigliacchi, che preferiscono non spendere soldi e non toccare le nostre comodità. Mettere la testa nella sabbia per non vedere, come gli struzzi.

Se Putin sposta i missili ai confini della Nato, noi dobbiamo spostare i nostri missili ai confini della Russia. Solo così si mantiene l'equilibrio. O voi conoscete un altro metodo per conservare la pace? Se alzate bandiera bianca, come vorrebbe il Papa, ci consegniamo sconfitti nelle mani del nemico. Non è brutalità: è una legge di equilibrio su cui si basa il mondo.


La struttura di base

 

C’è un’unica struttura che fa funzionare l’Universo; una struttura che va dalle particelle elementari alle attività mentali. Sempre la stessa. La creazione – o per meglio dire l’emersione - dell’Universo non è molto originale. Anzi, lavora al risparmio: minimo sforzo per massimo risultato.

E quindi segue lo stesso schema dappertutto, nel mondo fisico e nel mondo spirituale, costituito da percezioni, sensazioni, pensieri, sentimenti, emozioni ed eventi d’ogni genere (karmici). Replica un unico modello dappertutto, dal moto delle forze fisiche al moto della coscienza: così fuori come dentro. Un modello che parte dalle fluttuazioni quantistiche ed arriva al mondo di oggi.

Questa struttura è una diade, ossia una coppia di polarità legate insieme, uguali per intensità ma contrarie per senso o direzione. Ed è ben rappresentata dal simbolo dinamico dello yang/yin, un’unità nella differenziazione e un contrasto nell’unione, concordi nella discordia, ma discordi nella armonia o complementarità.

Una diade è un termine utilizzato in diversi contesti per indicare un insieme o una coppia di elementi o individui collegati o correlati in qualche modo. Ad esempio, in musicologia una diade si riferisce a una coppia di note suonate insieme, mentre in psicologia può indicare una relazione o interazione tra due persone o individui.

L’armonia viene dal fatto che i due poli sono contrastanti ma uguali, l’uno l’opposto dell’altro. Si combattono, ma non possono fare a meno l’uno dell’altro. Pensate a un matrimonio fra maschile e femminile, ad uno scontro fra due pugili che lottano sullo stesso ring ma che sono uniti dal match, all’esterno o all’interno di un guanto o di un essere umano. Sono l’uno l’opposto dell’altro, ma l’uno dipendente dall’altro. Si odiano e si amano, così come succede nella vita, in cui tutto è conflitto armonico o armonia conflittuale.

Questo tipo di struttura ricorda l’insieme delle spinte e controspinte nella costruzione di un ponte – un ponte che unisce due sponde ma che le separa. Una struttura che permette l’equilibrio di quella immensa costruzione che è il cosmo. Il ponte può oscillare, ma entro certi limiti; le spinte e le controspinte sono variabili dinamiche che devono trovare un equilibrio, o tutto collassa.

Questa struttura diadica è presente nel mondo esterno come in quello interno, nelle stelle come nella coscienza. E anche nel nostro corpo, che ha due cervelli (fisici e mentali), due occhi, due orecchie, due braccia, due gambe, ecc. e due lati della faccia, simmetrici sì ma non uguali, discordi quel tanto per differenziarsi ma non tanto per separarsi.

La coscienza emerge da questo dualismo. È come se fossimo due persone che si controllano a vicenda, due persone in una, due gemelli siamesi che hanno in comune il corpo, che sono condannai a stare insieme ma che vorrebbero separarsi.

Pensiamo alle emozioni, che già nel nome indicano un movimento. Se avessimo sempre uno stesso stato d’animo, non avremmo emozioni, e il nostro mondo sarebbe statico, non dinamico.

 

venerdì 15 marzo 2024

Niente di nuovo sotto il sole

 

Nihil novi sub sole

Ci arrabattiamo tanto con fedi, religioni, filosofie, dubbi e mitologie, ma se mettiamo insieme tre leggi della fisica, abbiamo una descrizione del funzionamento del tutto. Tralasciando il fatto che si applicano a campi diversi della fisica, applichiamole anche al mondo della mente (o mondo interiore) e al mondo degli eventi. Le tre leggi sono: la terza legge di Newton, la legge di Coulomb e la prima legge della termodinamica.

La prima dice: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale (per intensità, per carica) ma opposta per direzione (o senso).

La seconda dice: gli opposti si attraggono e gli uguali si respingono.

La terza dice: nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

 

Se applichiamo queste leggi ad ogni aspetto del mondo, scopriamo non solo che sono collegate, ma anche che ci spiegano come è fatto il mondo. In particolare ci dicono perché la struttura basilare di tutto è ciò che chiamiamo diade. Come è fatta una diade? Da due forze che si attraggono perché sono opposte (per direzione o senso), ma che si respingono perché hanno la stessa intensità o carica. Una perfetta contraddizione.

Comunque dobbiamo pensare che il mondo non è linearmente logico come lo intendiamo noi (rispondendo al principio di non contraddizione), ma basato sulla contraddizione antinomica. In altri termini, le cose stanno insieme in quanto sono opposte, ma si respingono perché sono uguali. Il che ci descrive l’ambiguità delle cose, che sono e non sono nello stesso tempo.

Per esempio, l’amore e l’odio stanno insieme perché sono forze opposte (come il bene e il male, il freddo e il caldo, il maschile e il femminile, ecc.), ma si respingono perché sono uguali per carica o intensità (si contrappongono o “litigano” di continuo).

Non sappiamo dire quale sia l’azione e quale la reazione, in quanto il movimento è oscillatorio e ciclico, cioè è un processo, non un ente, e i due poli si scambiano continuamente i ruoli. Il tutto è ben rappresentato dall’antico simbolo dinamico dello yang/yin, che vede due polarità unite in un unico ciclo, ma contrapposte per senso. È questo schema che dà dinamismo al mondo, il quale è composto da diadi che rappresentano spinte e controspinte, e che tengono in equilibrio l’architettura cosmica.

Le spinte e controspinte devono bilanciarsi, pur variando nelle proporzioni delle due polarità, ma nessuna delle due può prevalere o essere sconfitta completamente, pena il collasso della diade. In sostanza, è il principio dell’equilibrio dinamico. Da notare che questo schema si ripete sia in diadi diverse sia all’interno della stessa diade. Ossia, siamo divisi nell’unità e uniti nella diversità. Concordi nella discordia, ma discordi nella concordia: come le coppie umane.

La prova? Ogni uomo è diviso sia dagli altri uomini sia in se stesso (con due emisferi cerebrali e la differenziazione tra sé e sé, che è all’origine della coscienza e della contrapposizione fra conscio e inconscio). Non si sfugge allo schema della diade, che si trova in infinite antinomie dinamiche, come pressione e decompressione, aumento e diminuzione, crescita e decrescita, premere e tirare, aprire e chiudere… tutto duale, tutto a coppie.

I verbi aprire e chiudere mi ricordano le porte e le finestre. Ma nessuno le tiene sempre aperte o chiuse: non servirebbero a niente. Le porte e le finestre a questo servono: ad aprire e a chiudere. Sono oggetti che esprimono funzioni, movimenti. Come i portali moderni, che servono ad entrare e/o ad uscire dai siti internet. A dividere o a unire.

Ma noi non inventiamo mai niente di nuovo: ci limitiamo a dare nuove funzioni a cose vecchie. I portali sono sempre esistiti: solo che un tempo erano materiali. Così, quando le teorie scientifiche usano termini come inizio o fine, nulla o tutto, vuoto o pieno, ecc., che esistono da millenni, da quando è nato il linguaggio-pensiero umano, non inventano nulla di nuovo, ma esprimono con concetti vecchi funzioni nuove.

Sono ben poche le vere invenzioni di cose nuove, perché per inventare cose nuove, occorrono pensieri e concetti nuovi. E, quando appaiono i pensieri, i concetti e le parole veramente nuove, appaiono le cose che non sono ancora esistite, ma erano comunque già presenti nel campo delle possibilità. Anche l’idea che il pensiero possa influire sulla materia (fisica quantistica) è vecchio quanto il mondo.

Ci hanno provato tutti: gli stregoni, gli sciamani, i maghi, gli yoghi, i profeti… solo che non avevano ancora i mezzi. Ma la fisica quantistica ha finalmente dato corpo a vecchi sogni, così come le “macchine volanti” moderne erano state sognate per millenni da civiltà antiche. Ricordiamo, fra parentesi, i disegni su certi monumenti antichi, le fantasie del volo umano, il “mondo dei sogni” degli aborigeni australiani, le figure delle civiltà precolombiane, le fantasie del Ramayana indù, i prodigi delle favole, ecc. Era già tutto nel mondo delle possibilità, nella nuvola delle potenzialità.

Lo stesso concetto di diade ha radici nell’antica filosofia greca e nelle antiche filosofie indiana e cinese. Il simbolo dello yang/yin viene dall’antico Taoismo cinese.

Anch’io non invento nulla: rimoderno.

giovedì 14 marzo 2024

L'esperienza dell'angoscia

 

Heidegger sostiene che l’angoscia è l’esperienza del nulla – e chi lo può negare? Questa frase si riferisce al concetto fondamentale dell'angoscia nell'ambito della sua analisi dell'essenza dell'esistenza umana. Per Heidegger, l'angoscia è un'esperienza molto più profonda rispetto alla paura, in quanto mette in evidenza la natura transitoria e fragile dell'esistenza umana. Attraverso l'angoscia, l'essere umano si confronta con il nulla, che non è da interpretare come assenza di significato, ma come il fondamento stesso dell'essere. L'angoscia diventa così un'opportunità per confrontarsi con la propria finitezza e per cercare un senso più autentico dell'esistenza.

Dobbiamo confrontarci con l’angoscia quando facciamo l’esperienza della morte, di qualcuno o nostra. Allora chi ci salva dall’angoscia? Anche se abbiamo fede, anche crediamo nell’immortalità, anche se ci diciamo che non abbiamo paura, in realtà dobbiamo confrontarci con questo profondo sentimento di perdita e di terrore.

Non so se gli altri animali provino angoscia. Ho visto un video di un gatto paralizzato dalla vita in giù, che trascinava le zampe posteriori e mi domandavo cosa provasse. Perché noi proviamo angoscia anche quando dobbiamo confrontarci con qualche malattia invalidante, con qualche malattia che sappiamo inguaribile e terminale. Anzi, in questi casi, la morte ci appare il male minore.

Già, ma la vita non può essere considerata essa stessa una malattia terminale? La vecchiaia che cos’è, se non il termine inglorioso della vita, con l’esaurimento progressivo di tutte le nostre energie? E come può non essere depresso o  angosciato un vecchio che sia cosciente della propria inevitabile fine?

Ho il sospetto che certe demenze senili in cui ci si dimentica di tutto siano una difesa contro un’angoscia insopportabile. La natura ci viene in soccorso anestetizzandoci, cancellando ogni coscienza.

Non è la vita quella cosa che termina sempre? E non è una malattia terminale, sempre terminale?

Kierkegaard diceva che "l'angoscia è una malattia mortale", in quanto non è solo un'emozione transitoria, ma una condizione esistenziale fondamentale che può condurre l'individuo alla disperazione e alla perdita di senso.

Tuttavia, anche per lui, l'angoscia non era tanto un male assoluto, quanto piuttosto un'opportunità per l'individuo di confrontarsi con se stesso e di cercare una via verso una vita più autentica e significativa.

Sarà, ma ne faremmo volentieri a meno. Per noi vecchi, che siamo ancora coscienti ma che ci vediamo portar via irrevocabilmente la vita, chi ci salverà dall’angoscia? Gli antidepressivi?

Io sostengo, in base alla mia teoria delle antinomie, che, se c’è la mortalità (e chi può negarlo?), ci deve essere il suo contrario: l’immortalità. Ma questo non mi salva dall’angoscia, perché non posso sapere che esperienza sia.

Chi dice di avere avuto esperienze di pre-morte (NDE=Near Death Experience), confessa che si sente un po’ consolato. Queste esperienze si verificano quando una persona si trova in una situazione di pericolo di vita o vicina alla morte e vive uno stato straordinario al limite della coscienza. Durante una NDE, molte persone riportano sensazioni di pace, serenità, un senso di separazione dal proprio corpo fisico, incontri con esseri spirituali o defunti, visioni di luce intensa e un senso di connessione con una realtà superiore.

Ma per chi non ha avute queste esperienze? Oltretutto, gli scienziati sostengono che possono essere la conseguenza dei farmaci anestetizzanti o di un estremo stress mentale.

No, l’unica cura contro l’angoscia è, in realtà… la vita, vivere la vita. Anzi, la molla della vita mi appare proprio la fuga dall’angoscia. Ma quando la vita si riduce a poche attività insignificanti, quando l’amore appare impotente, quando ti ritrovi solo e tanti altri li hai già visti morire, chi ti consolerà?

Sì, l’angoscia è l’esperienza del nulla… Per fortuna, se c’è il nulla, vuol dire che c’è il tutto.

Che sia una consolazione anche questa?

Chi vivrà, vedrà. Ovvero, chi morrà vedrà... ma con quali occhi?

mercoledì 13 marzo 2024

Coloro che hanno un'anima

 

Ci definiamo animali dotati di un’anima, perché siamo animati, perché, per risolvere i nostri problemi, ci spostiamo, ci muoviamo. Le piante che non si muovono, che non hanno un cervello, che non hanno un’organizzazione centralizzata e gerarchica, con un “capo” che dirige organi singoli o doppi, non sono per questo meno intelligenti e risolvono i loro problemi con altre strategie. Sono più sensibili di noi all’ambiente e comunicano fra loro con messaggi chimici.

La nostra organizzazione verticistica è più esposta ai pericoli, perché, se si guasta il cervello, lo stomaco, il pancreas o il cuore, siamo finiti. Una pianta invece può rinascere anche se viene distrutto l’80 % del suo corpo.

Ma questo per dire che, se l’intelligenza è la capacità di risolvere i propri problemi, esistono varie forme di intelligenza, anche senza cervello. La natura non è certo stupida e sa bene come organizzarsi e risolvere i propri problemi.

Comunque, anche le piante, anche non si spostano, sono in un continuo movimento interno: rispondono a stimoli esterni, si regolano autonomamente, compiono la fotosintesi, si muovono verso la luce, si attorcigliano, comunicano  fra loro o con altri organismi attraverso segnali chimici e hanno una linfa e radici che scorrono.

Di immobile non c’è proprio niente, né fisico né mentale. E le leggi che valgono per un campo valgono anche per l’altro, e i due insieme formano una diade di forze che si contrastano ma sono complementari e unite per sempre. Come le due facce di una stessa medaglia, come l’esterno o l’interno di un guanto: l’uno contraddice l’altro ma non potrebbe esistere senza l’altro. Entangled, legati per sempre.

Tutto è energia, tutto è relazione. E tutto cambia ad ogni istante.

Il fatto che il movimento sia vita è confermato dalle strutture dinamiche di ogni relazione, fisica o mentale. Le particelle, i quark e gli atomi sono in continuo movimento. E sono in continuo movimento i corpi celesti. E anche noi dobbiamo muoverci ed abbiamo una vita mentale in continuo movimento.

Il movimento fondamentale è quello oscillatorio fra due polarità che si contrappongono, ma sono unite, come in certi matrimoni… o in tutti, perché la diade maschio/femmina contraddistingue gran parte della natura ed è alla base della riproduzione sessuata.

Questi movimenti non sono mai casuali, ma rispondono a leggi precise.

Ma, se tutto è mobile, oscillante, in divenire e mutevole, e se tutto risponde alle stesse leggi per esempio di azione/reazione, e se abbiamo due emisferi simmetrici però non identici, che svolgono ruoli diversi integrandosi fra di loro per elaborare varie funzioni sensoriali e cognitive, se tutto questo è dimostrabile a livello microscopico, dovrebbe essere verificabile anche a livello macroscopico – due concetti e due ambiti che formano la platonica “diade indefinita” (perché infinita).

In altri termini, il pensiero e l’ambito percettivo dovrebbe interagire con il campo fisico. Una polarità dovrebbe essere connessa in maniera inversa con l’altra. Platone parlava della diade basilare di grande/piccolo; noi potremmo parlare della diade di macro/micro. Ma resta il fatto che il mondo mentale influisce sul corpo (psicosomatica) o indirettamente sul mondo circostante attraverso le nostre azioni, le nostre costruzioni  (tecnologia e scienza) e le nostre decisioni.

Ma è possibile agire direttamente sulla materia con i processi mentali? Il mondo interiore può agire direttamente sul mondo esteriore, il micro sul macro, il sottile sul materiale? Non è questo il sogno di tutti gli uomini? Io dico di sì, ma dobbiamo provarlo con un esperimento mentale - o rimane una filosofia.

Ora, la mente funziona in base alle stesse leggi della natura, in particolare attraverso forze contrarie ma complementari che sono accoppiate a due a due, come nella fisica e che chiamiamo antinomie, dicotomie o diadi. Ma come dimostrarlo?

Abbiamo detto che il movimento fondamentale di tutte le forze contraddittorie e complementari è quello “oscillatorio” o vibratorio.

Quando si parla di antinomie o diadi, ci si riferisce a due concetti contrapposti dinamicamente, come per esempio il bene e il male, il grande e il piccolo, l’esterno e l’interno, l’astratto e il concreto, il nulla e il tutto, la vita e la morte, il caldo e il freddo e altre migliaia. In apparenza sembra che l’una polarità debba escludere l’altra, ma in realtà l’una non potrebbe esistere senza l’altra. Quindi, se parliamo di bene, è chiaro che ci riferiamo anche al concetto di male, dato che non potremmo pensare l’uno senza l’altro. E questo vale per tutte le antinomie.
Potremmo allora pensare che tali antinomie, che sono migliaia in tutte le lingue, siano semplici concetti, cui non corrisponde nessuna realtà.

Ma prendiamo il caso della diade freddo/caldo. Io percepisco concretamente il caldo e il freddo: i concetti possono essere astratti (come tutti i concetti), ma non le esperienze cui si riferiscono. Io percepisco perfino le gradazioni e le variazioni del caldo/freddo e ho strumenti per misurarle. Inoltre posso consultare le osservazioni meteorologiche per sapere in anticipo se farà più o meno caldo/freddo. Se ho la febbre, so che avrò più caldo. Se vado in alta montagna, so che farà freddo e così via. Insomma i concetti saranno astratti ma le esperienze sono reali.

Quindi la realtà ha generato la diade, e la diade esprime la realtà, che può essere anche soggettiva ma non per questo irreale. Tutti sentiranno caldo se metteranno una mano sul fuoco e tutti sentiranno freddo se terranno in mano del ghiaccio. Questo significa che vi è una corrispondenza fra pensieri-percezioni e realtà. Anzi, questi pensieri-percezioni seguono la legge dell’azione/reazione.

Conosco l’obiezione: “I concetti contrapposti e complementari, sebbene possano essere paragonati alle forze fisiche in termini di dualità e interazione, non agiscono letteralmente come forze fisiche nel mondo materiale. Questi concetti sono astrazioni che aiutano a comprendere e descrivere fenomeni umani, sociali, filosofici e psicologici, ma non hanno un effetto diretto e misurabile sulla materia come le forze fisiche quali la gravità o l’elettromagnetismo.

Le forze fisiche sono interazioni fondamentali che possono essere misurate, osservate e quantificate scientificamente. Hanno proprietà specifiche come direzione, intensità e punto di applicazione, e seguono leggi fisiche ben definite come quelle di Newton. Al contrario, i concetti contrapposti e complementari sono utilizzati simbolicamente per esplorare le dinamiche della vita e dell’esistenza umana, e non hanno una manifestazione fisica diretta che possa essere studiata con gli strumenti della fisica.

In conclusione, mentre i concetti contrapposti e complementari possono essere utili per il pensiero analitico e per la comprensione di vari aspetti della realtà, non sono forze fisiche e non influenzano la materia nel modo in cui lo fanno le forze fisiche.”

Però, secondo la terza legge di Newton, nota anche come principio di azione e reazione, le forze sono sempre accoppiate a due a due. Questo significa che se un oggetto A esercita una forza su un oggetto B, allora l’oggetto B eserciterà una forza di uguale intensità ma di direzione opposta sull’oggetto A. Queste coppie di forze sono applicate a due oggetti diversi e non si annullano a vicenda perché agiscono su corpi diversi. Per esempio, se premi una palla con il dito, il dito esercita una forza sulla palla (azione), e la palla esercita una forza uguale e opposta sul dito (reazione). Queste forze di azione e reazione sono un esempio fondamentale dell’interazione tra oggetti e sono essenziali per comprendere il movimento e l’equilibrio dei corpi nella fisica classica.

Ora, questo particolare rapporto lo troviamo  anche nel mondo mentale. Pensieri, sentimenti, emozioni si esprimono per coppie opposte ma complementari. Possiamo considerarle forze? Noto che la stessa parola emozione significa “movimento (dell’animo)” e che è duale: se provo paura devo provare coraggio, se provo gioia devo provare tristezza, ecc. Ma anche i pensieri sono così: emergono, si contraddicono e sono complementari. Non posso pensare l’alto senza pensare il basso, non posso pensare alla vita senza pensare alla morte, ecc. Vanno a coppie, sono contrari, sono complementari e sono oscillanti.

Obiezione: le particelle elementari, come gli elettroni e i fotoni, oscillano a livello microscopico, e questo movimento è descritto dalla meccanica quantistica. Tuttavia, quando si tratta di oggetti macroscopici, composti da miliardi di particelle, le loro oscillazioni individuali si annullano a vicenda a causa della loro enorme quantità e della varietà di direzioni e fasi in cui si muovono.

Inoltre, le particelle in un solido, per esempio, sono legate insieme da forze intermolecolari e interatomiche, che limitano il loro movimento. Possono vibrare attorno alle loro posizioni di equilibrio, ma non si muovono liberamente come le particelle isolate1. Queste vibrazioni possono trasmettere energia sotto forma di onde sonore o calore, ma non causano un movimento oscillatorio visibile dell’oggetto nel suo insieme1.

Quindi, mentre le particelle individuali possono oscillare, gli oggetti macroscopici non mostrano questo comportamento perché le oscillazioni sono troppo piccole per essere percepite e perché le forze che tengono insieme le particelle stabilizzano l’oggetto come un tutto.

Inoltre,. In fisica, l’oscillazione si riferisce al movimento ripetitivo avanti e indietro di un oggetto attorno a una posizione di equilibrio. Questo movimento può essere causato da varie forze e può avvenire in diversi contesti, come il dondolio di un pendolo, le vibrazioni di una corda di chitarra, o le onde sonore che viaggiano attraverso l’aria..

Le oscillazioni possono essere libere, come nel caso di un pendolo che oscilla dopo essere stato spinto, o forzate, come nel caso di un oggetto che viene fatto oscillare da una forza esterna periodica, come una spinta ripetuta. Le oscillazioni possono anche essere smorzate, perché l’ampiezza dell’oscillazione diminuisce nel tempo a causa di attrito o resistenza, o persistenti, dato che l’oggetto continua a oscillare con un’ampiezza costante se non ci sono forze di smorzamento significative.

Inoltre, le oscillazioni non sono limitate agli oggetti fisici; anche le grandezze come la tensione elettrica in un circuito o la luce possono oscillare. Per esempio, la corrente alternata in un circuito elettrico oscilla tra valori positivi e negativi, mentre la luce visibile è il risultato di oscillazioni dei campi elettrici e magnetici.

Ma io sostengo che anche le forze mentali seguono lo stesso principio. Il problema è che bisogna dimostrarlo con un esperimento.

 La sequenza originale dovrebbe essere questa:

Dal non essere viene fuori l’essere, ovvero dal nulla il tutto, dal vuoto il pieno. Basta una semplice oscillazione nel caotico campo delle possibilità (dal caos l’ordine); l’oscillazione (la fluttuazione della fisica quantistica) è in realtà una differenziazione-divisione che sta alla base della molteplicità (dallo zero al due e così via).

L’oscillazione genera una coppia di polarità contrarie e complementari, indivisibili: l’individuo duale è ciò che non può essere diviso, perché i due poli sono entangled (legati per sempre). Se nasce la dualità nasce la coscienza, perché la coscienza è questo gioco di specchi: uno specchio che riflette l’altro. È per questo che noi abbiamo due cervelli (orizzontali e verticali: l’uno controlla, contrasta e completa l’altro: si ripete lo schema della diade che è lo stesso nel mondo fisico e nel mondo mentale.

Insomma, dall’incoscienza nasce la coscienza, dall’esterno nasce l’interno (come il fuori e il dentro di un guanto o come il dinamismo duale dello yang/yin), dall’esteriorità nasce l’interiorità, dal grande il piccolo, dal macro il micro, dalla parte il tutto, dall’assoluto il relativo, dall’inizio la fine… necessariamente. Non si tratta solo di concetti astratti, perché l’astrazione è l’altra polarità della concretezza. Si tratta proprio di percezioni, con il loro dualismo soggetto/oggetto. La percezione, la sensazione, il pensiero, il sentimento, l’emozione (qualcosa che si muove) e gli eventi funzionano in base allo stesso tipo di dualismo contraddittorio e complementare.

Questo è il divenire, che in realtà è una gigantesca oscillazione ciclica. L’eterno ritorno. Avanti e indietro, il prima e il dopo.

Tutto è contrasto, tutto è complementare, tutto è contraddizione unitaria: dalla decoerenza nasce la coerenza, dallo squilibrio la simmetria. Dal fenomeno il noumeno, dall’apparenza la sostanza, dall’assenza la presenza… le coppie complementari si formano tutte insieme in pochi millesimi di secondo. E non dimentichiamo la diade passato/futuro, cioè il tempo.

Non si tratta di far muovere qualcosa, ma di prevedere la sua oscillazione. Se una cosa è ferma (in apparenza, perché non c’è nulla di assolutamente fermo, in quiete o isolato), si muoverà. Si tratta solo di aspettare. I due estremi non vengono mai raggiunti, perché, se lo fossero, si annullerebbe la coppia.

Una vera quiete non esiste mai. La quiete e l’inerzia sono due concetti fondamentali in fisica che riguardano il movimento e la resistenza al cambiamento di moto di un oggetto.

La quiete si riferisce allo stato in cui un oggetto si trova quando non è soggetto a nessuna forza esterna e quindi rimane fermo. In assenza di forze esterne, un oggetto in quiete rimarrà in tale stato.

L'inerzia, invece, è la proprietà di resistenza a un cambiamento di moto. Un oggetto in stato di quiete tenderà a rimanere fermo e un oggetto in movimento tenderà a mantenere il suo moto, a meno che non venga applicata una forza esterna che lo modifichi.

In sintesi, la quiete rappresenta lo stato di assenza di movimento di un oggetto, mentre l'inerzia indica la tendenza di un oggetto a mantenere il proprio stato di moto, sia esso fermo o in movimento.

Tutte le coppie di forze (anche il maschio/femmina) devono in realtà stare in un equilibrio dinamico e contrastante, come spinte e  controspinte, azioni e reazioni, compressione e trazione.

La quiete e l’inerzia sono due concetti fondamentali in fisica che riguardano il movimento e la resistenza al cambiamento di moto di un oggetto.

La quiete si riferisce allo stato in cui un oggetto si trova quando non è soggetto a nessuna forza esterna e quindi rimane fermo. In assenza di forze esterne, un oggetto in quiete rimarrà in tale stato.

L'inerzia, invece, è la proprietà di resistenza a un cambiamento di moto. Un oggetto in stato di quiete tenderà a rimanere fermo e un oggetto in movimento tenderà a mantenere il suo moto, a meno che non venga applicata una forza esterna che lo modifichi.

In sintesi, la quiete rappresenta lo stato di assenza di movimento di un oggetto, mentre l'inerzia indica la tendenza di un oggetto a mantenere il proprio stato di moto, sia esso fermo o in movimento.

Tuttavia una vera quiete non esiste mai. In fisica, la "quiete assoluta" è un concetto teorico che indica un sistema di riferimento in cui tutti gli oggetti si trovano in stato di quiete totale rispetto l'altro. Tuttavia, nella realtà, è molto difficile (se non impossibile) raggiungere la quiete assoluta a causa di diversi fattori come l'agitazione termica delle particelle, la presenza di campi magnetici o gravitazionali, e l'espansione dell'Universo.

Anche in uno spazio vuoto e isolato, dove si supporrebbe di poter raggiungere una quiete perfetta, le fluttuazioni quantistiche rendono impossibile raggiungere la completa assenza di movimento. Pertanto, la quiete assoluta è un concetto utilizzato per fini teorici, ma non si riscontra nella realtà pratica.

Ed è inevitabile che sia così. Vi ricordate del simbolo dello yang/yin? Se notate, in ogni polo c’è un puntino del contrario: se uno dei due si annullasse o si ingrandisse del tutto, annullerebbe se stesso e l’altro; la coppia scoppierebbe, come succederebbe nella vita.

Questo mi ricorda gli esperimenti di Galileo Galilei con il pendolo, che hanno contribuito notevolmente alla comprensione del movimento e della gravità. Alcuni dei suoi esperimenti più famosi includono:

“Misurazione del periodo di oscillazione: Galilei notò che il periodo di oscillazione di un pendolo (il tempo che impiega a compiere un'oscillazione avanti e indietro) rimane costante, indipendentemente dall'ampiezza dell'oscillazione. Questo principio è noto come isocronismo dei pendoli.

Studio dell'accelerazione gravitazionale: Galilei utilizzò il pendolo per studiare l'accelerazione dovuta alla forza di gravità. Egli osservò che la periodicità delle oscillazioni del pendolo dipendeva dalla lunghezza del filo e che la forza di gravità influenzava l'ampiezza delle oscillazioni.

Verifica della legge dei pendoli: Galilei formulò una legge che stabilisce che il periodo di oscillazione di un pendolo è proporzionale alla radice quadrata della sua lunghezza. Questa legge è nota come la legge del pendolo di Galileo.

I contributi di Galileo agli studi sui pendoli hanno aperto la strada alla comprensione della dinamica del moto e alla formulazione delle leggi del moto che hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo della fisica moderna.”

Dobbiamo tener conto che le cose, per poter essere, devono essere osservate (essere = essere osservate), testimoniate, esperite. Da un soggetto o da una coscienza che è l’originaria diade o dualità di tutto, un gioco di specchi della monade che si fa due. Quindi, non domandiamoci se lo spirito influenza la materia, dato che le cose, per essere, hanno bisogno di essere vidimate, concretizzate, realizzate da un testimone.

Un universo senza coscienza non solo non avrebbe nessun senso, ma non potrebbe nemmeno esistere.

Il fatto che la materia nasca con lo spirito deriva dalla necessità dell’osservatore che fa da levatrice alle cose. E quindi fin dalla prima diade c’è necessità di una coscienza elementare, ossia del dualismo stesso (materia/mente), della scissione.

Non per nulla Leibniz parlava della diade di Platone (la monade fondamentale) come di un atomo spirituale, “specchio vivente dell’universo”. Ma uno specchio non avrebbe senso o scopo senza “qualcuno” o “qualcosa” che vi si specchi. E quindi il tutto, per avere un senso o uno scopo, deve avere fin dall’inizio un testimone. E chi è?

Non certo un dio, come è sempre stato teorizzato senza averne conoscenza. Ma se stesso. Lo specchio si specchia in un altro specchio, legato a se stesso, ma leggermente differente (il minimo di scissione). Se mettete due specchi l’uno di fronte all’altro ma uniti, nasce la coscienza – che è in fondo la differenza, che è in fondo la struttura del cervello diviso fra due emisferi uniti dal corpo calloso.

In altri termini, le cose, per nascere, hanno bisogno che qualcosa si differenzi (la fluttuazione, le due polarità); e, differenziandosi ma restando uniti, generano ipso facto la coscienza testimone.

In conclusione, coloro che hanno un'anima non sono solo gli esseri viventi, ma anche la materia apparentemente morta. Non diciamo noi "l'anima di un oggetto o di una sostanza o di una cosa", per indicare il suo nucleo? L'anima dell'acciaio, per esempio, qual è? E l'anima di una lega, cioè le sue proprietà distintive?