venerdì 31 maggio 2013

Esorcismi

Fa ridere vedere un Papa che pratica ancora gli esorcismi.
Che cosa può fare un povero Satana contro le migliaia di demoni che assillano tutto il mondo e che si chiamano Ambizione, Avidità, Sete di potere, Superstizione, Odio, Rivalità, Disuguaglianza, Aggressività, Arrivismo, Miseria, Ignoranza, Egoismo, Capitalismo, Mercato, Successo, eccetera eccetera? Al loro confronto è un povero diavolo di campagna che si accontenta di far strabuzzare gli occhi, di far dire bestemmie e di far vomitare qualche rospo.
Non c'è forse un uomo che non sia posseduto da qualcuno di questi demoni.
Che cosa faremo? Imporremo le mani a tutti?

Il marchio di Caino

Le frasi dei Vangeli in cui Gesù sembra voler fondare una Chiesa sono, a detta di tutti gli studiosi, delle interpolazioni, aggiunte dalla Chiesa nascente per darsi pezze d'appoggio. Pensiamo che Gesù, a quei tempi, non aveva neppure l'idea di cosa fosse una "Chiesa"... come se parlasse di computer o di satelliti.
Che cosa ci aspettiamo allora da una religione che ha come suo atto fondativo una falsificazione? Che dica la verità?

giovedì 30 maggio 2013

Vulnus alla famiglia?

Il riconoscimento ufficiale dei matrimoni gay "è un vulnus grave alla famiglia" e i femminicidi che stanno insanguinando l’Italia sono "il frutto di una cultura che esalta le emozioni a scapito della ragione". Queste sono le parole del cardinale Angelo Bagnasco, che purtroppo esprime le idee retrograde della cultura cattolica, una cultura di pura conservazione. Basta allargare un po' la visione per dare interpretazioni ben diverse. Il matrimonio gay non rappresenta una ferita alla famiglia, ma è un ampliamento del concetto di famiglia, non limitata alla semplice sessualità etero.  I cattolici parlano tanto di amore, ma poi pretendono che l'amore tra omosessuali non venga riconosciuto. La lettera anziché lo spirito. Ci si dimentica che prima del vulnus alla famiglia, viene il vulnus agli individui, agli omosessuali, che spesso vengono perseguitati e uccisi.
Quanto alla "cultura che esalta le emozioni a scapito della ragione", è un'idea veramente bizzarra per una religione che fa della retorica sentimentalista il suo appeal maggiore. Forse il cardinale confonde la razionalità con le idee medievali della tradizione cattolica. Sarebbe ora che anche la Chiesa si aprisse ad una visione più comprensiva della realtà.
C'è una precisa responsabilità della cultura cattolica sia nelle persecuzioni contro i gay sia nel convincimento che le donne siano esseri inferiori, non degne neppure di fare i sacerdoti.
L'arretratezza culturale della Chiesa si riflette sull'arretratezza della cultura italiana, nella sua chiusura alle idee dei paesi più avanzati. È un effetto perverso che si è già manifestato nei secoli passati, con la Controriforma, e il conseguente declino del paese. Perché ogni arretramento culturale si esprime inevitabilmente in un arretramento economico e sociale.

La ricerca della felicità: il non coinvolgimento

Tutti cerchiamo di essere felici. Ma c'è modo e modo. Chi non è consapevole delle cause della sofferenza naviga nel buio - non si accorge di essere continuamente in balia di passioni, illusioni, istinti, desideri, avversioni, ambizioni, attaccamenti e condizionamenti vari che gli impediscono di essere felice. Chi non pratica è inconsapevole di questo meccanismo, e crede di essere infelice perché non ha questo o quello, o perché è sfortunato.
La verità è che non si può essere felici se non si contempla prima la realtà della sofferenza. E questo non è possibile se non ci si guarda dentro e non si acuisce la nostra sensibilità. Chi non medita resta all'oscuro di essere attaccato da mille nemici e quindi non mette in essere nessuna strategia di difesa.
Ora, la prima difesa è la conoscenza, è l'attenzione. Solo individuando il modo in cui opera la sofferenza, possiamo liberarcene. E, per farlo, dobbiamo uscire dall'ignoranza sviluppando presenza mentale e discernimento.
Questo tipo di investigazione ci fa scoprire quanto siamo ingenui e quanto siamo responsabili. Inseguiamo ciò che non ci darà mai niente, ci facciamo ingannare da miraggi e veniamo trascinati in cose che non meritano il nostro impegno. La via della liberazione non può che passare da una fase di distacco e di disincanto, da una riprogrammazione delle priorità, da una volontà di non coinvolgimento in cose futili.
Dobbiamo domandarci ogni volta: vale la pena?

martedì 28 maggio 2013

L'ignoranza e la religione

In Pakistan, i fanatici musulmani uccidono ogni anno decine di medici e di volontari occidentali che distribuiscono i vaccini anti-polio. La giustificazione?
Dicono che nei vaccini sia utilizzata carne di maiale.
Quando l'ignoranza si unisce alla religione, è peggio della bomba atomica. Purtroppo, questa unione tra ignoranza e religione è antica quanto il mondo. Anche da noi, nei secoli passati... e ancora oggi... non si scherza.

L'addestramento della mente

La mente si addestra come qualsiasi altra cosa. Non dimentichiamoci che la confusione, la tensione, l'ansia e la distrazione sono il frutto di un lungo condizionamento culturale. Non a caso viviamo nel mondo della competizione, della passione, dall'aggressività e della febbre.
Ma anche la serenità, la calma e l'equilibrio possono essere il frutto di un addestramento. Semmai, il problema è che per contrastare un lungo condizionamento ci vuole un lungo addestramento. Dobbiamo spingere la mente a stazionare in un ambiente diverso. Se ci alleniamo - durante e con la meditazione - a cercare uno stato di centratura, di distacco e di calma, prima o poi riusciremo a portarlo anche nella vita quotidiana.
Tuttavia, per far questo, dobbiamo prima renderci conto che viviamo nel marasma, spinti qua e là continuamente  da attrazione e da repulsione; e poi dobbiamo avere la costanza di rilassare e calmare il corpo e la mente.

domenica 26 maggio 2013

Pubblicità religiosa

Certo, nessuno sa farsi tanta pubblicità come la Chiesa. Quando un suo prete viene ammazzato dalla mafia, ecco che viene proclamato martire o santo. Eppure non ha fatto niente di più degli innumerevoli giudici, poliziotti e carabinieri o testimoni che si sono fatti uccidere  per semplice senso del dovere.
E nessuno sa meglio nascondere o insabbiare le inchieste relative ai tanti preti pedofili o collusi con la mafia.
Insomma, c'è chi sa vendersi e chi no.
Del resto, che cos'è una religione se non un abile marketing, un saper vendere illusioni, speranze... e truffe?

venerdì 24 maggio 2013

La mente basica

Grazie all'introspezione possiamo conoscere ciò che ci sorge interiormente (percezioni, sensazioni, emozioni, sentimenti, ragionamenti, atti di coscienza, ecc.), e possiamo identificare ogni stato d'animo ed etichettarlo. Possiamo inoltre vedere come ogni stato mentale sorga, permanga per un po' e poi svanisca. Possiamo quindi accorgerci che tutto è in continuo mutamento e impermanente. Nello stesso tempo scopriamo che tutte le cose sono interdipendenti e che non hanno un sé permanente. Siamo all'abc della meditazione, alla conoscenza di noi stessi e del mondo.
Ma a questo punto, rimanendo sempre fermi, ci stanchiamo di pensare e di riflettere. E facciamo un passo avanti. Mettiamo a tacere il pensiero discorsivo, le etichette, i concetti e guardiamo semplicemente le cose con maggior chiarezza. In questa visione chiara c'è la nostra stessa consapevolezza che, non avendo più un oggetto, diventa nuda attenzione. Tutto si ferma e si acquieta. Non abbiamo per il momento né desideri né attaccamenti; non abbiamo neppure un ego. Restiamo nel puro presente, in una quiete interiore profonda. Niente disturba la mente, che è vuota e distaccata. La consapevolezza si fa immobile e compatta.
Questa è la condizione soggiacente della mente - vuota, consapevole, silenziosa e chiara. E capiamo tante cose che fino a quel momento erano solo parole.
Fermarsi e guardare, fermarsi e guardare, fermarsi e guardare... Il resto viene da sé, in un processo spontaneo. Quando la febbre mentale si placa, l'essere individuato in un io si acquieta spontaneamente e si espande a cogliere l'essere stesso del tutto. Allora possono avvenire cose meravigliose.
Basta restare fermi, osservare, calmarsi, essere consapevoli.

mercoledì 22 maggio 2013

Vincere lo stress


Stress è una parola inglese che può essere tradotta come "tensione". Vivere è tendersi. Talvolta si dice che si può stressare un materiale fino a farlo spezzare - proprio come la nostra vita. Ma stress può anche essere la traduzione del sanscrito "dukkha", il termine usato dal Buddha quando dice che "la vita è dukkha". Dukkha viene di solito tradotto come "sofferenza", "insoddisfazione", "illusione", "disagio"... o anche "stress".
Chi lo può negare? Noi conosciamo benissimo lo stress. Quando siamo preoccupati o ansiosi, quando soffriamo, quando siamo sottoposti a pressioni o responsabilità eccessive, quando dobbiamo fare troppe cose, quando ci sembra di non farcela, di non essere all'altezza della situazione, di fallire... siamo sotto stress. Cioè, siamo tesi. Allora soffriamo, soffochiamo, siamo colti da mille paure o veniamo presi dall'angoscia, dalla disperazione o dal panico. .
Quando riusciamo a distenderci, a rilassarci, a dimenticare per un po' le preoccupazioni, ci rendiamo conto di che cosa significhi vivere stressati. In realtà, una certa quantità di stress è inevitabile, in quanto legata alla condizione esistenziale di incertezza e di confusione, di tensione e di distensione. Tutti dobbiamo passare attraverso , la crescita, l'apprendimento, le malattie, le disgrazie, le morti e l'invecchiamento. Il che significa che dalla vita non possiamo eliminare una certa dose di sofferenza.
Ma noi ci aggiungiamo del nostro: le sofferenze mentali. Se per esempio soffro perché non vengo riconosciuto, vengo tradito, vengo abbandonato, non vengo promosso, ho problemi di lavoro o non ho abbastanza soldi, la sofferenza che provo nasce dalla mia mente, non da un dolore provocato da un fattore esterno. Se ho un'ambizione o un desiderio che mi divora, non riuscire a raggiungere la mia meta mi provoca una sofferenza mentale che ben presto mi precipita in uno stato angoscioso che investe anche il corpo.
I sintomi dello stress mentale diventano sintomi fisici e ci rovinano l'esistenza e spesso anche la salute. Quanti infarti o altre malattie sono provocati non da incidenti fisiologici, ma da stress mentale? D'altronde, mente e corpo sono un tutt'uno. Purtroppo, nella società moderna, lo stress viene moltiplicato per mille, perché le nostre vite sono molto complicate e competitive-
Ecco perché la meditazione si propone di combattere lo stress. Non si tratta tanto di cercare la felicità, quanto di ridurre il più possibile i fattori di sofferenza, che sono sempre attivi. Ma, per poterlo fare, è necessario rendersi conto della loro presenza continua e non illudersi che si possa sempre vivere in uno stato di benessere o che si possa eliminare la sofferenza una volta per tutte. No, la sofferenza è costitutiva dello stato umano e dell'universo intero. Ogni cosa, ogni condizione, ogni stato d'animo, sorge, permane per un po' e svanisce. Siamo noi che gli attribuiamo gli attributi di buono o di cattivo, di piacevole o di spiacevole; ma si tratta di semplici onde che vanno e che vengono.
Bisogna insomma farsi uno sguardo "filosofico", capace di capire come la felicità o l'infelicità, la tensione o la distensione rispondano alle leggi cui rispondono tutte le onde: vanno e vengono, vanno e vengono. Noi possiamo ridurre il moto ondoso stando fermi e osservando le condizioni fisiche e mentali che sorgono e svaniscono. Possiamo addirittura diventare semplici osservatori del dolore e della felicità che investono tutti e noi stessi. Possiamo osservare la nostra stessa consapevolezza. E, in quei momenti, capiamo che cosa sia lo stato di quiete e di pace. E possiamo far diminuire lo stress personale e generale. Possiamo soprattutto ridurre gli inquinanti mentali. Questo è già un bel risultato.
Capire questo è capire tanto.

domenica 19 maggio 2013

Il senso della meditazione

Ammiri un cielo pieno di nuvole, un po' bianche e un po' nere, con sprazzi di azzurro e di sole, sospinte dal vento; oppure, dopo un lungo cammino in salita, arrivi in un punto da cui puoi contemplare montagne, fiumi e valli a perdita d'occhio; oppure puoi ammirare uno di quei tramonti che infiammano il cielo di mille colori... in quei momenti ti dimentichi di chi sei e dei problemi che hai e vieni rapito da una sensazione di immensità che ti lascia senza parole e senza pensieri. Questo è il senso della meditazione: la gioia del puro essere. Alla portata di tutti - in particolare di chi ha più sensibilità.

venerdì 17 maggio 2013

La meditazione come lasciar perdere


La vita è breve: val la pena di perdere tanto tempo ed energie in beghe inutili?
Lasciate per un po' perdere il bailamme quotidiano, lasciate per un po' perdere la televisione, facebook e twitter: non vi portano da nessuna parte, aumentano la febbre generale, la malattia egoica di cui soffre l'umanità. Concedetevi un po' di meditazione, mettetevi quieti, fermate o rallentate i pensieri e le chiacchiere interiori, astraetevi dalla tragicommedia quotidiana del vivere, lasciate perdere gli amori e gli odi, non pensate al lavoro, ai soldi, al sesso. Chiudetevi nella vostra stanza o raggiungete un posto solitario, dove non ci sia gente. Sedetevi, sdraiatevi o rimanete in piedi. Ma restate fermi e silenziosi, lontano da tutti, anche dal vostro ego. Guardate in lontananza senza fissarvi su niente in particolare, oppure posate lo sguardo davanti a voi, a pochi centimetri, con gli occhi aperti o semichiusi. Fate qualche respiro profondo e poi seguite il respiro per qualche minuto. Quindi prendete nota della caratteristiche ambientali (caldo, freddo, rumori, ecc.), di quelle corporee (siete tesi, rilassati, ecc.) e di quelle mentali (siete preoccupati, tranquilli, ecc). Infine rendetevi conto di essere una cellula vitale di un intero universo. Siete una scintilla di coscienza, avete la fortuna di essere consapevoli di essere. Per un po', solo per un po'. Lo so, questo non vi risolverà nessun problema concreto. Ma vi darete un po' di tregua, vi distaccherete dalle ansie e dalle preoccupazioni che vi torturano. Vi ripulirete la mente. La disinquinerete da tutto il ciarpame che la appesantisce. Vi distaccherete. Vedrete le cose con più chiarezza. Anche solo a questo livello preliminare, vi sembra poco? Alleggerirete voi - e il mondo intero. E dunque alla fine affronterete meglio le sfide d'ogni giorno. Siete scintille di una coscienza universale, non servi di qualche padrone, terreno e/o ultraterreno. Non siete qui per fare i produttori o i riproduttori, per lavorare o per guadagnare. Siete qui per dare una testimonianza costruttiva. Il mondo esiste perché esistete voi, perché esiste una coscienza che ne sia consapevole - la vostra, tra le altre.

L'ascolto dell'altro


Non so se avete notato che, nei dibattiti televisivi o nelle conversazioni private, tutti sentono talmente il bisogno di parlare e di esprimersi che non ascoltano veramente l'altro. Sono impazienti di dire la loro, e magari interrompono. Non ascoltano, non vogliono ascoltare.
Sì, perché ascoltare è difficile. Bisogna innanzitutto voler capire l'altro, e, per farlo, è necessario mettere da parte il proprio ego. Per quasi tutti è più importante aver ragione che ascoltare.
Raramente ascoltiamo, perché non riusciamo a mettere da parte il nostro io. Mentre l'altro parla, dovremmo lasciar perdere i nostri ragionamenti e le nostre opinioni. E invece continuiamo a macinare dentro di noi le obiezioni e le risposte. È una specie di gara a chi ha la meglio, a chi è superiore. A questo giunge la nostra competitività. Siamo sempre in lotta contro il prossimo.
Certo, dovremmo essere così obiettivi e così generosi da aver più interesse per l'altro che per noi stessi.
La meditazione insegna anche questo: a renderci conto del nostro atteggiamento e a cercare di uscire dal nostro piccolo mondo egoico per dare spazio agli altri.

L'onnipotenza divina


Questa idea dell'onnipotenza di Dio è una delle più bislacche che abbia concepito la mente umana. Perché mai un essere superiore dovrebbe essere onnipotente? Magari sarà più potente di noi, ma perché onnipotente? Chi può fare un'affermazione del genere? Uno scimmione un poco più evoluto sa tutto sull'onnipotenza?
Forse capisco da dove venga una simile idea. Dal momento che ci si vuole sottomettere, dal momento che si cerca protezione presso un potente, si vorrebbe che fosse il più potente possibile. Non basta un mezzo potente
Purtroppo, da come è fatto il mondo, non si evince l'idea di un essere onnipotente e perfetto. Semmai quella di un creatore un po' pasticcione che non ha preso bene le misure, che si è fatto sfuggire il processo, che adesso non sa più che pesci pigliare per correggere il pasticcio che ha fatto. Insomma, un apprendista stregone.
Forse, nell'esplosione, è morto anche lui. Condoglianze.
Fatto sta che ormai dobbiamo sbrogliarcela da soli o comunque dare il nostro contributo. Il che fa tremare le vene dei polsi: affidare il mondo a un tizio così poco raccomandabile come l'uomo... "Timore e tremore" dice la Bibbia.

Pedofili di Dio


Cambiano i Papi, ma la chiesa resta sempre la stessa: una vecchia struttura marcia che avrebbe la pretesa di salvare gli altri ma non è in grado nemmeno di salvare se stessa. Avete visto che terribile punizione è stata comminata al cardinale scozzese O'Brien, colpevole di aver violentato ripetutamente almeno quattro ragazzini affidati alle sue cure? Qualche mese di sospensione. E il bello è che la nostra stampa, l'italica stampa sempre clericale, ha presentato questo mite provvedimento come la nuova tolleranza zero della Chiesa. Qualche Ave Maria, qualche Padre nostro e un po' di ritiro "spirituale" in un convento. Eppure per la giustizia civile un reato del genere prevede fino a 12 anni di carcere. Ah, com'è materna questa Chiesa, com'è comprensiva! Non condanna mai nessuno... Sarà per questo che è piena di delinquenti.
Quando firmerete per l'8 per mille, ricordatevi che i vostri soldi potrebbero andare agli avvocati incaricati di difendere i preti accusati di pedofilia e di altri abusi sessuali.

Ritratto di Gesù

Se dovessimo basarci solo sulla lettura dei Vangeli, così come si presentano, senza tener conto delle manipolazioni e delle interpretazioni, dovremmo giungere al seguente ritratto: un impasto di grandezza, nobiltà d'animo, ambizione, mania di grandezza, esaltazione, narcisismo, masochismo e previsioni sbagliate.

mercoledì 15 maggio 2013

Come decidere

Quando si devono prendere decisioni importanti, è naturale che si decida in base al proprio interesse. Ma qual è il proprio interesse? E come decidere? Se restiamo ancorati alla mente razionale e ad un calcolo utilitaristico dei pro e dei contro, è facile sbagliare. Quale strada prendere? Non è semplice decidere perché siamo turbati da dubbi e da ansie. Anzi, a volte decidiamo solo per uscire da questo stato tormentoso di incertezza. E invece no. Dobbiamo stare a lungo presenti nell'ansia e nel dubbio, magari respirando consapevolmente, in modo che la decisione non venga da un atto della volontà razionale, ma dal nostro essere più profondo. Non sempre, infatti, l'interesse utilitaristico del momento, soddisfa le nostre più autentiche esigenze. Non pensiamo solo a quello che possiamo ricavarne, ma anche a quale soddisfazione possiamo trarne a lungo termine, a quale sia il nostro destino - e a che cosa possiamo offrire agli altri. Quella è la nostra vera strada: una via che fa coincidere l'interesse personale con l'interesse generale del mondo per cui esistiamo.

La Suprema Debolezza


I credenti sono uomini particolari: pensano che Dio sia il supremo Potere e decidono di mettersi al suo servizio. Il calcolo sarebbe giusto se Dio fosse un Padrone. Ma Dio non è né il supremo Potere né un Padrone. In realtà è la massima debolezza, è un vuoto che cerca il soccorso altrui per fare qualcosa.
Voi vi rivolgete a Dio, e Lui si rivolge a voi.
Qualcuno poi ha deciso che Dio debba essere non solo potente, ma addirittura onnipotente. Ma chi lo ha detto? A giudicare dal mondo, qualcosa di meglio si poteva fare.
Se viene un terremoto, voi pensate che Dio alzi un dito per proteggere una sua chiesa? Non è mai successo: le chiese crollano come tutti gli altri edifici. La Suprema Debolezza non ha neppure la forza di sollevare un dito.
Se siete malati, pregate il Dio-Potere invocando il suo aiuto. Ma la Suprema Debolezza non ha nemmeno la forza di darvi un'aspirina, non ce la fa. Siete molto più forti voi. E allora che cosa fare?
Anche qui si tratta di sottrarsi ad un mal-fatto precedente, ad una mal-attia. In che modo? Non riempendosi di pillole, ma trovando l'azione che sia in armonia con la vostra natura. Non siete voi che operate la guarigione. Voi vi limitate ad eliminare le cause che vi hanno fatte ammalare - e poi l'organismo guarisce da sé.

L'armonia infranta


Il mondo è inquinato dalle nostre stesse azioni. È come trovarsi in uno stagno le cui acque si sono intorbidate perché troppe persone vi sguazzano dentro. Più vi agitate, più lo sporcate. Più cercate di ripulirlo, più lo inquinate.
A questo bel risultato vi hanno portato i cosiddetti salvatori: volevano portare la pace, ma hanno aumentato lo stato di guerra; volevano farvi guarire, ma hanno aumentato la febbre.
Rimanete fermi, non fate niente. E l'acqua tornerà limpida da sola.
Si dirà: se ci piove in testa, dobbiamo semplicemente stare fermi a prendercela tutta? No, in questo caso è giusto sottrarsi alla pioggia cercando un riparo; sarebbe un'azione del tutto naturale. Ma, se cercate di sparare alla nuvole, non solo non vi riparerete, ma probabilmente danneggerete anche altre cose. Insomma, bisogna sempre trovare l'azione in armonia con la natura.
Prendiamo il caso opposto: avete siccità e vorreste l'acqua - che cosa fate? In realtà non potete fare niente; non vi resta che aspettare che cambi il tempo. Ma, se in precedenza, non aveste desertificato l'ambiente e ridotto le vostre città a formicai brulicanti, se per esempio viveste in una bella foresta, il problema dell'acqua non ci sarebbe. Dunque, è con il vostro fare che vi siete predisposti alla siccità. Adesso è troppo tardi per rimediare. Avete rovinato l'armonia naturale.

domenica 12 maggio 2013

Riflettere e meditare


Riflessione e meditazione sono la stessa cosa ? No. Ma è bene praticarle entrambe. Riflettere è pensare - a noi, alla nostra storia, alla vita, al mondo. Meditare è dedicarsi alla semplice consapevolezza di essere. Per meditare non dobbiamo pensare; dobbiamo essere attenti al nostro stesso essere, qui e ora.
Con queste pratiche, miglioriamo il nostro ben-essere.

Gratitudine


Quando pensiamo alla vita che vorremmo avere, e che non abbiamo, raramente siamo felici. Quanti dei nostri desideri abbiamo realizzati? Ma, anche se abbiamo concluso ben poco, una fortuna l'abbiamo avuta. Siamo qui e siamo consapevoli. Quale sarebbe infatti l'alternativa? Sarebbe bello non essere mai giunti alla luce, non avere mai aperto la finestra su questo mondo, non aver mai visto nulla, non aver avuto accesso a questo tipo di coscienza, non aver mai detto "io", non aver pensato che avremmo potuto essere di più? Secondo l'Oriente, essere nati nello stato umano non è il massimo, ma è comunque un punto di passaggio molto importante. La linea evolutiva che ci ha portato fin qui ha lavorato per millenni o per milioni di anni per dar vita a una coscienza. E, anche secondo la scienza, siamo stati animali, piante, minerali, atomi... ce n'è voluto per essere uomini.
Tra milioni di spermatozoi, siamo nati noi. Gli altri non ce l'hanno fatta.
La nascita della coscienza è qualcosa di grandioso, è l'opera stessa dell'universo, che per questo scopo opera. E noi siamo qui a contribuire a questa impresa gloriosa. Uno dei tanti mattoncini, certo. Ma un giorno potremo dire: c'eravamo anche noi. E saremo premiati per questo.

giovedì 9 maggio 2013

Se la morte...

Ho visto un film dove un padre muore, si ricongiunge con la figlia già morta e i due mano nella mano se ne vanno nell'aldilà. Certo, se la morte fosse solo questo, saremmo tutti felici di vivere e di morire. Ritroveremmo i nostri cari e saremmo soddisfatti e contenti. Ma, chissà perché, non c'è nessuna certezza che sia così. Basterebbe farlo sapere per rendere migliore la vita terrena e migliori gli uomini. Ma qualche Dio maligno vuole tenerci in sospensione, in modo da farci vivere male e da avere il terrore di morire. Puro sadismo? O pura fantasia? E quelli che si sono comportati male? E quelli che devono essere puniti? E quelli che hanno amato più persone... con chi si ricongiungeranno? Quanti problemi per questa nostra piccola mente!

martedì 7 maggio 2013

Il Dio biblico


"Io sono il Signore, tuo Dio... Non avrai altri dei all'infuori di me... Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla tera o alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per coloro che mi amano e osservano i miei comandi" (Esodo 20).
E voi vi assoggettate ad un Dio del genere? Un Dio arrogante, presuntuoso, pieno di sé, possessivo, geloso, vendicativo, ingiusto, l'immagine perfetta del satrapo orientale che fa quel che gli pare senza render conto a nessuno? Questo sarebbe il Padrone del mondo che pregate?
Ma un personaggio del genere andrebbe mandato da uno psichiatra, altro che adorato! Poi ci lamentiamo se il nostro mondo è popolato da tanti dittatorelli del genere? Su, un po' di dignità, un po' di sano orgoglio! Ribellatevi ad idee così balorde!

Femminicidio (2)


Una volta si parlava di "guerra tra i sessi" come di una metafora. Ma oggi ci accorgiamo che si tratta di una vera e propria guerra, con morti e feriti. Si dice che la causa sia l'emancipazione della donna che non viene accettata da certi uomini. E sarà anche così; ma questa guerra è molto antica, non è un portato della modernità - è sempre esistita. Tutto parte da una lotta di potere in cui tutti cercano di prevalere sugli altri e di comandare, cioè di imporre la propria volontà. Ma perché qualcuno vuole farlo? Chi ha stabilito che debbano esistere gerarchie?
Il problema del maschilismo è vecchio quanto il mondo. Per esempio, perché si concepisce Dio - che guarda caso è la suprema autorità, il supremo potere - come maschile? In alcune culture antiche, Dio era concepito come femminile: la Grande Vagina. Ora, perché il principio generatore dovrebbe essere maschile? Eppure è la donna che partorisce.
In realtà, Dio non è né maschile né femminile, così come non è né maschile né femminile l'energia. Che senso ha allora il maschilismo? Nessuno. Ma andate a dirlo alle persone che credono in Dio. Il 99% vi dirà che è maschile. Non c'è niente da fare. Incominciamo a riformulare i miti antichi. Prendiamo per esempio la Bibbia, e diciamo che la sua rappresentazione di Dio è una falsificazione deleteria. Quanti morti continua a fare?

domenica 5 maggio 2013

Uscire dal finito


Retrocedendo dall'asfittica esperienza egoica, collegandoci ad un senso più ampio del presente, uscendo dai limiti auto-imposti, ci saranno momenti in cui sentiremo di essere quella vastità, quella spaziosità. Uscire dal tempo finito per entrare nell'esperienza del qui e ora, che è sempre presente e potenzialmente infinito.
Come fare? Cogliere la realtà fisica del momento, magari seguendo il respiro e le altre percezioni.
Vivere l'istante presente, anziché pensarlo.
Domandarsi: "Che cos'è questo?"

venerdì 3 maggio 2013

Il mistero



Il problema non è il mistero - un mistero è pur sempre qualcosa che affascina ed interessa. Il problema è la mancanza di mistero. Quando tutto è chiaro, non c'è più niente da scoprire. Quando tutto è spiegato, avanza il disinteresse, e con esso lo squallore della realtà. È come avvicinarsi a una splendida donna e scoprire che non ha niente di strano o di affascinante; è una come tutte. Dov'è la magia?
Ma forse lo squallore è in noi, nel nostro sguardo che non trova più niente, nel nostro sguardo che si fa duro e immobile. Dunque, anche la magia dev'essere in noi, in uno sguardo che riesce a vedere cose sempre nuove anche in ciò che guardiamo abitualmente,  anche nelle piccole cose quotidiane.

Produzione e riproduzione: la spiritualità dell'economia


Il guaio di sposare una donna (o un uomo) è che sposi un intero apparato produttivo; e, se sposi un apparato riproduttivo, devi entrare nell'apparato produttivo, con tutti i suoi obblighi e tutti i suoi modi pensare. Diventi insomma anche tu un fattore della produzione. In tal modo, siamo tutti al servizio delle finalità riproduttive della natura, che impone i suoi doveri e le sue regole. Siamo tutti rotelline di un immenso ingranaggio. Niente di strano allora che la produzione, con le sue leggi economiche, regoli ogni istante della nostra vita. E questo è talmente vero che noi applichiamo alle concezioni dell'aldilà, della giustizia divina e della retribuzione karmica idee e principi economici, primo fra tutti quello del pareggio di bilancio. È così che abbiamo divinizzato l'economia. In fondo il nostro Dio è una specie di grande banchiere, con tanto di ragioneria e di calcolo dei profitti e delle perdite. Vi ricordate le parabole cristiane sui talenti? Non si trattava di investimenti? Per l'uomo, l'aldiqua e l'aldilà sono sempre soggetti ad un principio economico. È l'economia che domina le nostre menti.
Faccio questa osservazione per invitare a guardare il mondo con occhi diversi da quelli dell'economia e della ragioneria.