venerdì 29 gennaio 2021

La funzione delle religioni

 

Che cosa significa dichiararsi cattolici, protestanti, musulmani, ebrei, induisti, ecc., se non che si è incapaci di pensare per la propria testa e si aspetta che qualcuno ci dica che cosa sia vietato o non vietato, che cosa sia permesso o non permesso, che cosa succeda dopo la morte e così via? Questo ci rivela la qualità degli esseri umani: greggi di pecore che vogliono un “pastore” che le guidi e dica loro che cosa pensare e come comportarsi. Che cosa sono allora le religioni se non proto-partiti, i primi e i più antichi partiti del mondo? E infatti di che cosa si occupano prevalentemente le religioni se non di politica e di potere?

Naturalmente tutte si dichiarano volute da Dio stesso, il supremo legislatore, e quindi si presentano come mediatrici tra il cielo e la terra, tra le masse ignoranti e la suprema conoscenza. Così si ritengono indispensabili e vogliono a loro volta comandare sui comuni mortali. E si attribuiscono meriti e compensi che non otterrebbero altrimenti.

Poiché però le religioni sono tante e tutte vogliono avere tutte ragione, l’odio fra di loro è implacabile. Se Dio stesso è stato creato dall’uomo, le religioni sono nate dalle ambizioni e dalle presunzioni di gruppi di uomini che non hanno trovato altro mezzo per avere un po’ di potere.

Ma il loro potere non ha niente a che fare con Dio. Ha piuttosto a che fare con i tanti uomini infantili che, incapaci di ragionare con la loro testa e pieni di paure, cercano qualcuno da cui dipendere.

 

giovedì 28 gennaio 2021

La somma di bene e male

 

La nostra visione del mondo sarà condivisa da chi è stufo del mondo, da chi non ne può più di questo nascere, crescere, riprodursi, mangiare, defecare, accumulare, perdere, faticare, competere e infine ammalarsi e morire. Un insano movimento dal nulla e verso il nulla. Usciamo per rientrare e rientriamo per uscire, senza alcun serio costrutto.

Se invece non ne avete le scatole piene e aspirate ad acquisire e a ottenere qualcosa, non apprezzerete.

Non dico che non ci siano cose buone. Dico che la somma tra le cose buone e le cose pessime è sempre a somma zero, per me come per tutti. E dunque… forse non ne vale la pena. E' un gioco, nient'altro.

Conoscenza e ignoranza

 

Lo scopo di tutto il nostro conoscere è capire che è molto meglio il non-conoscere , o, per meglio dire, né la conoscenza né l’ignoranza, ma lo stato che c’era prima di entrambi. Conoscenza e ignoranza sono infatti una coppia di opposti che vanno insieme: se c’è conoscenza, vuol dire che siamo immersi nell’ignoranza; e se c’è ignoranza, questa non potrà mai finire e noi vivremo sempre nell’illusione di capire qualcosa.

Invece di prendere le distanze da questo insieme psicofisico di corpo e mente, noi facciamo di tutto per restarci attaccati il più a lungo possibile. Giunti a una certa età, cerchiamo addirittura i nostri antenati, come se questo ci desse una qualche convalida.

Ma i nostri antenati sono atomi, molecole e particelle – niente di nobile. Materia con un po’ di coscienza. 

mercoledì 27 gennaio 2021

Il supremo egoista

 

Ci è stato insegnato ad occuparci degli altri, ad “amare il prossimo”. Ma sei sicuro che non sia una forma di evasione? Sei felice di occuparti degli altri o non ce la fai a occuparti di te stesso fino in fondo? Dicono che sia egoismo. Ma, per superare l’egoismo, non devi limitarti a non pensare a te stesso. Devi andare all’origine di te stesso, là dove non c’eri ancora.

Il grande altruismo è ancora egoismo, perché serve all’io, nella convinzione che sia un prezzo da pagare, che sia meglio non occuparsi di sé. Perché è meglio? Che paura hai?

Tu non devi essere altruista, tu devi cercare la tua essenza prima dell’io, quella che c’era quando ancora non c’eri. Che cosa eri allora? Non devi preoccuparti degli altri – occupati di te stesso. Sii davvero il supremo egoista.

È una fortuna essere nati in un io? Come mai le madri incinte hanno le nausee e i neonati piangono? Da dove è emerso questo io, che dura un po’ e poi scompare di nuovo? Indaga te stesso.

Non aiutare gli altri. Aiuta innanzitutto te stesso. Ne hai bisogno, o continuerai a piangere, come tutti i neonati.

Quando non c'era l'io, non c'era sofferenza. Bei tempo, quelli!

lunedì 25 gennaio 2021

Felix culpa

 

Nel mare di incertezza e di confusione in cui ognuno di noi si trova a vivere, l’unico punto fermo è la nostra coscienza: sappiamo di esistere, sappiamo di essere – nient’altro, tutto il resto è opinabile.

È difficile stabilire che cosa sia questa sensazione primaria. Potremmo definirla lo spirito vitale che è presente in noi e a se stesso; lo stesso spirito che alita in tutto l’universo animandolo. Si tratta di una conoscenza autoconsapevole, la base di ogni altro sapere.

Questa è la vera creatrice del mondo. Senza di essa, niente sarebbe, perché niente sarebbe presente a sé. Sarebbe come un universo senza luce, inconoscibile e quindi inesistente.

La meditazione consiste nel fare esperienza di questa coscienza non limitandola a questa o quella forma, a questo o quel corpo, ma vedendola presente dappertutto, dal più piccolo atomo alla più grande galassia.

La caduta, il peccato originale, è farla precipitare in una piccola forma. La liberazione è scoprirla onnipresente.

sabato 23 gennaio 2021

Il gran gioco del mondo

 

Amore e guerra non sono tanto diversi: si tratta pur sempre di un “a corpo a corpo”. Ma si dirà che il primo è fatto per unire e la seconda per distruggere. Eppure si parla anche di “guerra dei sessi”. Vuol dire che nell’amore c’è sempre sotto sotto un po’ di conflitto. Il che è evidente quando si litiga e l’amore finisce – allora si scopre l’odio che c’era sotto.

Ma anche nella guerra e nel conflitto c’è un po’ di amore, così come si vede quando i vincitori assimilano i vinti. In fondo, anche quando ci si odia, non si fa che pensare all’altro, proprio come nell’amore.

Anche tra vita e morte c’è un legame stretto. Non solo perché quando si mette al mondo una vita si mette al mondo la morte, ma anche perché la morte ci accompagna ogni giorno ed è ciò che permette la vita. Potrebbe esistere la morte senza la vita o la vita senza la morte?

Nell’universo è sempre così. I pianeti, le stelle e le galassie un po’ si attraggono e un po’ si respingono, e devono stare in questo equilibrio instabile se non vogliono riunirsi in un grande nulla.

Dunque ci sono sempre due forze che si contrappongono, come tutti gli opposti. Ma, a ben vedere, la contrapposizione serve ad entrambi.

Gli opposti da una parte si combattono, ma dall’altra si sostengono a vicenda. In tal senso il mondo è un gran gioco paradossale.

I conclusione il mondo è un tutt’uno e le distinzioni permettono di far esistere le cose singole. Ma non ci dimentichiamo che tutto è uno. E tutto ritornerà prima o poi a essere uno.

Prendersi e lasciarsi, prendere e lasciarsi… Questo è eterno, tutto il resto va e viene.

venerdì 22 gennaio 2021

Gli spacciatori di falsità

 

Non si spacciano solo droghe materiali. Ci sono anche le droghe della mente.

Alcuni saggi dell’antichità avevano già capito come stanno le cose. Per esempio, Eraclito, i primi taoisti e l’Advaita Vedanta avevano chiaramente detto che ogni cosa cambia, che tutto scorre incessantemente, che ogni cosa diviene un’altra, che tutto è divenire, che tutto è uno e che gli esseri e le cose sono armonizzati tra loro mediante il conflitto, la lotta e la guerra. Questa è la verità che tutti possono constatare.

Ma poi sono venute false religioni e filosofie a confondere le idee e a far credere in Iddii tutti amore e bontà. La moneta cattiva ha scacciato la buona. E gli uomini, fuorviati da queste ideologie prive di fondamento e dai mass media moderni che hanno come scopo l’indottrinamento, l’asservimento, l’istupidimento e lo sfruttamento dei creduloni continuano a non essere capaci di ragionare con la propria testa.

La verità è evidente: basta saper guardare. Ma bisogna prima sbarazzarsi dei preconcetti che ci sono stati instillati nei secoli. Ecco perché la realizzazione coincide con la liberazione.

giovedì 21 gennaio 2021

Il mondo in guerra

 

In realtà i virus e gli altri agenti patogeni fanno quello che facciamo tutti noi: cercano di vivere e di riprodursi a spese degli altri esseri viventi. L’armonia universale si basa su una guerra di tutti contro tutti. Perché non solo l’amore prevede un corpo a corpo, ma anche la guerra… tanto che spesso è difficile distinguere se due lottano per fare l’amore o per fare la guerra. Sono comunque legati l’uno all’altro.

Se ci fosse un Creatore che avesse congegnato un simile meccanismo dovrebbe essere una specie di macellaio: Per vivere, per mangiare, tutti devono ammazzare altri esseri viventi, animali o vegetali. Ecco perché è impossibile che il mondo – questo immenso mattatoio - sia stato creato da un Dio amorevole e caritatevole.

Il meccanismo è feroce e senza pietà. Il leone insegue la gazzella e la sbrana viva; e la gazzella strappa l’erba e i germogli preferendo quelli più teneri. Per la tua vita, qualcuno deve morire.

La stessa guerra si riscontra a livello planetario tra pianeti, stelle, galassie e buchi neri che un po’ stanno in un equilibrio precario e un po’ si distruggono a vicenda. Per capire dove ci troviamo, non dobbiamo credere alle favolette religiose, Ma guardare bene i meccanismi della vita. Aprire gli occhi.

mercoledì 20 gennaio 2021

Dalla preghiera alla meditazione

 

Dagli inizi della storia umana, le religioni di tutto il mondo hanno proposto alle masse l’adorazione e la sottomissione agli dei; poi hanno proposto un Dio solo. Fin qui, però, si è trattato di un culto esteriore, rivolto a una Divinità sentita come altro da noi, quasi fosse una persona potente, la Persona suprema.

Oggi bisogna compiere il passo successivo: portare all’adorazione non di una Divinità esteriore, ma di quella Forza divina che si trova dappertutto e, prima ancora, in noi. Una tale forza si esprime essenzialmente nella nostra stessa coscienza che sa di esistere.

A questo punto, però, all’adorazione (che presuppone un dualismo), si deve sostituire l’immedesimazione e l’interiorizzazione. Dio non si trova nell’alto dei cieli, ma dentro di noi, nel nostro fondo.

Si tratta dunque di sostituire alla preghiera la meditazione- che non è più un rivolgersi a qualcun altro, ma alla nostra stessa consapevolezza. Dobbiamo scoprire e percepire la nostra stessa consapevolezza, che è la vera creatrice del mondo che vediamo.

Attenzione: non si tratta di trovare un significato mentale (le parole e i concetti non possono coglierla), ma di immergersi in ciò che è prima della mente stessa.

Un’avvertenza: questa è la forza più potente del mondo e va trattata con cautela. In Oriente si parla del risveglio di Kundalini, che non è una divinità esteriore, ma la nostra stessa energia interiore.

domenica 17 gennaio 2021

Il senso dell'essere

 

Noi e tutti gli esseri viventi abbiamo uno spontaneo senso di esistere, che corrisponde a una rudimentale forma di coscienza. Ma non una generale forma di coscienza, bensì una forma di coscienza legata a un corpo e ad un determinato io. Anche il cane, la formica o la rosa hanno la stessa consapevolezza naturale, seppur in misura maggiore o minore.

Però l’uomo più evoluto può avere un senso di essere non più legato solo al proprio corpo e alla propria persona. Perché può pensare e percepire l’essere svincolato dalle proprie caratteristiche somatiche e psichiche. “Io non solo esisto qui e ora, ma sono! Io non sono solo questo o quello, ma sono!... Io sono e basta!” Si trasforma così nel testimone del proprio esistere.

Tra i due stati di consapevolezza c’è una bella differenza. Il primo è legato al piccolo io. Il secondo ne è svincolato, è separato dal corpo e dalla mente.

Questo passare da un semplice senso di esistere in un corpo e in uno spazio-tempo al senso di essere è il movimento della meditazione.

Resta il fatto che anche questo senso di essere dipende in ultima analisi da un corpo e da una mente. E sparirà con loro.

Che cosa rimarrà allora?

Potremmo dire che non rimarrà nulla. Ma questo nulla non è nessuna cosa: è piuttosto qualcosa al di là tanto dell’essere quanto del non essere. Sta prima o dopo. Questa è veramente la nostra natura ultima o prima. Che però non può essere descritta a parole.

venerdì 15 gennaio 2021

La vita inautentica

 

Ci sono tre generi o, meglio, tre livelli di vita inautentica. Il primo è colui che finge di essere quello che non è. Per esempio finge di essere coraggioso mentre è un vigliacco, finge di essere forte mentre è debole, finge di essere generoso mentre è avaro, finge di essere religioso e morale mentre è un corrotto… È l’ipocrita, così bene descritto da Gesù. Ma costui, almeno, sa di esserlo.

Poi c’è colui che segue la moda, le convenienze, le convenzioni, le tradizioni, le credenze comuni, il “così si dice”, al punto tale che non sa più chi è, perché non ha una personalità definita. È come un sughero in balia delle onde. Non ha opinioni proprie. È un opportunista.

Ma al terzo livello di inautenticità ci troviamo tutti, perché nessun uomo ha uno statuto preciso, una funzione, uno scopo, un valore. Sappiamo di essere vivi, ma non sappiamo perché e per che cosa.

Sappiamo di esistere, ma ci rendiamo conto di non avere una consistenza durevole. Siamo destinati a durare qualche anno e poi a sparire. Tutto lì. Siamo come fantasmi, siamo come personaggi di un film o di una tragicommedia. Anzi, comparse. Recitiamo una parte, ma, al di sotto di quella, non sappiamo chi siamo veramente.

Siamo come attori che assumono le vesti del loro personaggio, ma poi, dismesse quelle maschere, si domandano angosciati quale sia la loro vera personalità.

E non c’è nessuna risposta, per il semplice fatto che siamo davvero comparse in un universo che è un immenso spettacolo fantasmagorico, destinato a spegnersi senza lasciare niente di sé.

La nostra vera identità sta altrove… nel tutto o nel niente.

giovedì 14 gennaio 2021

Domande

 

Il nostro universo e la nostra coscienza sono l’infinito che si è ristretto o qualcosa che vuole nascere dal nulla? Sono la luce originale che si è ridotta o una piccola luce che inizia a brillare nel buio e vorrebbe espandersi? Sono il Dio che si è autolimitato o il Dio che cerca faticosamente e dolorosamente di emergere?

Contrapposizioni che sanno di antinomie mentali e che dunque non possono essere risolte. Una visione trascendente sarebbe capace di superarle verso l’unità. Ma non noi.

Noi abbiamo problemi concreti: come mangiare e come combattere povertà, malattie, invecchiamento e morte. Eppure, se non rispondiamo a queste domande, non sappiamo se valga la pena vivere e combattere, o se sia tutto un gioco illusorio, per cui tanto vale non far niente.

Resta il fatto che siamo sofferenti, anche quando stiamo fisicamente bene.

Farsi una risata aspettando l’annientamento o guardare atterriti la nostra disgregazione? O l’uno e l’altro, secondo l’umore?

C’è chi crede in un Dio per combattere l’angoscia, per affidarsi a un’autorità Superiore (ci pensi lui!). M anche questo è un sintomo di sconforto. Una resa senza condizioni.

domenica 10 gennaio 2021

Filosofia e meditazione

 

Qui non si tratta di far filosofia e neppure di sviluppare fedi. Non si tratta di rifarsi a Platone, Aristotele, Kant, Hegel, Buddha, Cristo, Krishna, Confucio, Lao-tzu e compagnia bella (anche se è utile sapere che cosa hanno detto). Qui si tratta di aprire gli occhi e guardare.

Sembra facile? Non lo è.

Non lo è perché noi non siamo capaci di avere uno sguardo diretto e nudo. Noi guardiamo con gli occhi dei nostri pregiudizi e preconcetti, della nostra cultura o… della nostra ignoranza.

Il nostro sguardo è sempre condizionato. Non vediamo le cose e i fatti così come sono (ammesso che esistano di per sé), ma così come li immaginiamo e interpretiamo.

Da una parte il nostro guardare dà un senso alle cose, ma dall’altra è quasi sempre un arbitrio.

Già capire questo è partire col piede giusto. Non bisogna fidarsi di nessuno, nemmeno della nostra mente.

Ecco perché sostituiamo il pensiero con la meditazione, la quale è, per quanto possibile, un guardare senza emettere giudizi, un guardare senza pensare.

Il pensare è il regno della filosofia (che non può giungere però a conclusioni soddisfacenti), il guardare è il regno della meditazione che cerca di superare il dualismo dei concetti e la razionalità delle contrapposizioni verso una visione unitaria e trascendente.

mercoledì 6 gennaio 2021

Stordirsi

 

Perché questa irresistibile spinta a ubriacarsi, a drogarsi, a giocare d’azzardo, a fare sesso compulsivamente, a spostarsi, a viaggiare o a svolgere mille attività e passatempi? La verità è che, dopo aver acquisita una coscienza, non riusciamo a sopportarla e aneliamo a stordirci per rientrare in quel Grande Nulla da cui un giorno, malauguratamente, siamo sfuggiti.

Reggere la lucida consapevolezza è difficile. Dobbiamo inventarci ogni scappatoia. Gli individui non riescono a stare in compagnia della loro coscienza: devono fare qualcosa per oscurarla. Si può dire che tutte le nostre attività siano mezzi per tollerare noi stessi.

In effetti, l’ “io sono”, la persona, è un condizionamento. Lo è il corpo e lo è la mente. Ti permettono di vivere in un guscio, ma costituiscono limiti che tendiamo inevitabilmente a superare per raggiungere l’incondizionato.

martedì 5 gennaio 2021

Cavie da esperimento

 

Siamo giunti al punto in cui ci si pone un dilemma: il mondo è qualcosa di degenerato o qualcosa di non ancora evoluto? Degenerato nel senso che prima era pura coscienza e poi si è imprigionato nella vita materiale (ma perché avrebbe fatto questo errore? Che ci guadagna?). Non ancora evoluto nel senso che è il prodotto di una forza che si fa strada faticosamente da un’oscurità primordiale e cerca di sviluppare una coscienza di sé (il Dio che verrà).

Nella prima ipotesi siamo ancora al mito della caduta e del peccato originale; nella seconda ipotesi siamo ad una visione evoluzionistica.

Agli effetti pratici, la situazione non cambia – il mondo resta una realtà arretrata, limitata e insoddisfacente. Ma, in prospettiva, mentre la prima ipotesi è negativa e senza speranza di miglioramento, se non in un ipotetico aldilà o in continue rinascite riparatrici, la seconda ipotesi lascia aperta l’idea che, col tempo (tanto tempo), le cose possano migliorare.

I prezzi da pagare sono comunque alti – non possiamo limitare le sofferenze e dobbiamo lottare tutti i giorni contro enormi ostacoli. Questa è la realtà qui e ora. Non bella, non consolante. E, soprattutto, almeno nel secondo caso, non c’è niente di sicuro. L’esperimento può sempre fallire.

E le cavie siamo noi.

Ma le cose non sono così tragiche. Entrambe le ipotesi si fondano su un presupposto: che il tempo sia qualcosa di oggettivo. Mentre, una volta sparita la coscienza, svanisce anche quella sua particolare proiezione che è il tempo.

Agli occhi di Dio, ovvero dopo  la morte, tutto è nel presente e non ci sono più né percorso né meta.

Dio non fa nulla – non deve far niente. È la mente che crea e proietta tutto, tempo compreso. Quindi, non si tratta che di giochi.


domenica 3 gennaio 2021

Prove di meditazione

 

Se la mente ci dà sempre esperienze duali e contrapposte, come possiamo superarla per approcciarci alla realtà ultima, che è unitaria?

Dobbiamo considerare che l’attenzione, l’osservazione e la testimonianza non ricorrono a pensieri o a immagini duali – benché vengano subito dopo interpretati e tradotti in tal senso. Esse sono anche il fondamento dell’amore, ossia una corrente unitiva che mette tra parentesi l’io e salta la contrapposizione soggetto-oggetto. Ecco una via per raggiungere il samadhi, almeno per quanto possibile in questa vita. Ed ecco perché la meditazione è soprattutto attenzione/osservazione, oltrepassando i pensieri e le immagini che utilizziamo continuamente nella nostra mente.

Non saremo liberi finché utilizzeremo concetti e parole che ci presentano un mondo non solo duale ma anche illusorio, pieno di sofferenze e di piaceri, che dunque risultano né veri né falsi, bensì semplicemente immaginari.

Per inseguire i piaceri, dobbiamo sopportare anche le sofferenze: da qui hanno inizio tutte le nostre attività ed esperienze, per ottenere i godimenti e per evitare i dolori. Ma queste esperienze non esistono più quando viene a mancare la mente cosciente, come nel sonno profondo e nel samadhi meditativo.

Un altro esempio a livello sensuale è il coito d’amore, dove mettiamo a tacere la mente razionale e superiamo la divisione io/altro, soggetto/oggetto, per ritrovare l’unità originaria. Facciamo tanto per diventare individui distinti, ma poi troviamo il vero godimento solo nell’unione dei poli opposti.

sabato 2 gennaio 2021

La meditazione di consapevolezza

 

Una delle poche certezze di questo mondo è che gli esseri viventi amano vivere e non vorrebbero mai morire. Se potessero, vivrebbero per sempre o rinascerebbero di continuo. In fondo non c’è una grande differenza tra credere in un aldilà e credere in continue rinascite: si tratta sempre di quell’attaccamento alla vita che non finisce mai.

Ci sono poche eccezioni: coloro che si suicidano perché le sofferenze della vita sono diventate insopportabili. Ma tutti gli altri, anche se soffrono atrocemente, anelano ad avere anche solo un’ora o un giorno in più. Tutti aborrono la morte.

Ma la realtà ci dice anche che tutti coloro che nascono devono morire. L’atteggiamento giusto per vivere dovrebbe essere dunque un certo distacco, la consapevolezza continua che questa vita è solo una stagione o uno stato di passaggio, destinato a finire.

Detto questo, i più non ci pensano affatto e operano come se dovessero vivere per sempre. Non solo, ma sono così convinti della bontà della vita che vogliono mettere al mondo altri esseri come loro, dimenticandosi del fatto evidente che mettere al mondo la vita significa mettere al mondo la morte.

In effetti, nei paesi più evoluti e consapevoli, si mettono al mondo sempre meno figli. Mentre, nei paesi più ignoranti, si va avanti a forza d’istinti figliando come conigli che si perdono in gran parte per strada; si punta più sulla quantità che sulla qualità.

Qualunque forma di vita, dalle più evolute alle più elementari, si comporta nello stesso modo. Anche un virus mortale segue la stessa regola: vuole la vita e aborre la morte, vuole riprodursi a qualsiasi costo.

Per fortuna o per sfortuna, c’è una guerra generale tra le varie forme di vita, per cui la sopravvivenza dell’una comporta l’uccisione di tante altre. Ma chi fermerà la più evoluta e la più forte dal distruggere tutte le altre e se stessa con il pianeta intero… se non la sua stessa consapevolezza?

Ecco perché dovremmo introdurre la meditazione di consapevolezza nei nostri sistemi educativi. Vivremmo con più saggezza ed equilibrio. Perché non lo facciamo?

Perché vi si oppongono le grandi religioni che hanno bisogno di tanti servi ubbidienti e non di uomini consapevoli. Esse sono le naturali alleate di tutti i regimi autoritari insegnando ad adorare la Grande Autorità e i suoi rappresentanti terreni.

Peccato che il mondo non sia stato costruito da nessuna Autorità superiore, ma si sia autoprodotto ed abbia la consistenza di un sogno o di un’illusione. Compresi noi, i nostri corpi, le nostre individualità e i nostri dei.

venerdì 1 gennaio 2021

Luci e ombre

 

In varie religioni e mitologie (e perfino nella scienza) si ricorre alla metafora della luce per raccontare la creazione. Dio accende la luce là dove non c’era che tenebra. Il mondo viene creato accendendo la luce che illumina l’universo. Dio è la luce e i suoi nemici sono il buio. E da quel momento si ingaggia una battaglia tra luci e tenebre, fra bene e male, fra chi costruisce e chi distrugge… Et fiat lux!

(Ma già questo quadro non è reale. Gli opposti non sono affatto antinomici, poiché si sostengono a vicenda.)

Allora una domanda sorge spontanea. Dove stava Dio fino a quel momento? Stava alla luce o al buio? Perché, se era alla luce, allora il buio lo ha creato lui. E, se era al buio, allora che Dio della luce era?

Oppure stava in un terzo stato? Né luce né tenebre, oltre la luce e le tenebre. Ma a questo punto la nostra immaginazione si arrende.

No, lasciamo stare queste antiche metafore dualistiche, dove affonda lo stesso Creatore, con il suo rapporto di causa-effetto.

All’inizio e alla fine non c’è niente di tutto questo, per il semplice motivo che non c’è la mente umana.

La mente divina, qualunque cosa sia, è oltre il dualismo e le contrapposizioni della mente umana. E chi ha creato il mondo (o ciò che ha creato il mondo) non aveva la nostra razionalità divisiva e distintiva.

Questo ci pone gravi problemi. Perché, se il nostro pensiero non è in grado di pensare l’origine, dobbiamo ricorrere ad un’altra facoltà. Che noi chiamiamo meditazione. Ossia, la capacità di osservare con distacco il lavorio mentale e l’opera della coscienza, identificandosi non più con ciò che percepiamo e pensiamo, ma con il testimone di tutto ciò, che è il ponte fra questa dimensione e la dimensione originale.