lunedì 31 agosto 2020

Oltre il senso dell'io

 

Noi crediamo che il massimo della vita sia arrivare a dire: “Io sono!” Nella Bibbia, per esempio, interrogato da Mosè, Dio risponde: “Io sono colui che è”.

E invece l’Origine (Dio) è proprio ciò in cui non c’è il senso dell’io, è l’oceano del tutto, senza la misera individualità cui siamo abituati e legati.

L’Origine è ciò che si allarga all’infinito, non ciò che si restringe.

Anche la nostra coscienza dovrebbe imparare ad espandersi per mezzo della meditazione oltre i limiti dell’io, per assumere una dimensione cosmica.

domenica 30 agosto 2020

Il re è nudo

Anche se sembra impossibile, è evidente che il mondo si è formato da solo, dato che è pieno di difetti e di cose improvvisate, sbagliate, rudimentali o non concluse. L’evoluzione si arrangia da sola, a forza di prove, di tentativi e di fallimenti. Pensiamo alla malattie genetiche, agli aborti naturali, alle morti dei neonati, alla lotta per la sopravvivenza che mette gli uni contro gli altri, alla brutalità della riproduzione e del parto, alle degenerazioni della vecchiaia, ai terremoti, alla deriva dei continenti, alle eruzioni vulcaniche, alle epidemie, ecc. Possono essere l’opera di una Mente perfetta?

Le cose e gli enti appaiono spontaneamente e poi si aggiustano, falliscono o scompaiono. Ma gli uomini credono a Creatori ultraterreni tutti compassione, amore e bontà. Soprattutto hanno un atteggiamento di sottomissione. Sono come i prigionieri della caverna platonica che vedono solo ombre e non osano ribellarsi. O sono come quei dipendenti di strutture gerarchiche che adorano il Capo, lo mitizzano e si sottomettono incondizionatamente alla sua autorità.

Poiché le religioni dell’adorazione e della sottomissione a un Dio sono le più diffuse nel mondo, questo tipo di atteggiamento si riflette nelle società umane. San Paolo, per esempio, un ebreo convertitosi al cristianesimo, riteneva che le autorità terrene derivassero da Dio e che quindi si dovesse loro la più totale ubbidienza.

Se il mondo è pieno di dittatori e di capi che fanno quel che vogliono con violenza e sicumera, lo dobbiamo proprio a questa mentalità di origine religiosa.

Dobbiamo dirlo chiaramente: tutti vanno criticati, e la creazione per prima.

La vera religione è un’altra cosa. È immergersi nella propria coscienza per rendersi conto di come sia essa e non un Dio metafisico a modellare la nostra mentalità e quindi il nostro comportamento. È chiaro che non c’è niente di perfetto.

  

mercoledì 26 agosto 2020

L'infinito

 

Forse non riflettiamo abbastanza sulla parola “infinito”. In realtà non c’è niente nella nostra realtà che possa essere definito “infinito”. Tutto ciò che vediamo è limitato, tutto ha una fine. Lo stesso universo, che è enorme, non è infinito. Tutto ciò che vediamo è finito e avrà una fine.

In un attimo (o in qualche anno o in qualche millennio) si passa da uno stato di presenza ad uno stato di assenza, e viceversa. Le cose compaiono e poi scompaiono. Così come in un attimo si passa dallo stato di veglia allo stato di sonno o dalla vita alla morte e viceversa. Questa inconsistenza e impermanenza è lo statuto del nostro mondo. Essere inseriti in uno spazio e in un tempo significa essere destinati a cambiare continuamente e infine a sparire.

Il monte Everest un tempo era il fondo del mare, poi è stato spinto in alto e infine diventerà una pianura e scomparirà. Lo stesso avviene per tutte le cose: emergono per un certo tempo, fanno il loro percorso e poi scompaiono.

Ma da dove vengono e dove vanno?

Lasciando stare le mitologie e le religioni, con i loro fantastici Iddii (che nessuno vede), sappiamo che le cose emergono da un fondo indistinto e poi vi ritornano. Non c’è nessuno che le crei – emergono spontaneamente.

Per quel che ne sappiamo, tutto è evanescente, tranne questo fondo, questa specie di deposito, che è la base di ogni cosa.

Per noi che viviamo al massimo cento anni, ha poco senso attaccarci al corpo e al nostro ego cosciente. Sappiamo come finiranno.

Potremmo definire questo fondo un nulla… ma anche un tutto. Ed è l’unico infinito. È al di là del tempo e dello spazio, ed è percepibile solo se abbandoniamo in meditazione la nostra volontà di essere, la nostra sete di vita, i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre conoscenze e i nostri attaccamenti. Questo è il nulla/tutto che ci attende. E non è poco… è il vero stato infinito.

lunedì 24 agosto 2020

Oltre l'inizio e la fine

 

Se non ci fosse lo spazio, tutto sarebbe Uno e non ci sarebbe lo spezzettamento della materia che chiamiamo mondo. Se non ci fosse il tempo, tutto avverrebbe nello stesso istante e non ci sarebbero né il passato né il futuro né alcuna delle preoccupazioni e delle paure che ci sono abituali. Se non ci fosse la coscienza, non ci sarebbero né lo spazio né il tempo né il corpo né il mondo, e non ne sentiremmo la mancanza. Quando siamo addormentati nel sonno profondo, desideriamo forse qualcosa? Ma basta un sogno o lo stato di veglia ed eccoci sprofondati nelle mille ansie e sofferenze dell’esistenza.

Con la comparsa della coscienza e dello spazio-tempo, noi ci identifichiamo con un corpo, e da quel momento nasce la paura di morire e l’illusione che qualcuno o qualcosa ci liberi dalla morte.

Se Dio è colui che crea tutto, allora è a nostra coscienza. Ma la coscienza muore con la morte del corpo. E tuttavia c’è qualcosa che è cosciente della coscienza – il testimone, l’atman, che sta al di là della vita e della morte.

Il testimone è il non-nato, e il non-nato è ovviamente anche il non-morto. Aggrappiamoci dunque non al corpo e nemmeno alla coscienza, ma al testimone che è senza inizio e senza fine.

domenica 23 agosto 2020

Il testimone senza tempo

 

Quando sei disperato, anche se non te ne accorgi, c’è una parte di te che ne è testimone (altrimenti come faresti a saperlo?) e che in realtà è come un punto distaccato, non toccato da ciò che osserva.

Anche quando sei felice o in qualunque altro stato emotivo c’è un punto di osservazione che non ne viene travolto, ma osserva impassibile e imperturbabile – come se fosse una telecamera che vede e registra tutto.

Ora, la tua natura ultima è più vicina a quella del testimone che a quella emotiva. È un grande occhio che prende nota di tutto senza farsene coinvolgere.

Meditare è familiarizzarsi con una visione di questo tipo piuttosto che identificarsi con l’altalena caotica degli stati d’animo. Finché non mediti sei come un sughero sballottato dalle onde. Poi, con l’età e con la pratica, scopri che è più saggio assumere la posizione del testimone (atman) che sta al di sopra degli stati duali, dei desideri sempre insoddisfatti e delle illusioni e dei sogni della mente.

Non sei il corpo, non sei la mente – sei il testimone, che ha già un piede nella trascendenza.

venerdì 21 agosto 2020

Il risveglio finale

 

Quando nel sonno abbiamo un incubo spaventoso, tutto ci sembra vero; ma, quando ci svegliamo, ci accorgiamo che era soltanto un sogno. Lo stesso vale per le gioie oniriche; sul momento tutto ci sembra reale, ma, quando ci svegliamo, ci rendiamo conto che si trattava di un sogno.

Da che cosa lo scopriamo? Dal fatto che ci svegliamo.

Ci vuol poco a capire che anche la vita di tutti i giorni, in cui sperimentiamo felicità e tormenti, non è che un sogno. Da che cosa lo capiamo? Dal fatto che ci svegliamo. E il risveglio è la morte.

Tutto ciò che finisce (dopo essere iniziato) non è che un sogno.

Tuttavia il risveglio finale non porterà a una vera liberazione (ma ad un altro sogno) se, durante la vita, non avremo meditato, se cioè non ci saremo convinti direttamente che viviamo in un sogno e che siamo sogni.

Nel risveglio finale, con la morte del corpo, scompaiono l’io e la coscienza. Ma un conto è guardare la morte con il terrore di perdere il corpo, l’io e la coscienza, e un altro conto è guardarla come una liberazione da tutti questi limiti e il recupero della propria natura ultima che sta prima di tutti questi sogni.

Ciò che sogna è la nostra mente, che proietta l’immagine dell’universo con tutte le immagini che contiene. La morte spazza via ogni cosa e la meditazione ci fa familiarizzare in vita con la meravigliosa esperienza di questo immenso vuoto che rimane alla fine.

Sparisce ciò che non aveva vere basi, un reale statuto ontologico, ciò che non era che un sogno, ma rimane la realtà.

mercoledì 19 agosto 2020

La cultura della meditazione

 

C’è un salto abissale tra la cultura della meditazione e quella delle religioni che dominano e condizionano il mondo. La prima cerca la calma, la tranquillità e il silenzio; le altre cercano la lotta, il predominio e il conflitto.

Ora, ditemi voi se il mondo soffre per la troppa calma o per la troppa lotta.

In realtà, ciò che tutti cercano, anche senza saperlo, è lo stato che esisteva prima dell’emergere della coscienza inquieta, lo stato senza divisioni, senza preoccupazioni e senza bisogni. Quando dormite nel sonno profondo senza sogni, di che cosa sentite la mancanza?

A dirla tutta, una volta esistevano anche nelle religioni tradizioni contemplative, ma esse sono sparite di fronte alla ricerca del potere mondano e alle erronee concezioni della Trascendenza.

La Trascendenza non è un Dio, ma lo stato che “esisteva” prima delle deformazioni mentali.

martedì 18 agosto 2020

Essere in pace

 

Il Sé – cioè la realtà ultima - non ha desideri, non ha scopi, non ha forma ed è completamente vuoto. Per capire un’affermazione del genere, dobbiamo andare oltre ogni conoscenza ordinaria, oltre ogni sapienza tradizionale, oltre la nostra mente. Non si tratta di conoscere le cose, così come farebbe uno scienziato o un filosofo, ma di annullare l’ignoranza. E quando si annulla l’ignoranza, si annulla nello stesso tempo la conoscenza.

Quando ci troviamo nel sonno profondo, non sappiamo di esserci. È cancellata tanto l’ignoranza quanto la conoscenza. La verità ultima non è una conoscenza che si acquisisca, ma uno stato in cui ci si trova.

Quando si elimina l’ignoranza, con tutte le sue illusioni, necessità e falsità, anche la nostra conoscenza abituale cade via, con tutti i suoi inutili concetti, miti, Iddii e Salvatori. Non c’è più bisogno di nulla, non dobbiamo acquisire più nulla, non dobbiamo più combattere per qualcosa e contro qualcos’altro: siamo al completo e in pace.

lunedì 17 agosto 2020

La lotta per la sopravvivenza

 

Tutti ci dicono che nella vita dobbiamo lottare, combattere, tener duro, resistere e andare avanti a qualunque costo. Sembra che l’esistenza sia una guerra - e purtroppo lo è. E c’è da chiedersi in che razza di mondo siamo capitati e se valga la pena, per vivere, di combattere tanto. Quale sadico Dio potrebbe aver creato un ambiente del genere? E perché noi lo veneriamo?

Colpisce vedere persone molto malate, magari distese in un letto, che lottano tanto per tirare avanti un’ora o un giorno in più del loro tormento.

Tutti gli esseri viventi hanno in comune questo destino: devono essere predatori e/o predati. Anche nelle nostre società, la situazione non cambia, ma la guerra si sposta in altri campi: nel denaro, nel potere, nella politica, negli affari, nello status sociale, nella sessualità, nei rapporti di coppia, nella famiglia e così via.

Nonostante le continue sofferenze, gli uomini sembrano amare la vita e credono che sia il prodotto di un Dio tutto bontà, amore e compassione – un errore clamoroso, un’illusione.

Dovremmo meditare su questo stato di cose, anziché sbattere continuamente la testa contro un muro, e renderci conto che l’esistenza non è un dono e che la nostra ricerca del piacere e della felicità ha l’immancabile conseguenza della sofferenza. Solo gli uomini e i popoli più evoluti incominciano a veder chiaro e a fare meno figli. Gli altri vanno avanti come muli senza consapevolezza.

domenica 16 agosto 2020

La Sorgente di tutto

 

Pensate che assurdità! Da una parte il Creatore dovrebbe essere pura Bontà, Amore e Perfezione, e dall’altra avrebbe costruito un mondo dove per vivere bisogna uccidere altri esseri viventi e dove le imperfezioni e le cose fatte male sono più che evidenti. Le due cose non stanno insieme. Chiaramente si tratta di fantasie umane, sogni ad occhi aperti. Tant’è vero che qualcuno si è poi inventata l’idea del peccato originale – una seconda assurdità per spiegare la contraddizione della prima.

Di questo si tratta: di sogni, di miti, di leggende, non diverse da quelli dell’antichità, in cui gli dei risiedevano sull’Olimpo, Venere nasceva dalla spuma delle onde e Zeus si accoppiava con donne terrestri per dar vita a esseri metà divini e metà umani – una vecchia idea, che è poi passata al cristianesimo, dove Dio si accoppia con Maria per generare il Salvatore, vero uomo e vero Dio…

Lasciamo perdere e torniamo all’evidenza. Il mondo nasce con violenza e vive sull’aggressività. E tutti sono destinati a morire, più o meno dolorosamente. Se non vogliamo dunque credere che il tutto sia stata creato da un Dio di seconda categoria, feroce, barbarico e incapace, dobbiamo concludere che si è creato da solo.

E, come tutte le cose che si sono create da sole, ha chiari difetti, in particolare quello di essere inconsistente. Ciò che nasce e muore, infatti, ha la stessa consistenza dei sogni – dura una notte e poi svanisce. E dove finisce?

Finisce in quella Sorgente che lei sì non nasce e non muore, al di là del bene e del male, al di là dell’essere e del non essere, al di là della coscienza e dell’ego.

giovedì 13 agosto 2020

La nascita della coscienza

 

La coscienza è cosciente di tante cose, anche di se stessa. Ma non sa assolutamente da dove esce fuori. Ad un certo momento appare e diventa persistente per un certo periodo. Tutto lì. Quindi si può dire che la coscienza è apparsa senza averne coscienza.

Succede così quando ci si sveglia da un sonno profondo, senza sogni, e succede lo stesso nella vita, quando nasce nel bambino. In seguito, il suo prodotto è il mondo intero: tutto ciò che nasce è un atto della coscienza.

Ma, prima, non c’era. Perché non c’era?

Prima c’era l’Origine, l’Assoluto, che evidentemente non sa che farsene della coscienza. La coscienza, che a noi sembra indispensabile, in realtà è una degenerazione di uno stato che è al di là della coscienza.

Non fate l’errore di credere che all’origine ci sia una Supercoscienza. All’origine c’è un Non-coscienza, calma, eterna, che avvolge tutto. Poi, ad un certo punto, appaiono, per moto spontaneo, l’universo, la materia, la coscienza, la separazione, l’individualità, che sono belli ma effimeri.

Però non possiamo dire che questo cosmo sia superiore a ciò che lo precedeva, tant’è vero che è destinato a rifluire nel grande Alveo.

martedì 11 agosto 2020

Il nuovo mondo

 

Dopo aver semidistrutto la Terra, gli uomini cercano nuovi pianeti da colonizzare. Ma per far che? Per rifare ciò che hanno fatto in questo mondo: mangiarselo a poco a poco, svuotarlo, inquinarlo e distruggerlo… per poi ripartire verso un nuovo pianeta.

Finirà mai questo scempio, questa fuga da sé?

“Coazione a ripetere”, si chiama in psichiatria. Ripetere lo stesso errore fino alla fine dei tempi, senza mai prendere coscienza di ciò che si è, senza mai fermarsi a riflettere.

Il nuovo mondo puzza di antico.

Non è di un nuovo pianeta che abbiamo bisogno, ma di un nuovo cervello.

Castelli in aria

L’uomo, che è comunque un’incarnazione di un quid indefinibile, ha sempre bisogno di un pezzo di materia per riconoscere se stesso, gli altri e la trascendenza. Ha bisogno di un corpo per identificarsi e ha bisogno di luoghi fisici per percepire la trascendenza.

I cristiani, per esempio, hanno costruito migliaia di chiese e hanno riconosciuto Dio in un uomo specifico, un uomo vissuto in un tempo e in uno spazio, con un padre, una madre e dei fratelli… – avevano dunque bisogno di materia. Non c'è dunque religione più materialista del cristianesimo.

Ma quale miglior luogo del proprio Sé?

Purtroppo di tutti questi “templi” non rimarrà “pietra su pietra”, né delle cattedrali né dell’io. Tutti spariscono. Sono certamente più numerosi gli uomini vissuti e morti di quelli che vivono attualmente. Tutti templi distrutti.

Dove sono questi eserciti di morti? Di sicuro in un non-luogo dove si trovavano prima di nascere - un non-luogo senza spazio e senza tempo, senza nascita e senza morte, senza ego e senza divisioni.

Ma non tutti accettano questa conclusione. E i più si costruiscono sogni. La loro mente è piena di concetti. L’io è un concetto, l’esistenza è un concetto, il mondo è un concetto, Dio è un concetto, l’aldilà è un concetto, la morte è un concetto… Si tratta di idee, non di esperienze. Castelli in aria… illusioni… cose che non possono essere verificate, proiezioni della mente... ma tanto potenti.

Agli uomini piace vivere e piace coltivare fantasie, che costruiscono un mondo illusorio, grande ma inconsistente. 

lunedì 10 agosto 2020

Prima e dopo il mondo

 

La coscienza nasce inconsapevolmente: questo è il paradosso. Senza che noi abbiamo deciso nulla, un giorno diventiamo coscienti e diciamo “io sono”. Ma da dove viene questa consapevolezza?

Succede così anche con il corpo, che è cibo trasformato. Senza cibo, non ci sarebbe corpo. E proprio lì un bel giorno appare la coscienza. Non si può dire né che scegliamo né che decidiamo nulla. Però, una cosa è certa: che senza cibo non ci sarebbero né il corpo né la coscienza. E, quando smetteremo di mangiare, scompariranno entrambi.

Il tutto sembra un gioco di prestigio e noi siamo un po’ attori, un po’ spettatori e un po’ autori. Sì, perché ciò che ci appare – il mondo intero – dipende dalla nostra mente, che non è una semplice spettatrice, ma anche colei che proietta e inventa l’intero scenario. Senza di lei, dove finisce il mondo?

Il mondo è uno spettacolo che creiamo noi stessi. E tutto è provvisorio, instabile e mutevole. Ecco perché nessuna esperienza può essere piena e soddisfacente. Viviamo un sogno, viviamo un’illusione. La stessa esperienza di essere non ha consistenza.

Se cerchiamo la consistenza, la continuità e la permanenza non possiamo trovarla in un sogno evanescente. Ma prima e dopo.

domenica 9 agosto 2020

Al di là dell'esistenza

 Secoli, millenni di discussioni inutili sull’esistenza o meno di Dio. Ma un vero Dio – non quello delle religioni – non avrebbe neppure bisogno di esistere!

Un Dio che avesse bisogno di esistere, sarebbe un misero Dio. Povero sant’Anselmo e povero Cartesio – non avevano capito questo punto. Per loro, un Dio che avesse tutti gli attributi, non poteva non avere quello dell’esistenza. Ma, così, lo diminuivano.

L’attributo dell’esistenza appartiene a chi nasce e muore, non a chi dovrebbe essere eterno.

Di Dio, ossia dell’Origine, non si può dire che esista e neppure che sia. Qui le parole, con le loro regole logiche, non contano più niente.

Al di là delle parole, al di là della mente, perfino al di là dell’essere e della coscienza duale. Dio non può sapere di essere, pensate un po’.

“…dal quale recedono le parole, che non è conseguibile mediante il pensiero…” dice la Taittiriya Upanisad.

Ma la gente vuole Iddii da pensare, da adorare, Iddii da cui essere protetti, Iddii racchiusi in chiese o uomini. E così nascono le religioni

sabato 8 agosto 2020

La ricerca della felicità

 

C’è chi cerca la ricchezza, c’è chi cerca l’amore, c’è chi cerca il potere, c’è chi cerca la fama, c’è chi cerca l’immortalità e i riconoscimenti sociali, c’è chi cerca Dio, c’è chi cerca la beatitudine, c’è chi cerca il distacco... ma alla fine sono tutti delusi perché, in realtà, cercano la felicità, uno stato che su questa Terra non può durare. Tutte queste mete possono anche essere raggiunte per brevi periodi, ma dopo un po’ svaniscono e lasciano di nuovo il posto alla scontentezza, all’insoddisfazione, all’infelicità. Niente può cancellare per sempre la sofferenza, che ritorna immancabilmente.

Il vero problema sta nel fatto che noi cerchiamo all’esterno - da qualcun altro o da qualcos’altro - una felicità che si percepisce solo all’interno. E non riusciamo a sfuggire alle varie dualità: felicità-infelicità, io-altro, amore-odio, giusto-sbagliato, ecc. La stessa individualità è uno stato di divisione e di isolamento che anela sempre a una condizione di unificazione e di totalità. O almeno così ci sembra.

Ci sembra sempre che ci manchi qualcosa che dobbiamo conquistare. Non ci viene l’idea che abbiamo già tutto ab origine e che in realtà sono i nostri tentativi di ricerca ad allontanarcene.

Il nostro piano di realtà è stato costruito su una convinzione di ottenimento, di conquista, anziché su quella dell’assaporamento di ciò che abbiamo, al di là della nostra stessa individualità. Non siamo io, siamo pezzi di universo; anzi, l'universo stesso che ha già tutto in sé.

giovedì 6 agosto 2020

L'esperienza dell'anima

Ogni tanto sentiamo frasi veicolate da persone che hanno avuto un certo indottrinamento non ben digerito. Per esempio, si dice che “il Verbo si è fatto carne…” Se è così, dovrebbe essere stato alquanto balbettante – visti i risultati.

Assimilare Dio alla Parola è tipico di una cultura della chiacchiera.

Questo Verbo-Dio è una parola che ripetiamo ma che non corrisponde a nessuna nostra esperienza. Se invece parliamo di “anima”, be’ di questa dovremmo fare esperienza diretta dato che è il centro del nostro essere.

Infatti, la meditazione cos’è se non il percepire e il dimorare nel nostro Sé-anima? Ma se non ne facciamo esperienza, resta una parola come le altre.

All’anima dovrebbe corrispondere l’esperienza dell’ “io sono”, che tutti dovrebbero fare.

Peccato, però, che questo senso di essere sia destinato a svanire con la morte, insieme con lo svanire di quella “carne” cui siamo tanto attaccati.

Il nostro fondamento va dunque cercato altrove.


martedì 4 agosto 2020

La comparsa della coscienza

Quando eri un bambino piccolo, all’improvviso o lentamente, è nata in te l’idea e la sensazione di essere – e di essere un individuo. Prima non sapevi di essere, eri un grumo di materia con una coscienza di tipo animale. Poi si è costituita la sensazione di avere un corpo preciso e di essere un io. Questa sensazione e questa convinzione ti accompagneranno tutta la vita, ma alla fine scompariranno. Morirà il corpo e morirà la coscienza.

Questo significa che esiste uno stato prima e dopo la vita in cui non c’è la consapevolezza di essere. Poiché in questo stato non c’è coscienza, non puoi dire in che cosa consista. Noi diciamo che è uno stato di non essere, ma non possiamo definirlo.

La stessa cosa succede quando dormi un sonno profondo senza sogni. Non puoi dire che cosa sia successo, sai soltanto che è uno stato che esiste e da cui entri e esci. Lì non c’è coscienza, ma è qualcosa di rilassante, riposante e calmo. A rigor di logica, dobbiamo dire che questo stato di non coscienza è a un livello più profondo dell’altro ed è quindi la natura più profonda di noi stessi.

La coscienza si erge in mezzo ad esso come un’isoletta in mezzo al mare.


domenica 2 agosto 2020

Trovare la verità

Non è vero che le persone vogliano conoscere la verità, come stiano veramente le cose. I più non si domandano niente e si accontentano di ciò che dicono loro gli altri. Tutt’al più scelgono un’opinione e la fanno propria. Si identificano con qualcosa e da quel momento si credono quella cosa o credono a quella cosa.

La conoscenza della verità segue invece un altro percorso – è una liberazione, non un’appropriazione. Ci si deve liberare da idee, opinioni, teorie, concetti, miti, vangeli, dogmi, verità rivelate, religioni, chiese e filosofie e si deve aprire gli occhi e guardare direttamente.

Non vedete né Iddii né angeli? Allora vuol dir che sono solo la creazione di menti fantasiose.

Non trovate nulla? Allora vuol dire che quel “nulla” è la verità.


L'auto-organizzazione del mondo

Le cose si auto-organizzano spontaneamente, non perché ci sia qualcuno che lo abbia deciso in anticipo, secondo un certo piano, ma perché così è utile, conveniente, funzionale… Greggi, mandrie, stormi, sistemi solari, nebulose… tante organizzazioni materiali e sociali…

       Noi crediamo che ci sia un direttore d’orchestra o un architetto, qualcuno che decida per tutti. Il mondo, invece, è una creazione spontanea – è capace di auto-crearsi.


sabato 1 agosto 2020

Andare oltre

Un giorno siamo diventati coscienti di essere vivi e di essere degli individui; ma fino a poco tempo prima non lo eravamo. Quando ci svegliamo la mattina, ci ricordiamo chi siamo; ma, prima quando dormivamo, ci eravamo scordati tutto, e non eravamo certo né infelici né mancanti di qualcosa.

La verità è che, quando sparisce la consapevolezza del nostro ego, usciamo anche dalle esperienze dualistiche di piacere/dolore, e non ce ne importa niente, proprio perché manca quell’io empirico che mette al mondo lo sconquasso delle nostre esistenze.

Da una parte si dice che dobbiamo realizzare o diventare noi stessi, ma dall’altra si dice che dobbiamo liberarci dell’ego. La verità è che si tratta di due io diversi. Il primo è il nostro io empirico-mondano, che deve certamente essere realizzato se non vogliamo rimanere nostalgici di ciò che non abbiamo avuto; e il secondo è il sé spirituale che  oltrepassa i confini del primo per slanciarsi vero la trascendenza.

Insomma, dobbiamo diventare noi stessi per poi dimenticare la vecchia identificazione e andare oltre.