domenica 31 gennaio 2016

La scuola "laica"

“Una festa islamica in tutte le scuole” propone il cardinale Scola a Milano. Ecco dove ci porta l’aver introdotto la religione nelle scuole, la non separazione tra Stato e Chiesa.

Oggi abbiamo i preti, domani i mullah. Contenti?

La Bella addormentata

Non se vi è capitato la domenica mattina di accendere la radio o la televisione e di essere investiti dalla cerimonia della Messa. Poiché gli italiani non vanno più a Messa, lo Stato e la Chiesa hanno pensato bene di portare la Messa nelle case degli italiani.
Ma quello che colpisce nella Messa cattolica è la ripetitività delle formule stereotipate, tanto da capire benissimo perché Freud avesse definito la religione con i suoi rituali “la nevrosi ossessiva dell’umanità.”

All’indomani di una manifestazione romana che ha visto preti e suore affollare le piazze per negare il riconoscimento dei diritti civili alle unioni di fatto e alle coppie omosessuali, ci è chiaro perché l’Italia, capitanata da simile gente, sia come la Bella addormentata della favola omonima - un paese sempre arretrato che non vuole svegliarsi dal suo lungo sonno.

New Age

Non si può dire che la meditazione sia una pratica new age. Al contrario, è una pratica old age, molto antica, dato che risale alla saggezza dell’Oriente antico e anche ai filosofi greci e romani che facevano della quiete la meta finale della loro esistenza.
Chissà perché nelle nostre vite è ormai penetrata l’idea della necessità di allenare il corpo, ma non quella di allenare la mente.

Come se la mente fosse meno importante del corpo, come se corpo e mente non fossero un tutt’uno.

L'addestramento mentale

Non basta però stare seduti o sdraiati, immobili e silenziosi, per gustare la meditazione. Può darsi che nella nostra mente affiorino ricordi del passato, fantasmi spaventosi e nevrosi dell’anima.
Occorre quindi decondizionare la mente e portare anch’essa al silenzio.
Solo allora la meditazione-contemplazione diventerà gioiosa.
Anche se partiamo con l’intenzione di essere felici o di evitare qualche stato doloroso, potremmo non avere successo.
Qui ci vuole allenamento; per rilassarci veramente, dobbiamo imparare ad esaminare le nostre intenzioni, a depurarci delle fantasie e dei desideri più comuni.

Ognuno porta in sé il proprio paradiso e il proprio inferno. Come diceva Emily Dickinson, “è più vasto del cielo, il cervello.”

La pratica della quiete

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, “lo stress sarà l’epidemia del 21° secolo.”
Ma “stress” è solo un nome che diamo alla sofferenza di vivere in un mondo che va sempre più veloce e che ci impegna mentalmente di continuo. Basti dire che, per riprenderci da una telefonata, impieghiamo circa 25 minuti. Quante ne riceviamo o facciamo in un giorno?
Ecco perché è necessario imparare a crearci pause di pace,
Stress è tensione, una tensione che non si attenua mai e che ci dà la sensazione di poter esplodere da un momento all’altro.
Creare intervalli di distensione, momenti di quiete, può diventare un rifugio indispensabile, un sistema di salvezza. La pratica della distensione non ha solo effetti psicologici, ma anche fisiologici: abbassa la pressione sanguigna, riduce l’ansia, calma la respirazione, rafforza il sistema immunitario e può perfino rimodellare i neuroni del nostro cervello.
Se non sapete come incominciare, quando siete stanchi e stressati, buttatevi su una poltrona, distendetevi su un letto o mettetevi a sedere su un tappeto a gambe incrociate. Rimanete così senza muovervi.

La pratica della quiete è innanzitutto una pratica dell’immobilità.

sabato 30 gennaio 2016

Rivelazioni

Se viviamo in un luogo rumoroso, a poco a poco ci abitueremo a quel chiasso e con ci accorgeremo più del rumore.

Ma, se viviamo in un posto silenzioso e verremo portati nel posto rumoroso, ci si rivelerà all’improvviso il suo vero volto, e lo troveremo insopportabile.

Il percorso del karma

Un lettore mi pone una domanda intelligente: “Sia parla tento di Karma e dei debiti e/o crediti che ognuno avrebbe accumulato in merito e quindi della vita che gli spetta. C’è un grosso dubbio però che mi turba: secondo te come è avvenuta la prima attribuzione karmica negli individui, considerando che la prima incarnazione dovrebbe, per giustizia, aver dato a tutti le stesse possibilità di poter incidere sulla propria vita e che il libero arbitrio non è mai neutro perché influenzato dalle nostre tendenze ereditate?”

La risposta è semplice: creare significa differenziare, cioè creare delle differenze.
Quindi un attimo prima tutti sono uguali, un attimo dopo incominciano a differenziarsi.
Creare lo spazio-tempo significa creare condizioni differenti e perciò sviluppi differenti.
Se però i punti di partenza sono diversi, il punto di arrivo sarà lo stesso per tutti, e alla fine tutto si riunirà nell’Uno.
In Oriente si parla a questo proposito di lila, “il gioco di Dio.”
Resta il fatto che le differenti condizioni di partenza, e quindi le ingiustizie, dipendono all’origine dalla Forza creatrice, non dall’uomo. La responsabilità dell’uomo ha inizio a partire dalla nascita della coscienza, non prima. È da Dio che nasce il bene ma anche il male.
Guardiamoci intorno: tutti vediamo le disparità di destino/karma e le innumerevoli ingiustizie “naturali.” Chi vive cent’anni e chi vive poche ore, pochi giorni, pochi anni. Chi deve soffrire per malattie e avversità e chi avrà successo e sarà felice. Chi nasce in un luogo sfortunato e chi nasce in un bel paese e in una bella famiglia. Chi sarà ricco e chi sarà povero. Chi nasce in un’epoca e chi nasce in un'altra…
Essere nati uomini, e non scarafaggi o topi, è un’occasione preziosa. Perché ci permette di pensare e di essere coscienti. Ma, per non tornare indietro (come nel gioco dell’oca), è necessario sviluppare proprio la consapevolezza.

Il Grande Dittatore

Il teologo Vito Mancuso, nel suo ultimo libro Dio e il suo destino (Garzanti, 2015), scrive che continua a credere in Dio, ma non nel Dio della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica. Che è concepito come un padre onnipotente, infinitamente buono ma anche ingiusto e oppressivo.
Secondo lui, la decadenza del cattolicesimo deriva dal fatto che questa religione è diventata “trascurabile, noiosa, oppressiva, insipida,” avendo “ridotto Dio a un imbarazzante Grande dittatore.”
Io aggiungo che la Chiesa è diventata la propugnatrice di ogni oscurantismo sociale, il punto di riferimento di ogni pensiero reazionario.
Non c’è mai stata un’epoca in cui abbia proposto qualche idea progressista, qualche cambiamento. Solo conservazione e dogmi imbalsamati.
Basti vedere come si oppone oggi a chi propone di regolamentare le unioni civili e omosessuali. Una battaglia retrograda, un odio feroce per ogni cambiamento, per ogni tentativo di dare più diritti agli uomini.
Una Chiesa piena di anime morte, attenta sola al proprio potere e al proprio denaro. Come dice L’Espresso, mentre la Chiesa manifesta per la famiglia tradizionale, le diocesi fanno affari. Ai vescovi risalgono società private, quote azionarie, partecipazioni bancarie, in tutti i settori, senza alcuna trasparenza.

Questo interessa alla Chiesa. Questo e il controllo degli ingenui che ancora credono, per ignoranza, che Gesù abbia voluto fondare un’istituzione che ripropone tutto ciò contro cui aveva combattuto.

venerdì 29 gennaio 2016

Uomini in paradiso

Come mai, se esiste un’altra vita, gli abitanti del paradiso non sentono alcun desiderio di comunicare con i loro cari che hanno lasciato qui sulla Terra? La risposta la dà Pico Iyer in L’arte della quiete (Rizzoli, 2015).
Perché il paradiso è il luogo in cui non si pensa a nessun altro luogo.
Noi, infatti, siamo sempre portati a spostarci nello spazio-tempo per trovare un luogo dove sentirci bene. Ma arriva il momento in cui ci rendiamo conto che un simile luogo non esiste affatto fuori di noi. È in realtà un punto di quiete dentro di noi, in cui ci sentiamo appagati.
La vita quotidiana ci porta a spostarci di continuo, a lavorare di continuo, a cambiare di continuo, a cercare di continuo la nostra felicità. Ma, dopo aver tanto viaggiato e dopo esserci tanti impegnati in mille attività, scopriamo che solo la quiete può farci elaborare ed approfondire le esperienze.
In effetti, non sono tanto le nostre esperienze a formarci, ma il modo in cui reagiamo ad esse. La qualità delle nostre esistenze dipende da come le viviamo interiormente.
La stessa esperienza può provocare dolore in uno e piacere in un altro, oppure dolore in un certo momento della nostra vita e piacere in un altro. L’idea quindi di restare immobili a lungo per concentrarci sul nostro mondo interiore è una scoperta che hanno fatto tutti i saggi, non solo in Oriente ma anche in Occidente. Thoreau diceva che non importa dove vai o quanto lontano viaggi: importa quanto sei vivo. E, prima di lui, lo avevano capito tanti grandi uomini, come Epitteto o Marco Aurelio.
Il lusso oggi non è andare in posti meravigliosi dall’altra parte del mondo, ma sperimentare l’immobilità, dove poter scoprire che la felicità e l’appagamento sono a portata di mano, e lo sono sempre. Ecco perché chi si trova in paradiso non cerca nient’altro: è già soddisfatto così com’è.
Ovviamente, per gli uomini comuni, è impossibile rimanere a lungo fermi, senza fare nulla. Ma la qualità della nostra vita cambia radicalmente quando si scopre il piacere e la necessità di stare periodicamente immobili e in silenzio.


giovedì 28 gennaio 2016

La cura della malattia mentale

Oggi tutti possono vedere in azione il fanatismo religioso. Ma non tutti capiscono che si tratta di una malattia mentale.
In effetti tante guerre e religioni nascono da visioni distorte, da sovreccitazione mentale, da ideologie astratte, da modi sbagliati di pensare.

Di conseguenza, la cura dell’equilibrio mentale, pur non potendo eliminare la malattia fondamentale dell’umanità (la divisione tra soggetto e oggetto), è il fondamento non solo della pace interiore ma anche della pace esteriore.

Risvegliarsi dal sogno

Quando appare il mondo appare l’io, quando appare l’io appare il mondo. Quale è il desiderio dell’io, tale è il mondo che ci si pone di fronte.
Ci sono desideri individuali, ma, in genere, tutti gli io hanno desideri comuni; e sono questi che plasmano il mondo, così come lo vediamo.

L’io e le cose non esistono separatamente. Quando ci svegliamo dal sogno della vita e della morte, ci accorgiamo che il sogno era proprio questo senso di separazione.

mercoledì 27 gennaio 2016

Niente di speciale

Quando siamo colpiti dalla grandezza e dalla bellezza di un fiume, pensiamo che alla sua origine debba esserci qualcosa di eccezionale.
Allora risaliamo alla sua fonte. E che cosa troviamo? Qualcosa di piccolo e di insignificante.

Credo che anche Dio - la fonte di tutto - sia così. Niente di speciale.

La coscienza infelice

Di solito pensiamo alle cose solo quando non funzionano. Per esempio, non pensiamo mai alla nostra spina dorsale. Ma, quando ci fa male, ci rendiamo conto di tutto il lavoro che compie.
Questo ci dice che il pensiero è legato alla sofferenza e al disagio.
Quando va tutto bene, non pensiamo. E, quando non pensiamo, siamo sereni.

Anche la coscienza funziona così. Nasce dalla sofferenza. È infelice per natura.

La spiritualità

Stretti fra i due fuochi di coloro che credono in qualche divinità salvatrice e coloro che non credono in nulla, possiamo dedicarci alla contemplazione del sé, che è tutto ciò che abbiamo e che siamo - l’unica cosa “concreta”.
Qui non si tratta di credere o di non credere, ma di concentrarci sul nostro stesso essere, al di fuori della mente discriminatrice e dualistica.

Alla domanda sul senso della vita, rispondiamo così: con l’osservazione di ciò che vive in noi.

Cattive azioni

Esistono azioni che non possono essere giudicate osservandole semplicemente dall’esterno.
Occorre osservarle dall’interno. Cioè scoprire le motivazioni di chi le compie.

Se la motivazione è egoistica, anche una buona azione diventa cattiva.

L'incapacità di vedere

Ci sono cose che non vediamo anche se ci stanno sempre davanti.
Il problema è che tra noi e quelle cose si trova un ostacolo: le nostre idee pietrificate, le nostre convinzioni inveterate.

Basta uno di questi preconcetti per non farci più vedere le cose così come sono al di fuori di come le pensiamo.

martedì 26 gennaio 2016

La verità

La verità non è un’equazione. È un lampo di luce.
È inutile che tu mi dica che e = mc2.
Io voglio sapere che cos’è l’energia, non a che cosa è equivalente.

È per questo che la verità non può esser detta né con parole né con simboli matematici.

La meta e la via

Nella vita è bene avere una meta verso cui dirigersi.

Ma, intanto, ciò che importa è il cammino.

Maschile e femminile

È incredibile che ancora oggi ci sia una Chiesa che, dopo aver tanto parlato di amore, colleghi il “maschile” e il “femminile” ai rispettivi sessi.
Tutti conosciamo donne “maschili” e uomini “femminili”. Tutti riconosciamo in noi elementi maschili ed elementi femminili, in proporzioni diverse per ciascuno.
Il fatto è che il maschile e il femminile prescindono completamente dal sesso fisico. Sono attributi della personalità.

Siamo noi laici che dobbiamo ricordare agli uomini di Chiesa che esistono attributi spirituali che non hanno niente a che fare con gli attributi sessuali. Loro sono rimasti al naturalismo e al materialismo.

Mangiare

Stai attento a quello che mangi.

Mangiare è inghiottire la vita. Mangiare è inghiottire cielo e terra.

Interdipendenza

Come una particella non è un’entità che esista indipendentemente dalle altre, ma è un insieme di rapporti, così le cose non esistono indipendentemente l’una dall’altra, ma sono tutte collegate.

Niente esiste in sé e per sé. È per questo che non si riesce a trovare un’identità assoluta. Chi sono io? Sono un insieme di rapporti, molti dei quali non posso identificare.

lunedì 25 gennaio 2016

Gli oscurantisti

Il film “50 sfumature di grigio” in prima serata su canale 5, e il Moige (Movimento italiano genitori cattolici) che cosa fa? Protesta e invita ad oscurare la trasmissione.
D’altronde, gli oscurantisti svolgono proprio questa funzione: oscurare.

Ovviamente, odiano gli illuministi.

La negazione dei diritti

Il Papa e Bagnasco sono all’attacco per negare i diritti al riconoscimento alle coppie omosessuali e fanno di tutto per interferire nella politica italiana.
Dicono che i figli hanno il diritto ad avere un padre e una madre.
Il fatto è che questi vecchi individui - e tutti i loro seguaci - sono ancora legati alla dimensione fisica. Da buoni preti, non capiscono nulla di legami psicologici, che non hanno niente a che fare con la fisiologia del corpo umano. Da buoni preti, ignorano la dimensione spirituale delle relazioni umane.

Spero che ormai tutti vedano il vero volto oscurantista di Papa Francesco e della Chiesa.

L'immortalità dell'anima

Non riflettiamo mai sul fatto che, se l’anima è immortale, non solo non può morire, ma non può neppure nascere. Ricorrere a Dio per farla nascere è un escamotage.
Dunque, ciò che vive l’anima è uno spettacolo irreale, un gioco di luci e di ombre.
È il nostro piccolo ego che non capisce e che si spaventa e si meraviglia. Crede di nascere e crede di morire.

Ridicolo.

L'espansione della coscienza

Meditare è andare al di là dell’esperienza contingente, al di là del proprio piccolo io, della propria individuazione, della realtà terrena, per allargarsi alla realtà cosmica.
Ma, per far questo, bisogna placare le proprie vritti, i vortici di negatività in cui sprofonda l’anima.

A quel punto, al flusso discendente si sostituisce il flusso ascendente. E si passa dall’identificazione con l’ego all’identificazione con lo stato di samadhi.

L'uomo-Dio

D’altronde, che ce ne faremmo di un Dio perfetto che scendesse sulla Terra senza conoscere niente dello stato umano?
Ed ecco l’invenzione dell’uomo-Dio: soffre come un uomo, ma ha la sapienza di un essere divino.
Eppure la contraddizione è insolubile. Se Dio conoscesse la sofferenza umana, dovrebbe far qualcosa per cambiarla. Non è lui il creatore?
Un Essere perfetto che crea o vuole la sofferenza è una contraddizione in termini.
Un essere illuminato non è Dio. È ancora un uomo, seppur migliore degli altri.


La via apofatica

Quando parliamo di Dio, in effetti ci riferiamo ad una nostra idea o ad un nostro sentimento di Dio, o a quello che ci viene riferito da una religione. Ma non sappiamo minimamente che cosa sia Dio, non ne abbiamo la minima esperienza.
Quando lo definiamo Infinito, Eterno, Essere, ecc., utilizziamo concetti astratti che nulla hanno a che fare con la realtà. Che cosa sarà mai l’Infinito? Per noi è il semplice contrario del finito. Ma che esperienza possiamo mai averne? Nessuna.
Quindi noi non possiamo meditare su Dio. Un Dio definito sarà sempre un’idea della nostra mente, non altro.
Di Dio non possiamo dire che cosa è, ma solo che cosa non è. Questo è il metodo apofatico.
Se quindi vogliamo concentrarci su Dio, è molto meglio smettere di produrre concetti o immagini mentali, fare il vuoto della mente.
Il vuoto mentale è molto più vicino a Dio di tutte le nostre idee. Come diceva Kierkegaard, “il vuoto, invece di essere la radice di ogni male, è il solo vero bene.”
Meditare su Dio non significa metterci di fronte a qualche immaginetta sacra, ma metterci di fronte a ciò che non conosciamo.

Ecco perché le religioni, con le loro idee precostituite di Dio, sono controproducenti e ci allontanano proprio da ciò in cui vorrebbero farci credere.

domenica 24 gennaio 2016

L'immobilità

Lao-tzu osservava che, per far tornare l’acqua limpida, bisogna mantenerla ferma: a poco a poco, il fango si depositerà sul fondo e l’acqua tornerà ad essere trasparente.
Lo stesso avviene per la mente: più la teniamo immobile, più diventa limpida.
Ma come si fa a mantenerla immobile? Innanzitutto passiamo per il corpo.
Negli Yogasutra di Patanjali si dice che l’asana, la postura del corpo, deve essere comoda e stabile.
Non è facile tenere il corpo immobile, perché c’è sempre qualcosa che si muove: il cuore, la circolazione del sangue, i polmoni, gli occhi, ecc. Ma intanto possiamo tenere fermi gli arti, la testa e il tronco. La posizione deve essere eretta ma non rigida. Di solito è seduta, ma si può stare anche in piedi o sdraiati.
Ora fermiamo gli occhi: non sbattiamo le ciglia, non deglutiamo, non tiriamo su col naso. Di solito, se si fermano gli occhi, si immobilizzano anche i pensieri. E questo è il nostro obiettivo.
Possiamo infine chiudere gli occhi, espirare a fondo, trattenere il respiro e concentrare lo sguardo sulla luminosità interiore.

Qui scompaiono il mondo e il corpo stesso, e ci troviamo proiettati nello spazio infinito.

sabato 23 gennaio 2016

La meditazione vipassana

Ogni tanto, nel bel mezzo delle vostre attività, fermatevi e percepite come si sente il vostro corpo. È agitato, teso, calmo..? E in quali parti è contratto? E perché è contratto? Com’è il vostro respiro?
Fate questo semplice esercizio di consapevolezza. Non c’è bisogno di sedersi a gambe incrociate o di trovarvi in un posto preciso. Potete farlo dappertutto e in ogni momento.
Se il vostro corpo è teso, vuol dire che lo è anche la vostra mente. Quali pensieri, quali sensazioni, quali emozioni, quali stati d’animo vi agitano?
Siatene consapevoli e ritornate al corpo. Per allentare la tensione, potete fare qualche respiro profondo.
Questa presa di coscienza è una forma di meditazione (vipassana) ed è molto utile.
Innanzitutto vi calma, perché potete rilassarvi per qualche attimo e staccare dalle attività e dai pensieri che vi preoccupano.
Poi potete verificare che lo stato d’animo che provate non è durevole. Fra mezz’ora o fra un giorno sarà sparito e al suo posto ce ne sarà un altro. Tutto cambia, tutto è impermanente. Ed è quindi inutile attaccarsi a pensieri, a sensazioni, a cose, a posizioni, a persone… e al vostro stesso io, che sarà un po’ più durevole, ma che cambierà e scomparirà tra breve.
Quindi sarete più attenti al momento presente, alla realtà.
Infine vi trasformerete in osservatori distaccati e, quindi, più obiettivi non solo delle cose ma anche di voi stessi.

In tal modo svilupperete l’equilibrio mentale e l’equanimità. Il vostro sguardo si staccherà dai particolarismi e diventerà sempre più universale.

La morte

La morte è l’uscita dal mondo?

D’accordo, ma ogni uscita da una parte è l’entrata in un’altra.

Le piccole cose

Walt Whitman diceva che il lavoro dell’erba non è meno importante di quello delle stelle. E Thoreau sosteneva che il cigolio di una pompa è altrettanto necessario della musica delle stelle.

In effetti, se non possiamo fare grandi cose, nessuno ci impedisce di farne bene altre più "piccole".

Avvicinarsi a Dio

Volete avvicinarvi a Dio?

Allontanatevi dalle Chiese.

Famiglie divinizzate

Il Papa dice di sapere quale sia la volontà divina nel campo della famiglia. Cioè, Dio vorrebbe certe famiglie e non altre. Chissà chi glielo avrà rivelato.
Ma la presunzione dei preti (nonché imam, mullah, rabbini, ecc.) è infinita, come l’ignoranza. Loro credono di sapere che cosa vuole Dio.
Così, Dio – l’eterno, l’infinito – s’interesserebbe ai nostri modesti matrimoni.
Ridicolaggini degne di un parroco di campagna.

Sapevamo che il cristianesimo ha ridotto Dio ad un uomo, ma non credevamo che fosse un uomo così piccolo.

venerdì 22 gennaio 2016

Momenti sempre diversi

È impossibile bagnarsi due volte nello stesso fiume, così come è impossibile leggere due volte lo stesso libro.

Nessun momento è uguale all’altro.

La propria natura

Un cespuglio di rose non può che produrre rose. Un albero di mele non può che produrre mele.
E tu non puoi che essere te stesso.

In effetti, faresti meglio a lasciar perdere gli sforzi per essere diverso o perfetto e cercare di essere te stesso.

Oltre il significato

Noi pensiamo che tutto debba avere un senso. Ma il significato esiste solo per la mente umana. Il mondo non ha nessun senso.
Avere un significato vuol dire essere utile a qualcosa – qualcosa di definito.

In tal senso, ci sono attività “inutili” – fra cui la meditazione - che non “servono” a nulla. Vanno al di là del senso.

giovedì 21 gennaio 2016

La volontà divina

Vuoi sapere che cosa vuole Dio?

Quello che vuoi tu nel profondo.

L'irreparabile

Passiamo tutta la vita a proteggerci, a ripararci – a ripararci nel duplice senso di trovare riparo e di aggiustare le cose che si rompono in noi.
Ma non c’è nulla da fare: ad un certo punto, i guasti si moltiplicano e diventano irreparabili.
Questo è il senso della morte. Qualcosa che non si può riparare.

L’ultima battaglia la perdiamo sempre.
Ci consola l'idea che, se il bruco non perdesse l'ultima battaglia, la farfalla non nascerebbe mai.

Il dominio delle illusioni

Fare meditazione è vedere innanzitutto come siamo dominati dalle illusioni.
Le illusioni sono come le visioni della mente o scene proiettate su uno schermo. Sono miraggi, fuochi fatui, aurore boreali: giochi di luci ed ombre.
Ma, per vedere queste illusioni, è necessario fare centro su di sé e assumere un assetto stabile.
I nostri stessi pensieri che cosa sono se non illusioni?

Ecco perché bisogna fare il vuoto, fermare il moto proiettivo della mente.

Trasgredire

Chi è più vicino alla trascendenza? Il bigotto, il timorato di Dio, che segue ogni regola o colui che le trasgredisce?

Se Dio non avesse trasceso se stesso, se non fosse stato un trasgressivo, sarebbe rimasto immobile. Non ci sarebbe stata nessuna generazione, non ci sarebbe stato nessun tempo. Che cos’è il tempo se non la trasgressione di ogni istante rispetto al precedente?

Speranza e fede

Le religioni esaltano speranze e fede.
Ma sono la disperazione e il dubbio che ci portano più vicino alla fonte, a interrogarci.

Il cuorcontento non cerca nulla.

Verificare Dio

Non basta adorare Dio.
Bisogna verificare. Perché, come insegna la storia, si può anche adorare il Dio sbagliato, il vitello d’oro.
E come si verifica?
Ovviamente guardando dentro di sé e studiando la vitalità delle cose.
Introspezione e conoscenza.

Devi guardare dentro di te perché anche tu sei un rametto di quell’albero.

Il germoglio di Dio

Credi in Dio?
Ma che cos’è Dio?
Un Signore che se ne sta in disparte, tutto solo, e che, ad un certo punto, per non annoiarsi, crea il mondo? E che poi crea gli uomini e sene sta lì in cielo ad aspettare che muoiano per giudicarli?
Vecchie idee infantili, mitologiche.

Dio è la Forza, l’Energia, che non crea, ma si trasforma ed evolve in tutto ciò che è. Non è un Essere che crea altro da sé, ma un germoglio che cresce in un albero – l’Albero cosmico, l’axis mundi – con tutte le sue ramificazioni.

mercoledì 20 gennaio 2016

Cani e padroni

Un cane non può vivere da solo e, se il padrone lo abbandona, subito ne cerca un altro. Perché lo fa?
Perché è un animale che deve vivere in branco. Ma c’è una differenza sostanziale tra la necessità di vita sociale e la necessità di vivere in branco.
Ecco, tanti credenti sono come i cani. Cercano sempre un branco e un leader. Anzi, più botte ricevono, più cercano un padrone cui leccare la mano e sottomettersi.
Le religioni che dominano il mondo vogliono creare proprio questo tipo di rapporto tra l’uomo e Dio. Dio è sentito come il Dominus, il Signore, il Padrone di tutto.
Non capiscono una cosa fondamentale: che Dio non crea dall’esterno, ma dall’interno. Il mondo è qualcosa che fiorisce in Lui, che si sviluppa il Lui, non qualcosa che si distingue dal “creatore”.
Dio non è l’artigiano che costruisce una sedia. Ma un germoglio che si sviluppa nell’albero.

Credete forse che l’albero si senta il padrone del germoglio? Dove sarebbe la separazione, la distinzione, il giudizio?

L'arte di lasciar perdere

Non sempre è necessario impegnarsi per realizzare gli obiettivi che ci siamo dati o che ci sono stati imposti. Non sempre è necessario risolvere ogni problema o superare ogni ostacolo. Non sempre è intelligente imitare il toro che, non appena vede uno straccio rosso, carica infuriato.
Talvolta è più saggio fermarsi un attimo a riflettere e lasciar perdere, soprattutto se non ne vale la pena, se la persona che agita lo straccio è un imbecille qualsiasi.
Non facciamoci coinvolgere in giochi che non valgono la candela.

Dobbiamo saper distinguere tra imprese più o meno nobili e imprese più o meno inutili.

Esperienze estatiche

Estasi o un lucido sguardo quotidiano?
Satori o un tranquillo assetto quotidiano?
In fondo, si tratta di momenti diversi di un unico processo conoscitivo.

L’importante è non perdere la testa.

martedì 19 gennaio 2016

Credere nelle religioni

Fino ad un certo punto, credere in una religione può essere un aiuto. Ma, da un certo punto in poi, è un ostacolo.
Vivekananda diceva che, se è una benedizione nascere in una religione, morire in una religione è una sventura.
Non esiste infatti una religione che esprima tutta la verità. La verità è al di là di qualsiasi credenza, fede, spiegazione, dogma, vangelo o insegnamento. Non si può apprenderla dal di fuori, come una materia scolastica, ma deve essere scoperta e verificata dentro di sé.
Non è credibile che tutto ciò che ti dice una religione sia la verità. Gli uomini infiorettano, aggiungono e interpretano a modo loro e nel loro interesse. Dio non ha mai fondato nessuna religione.
Insomma, è necessario uscire dagli angusti limiti delle religioni umane. Se non si capiscono questi limiti, si rimane in balia di semplici credenze umane.

Le religioni possono essere un trampolino di lancio. Ma, poi, spetta a noi lanciarci e spiccare il volo, lasciandoci alle spalle tutto il vecchio, il noto e il tradizionale  e aprendoci una nostra via.

Emotività

Equilibrio, equanimità, imparzialità, imperturbabilità, calma, serenità… queste sono le virtù ricercate da chi medita. L’importante è non allontanarsi dal proprio centro, non farsi travolgere dalle ondate emotive che tendono a trascinarci lontano, nella confusione.
Naturalmente, quando le cose ci vanno bene, è facile; ma quando ci vanno male…
Eppure è qui che si vede che cosa abbiamo imparato, il livello raggiunto. Perché emotività significa attaccamento – attaccamento alle cose, alle persone e al nostro ego.
Questo è il punto: guardarsi imparzialmente dal di fuori, come uno dei tanti enti della natura.

Dobbiamo arrivare al punto in cui ciò che è determinante non sono gli eventi, buoni o cattivi, ma la nostra reazione ad essi.

Sogni di gloria

Quando nutri sogni di gloria, ambisci a cambiare il mondo. Ma, prima di tutto, limitati a cambiare te stesso.
Se non riesci nemmeno a cambiare te stesso, come ti illudi di cambiare il mondo?

Come al solito, si parte dall’esterno ignorando che ogni vero cambiamento deve iniziare dall’interno.

Il raccoglimento meditativo

Finché parli di Dio e di religione, rimani al di fuori della questione.

Nelle questioni dello spirito, devi raccoglierti in spirito, senza parlare, senza speculare.

Perché meditare

Ci sbagliamo quando crediamo di meditare per ottenere il risveglio.

In realtà noi meditiamo perché percepiamo già – seppur confusamente – il risveglio.

Pensare e vivere

Più che mettersi a speculare sulla verità – così come fanno i filosofi -, bisogna vivere nella verità, sentita dentro di sé.

Le interferenze dei Papi

Cambiano i Papi, predicano la misericordia, il perdono e la pace, ma non cambiano le loro interferenze nella politica italiana.
In effetti, vivono nell’illusione di essere gli unici a poter stabilire che cosa è lecito e che cosa non lo è. Il massimo della presunzione.

E, se un uomo è presuntuoso, come può parlare di verità?

lunedì 18 gennaio 2016

Il giusto atteggiamento

È umano cercare un vantaggio personale in ciò che si fa, ma il problema è quando lo facciamo per rafforzare un senso illusorio dell’ego.
Se pratichiamo la meditazione con l’idea di diventare grandi, di soddisfare i nostri desideri, di avere successo, di liberarci di un peso o di riempire un vuoto, sbagliamo atteggiamento. Questo è l’atteggiamento non tanto diverso di chi cerca denaro, fama o profitto – un atteggiamento utilitaristico.
L’atteggiamento giusto è cercare il senso della vita, qui e ora, senza un secondo fine.

Dogen diceva che dobbiamo praticare “senza spirito di profitto” (mushotoku), il che significa che dobbiamo già porci da una prospettiva ultraumana.

domenica 17 gennaio 2016

Meditare per la pace

È più che evidente che gran parte delle tragedie attuali (miseria, fame, emigrazioni incontrollate, terrorismo, ecc.) è provocata dalle guerre tra uomini e che le religioni, anziché lavorare per la pace, contribuiscono a dividere fornendo le ideologie di supporto per le discriminazioni e gli scontri.
Non si tratta dunque di tragedie naturali, come potrebbero essere un terremoto o il maltempo, ma di tragedie provocate dall’aggressività umana, dall’avidità, dalla volontà di potere e dal desiderio di predominio.
Non può esserci vera pace se non si prende coscienza di questa aggressività umana, non a livello generale – cosa che hanno già fatto senza costrutto le religioni e le filosofie – ma a livello individuale.
Non può esserci pace esterna se non c’è pace interna. E la pace interna è il prodotto di un lavoro su di sé. Non serve a niente cercarla in una chiesa, in un tempio, in una sinagoga, a Gerusalemme o alla Mecca.
La non-aggressività è il frutto di un’operazione interiore.
Prima di parlare di pace, bisogna creare la pace dentro di sé.



sabato 16 gennaio 2016

Spettacoli illusionistici

Quando diciamo, insieme ai mistici orientali e occidentali, che il mondo è un’illusione, qualcuno potrebbe pensare che si tratta di idee strampalate.
Ma se lo dice Albert Einstein? Leggiamo:
“Per noi che crediamo nella fisica, la distinzione fra passato, presente e futuro è solo un’illusione, anche se ostinata”.

Bellissima questa definizione di ciò che noi riteniamo essere la “realtà.”

In effetti, quando un’illusione è ostinata, si solidifica in una vera e propria realtà, ottusa ma solida.

I buchi neri dell'anima

Raramente ci troviamo in equilibrio, calmi e sereni. Raramente non veniamo tirati su e giù, avanti e indietro, da emozioni, sentimenti, pensieri, ricordi, speranze, illusioni, previsioni, ecc.
Raramente non siamo in preda a desideri o ad aspettative. Raramente non c’è in noi uno stato d’animo di tensione, di insoddisfazione, di malcontento. C’è sempre qualcosa che non va.
Esaminiamo come ci sentiamo in questo momento. E verifichiamo il nostro stato d’animo prevalente.
Questa verifica ci permette di capire (o di intuire) quale sarebbe il nostro stato d’animo senza essere continuamente trascinati da ciò che lo yoga chiama vritti, vortici.
Si tratta di vortici vibratori che, proprio come i gorghi nell’acqua, attirano a sé ogni altra cosa, ogni altro stato d’animo, impedendoci di esser calmi e sereni e di avere uno sguardo limpido.

In questi casi, cerchiamo di far resistenza concentrandoci nel punto fra le sopracciglia, dove possiamo ritrovare il centro di equilibrio.

Un equilibrio instabile

Capire che le cose sono interdipendenti è scoprire che sono tutte in un equilibrio reciproco. Se un passo va avanti, un altro deve stare indietro. Se una cosa progredisce, qualche altra cosa deve regredire. Yin e yang. Azione e reazione. Causa ed effetto.
Per esempio, non si può negare che lo sviluppo economico, tecnico e scientifico produca considerevoli danni all’ambiente e addirittura modifiche del clima.
Tutto si tiene, tutto è in relazione, tutto è in equilibrio.

È una legge fondamentale, ma spietata. Non ci si può muovere a lungo senza essere consapevoli di ciò che si fa. Non si possono cambiare certi processi senza tener conto di tutte le variabili. Anche all’interno dell’uomo.

venerdì 15 gennaio 2016

Cercare e trovare

Quando cerchiamo intensamente, qualcosa finiamo sempre per scovare… anche se non è mai ciò che ci immaginavamo di trovare.

Meditare il presente

Possiamo guardarci indietro con nostalgia, rabbia, rimpianto, disperazione, sconforto, compiacimento, ecc.
Possiamo guardarci avanti con speranza, trepidazione, ansia, paura, ecc.
Ora, mettiamo da parte tutte queste emozioni e guardiamo con una consapevolezza chiara e calma ciò che avviene qui e ora.

Questa è meditazione.

Strumenti di consapevolezza

Il sole brilla sempre su di noi. Ma, se non costruiamo dei pannelli solari, non possiamo utilizzarne l’energia.
L’acqua dei fiumi scorre sempre. Ma, se non costruiamo dighe e turbine, non potremo utilizzarne la forza.
Il vento soffia sempre sulla terra. Ma, se non costruiamo mulini e pale eoliche, non possiamo utilizzarne il movimento.

Anche la consapevolezza è sempre presente, ma, se non facciamo di noi stessi uno strumento di captazione e di trasformazione, non potremo utilizzarne la potenza. 

Fuori gioco

Che cosa facciamo noi esseri umani se non contendere? Perfino nei giochi e negli sport dobbiamo confrontarci e competere. Chi sarà il primo? Chi vincerà?... E chi perderà?
Dicono che questa sia la molla del progresso. In realtà, vediamo bene che gli animali che si scontrano per il cibo, il territorio e la riproduzione sono dominati da istinti primitivi che li giocano. Se collaborassero otterrebbero molto di più.

Dovremmo però essere capaci di osservare il gioco dall’esterno e poi mettercene al di fuori.

giovedì 14 gennaio 2016

Gli inganni della mente

Noi esseri umani ci facciamo ingannare dalla nostra stessa mente. Corriamo dietro a sogni e speranze, per poi abbatterci quando si rivelano inconsistenti.
Allora ci sentiamo depressi.
Ma dovremmo riconoscere che è stato tutto un gioco della nostra immaginazione.

Perché non ci sforziamo di stare più aderenti alla realtà senza cercare di immaginarla?

Il film della vita

Se “ogni inizio è solo un seguito”, come diceva la poetessa polacca Szymborska, e se “il libro degli eventi rimane sempre aperto a metà”, allora vuol dire che anche la morte avrà un seguito.
È come se fossimo entrati in un cinema nel bel mezzo di un film. Vediamo solo un pezzetto di uno spettacolo ben più lungo che era incominciato prima e finirà chissà quando.

Per capire l’intera storia, dobbiamo capire che cosa c’era prima e che come andrà avanti dopo. Altrimenti avremo solo visioni parziali e ci sfuggirà il senso del tutto.

Due modi di guardare

Per gli uomini concreti, per gli uomini di mondo, guardare significa puntare gli occhi all’esterno. E credono che tenere gli occhi aperti in  questo modo sia il metodo più efficace per essere svegli.
Ma non si tratta dell’unico modo di guardare. Anzi, esiste un altro modo di guardare che è ancora più utile e ci permette di essere ancora più svegli.

Come diceva Carl Gustav Jung, “chi guarda fuori sogna; chi guarda dentro si risveglia.”

mercoledì 13 gennaio 2016

I moti dell'anima

Diceva Marco Aurelio che colo che non seguono i moti della propria anima sono inevitabilmente infelici.
In effetti, non possiamo andare contro noi stessi.
Ma, per percepire i moti della nostra anima, dobbiamo percepirli in silenzio e in quiete.

Dobbiamo arrivare a percepire il nostro sé più autentico, in modo da arrivare a percepire anche quello degli altri.

Non fare nulla

Non fare nulla può essere noioso. Ma può anche essere la via.

Devi arrivare al punto in cui non fare nulla non è noioso - è la pace.

Domande e riposte

Se la domanda è infinita, non puoi pretendere di avere una risposta finita.

Ma se vuoi una risposta che sia all’altezza della domanda, devi porti l’interrogativo, metterti il cuore in pace, contemplare quietamente e aspettare con pazienza.

Salvare se stessi

Il problema con i salvatori, più o meno divini, è che soltanto noi possiamo darci certe libertà.

Un salvatore può per esempio liberarci dalle mura di una prigione, ma non può liberarci dalle mura della nostra mente. 

martedì 12 gennaio 2016

Il karma

I più credono di nascere dal nulla, come se fossero tabulae rasae.
Magari non avessimo nessuna eredità: saremmo liberi di essere ciò che vogliamo.
Invece, non è così, non siamo liberi.

Questo ci dice che nasciamo (e che moriamo) con un karma. Sta a noi liberarci dei condizionamenti e procedere oltre.

Il re nudo

Quando nasciamo, siamo tutti nudi. Ma, immediatamente, ci vengono messi dei vestiti. Poi, oltre ai vestiti, che già sottolineano delle differenze, ci vengono aggiunti nomi, ruoli, titoli e identità sociali.
Niente di male, se non fosse che molti scambiano i vestiti per la propria vera identità.
Questo è l’inizio di tutti gli errori e di tutti gli smarrimenti. Ci identifichiamo talmente con i ruoli sociali che non sappiamo più chi siamo veramente.

Meditare è anche questo: percepire chi siamo lasciando cadere ad uno ad uno tutti i rivestimenti. 

Le api e gli avvoltoi

Le api – diceva il Buddha – raccolgono il polline dei fiori senza danneggiarne né il colore né il profumo. Si tratta dunque di mantenere un rapporto armonico e naturale con il mondo – e con se stessi -, senza forzarne le risorse.
Ben diverso il messaggio di conquista e di dominazione delle religioni monoteiste.
È dunque proprio il monoteismo – la concezione di un Dominatore del mondo – che alimenta le smanie di grandezza e di violenza di tante religioni, che nascondono la loro volontà di potenza dietro l’idea di convertire gli altri.
Ma la verità non avrebbe nessun bisogno di essere imposta con la violenza; è qualcosa di evidente che, prima o poi, si manifesta da sola.

Il problema è che quella delle religioni non è la verità, ma un’interpretazione destituita di ogni fondamento, una delle tante favole che si raccontano per condizionare gli individui.

lunedì 11 gennaio 2016

L'esperienza religiosa

Diceva il sociologo Sabino Acquaviva che, se una persona ha un’esperienza religiosa interiore, ha maggior equilibrio e resiste meglio alle avversità.
Ma, se uno è soltanto osservante, cioè se ha una religiosità puramente esteriore, senza partecipazione, puramente conformista, non cambia nulla.
Dove sta la differenza?

Nella vivezza dell’esperienza interiore, della vita interiore.

Il denaro

Siamo convinti che, se avessimo tanto denaro, potremmo risolvere i nostri problemi e quelli degli altri. E, in effetti, in questo momento storico, assistiamo a dolorose migrazioni di popoli che non hanno risorse o lo distruggono nelle guerre.
Ma il denaro è solo il primo livello della soluzione del problema – un problema che si chiama felicità o gioia di vivere.
Il secondo livello si presenta quando ci accorgiamo che, anche pieni di denaro, possiamo essere infelici e magari suicidarci.
Allora, qual è il vero problema?
Trovare risorse interiori, non solo esteriori.

E le risorse interiori non si trovano in nessun negozio, in nessun farmaco miracoloso, in nessuna persona… tranne noi stessi.

Le Sacre Scritture

Quanta ignoranza nelle cosiddette “Sacre Scritture” di tutte le religioni. Quanti pregiudizi, quanta arretratezza culturale.
Pretendiamo che testi scritti migliaia di anni fa contengano la verità.
Ma la verità non può venire dal passato. La verità cresce giorno per giorno.
La verità si forma nel tempo, attraverso errori, approssimazioni, tentativi, fallimenti, prese di coscienza e senso critico. A poco a poco emerge.

È una luce che da flebile e incerta diventa sempre più forte e certa.

Decidere la morte

Noi non dobbiamo aspettare di venire uccisi, di subire la morte. Ma morire.
Non dobbiamo morire per un caso. Ma decidere di morire.
Allora non c’è paura.
Di solito viviamo nella paura perché temiamo la sorte avversa.

Decidiamo, in pace e tranquilli. Non subiamo. Anticipiamo e strappiamo al caso la nostra morte.

Il sé

Quando Dio dichiarò a Mosè: “Io sono colui che sono,” voleva dire: “Io sono ciò che sono, io sono l’essere, io non sono definibile da un nome”.
Ma la stessa risposta può e deve darla ciascuno di noi. “Io sono ciò che sono, io non sono ebreo, cristiano o musulmano…”
Non dobbiamo appoggiarci ad autorità esterne.
Abbiamo già il sé, che è il fondamento di sé.

Dobbiamo sperimentare direttamente il senso del nostro vivere, non vivere per inerzia, per identificazioni, per etichette, per abitudini.