martedì 5 gennaio 2016

Dalla personalità all'impersonalità

Per gli esseri umani l’identità, l’io, è l’unico punto di riferimento. Noi ci identifichiamo con questo corpo e con questa persona. Siamo esattamente questo, non un altro. Siamo colui che odia questo e ama quello, colui che trova piacere in questo e dolore in quello, colui che è nato in un certo luogo e in una certa data, da certi genitori, ecc.
Tutto ciò va bene, perché senza un io non potremmo esistere, ex-sistere, cioè uscire dall’essere e individuarci.
Ma, se vogliamo progredire, dobbiamo allargare il più possibile i confini dell’ego, fino a farli scomparire e abbracciare il tutto.
In sostanza, prima lo sforzo è diventare un individuo e poi andare oltre, dis-identificarci. L’io è prima la condizione indispensabile per esistere e poi è l’ostacolo principale da superare.
Proviamo dunque ad essere impersonali, a guardare noi stessi e il mondo come se ne fossimo al di fuori, come se fossimo degli dei che guardano tutto dall’alto. Guardiamo così il nostro piccolo ego, con i suoi legami e le sue avversioni, con le sue pretese e i suoi desideri, con le sue illusioni, con i suoi tic e i suoi complessi… con la sua inevitabile dissoluzione.
Non si tratta solo di immaginare, ma di sperimentare nella vita quotidiana questo sguardo impersonale, spassionato, imparziale, equanime.
Ecco una forma di meditazione che ci prepara al prossimo livello evolutivo.


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