domenica 29 giugno 2014

Il Dio di santa Caterina

Le cronache su santa Caterina da Siena ci raccontano dei suoi miracoli – e qui c’è già tutta la mentalità italiana dei rapporti con il potere.
Dunque, un giorno il padre della santa si ammalò e si trovò in fin di vita. Caterina pregò allora Gesù di farlo guarire. Ma Gesù rispose che non era possibile per una questione di giustizia. Caterina chiese a quel punto che il padre andasse subito in paradiso, senza passare per il purgatorio.
Gesù le spiegò che un’anima non completamente purgata non poteva andare direttamente in paradiso. La santa insistette: “Almeno, fa’ in modo che la sua anima non esca dal corpo finché non si sarà purificata.
La discussione fra la santa e Gesù andò avanti a lungo. Alla fine Caterina ebbe un’idea: “Fa’ in modo che io subisca un dolore al posto di mio padre”. Gesù accettò: e la poveretta dovette sopportare per tutta la vita un dolore ai fianchi.
Nella seconda scena è la madre che si trova in fin di vita, e Caterina si mette a pregare Gesù perché non la faccia morire finché non si sarà confessata. Gesù accetta di rimandare. Passa altro tempo, ma un giorno, quando la santa è lontana, la donna muore senza aver ricevuto i sacramenti. Quando Caterina ritorna a casa, si mette a piangere e dice a Gesù: “Come? Non mi avevi promesso che nessuno di casa mia sarebbe andato all’inferno?”
A quanto pare, Gesù si pentì e fece ritornare in vita la madre.
Qui c’è tutta la visione cattolica dei rapporti con “il Signore” - raccomandazione, intercessioni, favori, privilegi e familismo amorale.
Vediamo un Dio che prima decide una cosa e poi la cambia, che patteggia, che si spazientisce, che cede all’insistenza, che propone scambi e accordi, che favorisce sfacciatamente qualcuno, che fa il furbo, che si pente – insomma un Dio da commedia, qualcosa di simile ad un autocrate che amministra la giustizia alla carlona, confuso e pronto a cambiar parere, con una corte sterminata di intercessori e di mediatori che influenzano le sue decisioni.

E chi conosce le strade giuste, chi ha qualche santo in paradiso, chi ha dei buoni avvocati, chi è disposto a curvare la schiena e a chiedere senza dignità, può sempre trovare un modo per aggiustare le cose. Non è questa un’immagine della giustizia italiana?

sabato 28 giugno 2014

Avere un santo in paradiso

Gli italiani credono talmente nei miracoli che fanno di tutto per renderli necessari anche nella vita di tutti i giorni… per una pratica, per un posto di lavoro, per una promozione, per un’operazione chirurgica, per guarire da qualche malattia, ecc. Perfino nel calcio c’è chi versa acqua benedetta sui campi da calcio.
“Avere un santo in paradiso” è un’espressione molto diffusa. E significa avere una raccomandazione non solo dopo la morte, ma anche qui su questa terra per le questioni quotidiane.

Invidio i paesi dove c’è bisogno di miracoli per far funzionare normalmente le cose.

Stress e meditazione

Quando mi sento in pericolo, quando avverto una minaccia alla mia persona, sia fisica sia psicologica, mi si attiva un atteggiamento di difesa, che comporta una forte tensione. Quando questa tensione si protrae nel tempo, quando non riesco più a rilassarmi, si parla di stress cronico. Ognuno ha un suo livello di stress, ognuno libera una certa quantità di ormoni (in particolare il cortisolo) che provocano danni alla salute, riducendo tra l’altro la memoria e le funzioni cognitive. Ma, soprattutto, soffrire di stress comporta malessere e sofferenza.
Un moderato livello di stress non è dannoso, perché è necessario ad aumentare le funzioni attenzionali. Ma, superata una certa misura, diventa una vera e propria malattia, con disturbi fisici e psicologici.
Lo stress aumenta nei periodi di crisi economica, dato che ci sentiamo minacciati nel nostro status sociale, ed è più elevato nelle persone ansiose.
Al di là dei problemi fisici e di tutte le difficoltà pratiche, lo stress è alimentato dalla mente, che vede pericoli e minacce dappertutto e che le ingigantisce fino a sentirsi sopraffatta. Ecco perché è necessario intervenire con tecniche meditative che riescano a calmare la mente.
Esistono tecniche che inducono uno stato di rilassamento; per esempio, seguire per un po’ il respiro o cercare di rilassare i muscoli. Esistono tecniche psico-fisiche, tratte dalla tradizione dello yoga. Esistono tecniche, prese dalla cultura della meditazione, che consistono nell’immaginare luoghi distensivi o persone benefiche. Ed esistono tecniche che ricercano il vuoto mentale o l’astrazione, che si concentrano su punti luminosi o su simboli, che ripetono un mantra, che si basano sull’ascolto di suoni o di musiche particolari, ecc.

Ma, se ci rendiamo conto che il problema è quello della mente che non si calma mai, dobbiamo incominciare a capire quali siano davvero le cose importanti e incominciare a ridurre le paure immaginarie, i desideri inutili e le preoccupazioni infondate. Insomma, bisogna arrivare ad applicare una depurazione e semplificazione della mente.
        La meditazione però non può essere ridotta a un metodo per ridurre questa o quella tensione, ma è un sistema organico per affrontare e curare la sofferenza in cui consiste inevitabilmente la vita.

giovedì 26 giugno 2014

I miracoli

Nessuno ci racconta come sono finiti i vari “miracolati” e le persone ritornate in vita – con quali handicap. E nessuno ci dice quanto poi hanno vissuto.
Vi interesserebbe ritornare in vita semi-paralizzati o morire tre mesi dopo? Che fine ha fatto Lazzaro?

Il vero miracolo non è rientrare in questo mondo, ma avere una continuità di una vita decente dopo la morte. E questo non dovrebbe essere un miracolo, ma dovrebbe essere la norma.

L'assolutismo religioso

Periodicamente, donne moleste, sobillate da preti, si riuniscono davanti agli ospedali e alle cliniche in cui si praticano aborti per protestare. Ma, con il pretesto di “difendere la vita”, si vuole che nessuno possa scegliere e che le donne siano costrette - dalla Legge – ad accettare qualsiasi gravidanza. Tanto più che contemporaneamente si lotta anche contro l’uso degli anticoncezionali.
 È questa la grande ipocrisia cattolica. Il suo obiettivo è la difesa dell’assolutismo religioso. Non a caso si critica il “relativismo”, salvo reclamarlo per sé.
Si vorrebbe sfuggire alla propria responsabilità per applicare la volontà di un Grande Moloch.
Ci si dimentica quale prezzo hanno pagato le donne per mettere al mondo figli prima dell’invenzione degli anticoncezionali e delle tecniche chirurgiche più avanzate. Si vorrebbe tornare ad un’autorità divina che è in realtà l’autorità della Chiesa e del Maschio Dominante che non lascia spazio di scelta a nessuno.

Si deve dunque aver chiaro quale posta sia in gioco: la libertà.

mercoledì 25 giugno 2014

La gazzarra calcistica

Finalmente finita la gazzarra calcistica, dovuta al coinvolgimento nella nazionale, potremo goderci le altre partite senza tante esaltazioni o depressioni, senza patemi d’animo, esaminando obiettivamente il gioco.
Ecco, così dovrebbe essere sempre. Nello sport, come nella vita.
Se lo avessimo fatto, ci saremmo accorti che la nostra nazionale era inesistente.

Arriveremo mai ad osservare le cose in cui siamo coinvolti personalmente come se fossimo dei testimoni disinteressati? Sarebbe un balzo avanti del singolo - e dell’umanità.

Il Diavolo e il buon Dio

“Credi al Diavolo?”
“E chi sarebbe? Un Antidio?”
“No, nessuno può essere potente come Dio.”
“Ma, allora, se Dio è onnipotente, perché lascia vivere questo Diavolo?
“Per mettere alla prova gli uomini.”

“Come? Non bastavano le prove che ci attendono tutti gli uomini? Ci mancava anche il Tentatore!”

Il valore del male

Non è possibile eliminare radicalmente il male, perché il male è altrettanto utile del bene, ed è costitutivo del mondo.
Naturalmente, nelle nostre piccole vite, noi combattiamo contro ciò che riteniamo sia male. Ma è come svuotare il mare con un cucchiaino. Il male ritorna sempre e, alla fine, sotto forma di morte, ci distrugge.

Però, dato che anche il male è positivo, può darsi che la morte non sia affatto un male – e che sia invece una liberazione… almeno per alcuni.

Amarsi

“ ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ è giusto?”
“Purtroppo molti si amano male o addirittura si odiano. Ecco perché ci vorrebbe una religione che fosse innanzitutto una psicoterapia.”
“Ma è giusto?”
“No, la cosa più giusta sarebbe ‘né odio né amore’. Lasciamo perdere la passionalità: ne avremmo tutto da guadagnare.”
“Come si fa a non amare e a non odiare?”

“Non esaltandosi, in nessun caso. Si sostituisca all’esaltazione dei santi la temperanza dei saggi.”

Il peccato originale

“Credi che Dio sia intervenuto nella storia umana a correggerla?”
“A correggerla da che?”
“Dal peccato originale.”
“Ah, Dio ha commesso un peccato originale?”
“Non Dio, l’uomo.”
“Se l’uomo, appena creato, ha peccato, vuol dire che aveva un difetto di fabbricazione.  Bisogna far causa al fabbricante.”


martedì 24 giugno 2014

L'orgasmo divino

Preti e suore dicono che vogliono restare vergini per dedicarsi meglio a Dio. Ma, se questo sacrificio non costa nulla, non ha nessun merito, e, se crea scontentezza e insoddisfazione, li allontana da Dio. Se non danno piacere né a se stessi né agli altri, perché dovrebbero essere più vicini o più graditi a Dio?
Invece di certe inutili preghiere, sarebbe meglio un orgasmo quotidiano, raggiunto con la consapevolezza di voler superare la barriera che ci separa dall’altro, di unirsi nella gioia con l’altro, di assaporare un istante di autentica trascendenza.
In fondo, senza orgasmo, non avremmo un’idea di che cosa intendiamo per beatitudine od estasi divine.
Quando una persona è tra le braccia della persona amata, non è più cosciente della separazione fra lei e l’altro, fra interno ed eterno. Ogni desiderio è colmato, e non esiste né ansia né angoscia. Si è in pace. Non è questa la condizione che tutti cerchiamo?
Come si vede, non è vero che fare sesso sia una cosa volgare o animalesca. Questo ve lo dice chi odia la vita. Dunque, se non fai sesso per essere più vicino a Dio, sbagli.



Il prezzo della luce

“Perché non vincono l’amore e il bene?”
“Perché, se vincessero, tutto diventerebbe un’immensa colla.”
“Come sarebbe?”
“Tutto tornerebbe ad essere com’era all’inizio.”
“E com’era all’inizio?”

“Un tutt’uno… Se in quell’uno non fosse penetrato anche l’odio - e il fastidio (fastidio per sé) – non sarebbe venuto alla luce il mondo. Questo ti dice anche la profonda utilità del cosiddetto male.”

lunedì 23 giugno 2014

Il male radicale

C’è l’uomo che, per liberarsi del peso della famiglia, ammazza la moglie e i due figli, e ci sono i nostri politici, ricchi e potenti, che sentono il bisogno di rubare per arricchirsi sempre di più, per ostentare ville e barche.
Questo il quadro del male in un giorno qualsiasi. Gente priva di scrupoli, gente priva di umanità, gente che non vuole limiti al proprio egocentrismo.
Da dove viene questo impulso al male estremo, tipico degli esseri umani? Non sono stati fatti a immagine e somiglianza di Dio? Appunto. Anche Dio non scherza quando fa avvenire o permette uno dei suoi cataclismi.

Questo per dire che non ci si può sottrarre all’ambivalenza bene-male, che riguarda la natura degli esseri viventi. Saremo sempre così, capaci di gesti di altruismo e di stragi efferate. Che cosa può salvarci se non interrogarci continuamente nella nostra coscienza?

Bisogno di illusioni

Le masse non vogliono la verità.  Vogliono sognare. È il mito, non la ragione, ciò che alimenta l’immaginario collettivo.
L’uomo è ancora una bambino che vive di sogni, di ombre, di immagini, di simboli. E non importa che siano inventati: l’importante è che rispondano a questo bisogno di illusioni.
Togliere l’illusione ad una mente abituata è come togliere la droga ad tossicomane. E spesso l’illusione viene contrabbandata sotto forma di speranza.

Prendiamo i miti cristiani; come dice James Hillman, le “favole cristiane sulla speranza sono le migliori alleate dell’industria farmaceutica degli antidepressivi.”

Sesso sacro

Certi religiosi continuano a difendere i valori della verginità e della castità, perché credono che nell’aldilà – come diceva Gesù – non ci sarà più né moglie né marito, ma saremo come angeli. (Dunque sparirà anche la tanto decantata famiglia.)
In questo modo, le religioni nascondono la loro pulsione di morte, testimoniando il loro odio per la vita, per l’amore, per la natura. Se infatti tutti si facessero “eunuchi per il regno dei cieli”, il mondo finirebbe nel giro di una generazione. Chi sono i veri nichilisti?
È incredibile la svalutazione che questi sedicenti religiosi fanno della sessualità: o è peccato o serve a scopi riproduttivi.
In realtà, la sessualità ha una funzione spirituale: serve a superare l’isolamento umano e a trascendere fattivamente l’egoicità.
Ma, a questo scopo, dev’essere fatta con lo spirito giusto: non sbrigativamente, come un impulso animale o come un dovere.
Il sesso come atto spirituale va svolto con la consapevolezza che siamo impegnati nell’atto religioso per eccellenza: unione dei contrari, superamento dell’ego, anticipo di beatitudine eterna. Va assaporato, prolungato e reso consapevole. (Leggiamo qualcosa del Tantra per capire quanto il sesso possa essere valutato/svalutato.)

L’atto sessuale è il rituale che tutti abbiamo a disposizione per assaporare la trascendenza, qui e ora. È per questo che i preti hanno sempre cercato di contrastarlo o di sminuirlo: vogliono l’esclusiva del rapporto con il divino. Ma ognuno ha questa possibilità.

domenica 22 giugno 2014

La religione delle tangenti

Giovanni Mazzacurati, l’uomo che distribuiva tangenti del Mose a Venezia, era considerato un buon cattolico. Era presidente della fondazione voluta dal patriarca Angelo Scola e finanziava l’università ciellina. Più o meno le stesse cose avvenivano nei lavori per l’Expo a Milano, dove i tangentisti si riunivano in un centro religioso.

D’altronde, Gesù lo aveva detto: bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è Dio. Insomma, una tangente al politico e una al vescovo, e ci si mette la coscienza a posto.
Diceva Hegel: “Va considerata semplicemente una follia della nostra epoca quella che intende trasformare un sistema etico corrotto, e la connessa costituzione e legislazione statuale, senza trasformare anche la religione”.

venerdì 20 giugno 2014

Complesso di inferiorità

Essere all’altezza di se stessi? Di un io ideale?

No, grazie

Tenere le distanze

Lontani da tutti
Tranne che da se stessi..?
O forse no: tenere
La giusta distanza

Anche da sé.

I cercatori della verità

Tutti i cercatori della verità, tutti coloro che credono che la verità sia un concetto, dovrebbero meditare sulle seguenti parole del Buddha:

"Non cercate la verità, smettete semplicemente di nutrire opinioni".

La natura dell'uomo

La natura dell'uomo è... sentiero.
Non un essere, ma una via.
Questo cambia tutto.

giovedì 19 giugno 2014

Aprire nuovi orizzonti

Qui il problema non è se esista o non esista Dio; già impostare così la ricerca è porre il carro davanti ai buoi.
Qui siamo noi che dobbiamo avventurarci per strade ignote. Non c’è autorità, non c’è una destinazione già inquadrata in categorie.
Siamo esploratori di una terra inesplorata.
Non presupponiamo niente.
Altro che radici cristiane o di un’altra tradizione! Qui scaviamo la terra con le nostre mani e non sappiamo che cosa troveremo.
Se accettiamo un’autorità, un punto di riferimento prestabilito, abbiamo già finito di cercare: ci adegueremo, ci conformeremo, imiteremo. Ma non scopriremo.

Qui ognuno deve scoprire da sé. È la sua ricerca, è la sua scoperta. 

Il privilegio della solitudine

Chi cerca di risvegliarsi in una società di persone che dormono deve abituarsi all’idea che sarà solo.
Chi cerca quello che gli altri non cercano è solo.
Chi si risveglia è solo.
Ma, poiché cerca la verità, non deve provare paura.

Sono quelli che dormono che devono provare paura. Perché perdono il loro tempo.

mercoledì 18 giugno 2014

Il pensiero della morte

Bisogna abituarsi non ad evitare il pensiero della morte, ma a pensarla senza paura, come l’esito naturale della vita, come un’altra trasformazione in questa esistenza, come un’altra nascita. Essere curiosi anche della morte. L’importante è che la morte ci colga ancora pieni di interessi. Perché, in realtà, spesso l’uomo muore a poco a poco, già in questa vita. In fondo, la paura della morte è la paura di perdere la propria individualità, la propria coscienza. Ma bisogna anche rendersi conto che essere confinati in un ego è una limitazione, e che morire è la fine di una prigionia e lo sprigionamento di ulteriori potenzialità.

“Che cosa può sgomentarmi se la morte non mi sgomenta?”
 Schiller


“È meraviglioso l’effetto di questo pensiero della morte: il quale distruggendo ella per sua natura tutte le cose, conserva e mantiene coloro che a lei pensano, e da tutte le umane passioni li difende”

                        Michelangelo

martedì 17 giugno 2014

L'eternità

Come dimostrano gli alberi, alcuni dei quali raggiungono età di migliaia di anni, per vivere a lungo bisogna restare il più possibile immobili. Meno ci muoviamo, più viviamo.
Il problema è che l’uomo può restare a lungo immobile con il corpo… ma non con la mente, che non si ferma un attimo.
Esiste un rapporto tra immobilità ed eternità.

Se fermiamo il corpo e la mente, anche per poco, non solo allunghiamo la nostra vita, ma incominciamo anche a capire che cosa sia l’eternità.

lunedì 16 giugno 2014

L'origine delle religioni

Secondo lo storico indiano P.N. Oak (morto nel 2007), tutte le religioni derivano dall’Induismo. Per dimostrarlo, ricorda che la parola Vaticano deriva dal termine sanscrito Vatika (centri religiosi vedici), la parola cristianesimo deriva da Krishna-neeti (la Via di Krisha), il nome Abramo deriva da Brahman e la parola Amen deriva da Aum o Om (il suono originale da cui ebbe origine il cosmo).
La stessa pianta della basilica di san Pietro ricalca un Shiva-linga (il simbolo dell’accoppiamento sessuale da cui nasce tutto), il che dimostrerebbe che nell’antichità, fino al primo secolo d.C., era un centro di culto vedico. D’altronde, durante gli scavi, fu trovato proprio un shiva-linga, che oggi si trova al Museo Gregoriano Etrusco di Roma. Lo stesso Gesù si recò in India fra i 13 e i 30 anni, dove apprese le dottrine che poi espose.
Anche la Kaaba e il Taj-Mahal sarebbero stati in origine templi induisti dedicati a Shiva.
Prendiamo questi dati con beneficio d’inventario. Tutto è possibile. D’altronde, l’induismo non è un’unica religione monolitica, ma un insieme di culti e di idee che sono presenti, in una forma o in un’altra, in tutte le religioni del mondo.

Quello che è certo è che le religioni sono imparentate e che non appaiono mai dal nulla: tutte si compongono di parti di altre religioni. Lo stesso cristianesimo comprende sicuramente pezzi di giudaismo, di culti ellenistici, di manicheismo e di zoroastrismo,  di religione egizie e così via. La fantasia umana, in questo campo, non è illimitata, e continua a macinare sempre gli stessi concetti e gli stessi miti.

domenica 15 giugno 2014

La destra e la sinistra dello spirito

Destra e sinistra non sono solo categorie politiche: sono categorie dello spirito e – come tali – riguardano anche la religione. Volete un esempio dei valori della destra? Prendete i libri di Costanza Miriano, giornalista a Rai Vaticano, cattolica, madre di quattro figli. Già i titoli dei suoi libri sono un programma : Sposati e sii sottomessa, Sposala e muori per lei e Obbedire è meglio. Ed ecco un campionario delle sue idee, che sono i valori di tutte le persone della destra religiosa.
       Le persone tendono ad avere un rapporto del tutto privato con la spiritualità. Orrore! L’unica vera garanzia sono le opinioni della Chiesa. Uno non deve giudicare in base alla propria intelligenza, ma in base a quella dei preti, che sono i veri maestri autorizzati.
       Anche nei rapporti personali vale la stessa regola: non bisogna fidarsi delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, ma bisogna confrontarli con quelli del marito, che ha sempre l’ultima parola.
Chi ha fede in Dio riesce a tener dentro le “stupidaggini dell’inconscio”… E se l’inconscio indicasse qualcosa di vero?
“Le cose che la Chiesa dice, non le dice perché è sadica e vuole tenere le persone costrette in qualche modo, ma perché ci indica la via per la nostra vera felicità. Non obbedisce chi si fida solo di sé, e non crede che Dio è un Padre pazzo di amore per noi".
Il male nelle nostre società deriva dal fatto che non si obbedisce all’autorità, alla Chiesa e al marito; ma (pensate un po’) si vuole pensare con la propria testa.
“Quello che manca all'uomo contemporaneo è la certezza di avere qualcosa sopra la sua testa, o meglio qualcuno verso cui sollevare lo sguardo e a cui chiedere una dritta per orientarsi. Io la chiedo a Dio perché mi fido delle parole di Gesù". Ma resta il problema che noi abbiamo perso fiducia in quel Dio perché ci siamo accorti che non interviene.
"Quello che noi tutti vogliamo, e sogniamo, è essere amati incondizionatamente, totalmente e per sempre. E questo solo Dio ce lo dà. Le altre cose passano, le persone tradiscono, e amano sempre in modo imperfetto, limitato, un modo che non colma mai la nostra sete di amore assoluto". Ma tutto questo fa parte di una fede, non della realtà. Il giorno in cui questa persona dovesse perdere un figlio o il marito, che cosa direbbe? Che Dio la ama incondizionatamente? E se Dio fosse solo un’idea della sua mente? Le viene mai il dubbio?
“Il Papa non deve obbedire a nessuno sulla Terra. Casomai deve essere fedele alla tradizione. Ma questo Papa non è disobbediente: a mio avviso non ha cambiato in nulla la dottrina della Chiesa". Su quest’ultimo punto sono d’accordo: il Papa non ha cambiato nulla – solo fumo e niente arrosto.

Ciò che colpisce di più non sono le idee, che sono sempre le stesse da migliaia di anni, ma è la mancanza di idee, il non riuscire a pensare niente di nuovo e di diverso, l’aver rinunciato ad avere opinioni personali. Questa gente piena di fede è morta alla ragione e alla creatività: non ha un’opinione personale. Saranno anche sereni, ma è la serenità dei ciuchi.
Stando a loro, vivremmo ancora nelle catacombe: e loro ci vivono, perché sono le tombe del loro spirito.
Dio non è solo legge e ordine, ma creatività e cambiamento. Dio è il tutto, che è in continuo movimento. Niente è fissato una volta per tutte, nemmeno le leggi della fisica.
Ecco: essere di destra significa volere autorità, sottomissione e dogmi inconfutabili: significa essere conservatori. Non volere che cambi nulla. Ma il Dio che crea è anche il Dio che distrugge – e dunque non vuol conservare nulla a lungo.
Essere di destra in religione significa essere di destra anche in politica, e quindi volere dittatori e padri-padroni, volere differenze ineliminabili tra chi comanda e chi obbedisce, tra ricchi e poveri. Non volere né oppositori né dubbi. Non volere autonomia delle coscienze, essere contrari all’auto-determinazione degli individui. Ci deve essere chi comanda, e gli altri devono ubbidire. La libertà non deve esistere: dà fastidio. Per questo ci sono le autorità, religiose e politiche.
Ma quando queste sono corrotte, che fa il fideista?
Non c’è modo di cambiare una mentalità di destra in una di sinistra, perché si tratta di caratteristiche psicologiche profonde, probabilmente genetiche. Ma questo ci dà un preciso orientamento sul carattere delle persone. Non è comunque detto che in ognuno di noi non ci sia un po’ dell’uno e un po’ dell’altro atteggiamento, che si scontrano nel nostro animo. Ciò che conta, comunque, è la scelta di campo.
Nel post precedente ho mostrato quali altre idee si possano avere sul cosmo e su Dio. È mai possibile che ci si serva ancora di concetti nati migliaia di anni fa, come se non ci fosse stato niente in mezzo?







sabato 14 giugno 2014

Le meraviglie del cosmo

 Chi ha detto che tutti abbiamo lo stesso destino e che siamo assoggettati alle stesse leggi? I conservatori nell'animo.
Temporaneamente ci troviamo qui riuniti, su questo pianeta, e siamo sottoposti alle stesse condizioni, ma, poi, ognuno, in base a ciò che avrà fatto, pensato e deciso, imboccherà un cammino diverso. In tal senso ognuno si crea il proprio universo, con gli dèi in cui crede o in cui non crede. Se aspira ad avere un’autorità, un Padreterno, un Padrone, lo avrà; se aspira alla liberazione completa, al decondizionamento totale, all’autodeterminazione, si troverà in un'altra dimensione.
Ognuno insomma si costruisce con le proprie mani il proprio destino. Questo non è un cosmo unidirezionale e unidimensionale, ma è un multi-cosmo, un cosmo plastico, in cui ognuno si modella il proprio futuro. Non c’è un unico universo, ma un numero infinito di variazioni, adatte a tutti e collegate da passaggi, da specie di “buchi neri”. Un buco nero è un vuoto, una vacuità, in cui si annullano le leggi spazio-temporali e si penetra in un altro universo.
Ma un buco nero è anche all’interno della nostra anima. È lì dove si trova il vuoto del silenzio, la cessazione dell’attività mentale, la sospensione dei condizionamenti, la non-azione della coscienza egoica, la fine delle divisioni, un’energia non-condizionata, un rilassamento indescrivibile, la libertà dai fattori fisici e psicologici, la connessione con la totalità della vita e il passaggio all’aldilà. Lì, in quella vacuità, in quella nudità si ritorna alla morte e ci si incammina verso il nostro personale destino – che è in realtà il nostro personale universo, dove si trovano le anime affini.
Sediamoci dunque periodicamente in silenzio e nella sospensione delle attività mentali, rinunciamo al movimento frenetico della mente condizionata e lasciamo perdere il mondo con il suo ego, le sue beghe e le sue tensioni. È come il sonno: nessuno può dire che sia inutile o negativo. Al contrario, quando dormite profondamente e bene, vi svegliate pieni di energie, come in una nuova nascita.
Ogni giorno avete questo miracolo, ogni giorno avete questa possibilità. È la meditazione, che vi permette di tornare alle radici del cosmo e della sua vita. E di trovare la vostra via.



venerdì 13 giugno 2014

La vita eterna

Molti credono che, senza Dio, non ci sarebbe vita eterna.
A me sembra il contrario. Se non c’è vita eterna per ciascuno di noi, allora c’è bisogno di un Dio che faccia giustizia e pareggi i conti. Ma, se c’è vita eterna, Dio a che cosa serve? Ognuno, attraverso varie vite, si regola da solo il proprio destino.
La prima via è adatta a chi preferisce la vita subordinata, la seconda a chi preferisce l’autonomia.
Ognuno, con le proprie azioni, le proprie intenzioni e i propri pensieri, determina il proprio tipo di evoluzione.
Chi compie il male, inquina e oscura la propria anima. Chi compie il bene, la illumina.
Certo, un simile meccanismo presuppone varie vite, un percorso di cui questa esistenza è solo una tappa. L’esigenza di giustizia è legata all’esigenza di una vita eterna.
Ma esistono due vie? E si può scegliere?

E perché no? Il cosmo è infinito - e ce n’è per tutti.

L'Inferno

Papa Francesco assicura da una parte (e minaccia dall’altra) che per i corrotti e gli sfruttatori ci sarà l’Inferno.
Ho paura che la speranza in una punizione divina si fondi sulla certezza dell’ingiustizia umana, sotto gli occhi di tutti.
Il bisogno di punire il male svela la convinzione che su questa terra non ci sarà castigo. Ci si rivolge a Dio quando si è persa ogni speranza nella giustizia umana.
Ma, secondo la narrazione cristiana, Dio non si era fatto uomo per intervenire nella storia concreta degli uomini?

Oltre al fatto che l’Inferno sarebbe l’ennesima violenza sulla creazione, chi risarcirebbe le vittime dei malfattori? Cosa ci sarebbe: un paradiso speciale per risarcire i poveretti? Non si potrebbe almeno inventare qualcosa di meno brutale, qualcosa che non sia il solito inferno medievale, il solito Demonio e il solito Paradiso? A proposito, non si parla più del Purgatorio.

mercoledì 11 giugno 2014

Sobrietà cattolica

Mentre Papa Francesco parla di una “Chiesa povera e per i poveri”, Tarcisio Bertone, il Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha ristrutturato in Vaticano un “appartamentino” di 700 mq, dove si ritirerà a vivere con uno stuolo di suore al suo servizio. La domanda è: dove ha preso tutti questi soldi? Forse dall’otto per mille che gli ingenui credono vada alle opere di carità?
Si è anche saputo che Bertone aveva elargito ben quindici milioni alla Lux Vide di Ettore Bernabei, ex direttore generale della Rai, il quale ha riempito i palinsesti televisivi di opere edificanti che ci hanno asfissiato per anni.
Infine, durante la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, si è tenuto un pranzo sulla terrazza della Prefettura degli affari economici per consentire a 150 ospiti illustri di godere della visione della Basilica Vaticana e di piazza San Pietro. Costo? Diciottomila euro.
Ripeto la domanda: da dove vengono tutti questi soldi? Dalle opere di carità?

Ma anche ammesso che il Camerlengo sia ricco di suo, la religione non gli ha insegnato niente sulla condivisione con i poveri e sulla sobrietà?

lunedì 9 giugno 2014

L'amore eterno

Si può amare una stessa persona tutta la vita?
In realtà non si fa altro.
Abbiamo un’immagine mentale (un imprinting materno/paterno) e cerchiamo ogni volta qualcuno che le si avvicini.

Il problema è che nessuna persona reale può competere con un’immagine ideale.

Pregare per la pace

Talvolta si prega Dio per ottenere qualcosa che non si vuol fare personalmente. Esempio?
Simon Peres e Abu Mazel che si incontrano in Vaticano per pregare per la pace… che loro non vogliono fare.
Ma qui Dio, poveretto, che cosa dovrebbe fare? Dovrebbe cambiare gli animi?

E, per cambiare l’interiorità degli uomini (oltrettutto, la propria), ci si rivolge ad un’autorità esterna? Ma via!
C'è un unico modo per fare la pace: crearla nel proprio cuore.

Il Signore

Se cerco un’autorità esterna, un potere superiore, cui affidare la realizzazione delle cose, se dico: “Signore, mi affido nelle tue mani!” oppure: “Fallo tu per me!”, rinuncio alla mia responsabilità, al mio impegno e, soprattutto, alla mia libertà.
Così non cresco mai. Sono sempre in balìa di qualcuno e assumo un atteggiamento di sottomissione. Non esco più dal rapporto padrone-schiavo o re-suddito.

Sarà per questo che i ricchi e i potenti finiscono per finanziare la religione. A loro conviene.

Beneficenza

Sapete come fanno i ricchi? Prima affamano i poveri, e poi fanno loro beneficenza.

Non potrebbero farla prima la beneficenza? Con i soldi che hanno potrebbero costruire uno Stato sociale in cui non ci sarebbero i poveri… Già, ma forse non ci sarebbero nemmeno i ricchi!

domenica 8 giugno 2014

La nostra vera natura

Alle concezioni teiste noi contrapponiamo  l’idea che il divino non sia una specie di Persona, una specie di Re dei re, non sia un potere fuori di noi, ma sia direttamente in noi, nella parte più profonda della nostra anima. E che non c’è bisogno, per contattarlo, di nessun mediatore, di nessun “santo in paradiso”, di nessuna umiliazione, di nessuna supplica. Anzi, più lo si cerca fuori, più lo si cerca nei cieli, meno lo si trova.
Mentre noi ci crediamo dei sudditi, siamo degli eredi.
In un apologo indiano, c’era un leoncino che era stato allevato in un branco di pecore e che si credeva una pecora belante e paurosa . Finché un giorno incontrò un leone che gli spiegò chi era. E allora per la prima volta emise un potente ruggito – e ritrovò la propria vera natura.

Questa è anche la differenza tra pregare e meditare. Chi prega cerca un aiuto esterno, chi medita cerca di mobilitare le proprie forze.

Pregare Dio

“Dio non può non ascoltarle le nostre preghiere” dice il Papa. “Preghiamo tutti, preghiamo continuamente e incessantemente…” Queste erano d’altronde le convinzioni di Gesù, che infatti non fu ascoltato. Erano anche le idee degli ebrei. Chissà quanti di loro pregarono Dio quando erano rinchiusi nei lager nazisti, e non furono ascoltati,
Ma che idea ha questa gente di Dio? Una specie di potente sovrano, lontano, chiuso nel suo palazzo, circondato da cortigiani e oberato di impegni, che bisogna in qualche modo ingraziarsi… E allora giù a gridare.
Evidentemente è anche di orecchio duro o è così in alto nella sua reggia che non ce la ad ascoltare tutti. Chi sta in un posto sperduto, chi non ha conoscenze, come farà a farsi udire? Oltretutto, questo monarca è circondato da un esercito di funzionari che fanno da mediatori e, come in tutte le corti, da intoppo.
Se non si conosce qualcuno, qualche santo, qualche mediatore… sarà impossibile farsi ascoltare. Ci vorrebbe qualche raccomandazione…
Una specie di incubo kafkiano – di quel Kafka che non a caso era un ebreo.
Questa è l’idea che hanno di Dio i credenti delle tre maggiori religioni. Un’idea puerile, concepita sul modello dei satrapi orientali, con la loro reggia e la loro corte.

Questo è il fondamento delle nostre società cristiane – e in particolare di quelle cattoliche.
Bisogna convincere Dio. Ma Dio, da solo, non capisce niente?

venerdì 6 giugno 2014

The Voice

Dunque, suor Cristina ha vinto il concorso canoro di Rai 2. Ma chi poteva dubitarlo? Una che recita il “padre nostro” in sala, poteva non vincere? Qualcuno giustamente parla di una vittoria del trash. Una volta le suore dovevano recitare il rosario o fare le infermiere negli ospedali. Oggi si esibiscono in televisione – in una televisione piena di preti, veri e immaginari.
Questa è la nuova via del cattolicesimo italiano, voluta dal Papa sudamericano: canti e balli.

Ma in fondo il cattolicesimo cos’è? Uno spettacolino. 

giovedì 5 giugno 2014

La colpa e la consapevolezza

Quando Gesù dice (peraltro nel solo Vangelo di Luca): “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”, non afferma che li ha perdonati lui stesso o che sono perdonabili. Ma è come se dicesse: “Padre, perdonali tu, perché io non ce la faccio, perché nessun altro può perdonarli oltre a Dio!”.
Sottolinea in realtà l’enormità di quello che gli stanno facendo, ossia che ciò che stanno facendo (uccidere un innocente) non potrà essere perdonato dagli uomini.
Basta essere ignoranti per poter essere scusati? Ma non è proprio l’ignoranza la madre di tutti i mali? Come perdonarla? Non si può. Altrimenti, tutti sarebbero perdonati. Tutti sarebbero malati di mente. E gli unici responsabili sarebbero i consapevoli. Se uno sa di far del male, e lo fa, è certo colpevole. Ma se uno uccide o tortura senza essere consapevole di ciò che fa, non è già colpevole in partenza… proprio per la sua ignoranza?
Il primo dovere di un uomo non è quello di essere consapevole?
Sono gli animali che agiscono solo in base agli istinti.
Dunque, la colpa più grave è il non voler essere consapevoli.


Francesco fra i lupi

Francesco pone molte domande sensate. “Chi sono io per giudicare..?”.
Peccato che non dia mai una risposta.
Così fa finta di essere moderno e aperto. Ma in realtà non cambia nulla.

Il “Papa fra i lupi” o… è lui il lupo. Anzi, la volpe.

lunedì 2 giugno 2014

La religione dei gesti

È evidente ormai la deriva che sta prendendo il cattolicesimo italiano, guidato dal papa argentino che punta ad essere una rockstar da stadio.
È quella del cattolicesimo sudamericano, tutto basato su gesti plateali, canti e balli. Preparatevi a pregare Dio non nel vostro intimo, come consigliava Gesù, ma torcendovi come tarantolati o a passo di samba.

E vediamo se vi risponde.

La rabbia in corpo, ovvero il perdono facile

Incalcolabili sono gli effetti negativi della cultura cattolica sul popolo italiano, che, dopo aver adottato il cristianesimo nel quarto secolo, si è trasformato da un popolo di conquistatori in un popolo di pecore, pronte a chinare il capo di fronte a qualsiasi sopruso. In questi giorni si parla a vanvera di perdono e i mass media statali ci invitano a perdonare… così, genericamente.
Ora, se ci vuole forza a perdonare, ci vuole molta più forza a non perdonare, a trattenere dentro di sé la rabbia e a cercare ad ogni costo la giustizia. Il debole è sempre pronto a perdonare, perché non vuole aver a che fare con la propria coscienza.
Ma chi dobbiamo perdonare? Dobbiamo perdonare i mafiosi che hanno sciolto nell’acido i bambini o che hanno assassinato i giudici? Dobbiamo perdonare i criminali di guerra? Dobbiamo perdonare i terroristi che hanno messo le bombe sui treni, nelle piazze e nelle banche? Dobbiamo perdonare gli schiavisti e i razzisti? Dobbiamo perdonare i finanzieri che con le loro speculazioni hanno messo sul lastrico intere popolazioni e indotto qualcuno a suicidarsi? Dobbiamo perdonare il cardinale che fece uccidere Giordano Bruno?...
Ma sì, perdoniamoli, perdoniamoli tutti!
Però domandiamoci: sarà un caso che i paesi cattolici siano quelli in cui dominano i mafiosi e i violenti?
Oppure è proprio l’effetto della cultura del perdonismo e del porgere l’altra guancia?
Bisogna imparare a trasformare la rabbia in energia e l’energia in azione di giustizia.

Perdonare per principio può essere solo viltà. E rimettere la giustizia nelle mani di Dio può essere un modo per non farla qui sulla terra.