lunedì 23 giugno 2014

Sesso sacro

Certi religiosi continuano a difendere i valori della verginità e della castità, perché credono che nell’aldilà – come diceva Gesù – non ci sarà più né moglie né marito, ma saremo come angeli. (Dunque sparirà anche la tanto decantata famiglia.)
In questo modo, le religioni nascondono la loro pulsione di morte, testimoniando il loro odio per la vita, per l’amore, per la natura. Se infatti tutti si facessero “eunuchi per il regno dei cieli”, il mondo finirebbe nel giro di una generazione. Chi sono i veri nichilisti?
È incredibile la svalutazione che questi sedicenti religiosi fanno della sessualità: o è peccato o serve a scopi riproduttivi.
In realtà, la sessualità ha una funzione spirituale: serve a superare l’isolamento umano e a trascendere fattivamente l’egoicità.
Ma, a questo scopo, dev’essere fatta con lo spirito giusto: non sbrigativamente, come un impulso animale o come un dovere.
Il sesso come atto spirituale va svolto con la consapevolezza che siamo impegnati nell’atto religioso per eccellenza: unione dei contrari, superamento dell’ego, anticipo di beatitudine eterna. Va assaporato, prolungato e reso consapevole. (Leggiamo qualcosa del Tantra per capire quanto il sesso possa essere valutato/svalutato.)

L’atto sessuale è il rituale che tutti abbiamo a disposizione per assaporare la trascendenza, qui e ora. È per questo che i preti hanno sempre cercato di contrastarlo o di sminuirlo: vogliono l’esclusiva del rapporto con il divino. Ma ognuno ha questa possibilità.

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