sabato 28 novembre 2009

I clericali nostrani

Il ministro Sacconi e il sottosegretario Roccella hanno dichiarato che la pillola abortiva RU486 potrà essere usata solo con un ricovero ospedaliero. Insomma un ulteriore ostacolo all’introduzione di un farmaco che negli altri paesi europei viene già usato da vent’anni. – Non è difficile entrare nella testa molto semplice dei fondamentalisti di casa nostra. Ecco per esempio che cosa avevo scritto più di un mese fa:


“I soliti clericali di casa nostra sono terrorizzati dall’idea che, con l’introduzione della pillola abortiva RU486, l’aborto diventi troppo facile. Sì, perché, secondo loro, l’aborto deve essere difficile e punitivo; insomma, la donna deve soffrire. – Il che conferma l’equazione: clericali = nemici della donna.

“Comunque, il problema non è l’aborto, ma l’autonomia della donna. Come hanno sempre sostenuto gli “illuminati” Padri della Chiesa, “la donna è l’esca del Demonio,foresta d’orgoglio,testa della Gorgone, basilisco feroce, mostro vizioso”.

“Potete scommettere sul fatto che dalle elucubrazioni dei parlamentari al servizio della Chiesa uscirà qualche nuova restrizione a questa pillola.”

Ecco fatto!

http://claudiolamparelli.jimdo.com/

Angeli

Secondo la teologia (o fantascienza) cristiana, gli angeli e le gerarchia angeliche governerebbero il mondo; lo denoterebbero i loro stessi nomi: Dominazioni, Principati, Potestà, Troni – il linguaggio del potere! – Chi ha concepito questo bell’affresco doveva avere la mente di un burocrate. Qualche studioso sostiene anzi che la burocrazia celeste avrebbe fornito il modello a quella terrena. A me sembra il contrario. È la mente terrestre che proietta in cielo tutte le proprie concezioni: da quelle di Dio a quelle degli angeli.


Comunque, se sono Dio e la sua burocrazia angelica a governare il mondo, anche l’ordine celeste dev'essere in preda alla confusione.

lunedì 23 novembre 2009

Il crocifisso forzato

Alcuni sindaci, dopo la sentenza della Corte europea che giudicava un condizionamento l’esposizione nelle aule del crocifisso, cercano di imporlo per legge, talvolta in tutti gli edifici pubblici e talvolta con pesanti sanzioni per chi non obbedisce. Il che dimostra come la Corte europea avesse ragione: il crocifisso vuol essere un condizionamento.


Questi sindaci mi ricordano i cani che marcano il terreno in segno di dominio: uno schizzo qua e uno schizzo là; e mi ricordano le conversioni forzate dei periodi più bui del passato. Qui il crocifisso non è simbolo di pace, ma simbolo minaccioso di imposizione.

E tuttavia si tratta dei soliti sempliciotti: partendo dall’esterno, che tipo di religiosità vorrebbero imporre?

Gli estremi

Il Dalai Lama sostiene che la natura umana è fondamentalmente compassionevole e mite. D’accordo, ma è altrettanto fondamentalmente egoista e violenta. Gli estremi non si escludono affatto a vicenda, perché sono complementari. L’aggressività è necessaria alla vita proprio come l’amore. Non c’è contraddizione. Chi ama di più può essere più aggressivo e chi odia di più può sperimentare le più alte vette dell’amore. Quanti amori partono dall’odio! E quanto odia nasce dall’amore!

domenica 22 novembre 2009

Dio e Mammona

Qualche cattolico, scandalizzato dall’appoggio dato dalla Chiesa a questo governo, propone di non versare l’otto per mille alla Chiesa cattolica. Ma stia attento a non versarlo allo Stato, perché buona parte di quei soldi verranno comunque girati alla Chiesa.


Questa legge sull’otto per mille è un capolavoro di ipocrisia machiavellica – un vero esempio di alta etica religiosa.

Incontro tra l'Arcivescovo di Canterbury e il Papa

Li chiamano “teologi”, ma non sanno pensare niente di nuovo su Dio. Si occupano di altre questioni: i gay, le donne prete, i preti sposati, i divorziati, l’aborto, gli scismi e soprattutto il mercato delle anime. Sono uomini di potere, politici, non teologi.


Un vero teologo deve ripensare il concetto di Dio: non solo se esista o non esista, ma come esista o non esista; e deve essere in grado di uscire dalla propria tradizione religiosa. Quando Eckhart dice: “Prego Dio perché mi liberi da ogni idea di Dio”, spiega quello che dovrebbe essere il primo passo di un teologo, pur credente.

sabato 21 novembre 2009

Sogni consapevoli

Esistono per fortuna metodi di meditazione che utilizzano anche l’inconscio; per esempio, quello del sonno lucido. Che consiste nel diventare consapevoli di sognare mentre si sogna. È un atto di riconoscimento: io sto sognando. Solo a quel punto si è padroni di agire direttamente sull’inconscio, richiamando anche figure spirituali cui siamo legati.


L’atto di riconoscimento del sogno è analogo all’atto di riconoscimento della vita come stato di sogno, e profondo è il tipo di illuminazione che ne può venire. Il metodo è molto potente. Ma non è adatto a tutti.

Le tendenze inconsce

Il grande problema della meditazione è che, mentre noi lavoriamo a livello della coscienza e della razionalità, esiste un vasto mondo interiore, il mondo delle nostre tendenze più profonde, che opera a livello inconscio. La lotta sembra impari.


Queste tendenze e predisposizioni inconsce, buone e cattive, si trascinano da tempo immemorabile attraverso una lunghissima linea di vite precedenti – quelle dei nostri avi, umani e non umani. Costoro hanno costruito, mattone su mattone, ciò che siamo, il nostro patrimonio, che non è solo genetico, ma anche psicologico e spirituale.

Siamo dunque gli eredi di un enorme patrimonio, che a nostra volta potremo migliorare o peggiorare. Ma resta il fatto che prima di tutto dobbiamo prendere coscienza di questa situazione. Se non lo facciamo, se non interverremo direttamente su tali tendenze ereditarie, non potremo migliorare nulla e saremo soltanto fuscelli trasportati dal vento cosmico.

Meditare è anche questo: diventare consapevoli di ciò che siamo, in quanto prodotti di un passato lontano. Ecco che cosa significa “conoscere se stessi”.

Abbagliamento luminoso

Le nostre città sono diventate così luminose che non possiamo più vedere le stelle notturne – situazione altamente metaforica...


Le nostre città sono così piene di luci, di rumori, di traffico, di confusione e di inquinamento (fisico e mentale) che l’uomo moderno non è più in grado di vedere le luci naturali: le luci artificiali ci impediscono di vedere la vera luce.

Ma, per fortuna, se meditiamo un po’ – chiudendo gli occhi, trattenendo il respiro e premendo magari la lingua contro il palato o i polpastrelli delle dita contro i globi oculari – possiamo vedere il cielo interiore, punteggiato da miliardi di stelle, di costellazioni, di nebulose, di buchi neri e di supernove.

Come fuori, così dentro.

Che cosa significa questo se non che l’universo è dentro di noi? Gli antichi veggenti delle Upanishad lo avevano detto: tutto ciò che sta fuori nell’universo è anche dentro il nostro cervello, il Dio onnipervadente è il sé intimo di ogni essere, il Grande Spirito abita nella mente umana.

Dunque, quando siamo abbagliati dalle luci esteriori, guardiamoci dentro per scoprire le luci più autentiche.

venerdì 20 novembre 2009

Vedere e interpretare

Una studiosa italiana dichiara di aver ravvisato in alcuni segni sulla Sindone il marchio di un necroforo che attesterebbe che in quel telo era stato sepolto Gesù di Nazareth. Lei dice di non essere stata influenzata dalla sua fede, ma sapete come vanno queste cose quando i segni sono incerti: si vede quel che si vuol vedere e non si vede quel che non si vuol vedere. – Ed è così in tutta la nostra attività conoscitiva: noi non vediamo, noi interpretiamo, sempre.

giovedì 19 novembre 2009

Il Gesù laico

Quando Gesù predica l’amore per il prossimo, ovviamente “non possiamo non dirci cristiani”. Ma quando gli vengono messe in bocca frasi sull’istituzione di una Chiesa, non dobbiamo dirci cristiani. Una Chiesa gerarchica e dogmatica è esattamente ciò contro cui egli lottò.

Il principio della meditazione

La maggior parte delle persone in Occidente non ha la minima idea che la mente possa essere un semplice strumento e che di conseguenza possa essere addestrata. E si identificano passivamente con essa, diventandone schiave.


Il messaggio invece che ci viene dall’Oriente è proprio questo: è possibile influire potentemente sui propri processi mentali, indirizzandoli in un senso piuttosto che in un altro. In altri termini, il proprio sé più profondo non coincide con la mente.

La vita come apprendimento

“Per una persona abituata alla meditazione e dotata di stabilità e comprensione profonda di tutti gli eventi, ogni esperienza vissuta assume la forma di un insegnamento, diventa insomma una sorta di apprendimento.”


Tenzin Gyatso, 14° Dalai Lama, L’arte della felicità, Mondadori, 2000

venerdì 13 novembre 2009

Lo stato della mente

Se la mente non riesce a crearsi una propria autonomia, siamo soltanto marionette tirati da mani altrui; se invece riesce a ritagliarsi un proprio spazio, è in grado di indirizzare se stessa e il soggetto. Un proverbio tibetano dice: “Se la mente è in pace, saremo più felici indipendentemente dalle circostanze esterne; se la mente è disturbata, saremo infelici indipendentemente dalle circostanze esterne”. Questo è il principio su cui si basa l’addestramento mentale che chiamiamo meditazione.


E non si tratta solo di felicità, ma anche di essere schiavi o padroni della nostra vita.

mercoledì 11 novembre 2009

Visione profonda

Niente nasce, niente muore, tutto si trasforma. Prendiamo un albero: l’albero è fatto di terra, di pioggia, di sali minerali, di ossigeno, di sole, di luna, ecc., tutte cose che esistevano prima di lui. E a sua volta offre legname, frutti, foglie, frescura, ombra, ossigeno, rifugio per insetti e uccelli, ecc. Quando “muore” o viene tagliato, non sparisce nel nulla: i suoi elementi possono essere riassorbiti dal terreno, dai funghi, dall’aria, dal cielo, dall’acqua, ecc. ed essere trasmessi ad altri esseri viventi; oppure, se viene tagliato, si trasforma in legna che può dare origine a mobili, case, carta e mille altri oggetti; se viene bruciato in una stufa, si trasforma in calore, fumo, acqua, ecc. Quindi possiamo ritrovarlo in una nuvola o in una goccia di pioggia o nel calore che ci permette di vivere. Dunque, in un certo senso esisteva prima e in un certo senso esisterà dopo.


È così per ognuno di noi: ognuno di noi in un certo senso esisteva prima, nei suoi progenitori e negli elementi da cui sarà composto, e in un certo senso esisterà dopo, nei suoi discendenti, nelle sue opere, in ciò che avrà fatto o detto, negli elementi che lo compongono e nella presenza che avrà offerto agli altri.

Di conseguenza, questa goccia d’acqua che mi casca sulla fronte può essere una parte di quell’albero o una carezza di mia madre.

In un certo senso esistevo prima, in un certo senso esisterò dopo. Come ogni cosa dell’universo, come l’universo stesso.

Questo significa guardare le cose in profondità.

lunedì 9 novembre 2009

Impermanenza

Quando realizziamo che ogni cosa è impermanente, veniamo colti da sconforto: tutto è destinato a finire, niente può perdurare nel tempo. – È vero, ma pensiamo anche al rovescio della medaglia: anche la sofferenza è impermanente.

Ancorarsi al presente

Quando desideriamo qualcosa, quando speriamo in qualcosa, e soffriamo, vuol dire che non siamo felici nel presente. Chi è felice è soddisfatto del presente. Per esempio, se sono innamorato, lo sono qui e ora, e non desidero qualcos’altro. Se dunque spero o desidero, e soffro, corro dietro a qualcosa.


Se invece ho paura e soffro, scappo da qualcosa.

In entrambi i casi, il risultato è che perdo il presente.

Il rimedio è naturale: cercare di rimanere nel presente, per esempio seguendo il respiro, ripetendo un mantra, ascoltando i suoni o camminando consapevolmente. Questo atto mi ancora al presente e mi evita di correre dietro o di scappare. Ed è una prima forma di autoterapia e di meditazione.

domenica 8 novembre 2009

Ascolto e gentilezza

Il maestro zen Thich Nhat Hanh vorrebbe applicare la pratica dell’ascolto profondo e della parola gentile agli uomini politici. In effetti, una pratica del genere sarebbe necessaria nel nostro Parlamento dove non si ascoltano gli altri e ci si odia e ci si insulta.


Ma, per una pratica del genere, occorrerebbe esercitare un minimo di consapevolezza e non so se certi politici, che brandiscono crocifissi come clave, sarebbero in grado di farlo. In fondo, anche i Vangeli sono pieni di parole aspre e di contrapposizioni. ““Non sono venuto a portare pace, ma una spada (Matteo 10,34)...Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione (Luca 12,51)”.

Per risvegliarsi

Se nel mezzo di un sogno mi sorge il pensiero: “Sto sognando”, ecco che mi sveglio. Così è anche per quel sogno che è la vita. Ma ci vuole un atto di riconoscimento. Per uscire dal sogno, bisogna riconoscere che si sta sognando.

venerdì 6 novembre 2009

Esteriorità

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo secondo cui l’esposizione dei crocifissi nelle scuole pubbliche è “una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni” è una dichiarazione di grande civiltà, che in Italia non può essere per ora recepita perché il nostro paese è in fase regressiva.


Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose, scrive sulla Stampa che stiamo andando “a piccoli passi verso la barbarie”. È vero, e la religione dei crocifissi vi svolge – come in passato – un ruolo determinante.

L'undicesimo comandamento

Nelle tavole della Legge giudaico-cristiana manca sempre un comandamento: sii consapevole! Ed è una grave mancanza, perché non si possono realmente osservare gli altri comandamenti se manca la consapevolezza...di quel che si fa e di quel che si è. – Ma chi ci insegna a essere consapevoli? Non certo i sacerdoti di queste religioni.

Senza crocifissi

A Milano, i Cappuccini che gestiscono una grande struttura di assistenza, frequentata da oltre duemila persone di tutte le religioni, hanno scelto di non esporre nessun simbolo religioso, nemmeno il crocifisso. – Fatti e non simboli.


Anche don Milani, prima di iniziare una lezione, chiudeva in un cassetto il crocifisso.

Due esempi di una sensibilità, che è poi la base di ogni religiosità.

mercoledì 4 novembre 2009

Il crocifisso a scuola

La Corte europea dei diritti dell’uomo sentenzia che la presenza di crocifissi nelle scuole pubbliche è “una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”. Una sentenza ineccepibile che inchioda alle sue responsabilità il nostro governo che non possiamo non definire clericale. Una sentenza di grande civiltà che in Italia rimarrà lettera morta perché questo è un Paese in cui la religione viene imposta con una serie di iniziative irrispettose della libertà di coscienza. Da qui l’indottrinamento religioso nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado e la presenza di simboli come il crocifisso sparsi dappertutto. Non si vuole che il cittadino possa scegliere; si vuole che si conformi senza pensare.




Coloro che credono di difendere l’identità del Paese accentuando l’identità religiosa preparano un triste destino all’Italia, perché un giorno in cui ci fosse una maggioranza islamica questa si sentirebbe legittimata a utilizzare le strutture pubbliche così come fa la Chiesa.

I nostri governanti non hanno capito quello che in tutta Europa è già stato compreso, e cioè che si difende l’identità di uno Stato accentuando il suo carattere laico e neutrale rispetto alle religioni.

Le religioni passano, gli Stati rimagono.





Il cardinale Walter Kasper afferma che la sentenza della Corte europea “non esprime laicità, ma ideologia, un laicismo che si fa intollerante: voler togliere il crocifisso è intollerante” (Corriere della Sera, 4-11-09). – Ma perché è stato messo il crocifisso? Non è stato un atto di intolleranza, un tentativo di condizionamento, la volontà di marcare il territorio?



Una linea di difesa del crocifisso nelle scuole pubbliche sostiene che sarebbe un simbolo di pace. Ma quando mai il cristianesimo è stato una religione di pace? Dovunque è andato (Sud America, Africa, Australia, la stessa Europa...) ha compiuto eccidi e sfruttamenti; ha distrutto le culture locali e ha imposto il proprio messaggio con la violenza. Diceva Gesù: “Non sono venuto a portare pace, ma una spada (Matteo 10,34)...Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione (Luca 12,51)”. E dunque il crocifisso non è solo un simbolo di pace. Per molti è simbolo di persecuzione. E in effetti ha anche la forma di una spada.



Dispiace vedere che lo Stato italiano, attraverso il suo attuale governo, prenda le difese delle imposizioni volute dallo Stato del Vaticano. Sembra non rendersi conto che così facendo perde parte della propria sovranità: uno Stato dimezzato. E questo è tanto più notevole quanto più il governo si definisce di destra e quindi dovrebbe difendere i valori nazionali. Diceva Antonio Gramsci: “Il Concordato è il riconoscimento esplicito di una doppia sovranità in uno stesso territorio”.

Che cosa ammira allora la destra nella Chiesa? Forse la sua capacità di irreggimentare la gente?



Molti ragionano così: gli italiano sono cattolici e, se viene da noi qualcuno che non lo è, se ne vada via, e pensano ai musulmani. Ma non tutti gli italiani sono cattolici; anzi, i veri cattolici sono una minoranza. E la non esposizione del crocifisso è prima di tutto una forma di rispetto per i laici non-credenti.



Altri ragionano così: il crocifisso è un simbolo di sofferenza e di redenzione, non solo un emblema religioso. Ma il crocifisso è anche un simbolo di un patibolo e di un’arma. E i simboli ognuno li interpreta così come è stato condizionato a farlo.



Altri ancora nella difesa del crocifisso diventano subito bellicosi, aggressivi e intolleranti, e dicono: chi non è d’accordo con noi stia zitto e accetti la volontà della maggioranza. E questo dimostra come il crocifisso non sia solo un simbolo di pace, ma anche di oppressione, e spiega il collegamento tra clericalismo e autoritarismo.



Quando vediamo le fotografie del giovane Ratzinger che fa il saluto nazista, commentiamo: “Poveretto, non era colpa sua: era condizionato dal regime totalitario che spargeva i suoi simboli dappertutto e irreggimentava i giovani.” Ma in questa opera di condizionamento la Chiesa non è seconda a nessuno; anzi, è il modello di ogni regime totalitario, con cui spesso si accorda. Così ha fatto con il fascismo e con il nazismo. – Non però con il comunismo, perché questo si dichiarava ateo.



Il fatto che la maggioranza degli italiani si dichiari cattolica non significa nulla. Avrebbe un senso se avesse scelto di esserlo, dopo avere ben riflettuto. Ma è a questa riflessione che si oppone l’esibizione del crocifisso, l’insegnamento religioso, il battesimo dei neonati eccetera eccetera. Le religioni non vogliono che la gente pensi con la propria testa. Come dice Gesù: “Compelle intrare! (Luca 14, 23)” Costringili a entrare, con le buone o con le cattive!



Credo che gli italiani siano vittime di un equivoco. Quando Croce diceva che “non possiamo non dirci cristiani” si riferiva a una parte del messaggio di Gesù che egli riteneva di pace e di amore. Ma in questo messaggio, come dimostrano le citazioni appena menzionate e molte altre, non c’è solo bonomia. Che queste frasi e parabole siano di Gesù o di qualcuno dei vari interpolatori dei Vangeli non ha importanza; ciò che importa è che nei Vangeli c’è anche intolleranza e volontà di potenza, che si sono d’altronde dispiegati in tutta la storia del cristianesimo. E, quindi, andiamoci piano prima di dichiararci cristiani. I popoli distrutti o sottomessi dai missionari e dagli eserciti cristiani hanno un’altra idea del messaggio evangelico. Ci si informi bene prima di aderire a una religione.



Una cosa è certa: che l’esposizione dei simboli religiosi nelle aule delle istituzioni pubbliche viola il principio di neutralità e imparzialità che lo Stato deve osservare in ambito religioso. In Italia abbiamo dunque uno Stato clericale. Il Presidente della Repubblica non ha niente da dire in proposito? Si pensi che anche nei tribunali viene appeso il crocifisso. C’è stato perfino un giudice, Luigi Tosti, che è stato sospeso dal Csm e condannato per il suo rifiuto di celebrare le udienze sotto la spada di Damocle del crocifisso. Anche se la Cassazione ha poi annullato la sentenza, questo non è certo un comportamento da Stato neutrale, ma da Stato clericale. Eppure il cattolicesimo non è più religione di Stato.



Ai cattolici non si chiede di rinunciare ai loro simboli, ma di non imporli agli altri nei luoghi pubblici: questo è il senso della sentenza della Corte di Strasburgo, violata finora dall’Italia.

martedì 3 novembre 2009

Dialettica

Se non ci fosse odio, non ci sarebbe amore; se non ci fosse sofferenza, non ci sarebbe felicità; se non ci fosse morte, non ci sarebbe vita; se non ci fosse basso, non ci sarebbe alto; se non ci fosse sotto, non ci sarebbe sopra; se non ci fosse male, non ci sarebbe bene; se non ci fosse prima, non ci sarebbe dopo...ecc.


Nel nostro mondo dualistico, se vogliamo i primi termini, dobbiamo accettare anche i secondi. Ecco perché parlare di vita o di felicità eterne non ha senso, è una contraddizione in termini: non possiamo pensare al paradiso senza concepire anche l’inferno.

Ciò ha due conseguenze. Che i nostri sogni di una felicità o di una vita eterne non sono nient’altro che...sogni. E che comunque non è definita la misura dei due termini. C’è una bella differenza tra l’avere un 50% del primo termine e un 50% per cento del secondo, e averne un 80% per cento e un 20%.

Dunque, c’è qualcosa da fare.

Qualità della consapevolezza

Quando diciamo che dobbiamo essere consapevoli o che dobbiamo sviluppare la consapevolezza (per esempio del respiro), non usiamo il concetto giusto, non riusciamo a comunicare la qualità di questa consapevolezza. Che non è un semplice essere coscienti, ma un godersi l’esperienza. Ecco, sarebbe meglio dire che per meditare dobbiamo gustare le inspirazioni e le espirazioni.