domenica 28 febbraio 2010

Un paese senz'anima

In un paese senz’anima, i capi sono corrotti e lavorano più per i propri interessi che per quelli della gente.


In un paese senz’anima, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri diventano sempre più poveri.

In un paese senz’anima, i ricchi rubano a tutti e i poveri lottano tra di loro.

In un paese senz’anima, le alte cariche dello Stato e i poteri costituzionali si combattono a vicenda per avere il predominio.

In un paese senz’anima, la religione diventa un insieme ripetitivo di rituali e perde ogni spiritualità.

In un paese senz’anima, non si fanno più figli perché non si ha fiducia nel futuro.

In un paese senz’anima, i vecchi non lasciano più spazio ai giovani, che sono costretti ad emigrare.

In un paese senz’anima, non si avanza più per merito, ma solo per raccomandazione.

In un paese sen’anima, non si vincono più le competizioni sportive perché manca un sano spirito sportivo.

In un paese senz’anima, capitano di continuo sciagure e calamità, alcune provocate dalla natura che si ribella ed altre prodotte dagli stessi abitanti...

Ma quando perdiamo l’anima? Quando perdiamo il contatto con noi stessi, quando ci proiettiamo solo all’esterno, quando tutto, anche il divino, si fa esteriorità. Infatti, lo spirito degli individui e dei popoli non sta in qualche luogo al di fuori di noi ma proprio nella nostra interiorità.

Dunque, per recuperare l’anima dobbiamo recuperare il nucleo di spiritualità che sta dentro di noi.

Solo con la meditazione, il silenzio e la calma, si recupera la propria anima.

giovedì 25 febbraio 2010

Dubbi amletici

Le gerarchie della Chiesa si torturano nel dubbio amletico se scomunicare o no i mafiosi. E non lo fanno perché dicono che non è facile identificare quelli veri. Nello stesso tempo, padre Amorth ci rivela che il Demonio è presente anche in Vaticano (oltre che a Fatima e a Lourdes).


Non stentiamo a crederlo.

Visioni sconfortanti

Ad un primo livello, la meditazione è un modo per astrarsi dal caos e dal rumore di un mondo folle. Ad un secondo livello, questo astrarsi porta a una chiara visione delle cose. Ma, a questo punto, alla gioia della chiara visione si sostituisce l’orrore per la confusione, l’ignoranza, la corruzione e la violenza degli uomini. E qui bisogna farsi coraggio e non smettere di sperare nel cambiamento.

giovedì 18 febbraio 2010

Padri putativi

Massimo Camisasca, nella sua opera “Padre”, San Paolo editrice, spiega che i preti di oggi sono pochi, vanitosi, carrieristi e dispersi in mille attività che niente hanno a che fare con la religione. E sostiene che il perno della loro vita dovrebbero essere il silenzio e la meditazione.


Peccato che la meditazione sia stata espulsa dalla Chiesa ormai da qualche secolo e sembra impossibile tornare indietro. Per questo dobbiamo rivolgerci all’Oriente.

La Chiesa attuale assomiglia a un’impresa di affari, dove gli affari sono i più vari e dove si spaccia per fede il pellegrinaggio a Lourdes o la visione estasiata delle ossa di sant’Antonio da Padova.

Perché la Chiesa non si occupa piuttosto dello stato miserevole del senso etico dei cristiani in un paese che è il più corrotto d’Europa? Questa sarebbe un’opera religiosa, non la venerazione di scheletri.

lunedì 8 febbraio 2010

Vero o falso

Di una religione si potrà sempre dire che è vera o falsa. Ma non della meditazione, che è una pratica. E una pratica è vera già nel momento in cui viene messa in atto.


Della meditazione si potrà discutere se è utile o inutile, se è autentica o falsa. Ma resta il fatto che, essendo una pratica che non richiede conferme esterne, se viene perseguita, sarà comunque utile.

Non bisogna pensare che, se non si raggiunge l’illuminazione ultima, la meditazione sia inutile o fallita. Prima di raggiungere la vetta, ci si può fermare ad altezze intermedie. Dunque, qualcosa si ottiene sempre.

domenica 7 febbraio 2010

Dio come padrone

Il papa ripete in continuazione che “l’uomo non è padrone di se stesso”, sottintendendo che il padrone dell’uomo sarebbe Dio. Ma, poiché Dio non parla, la sua volontà sarebbe interpretata dalla Chiesa, e quindi padrone dell’uomo sarebbe la Chiesa. Un’antica pretesa dei sacerdoti che, in tal modo, vorrebbero acquisire un grande potere.


Io dico: l’uomo non è padrone di se stesso...purtroppo. Purtroppo perché tutti vogliono comandarlo. E quindi deve fare di tutto per scrollarsi di dosso l’autorità altrui e liberarsi da ogni dipendenza. Questa è la liberazione meditativa.

Insomma, ci sono le religioni della sottomissione che vogliono che l’uomo abbia sempre un padrone; e c’è la religione della liberazione che vuole che l’uomo ritrovi la propria autonomia. Scegliete voi.

Amore e attaccamento

Ma allora, per raggiungere l’illuminazione, dobbiamo rinunciare a tutti i nostri affetti?


No, ma dobbiamo vivere con la consapevolezza che si tratta di legami a termine, che non ci potremo portare dietro.

Siamo come su un’astronave che viaggia da un pianeta all’altro. Per far passare il tempo, stringiamo legami di amicizia e di amore. Ma non dobbiamo dimenticarci che ad ogni pianeta qualcuno sbarcherà e non lo rivedremo più.

Il problema dunque è l’attaccamento.

È sbagliato rinunciare all’amore. L’amore va vissuto, perché è solo comprendendolo che si comprende la vita. E la rinuncia preventiva è l’atteggiamento più sbagliato. Se lo faremo, ci rimarrà un desiderio inappagato.

Prima comprendere e poi trascendere – questo è il percorso naturale dell’esistenza e dell’evoluzione.

venerdì 5 febbraio 2010

Preghiera e meditazione

Dice Enzo Bianchi, priore di Bose: “È il Padre nostro che giudica l’autenticità di ogni nostra preghiera personale”.


No, molto meglio una preghiera senza Padri né Madri eterne. Molto meglio una preghiera non preconfezionata, ma fatta con parole proprie. E molto meglio una preghiera fatta in totale silenzio di parole e di pensieri – un’aspirazione e basta.

Ma, a questo punto, non è più una preghiera – bensì meditazione.

Felicità autodiretta

Quando troviamo la felicità in qualcosa o in qualcuno, ci si pone un problema: in ogni momento quella felicità, non dipendendo da noi, può esserci portata via. Dunque, non ci si può fare affidamento.


L’unica felicità su cui si possa fare affidamento è quella che non proviene da una fonte esterna, ma da qualcosa di interiore, da uno stato d’animo che possiamo ritrovare sempre: questo non ci può essere portato via...se non da uno stato d’animo opposto.

Dunque è della massima importanza la cura degli stati d’animo, il che rientra nelle tecniche di meditazione. Fra l’altro, una simile cura ci conserva in salute, fisica e mentale.

mercoledì 3 febbraio 2010

Inutili maestri

Ah, questa fissazione di cercare un maestro! Molti mi interpellano per avere il nome di qualche maestro. Ma perché questo bisogno di dipendere da qualcuno?


L’unico vero maestro non è un uomo in carne ed ossa, ma il centro del nostro essere.

Recita un detto zen: “Se incontri sulla tua strada il Buddha, uccidilo!”

Finché avrai un maestro esteriore, sarai uno che non ha ancora imparato. Finché sentirai la necessità di un maestro, sarai un individuo che cerca dipendenza. E così non potrai liberarti.

Liberazione è proprio questo: non dipendere.

Spiriti affamati

Nella mitologia buddhista esiste il mondo degli “spiriti affamati”. Una volta fu chiesto a Thich Nhat Hanh chi fossero questi spiriti affamati. E lui rispose con una parola sola: “America”.


Già, gli spiriti affamati sono gli esseri che fanno del desiderio, dell’avidità e dell’accumulo il loro stile di vita. Insomma, gli spiriti affamati – quelli che non si saziano mai – siamo proprio noi.

E infatti nel nostro mondo sono disprezzati i valori del lasciar andare, dell’abbandonare, dello svuotarsi, del distacco e dell’essere. E sono esaltati i loro opposti: il tenere, l’attaccarsi, il riempirsi, il legarsi e l’avere.

Atei e credenti

Non ha senso dichiararsi ateo per combattere la credulità. Perché anche l’ateismo è una fede, e spaccia per vero qualcosa che non può provare.


La posizione onesta è quella di chi dice: non ho prove per dimostrare né una tesi né l’altra. Tutti gli altri fanno scommesse o truffano...se stessi e gli altri.

Meditazione e fede

La meditazione è conciliabile con una fede religiosa? No, se la fede religiosa spaccia per verità una sua fantasia.


Ma il punto è un altro.

Non ci si può illudere di disperdere tutta l’ignoranza e le false credenze prima di praticare la meditazione. I due piani convivono a lungo...Finché l’uno non scaccia l’altro.

Pecore di pura razza italica

Liliana Picciotto, nel suo libro L’alba ci colse come un tradimento, pubblicato da Mondadori, elenca cifre impressionanti sul coinvolgimento italiano nella Shoah. In particolare ricorda le migliaia di ebrei rastrellati nei territori della Repubblica sociale da parte di funzionari di polizia e dei carabinieri e rinchiusi nel campo modenese di Fossoli, per poi essere deportati in Germania. E ricorda come dal 3 novembre 1943 gli agenti delle questure affiancarono i reparti speciali delle SS per svolgere l’opera di “pulizia”. Del resto, esistevano già i campi di concentramento di Bolzano e di san Sabba. Tutto questo non avvenne per caso, ma in seguito alle leggi razziali e alla dichiarazione del Partito nazionale fascista che affermava: «Tutti gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri, durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica».


Dunque, il razzismo è presente in quei popoli in cui non si sviluppa il senso critico e la capacità di pensare con la propria testa, ma fede e sottomissione. Il fascismo non prese a prestito dalla cultura religiosa il motto: “Credere e obbedire”?