sabato 31 dicembre 2011

Impermanenza

Impermanenza significa che ogni cosa cambia, che niente resta lo stesso, che tutto è destinato a trasformarsi, in breve è la legge del divenire. Tutte le cose cambiano - e anche noi. Se guardiamo una foto di dieci anni fa, ci accorgiamo bene di quanto siamo cambiati. Ma anche internamente è avvenuto lo stesso processo - non siamo più gli stessi di dieci o venti anni fa. Nuove esperienze, nuove ferite, nuove delusioni, nuove gioie, nuovi dolori... ci hanno inevitabilmente cambiati. E invecchiando cambieremo ancora di più, fino al punto quasi di non riconoscerci. Certo, noi sappiamo di essere sempre la stessa persona, qualcosa di noi è rimasto fermo... ma non c'è da farsi illusioni. Per quanto si resista al cambiamento, alla fine, in un colpo solo, saremo spazzati via e di noi non rimarranno che ricordi nei sopravvissuti. Quanto a noi, quanto a ciò che siamo per noi stessi, non sappiamo se sopravviverà qualcosa, qualche nucleo puramente energetico o mentale o spirituale: forse tutto dipende da quanto la nostra essenza sia capace di resistere anche all'ultimo cambiamento. Quello che capita a noi, capita a tutte le cose e all'universo stesso, che cambia di continuo e che un giorno morirà anch'esso.
Di per sé, il cambiamento non porta necessariamente né a un miglioramento né ad un peggioramento delle cose. Alcune cose migliorano e altre peggiorano. Ma in ogni caso tutto è in continuo movimento.
Da una parte è triste pensare che tutto cambia e finisce. Ma, dall'altra parte, il cambiamento assicura il rinnovamento, l'evoluzione e anche la possibilità di miglioramento. Il mondo è fatto così, e non saremo noi a poter cambiare per ora questa legge.

venerdì 30 dicembre 2011

Tipi di meditazione

Esistono meditazioni lunghe e laboriose, e meditazioni brevi ma intense. Le prime richiedono forza, pazienza, determinazione e sofferenza (per esempio la Vipassana). Le seconde sfruttano l'ispirazione, lo stato d'animo, l'entusiasmo, la gioia o il dolore, e permettono di accedere rapidamente ad uno stato di coscienza più intenso del normale, ad una chiarezza e ad una lucidità eccezionali. Esistono poi le meditazioni analitiche che richiedono l'uso della riflessione per comprendere la natura del mondo e di noi stessi. E infine esistono meditazioni che rifiutano la ragione e il pensiero e tendono semplicemente a lasciare la mente a riposo, in uno stato di grande calma. Tutte queste categorie rientrano a buon diritto nel capitolo della meditazione, che come si vede è molto più sfaccettato di quanto si creda. Ognuno deve seguire quelle che più gli sono congeniali, ma l'una non esclude l'altra: tutt'altro, si completano a vicenda.

mercoledì 28 dicembre 2011

Shanti: l'imperturbabilità

L'imperturbabilità è il frutto e la prova che la meditazione è servita a qualcosa. Essere imperturbabili non significa non provare nulla, ma prendere le distanze dalle passioni più negative, quelle che ci sconvolgono, perché in tal caso non siamo che marionette in balia di istinti. La mente consapevole deve essere in grado di agire su emozioni, sentimenti e stati d'animo in modo da disinnescarli e riportarli ad una visione serena e trasparente. Naturalmente ogni emozione richiede una cura a sé. Ma l'approccio generale è lo stesso: essere consapevoli del sentimento che si è impadronito di noi, staccarlo da noi, guardarlo come se fosse di un altro e a poco a poco disinnescarlo. Con l'ira, per esempio, il processo è chiaro. Ognuno avrà una causa scatenante personale, ma tutti abbiamo la possibilità di accorgerci quando incomincia a montare - e abbiamo la possibilità di fare un passo indietro, prenderla in considerazione e staccarcene. Basta saper creare questo piccolo spazio, questo piccolo intervallo, per disinnescarla, per evitare lo scoppio. Questo non significa che la sua energianon sia utile in certi casi, ma significa che possiamo utilizzare la sua forza propulsiva per agire con energia, anziché essere agiti da essa. Lo stesso meccanismo vale per tutte le emozioni.
L'amore è un altro osso duro. Qui sembra che la ragione non abbia più gioco, ed è vero. Ma la consapevolezza non ne viene smontata, al contrario: anche la consapevolezza si nutre di amore, e sfodera il suo lato migliore proprio durante le tempeste emozionali. La consapevolezza è sempre attiva, pronta e fresca - basta questo. Basta questo per prendere atto dell'amore, magari per capire se è vero, per approfondirlo e per trasformarlo da una passione incontrollabile ad una calma forza che ci anima.
Anche la paura può essere "lavorata" nello stesso modo. Anche la paura della morte.
All'imperturbabilità ci si addestra attraverso la consapevolezza dei sentimenti, un metodo che automaticamente ne prende le distanze e utilizza solo la parte positiva, la carica vitale, lasciando perdere gli effetti negativi. Ovviamente non si tratta di un processo facile: ci vuole pazienza, capacità di osservazione e capacità di accettare le inevitabili sconfitte. Ma, a lungo andare, il nostro essere ne sarà trasformato. Noi usciremo dal binomio depressione/esaltazione e godremo di una imperturbabilità interiore che  ci darà un'altra e un'alta qualità di vita.
Come si vede, nella meditazione rientrano numerose pratiche. E in questo caso  si tratta di conoscere e affrontare le proprie emozioni e i propri sentimenti, togliendo loro il lato più sgradevole.
L'imperturbabilità non devitalizza le emozioni, ma ci offre una via per trasformare il caos mentale in una visione, come quando si guarda un paesaggio sconfinato in una limpida mattina.
Di questo noi abbiamo bisogno: di schiarirci la mente per sbarazzarci di ignoranza e confusione. Che altra umanità avremmo se solo simili metodi fossero adottati nelle famiglie e nelle scuole! Faremmo di colpo un salto evolutivo.

lunedì 26 dicembre 2011

Depressione e meditazione

Lo stato depressivo è senz'altro normale in un essere cosciente - e sottolineo la parola "cosciente". Perché essere coscienti significa innanzitutto essere consapevoli di dover morire e che tutto è destinato a questa stessa fine. Come non deprimersi, se ci si pensa? Ed è per questo che ci siamo immaginati fantomatici aldilà... droghe naturali per tirare avanti.
La soluzione migliore di questa malattia sarebbe quella di vivere pienamente, dando fondo a tutte le nostre possibilità, e morendo alla fine "sazi di anni e di vita". Ma non è così che succede. L'uomo moderno,tranne poche eccezioni, non riesce a vivere pienamente, perché è troppo condizionato da divieti e da abitudini sociali che tendono a comprimerlo, a reprimerlo e farne una pecora ubbidiente. Per questo la depressione si aggrava e sfocia in una grave malattia, che spesso, sotto una forma o l'altra, lo porta al suicidio.
Esiste anche un'altra soluzione, molto più radicale, che però comporta un percorso non comune e un lavoro su di sé cui non siamo abituati. È quella che ci viene dalla saggezza e dalle filosofie più profonde. Si tratta di raggiungere l'imperturbabilità, la lucidità, il distacco. Si tratta di eliminare, attraverso un lungo lavoro su di sé, gli attaccamenti non solo ai beni materiali, ma anche alle emozioni, alle persone, ai pensieri, alle ambizioni e anche a se stessi. In che modo? Osservando appunto, giorno dopo giorno, come tutte queste cose siano all'origine del nostro stato di sofferenza.
Noi non sappiamo farlo perché siamo convinti che rinunciare a tutti questi legami e alle emozioni sia rinunciare alla vita, sia ridursi ad uno stato vegetale. Ma non è così. La felicità non viene dal tumulto dei sentimenti ma da uno sguardo limpido e distaccato.

"Una mente imperturbabile,
che non va più alla ricerca
né di ciò che è bene né di ciò che è male."
(Dhammapada)

Squallore natalizio

Se volete rendervi conto della crisi morale e intellettuale in cui è precipitata l'Italia, date un'occhiata alla programmazione televisiva in questo periodo. Melensi filmetti natalizi, ripetuti ormai da decenni, il cui unico messaggio è un buonismo infantile e irreale. Il problema è che non c'è scampo: ormai nel nostro paese esiste un "pensiero" unico - anzi, un'ignoranza unica, quella che ci ha fatto precipitare nella crisi attuale.
Ignoranza, egoismo, vera e propria stupidità, mancanza di consapevolezza e di lucidità, mancanza di senso etico, fine degli ideali politici... rimane solo il tornaconto personale. Ecco perché il nostro panorama "culturale" è così squallido. È difficile sentire un discorso intelligente, non fazioso, non uniformato, non conformista. Questi ci dà l'idea della crisi, dalla quale non riusciamo a uscire proprio perché ci affidiamo a falsi valori intellettuali e religiosi.
D'altronde, la religione cattolica, quella che dovrebbe dare agli italiani almeno qualche valore morale, dà spettacolo quotidiano di una corruzione e di una banalità difficile da trovare altrove. Anzi, al di là dei predicozzi papali o di quelli steretipati dei preti dai loro pulpiti, la Chiesa dà il buon esempio cercando in tutti i modi di evadere le tasse sulle sue proprietà immobiliari e presentandoci spettacoli zuccherosi di edificazione religiosa, tutti falsi, tutti privi del minimo senso critico. Siamo ormai all'imbonimento per menti infantili. La sua realtà è un'altra: è per esempio quella dell'8 per mille che lucra dalle tasche delgi italiani (una tassa in più sulle nostre spalle) e quella di un don Verzé che ha portato il suo ospedale milanese alla bancarotta per megalomania e vita lussuosa, con aerei privati e piscine faraoniche. E lasciamo perdere il resto.

Merci religiose

Natale - festa dei commercianti. Non tirerò fuori la trita accusa rivolta agli ebrei, ma resta il fatto che l'ebreo Gesù infarcisce le sua parabole di talenti da moltiplicare, di banchieri che fanno i conti, di buoni amministratori e di mercanti... insomma c'è già tutto il nascente capitalismo. Quell'uomo aveva una mentalità da economista. Ed eccola qua la civiltà cristiana in tutto il suo splendore, dove non a caso campeggia il Dio denaro! Comprate, vendete, fate bene i conti, pagate tasse, incassate interessi... insomma arricchitevi o impoveritevi: questo è il risultato di duemila anni di cristianesimo. Anche l'aldilà, per i buoni cristiani è un buon investimento. Siate buoni, siate obbedienti, e Dio nell'aldilà ve ne renderà merito. Insomma, più o meno come alimentare un conto in banca - con gli interessi s'intende. Però, attenti, perché i banchieri fanno i loro affari in genere a vostre spese, come si vede anche oggi. E molti scappano con l'incasso.

domenica 25 dicembre 2011

Natale cristiano

A Natale i cristiani celebrano la discesa sulla terra di Dio. Secondo loro, Dio si sarebbe trasformato in un uomo o avrebbe dato vita a un altro se stesso, il "figlio", per salvare gli uomini da un fantomatico peccato originale. Un antichissimo mito, preesistente al cristianesimo, di chiara marca pagana. Ecco perché il cristianesimo non è che l'ultimo atto del paganesimo. Ecco perché il cristianesimo rientra ancora nella vecchia religione dei sacrifici. Che cosa si celebra durante le messe se non il sacrificio di Dio stesso? D'altra parte, tutte le precedenti "alleanze" di Dio con l'uomo sono miseramente fallite. E anche quest'ultimo intervento divino non è servito a nulla. Non sarebbe ora di liberarci dei miti infantili per passare una spiritualità più progredita?
Il messaggio di Gesù, entro certi limiti, può essere accettato. Ma il messaggio dei cristiani, che fanno di un uomo un dio, è certamente infondato.
Se poi alla credenza nell'incarnazione di Dio aggiungiamo il culto delle Madonna e dei santi, ci rendiamo conto che il cristianesimo è semplicemente l'erede del paganesimo.

sabato 24 dicembre 2011

Meditazione informale

Esiste una meditazione formale, che segue un certo metodo e che si ricollega a qualche tradizione spirituale, ed esiste una meditazione più comune e diffusa, che consiste nello starsene soli e in silenzio e nel riflettere su se stessi e sul mondo. Un utile metodo è quello di rivisitare la propria giornata e la propria vita: che cosa ho fatto o che cosa non ho fatto, che errori ho commesso, dove sto andando, sono corente con me stesso, sono veramente me stesso...? Che cosa mi manca per realizzarmi? Che cosa dovrei fare? Quali sono le cose che contano veramente nell'esistenza? Che bilancio posso fare? e così via. Qui è il soggetto che esamina se stesso, che fa i conti con se stesso, che elabora le proprie esperienze e che si analizza. Possiamo anche andare da qualche psicoanalista, per un confronto, ma resta il fatto che siamo noi che dobbiamo fare il lavoro di autoconoscenza, perché siamo noi che ci conosciamo meglio. Come sono fatto? Qual è stata la mia storia fin qui? Che errori ho commesso, che ingiustizie ho subito? Come mi sono comportato con questa o quella persona? Quali sono le mie colpe? Quali sono le colpe della società in cui mi trovo? Perché quella certa cosa non è andata bene - ho sbagliato io o non potevo fare altrimenti? Come è fatto il mondo? Come è fatta la vita? È compatibile con un Dio? E con che quale Dio? È possibile che esista un'anima? Può esistere una vita dopo la morte?...
Ecco alcune delle domande che ci possiamo porre durante questo tipo di meditazione informale - domande cui d'altronde hanno cercato di rispondere le filosofie e le religioni. Ma io non vi invito a trovare risposte e soluzioni razionali. Tenete piuttosto le domande dentro di voi, come se si trattasse di cullare un bambino. Tenetele nel fondo di voi stessi. Forse la risposta non arriverà mai. Forse molti dubbi resteranno. Ma voi avrete comunque fatto il vostro dovere di esseri umani dotati di coscienza. Sarete maturati, sarete più consapevoli. Qualunque cosa facciamo, pensiamo o sentiamo cambia lo stato del nostro essere e del mondo. Anche se la nostra vita non durerà che un batttito di ciglia, quel battito di ciglia avrà cambiato per sempre l'universo. Dunque, abbiamo tutti una nostra piccola o grande responsabilità. Ed è meglio esserne consapevoli. È la consapevolezza che fa la differenza tra un uomo e l'altro.

giovedì 22 dicembre 2011

Metodo sperimentale

Lasciamo perdere i miti e le fedi. Anche in campo spirituale, basiamoci sul metodo sperimentale. Se una cosa ci è utile e ci fa bene, pratichiamola. Se un'affermazione è indimostrabile è solo materia di argomentazioni. Dobbiamo meditare non per fede, ma perché ci piace e ci fa bene. Tutto il resto è opinabile. La meditazione deve rientrare nel metodo sperimentale. Non va fatta per fede o per raggiungere chissà che cosa. Va praticata se e perché ci fa bene. Potete credere a quello che volete, alla religione che preferite. Ma, alla fine, ciò che resta è ciò che vi aiuta a vivere meglio qui e ora. Ecco perché non ha senso sottoporsi a faticose o noiose sedute, a esercizi penosi. Va fatto ciò che ci ispira, ciò che ci piace, non ciò che qualcuno ci prescrive in base a qualche teoria. Seguite l'istinto, seguite il cuore. Ascoltate il corpo, ascoltate lo spirito: loro sanno ciò di cui avete bisogno, loro sono i veri maestri. La meditazione deve essere un piacere, non una penitenza.

lunedì 19 dicembre 2011

Il vuoto mentale

Talvolta in meditazione si invita a fare il vuoto mentale, ossia a ridurre al minimo pensieri, emozioni, ricordi, ecc. Questo aiuta a ripulire, a calmare e a decondizionare la mente. Questo aiuta a vedere meglio se stessi e gli altri, a osservare con uno sguardo limpido il grande spettacolo del mondo, a capire più cose. Ma fare il vuoto mentale non significa che si deve diventare distaccati e indifferenti all vita del mondo. Al contrario: ripulire e chiarificare la mente deve servire a impegnarsi meglio nella vita. Se cerchiamo di migliorare noi stessi e gli altri con una mente confusa, facciamo come quel cieco che cercò di aiutare un altro cieco - finirono entrambi nel burrone.

venerdì 16 dicembre 2011

Lo spettacolo dell'ira

Ormai è diventato di moda infarcire gli spettacoli televisivi di individui irascibili che fanno a gara per litigare, gridare e insultare. Politici e personaggi televisivi. In realtà la persona facile all'ira sarebbe da curare, non da mostrare come un trofeo. Osservate bene. L'individuo irascibile non è in grado di ragionare tranquillamente, non riesce ad eccettare contraddittori e critiche. Potete anche calcolare il tempo prima che esploda. Si arrabbia, diventa rosso, tira fuori una voce da tacchino, non riesce più a ragionare e, non avendo più argomenti, prende a offendere e ad insultare. Queste persone, prive di autocontrollo, non dovrebbero essere esibite, ma allontanate. Sono la dimostrazione vivente di quanto nelle nostre società manchi un'educazione alla calma, alla discussione pacata, alla chiarezza, alla razionalità. Perfino i preti sono gonfi d'ira e poco ci manca che maledicano chi non la pensa come loro, chi osa criticarli. Questi spettacoli dovrebbero essere eliminati, queste esibizioni delle nature più volgari dovrebbero essere bandite dalla televisione. Chi dà in esandescenze non dovrebbe più essere invitato. Così si potrebbe incominciare a diffondere una cultura differente, non quella attuale della prevaricazione. Si crede che solo urlando si possa avere la meglio. Non si è convinti che l'equilibrio e la calma siano grandi virtù. Eppure questi individui irascibili hanno evidentemente problemi psicologici, hanno problemi di carattere. Nessuno ha mai spiegato loro che è necessario prendere un po' di tempo, raffreddare la testa e non cedere all'impulsività? Chi è senza autocontrollo, senza consapevolezza di sé, perde la testa e diventa una semplice marionetta controllata da impulsi primitivi. Ecco, queste persone dovrebbero essere rieducate attraverso corsi di consapevolezza: si guardino, si vergognino e si controllino. Siano indotte ad essere consapevoli di questo loro difetto. Ma non siano esibite in televisione.

domenica 11 dicembre 2011

Droghe religiose

Nella prossima vita, gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi? Chi è che dice queste sciocchezze? Chi è che illude così gli uomini? Certamente uno che fa gli interessi dei primi. Sono questi sogni ad occhi aperti che hanno rovinato il mondo, che hanno impedito un'opera di rivendicazione della giustizia su questa terra, ora. Sono queste idee che hanno impedito alla gente di ribellarsi. Se i profeti avessero detto la verità - che c'è un'unica vita e che non avremo altre possibilità di cambiare le cose - forse gli uomini non avrebbero accettato così passivamente le ingiustizie dei ricchi, forse si sarebbero finalmente svegliati! Sì, le religioni, con il loro fantastico aldilà, hanno contribuito a perpetuare le disuguagianze sociali. Siamo consapevoli qui ed ora, rivendichiamo qui ed ora la giustizia. O sarà troppo tardi.
Oltretutto, secondo la teologia cristiana, l'aldilà verrà costituito solo alla fine dei tempi dopo il ritorno del Cristo. Dunque, non c' ancora - non vi illudete.

giovedì 8 dicembre 2011

Infantilismo religioso

Oggi la Chiesa cattolica celebra il mito dell'immacolata concezione di Maria, ossia il fatto che sia nata senza il peccato generale In realtà, quello che celebra è proprio il fatto che Maria sia rimasta vergine nonostante il concepimento e il parto. Come dire: una donna che non è mai cresciuta, una donna-bambina, una madre che non ha conosciuto il rapporto sessuale. Ma questo non è sano. Tutte le donne sono per un certo periodo della loro vita vergini, ma se lo rimangono anche dopo, vuol dire che avevano dei problemi: vuol dire che non si sono sviluppate, che non sono cresciute, che sono rimaste ad uno stadio infantile del loro sviluppo. E questo conferma quello che ripeto stesso: che il cristianesimo è una religione di uno stadio infantile dell'umanità, con papà eterni, madri vergini e figli santi. E poiché anche le altre religioni che dominano il mondo sono più o meno allo stesso stadio di infantilismo, c'è da chiedersi quando mai la spiritualità passerà ad uno stadio successivo - quello dell'uomo finalmente cresciuto.

Amore e odio

Che cos'è l'amore? L'amore è la forza fondamentale che unisce e l'odio è la forza fondamentale che divide. Ma bisogna considerarli insieme. Noi esaltiamo e cantiamo l'amore, e ci dimentichiamo di esaltare anche la forza opposta. Diciamo: se non ci fosse l'amore, niente nascerebbe; d'accordo, ma anche se non ci fosse l'odio niente potrebbe esistere. Noi nasciamo da un atto d'amore, ma senza la forza di divisione non potremmo mai maturare. Dio è amore? State tranquilli: è anche odio. Prendiamo l'universo - senza una forza di divisione, non sarebbe mai nato e non potrebbe continuare a svilupparsi. Non è così che si spiega il Big Bang? Una forza che si odia, che non può più contenersi, che non può più sopportarsi e che, perciò, esplode e si frammenta, si allontana da se stessa. Mettete sugli altari anche il Dio Odio.

mercoledì 7 dicembre 2011

Rilassamento chimico

Qualcuno mi chiede se è possibile usare sostanze chimiche per rilassarsi. La risposta è: sì, è possibile, ma bisogna stare attenti. È possibile perché in effetti queste sostanze aiutano a rilassare il corpo e la mente... anche se un po' intontiscono. Ma bisogna stare attenti perché possono dare dipendenza, e questo è male per chi cerca sollievo, relax e liberazione. In ogni caso, ciò che è utile in queste esperienze di rilassamento chimico è capire come ci si può sentire quando ci si trova in uno stato di quiete, quando cade lo stato abituale di tensione che ci sorregge. Capire che c'è un'altra via. D'altronde ogni emozione, ogni stato mentale ha un suo risvolto chimico, naturale.

Dialettica

Alla fine i giusti trionferanno? Il bene trionferà sul male? Non diciamo sciocchezze... tipiche d'altronde di chi non sa vedere la realtà così com'è e ricorre a un vacuo sentimentalismo religioso. Non vinceranno i giusti. No, ma nemmeno i cattivi. Perché il mondo è fatto per mantenersi dialetticamente in equilibrio fra due opposti. Per l'eternità.

venerdì 2 dicembre 2011

Il senso della morte

Alla fine dovremo rinunciare a tutto: agli amici, agli amori, ai conoscenti, alle proprietà, alle case, ai beni terreni, ai soldi, agli oggetti cari, ai vestiti, al corpo, ecc. Questo è il senso dell'ultimo atto della vita: la perdita di tutto. Con la morte dobbiamo lasciare tutto, anche quella proprietà più preziosa che chiamiamo "io". Tutto ciò che abbiamo accumulato, tutto ciò per cui abbiamo sofferto, tutto ciò che abbiamo amato, tutto ciò cui siamo stati attaccati fino all'ultimo, dovrà essere abbandonato. Questo ci dice alcune verità inoppugnabili: primo, che la vita è qualcosa di temporaneo; anche se vivremo cento o più anni sarà sempre qualcosa di breve; dunque non c'è tempo da perdere: quello che dobbiamo fare, dobbiamo farlo subito - mai rimandare le cose essenziali, mai accumulare più del necessario. Secondo, niente è veramente nostro: tutto ci viene per così dire prestato e poi ripreso, perfino il nostro io. Con la morte non saremo più noi stessi. Che cosa saremo? Non "saremo", appunto. E dove andremo? Da nessuna parte, appunto. Infatti l'unica "parte" era questa. E, allora, perché vivere? In realtà nessuno ci ha chiesto se volevamo venire al mondo: sono le forze dell'universo che ci hanno messo temporaneamente qui. E che alla fine ci riprendono. Non voglio sembrare pessimista. Questa è la realtà. Forse vorrete sentire parlare di reincarnazione o di paradisi, e io non voglio escludere niente. Ma si tratta di articoli di fede - nessuno può provare niente. La saggezza ci suggerisce di non fuggire nei mondi della fantasia, ma di accettare la realtà per quello che è. E a considerare che proprio questa brevità della vita ci rende ancora più prezioso ogni istante che viviamo. Se esiste qualcosa che ci sopravvive, il senso della morte ci dice che è l'essenza delle nostre esperienze, depurata da tutto il superfluo. E dunque l'imperativo non è accumulare, ma spogliarsi sempre di più.