“È impossibile alzare un
dito senza smuovere una stella” dicevano gli antichi taoisti, perché si
rendevano conto che tutto, ma proprio tutto, è interdipendente: ciò che a prima
vista sembra isolato si rivela, guardando bene, interagente con le altre cose,
fondendosi, generandosi e scontrandosi con altri enti, forze, eventi e cause in
un intreccio, in una rete, che abbraccia l’intero cosmo. Oggi si chiama
“effetto farfalla” poiché, se un farfalla batte le ali in un punto del mondo,
in un altro si scatena un terremoto o una tempesta. È lo stesso concetto.
Un tempo si pensava che i
vari fenomeni fossero isolati, ma oggi si capisce sempre di più che abbiamo a
che fare con processi che sono tutti in relazione con altri. Il mondo è una
rete dinamica di eventi che si influenzano a vicenda, come in un immenso tavolo
da biliardo.
Ma in questo complesso di
forze e movimenti, di azioni e reazioni, di spinte e controspinte, si
riconoscono delle leggi o delle ricorrenze. La prima è quella delle forze
abbinate, ma interagenti in senso contrario. Se A agisce su B, B agisce su A:
non si sfugge a questo collegamento, inchiodato dalla terza legge di Newton.
Ma, nel corso dell’evoluzione, si sono formate coppie di forze che si sono
legate per sempre. Sono quelle che io chiamo “diadi”.
Si tratta di concetti e di
realtà. che sono collegate necessariamente: se c’è l’una, c’è anche l’altra.
Per esempio, se c’è la luce, c’è il buio; se c’è l’inspirazione, c’è
l’espirazione; se c’è l’inizio, c’è la fine; se c’è la vita, c’è la morte; se
c’è l’alto, c’è il basso; se c’è l’attrazione, c’è la repulsione; se c’è
l’amore, c’è l’odio; se c’è il maschio, c’è la femmina; se c’ il caldo, c’è il
freddo e altre migliaia. Non potremmo pensare senza questo dualismo di forze
uguali e contrarie. Non si può pensare che nel contrasto. Un’idea è reale solo
in connessione con il suo contrario. Il mondo non potrebbe nemmeno esistere se
non avesse questo tipo di dualità.
Il dualismo delle forze
contrapposte è così forte da formare la materia e gli esseri viventi in un
certo modo: le cose vanno a due a due, uguali e contrapposte. Cooperano
contrastandosi e si contrastano cooperando. Sono come due pugili in un
ring: si combattono, ma l’uno non potrebbe esistere senza l’altro. Altrimenti
non ci sarebbe l’incontro e il pugilato. L’incontro c’è perché i due pugili si
scontrano. Capite?
Sembra un paradosso, ma il
paradosso è una legge di realtà. In qualunque ente, potrebbe esistere l’esterno
senza l’interno? In un guanto, potrebbe esistere l’esterno senza l’interno? No,
perché in tal caso il guanto non esisterebbe.
E potrebbe esistere un
corpo animale (l’esterno) senza l’interno; che è sia i vari visceri e organi
sotto la pelle, sia l’interiorità psichica? Potrebbe esistere l’esteriorità
senza l’interiorità? No, le due cose sono sempre collegate.
Il collegamento a coppie è
così necessario che molti organi sono a coppie: due occhi, due braccia, due
gambe, due reni, due polmoni… due cervelli (gli emisferi e anche qui il
cervello fisico senza la mente psichica). Perché due e non uno o tre? Perché il
due funziona, l’uno non funzionerebbe (come farei a camminare con una sola
gamba?) e il tre sarebbe superfluo. La natura cerca di operare con il minimo
sforzo per ottenere il massimo risultato. E il due è il minimo necessario,
ossia l’ottimo.
È così che la respirazione
è basata su due movimenti uguali e contrari: l’inspirazione e l’espirazione.
Potrebbe vivere un corpo senza l’uno dei due movimenti o senza la diastole e la
sistole? No, evidentemente.
Ma il dualismo si riflette
inevitabilmente anche nella vita mentale: nei pensieri antinomici, nelle
percezioni, nelle sensazioni, nei sentimenti e nelle emozioni. Tutte queste
cose funzionano a due a due, a coppie contrapposte. Se penso il bene, penso il
male; se penso il bello, penso il brutto; se provo caldo, provo freddo; se
provo amore, provo odio; se provo piacere, provo dolore, e così via,
Ma, attenzione, questo
meccanismo duale, antinomico e complementare è ciò che fa funzionare la
coscienza, Che non è nient’altro che il dualismo dell’essere. In altre parole,
se c’è un essere c’è una coscienza (a vari livelli), se c’è una coscienza vuol
dire che c’è come uno specchio, anzi due specchi… e quindi due entità o due
persone. Se ce ne fosse una sola, come potrebbe essere cosciente? Come potrebbe
esserci il gioco soggetto/oggetto?
La coscienza è… due persone
in una. Come ci sono due emisferi
nel cervello collegati, così ci sono due persone o centri psichici, che
collaborano e si contrastano. Per questo, anche interiormente siamo così
contraddittori.
Ma il dualismo universale
non finisce qui. Anche gli eventi seguono una legge antinomica, che in Oriente
si chiama karma. Successo e insuccesso, perdita e sconfitta, acquisizioni e
perdite, alti e bassi, dolori e gioie… sappiamo tutti che le cose ci vanno un
po’ bene e un po’ male. Ma non capiamo il loro collegamento. Che invece c’è, ed
è anch’esso basato sul due, sulla oscillazione inesorabile. È come se ci fosse
un gigantesco pendolo che prima va da una parte e poi dall’altra.
Ce n’è per dire che la
legge di azione/reazione, causa/effetto, oscillazione antinomica, è una legge
universale, poiché agisce o lavora in tutti i campi: fisici, psichici e degli
eventi.
Ma possiamo intervenire per
predire, per influenzare o cambiare a nostro vantaggio le cose?
Certamente, ed è quello che
cerchiamo di fare tutti i giorni, facendo grandi sforzi di volontà, ma senza le
conoscenze giuste, lottando contro forze contrarie che non comprendiamo. Scivoliamo
lungo un tavolo inclinato che è il tempo, anzi lo spaziotempo.
D’altronde, se non ci fosse
lo spazio, tutto accadrebbe in un unico punto; e, se non ci fosse il tempo,
tutto accadrebbe in uno stesso istante. In realtà, niente potrebbe accadere,
nel senso di trascorrere, fluire. Nulla potrebbe differenziarsi
Già Arthur Schopenhauer
aveva affermato che il tempo è “la possibilità di situazioni contrarie in una
sola e medesima cosa”. In sostanza il tempo è ciò che permette agli enti di avere
contrasti e cambiamenti, è ciò che permette la natura dinamica e mutevole
dell'universo.
Il tempo consente la
manifestazioni di contraddizioni all’interno della stessa entità, offrendo così
la possibilità di cambiamenti. Ciò che rende possibile l’esistenza di stati
opposti o di situazioni contrarie in un’unica realtà.
Il tempo è la condizione
necessaria affinché ci sia un differenziazione soggetto/oggetto e il soggetto
possa fare esperienza. È la modalità secondo cui i singoli eventi si susseguono
o sono in rapporto l’uno con l’altro. Quindi è proprietà della coscienza stessa,
o è la coscienza stessa. Inoltre la temporalità della coscienza non può mai
diventare oggetto essa stessa, ma è ciò che pone gli oggetti nel campo della
coscienza.
Dunque fra la coscienza e
gli oggetti delle diadi vi è già una corrispondenza di realtà. In altri
termini, se in una diade il primo termine è conosciuto o esperito, il secondo è
certo, deve esistere. Se c’è la mortalità, c’è l’immortalità. Se c’è la guerra,
c’è la pace…
Ma questo non ci dice
ancora nulla sulla prevedibilità circoscritta degli eventi. Le polarità sono
reali, ma con quale ciclicità? Se dopo la fortuna c’è la sfortuna, quando esattamente ci sarà? Se dopo la vita c’è sicuramente la morte, quando esattamente ci sarà? Te la puoi
aspettare – e prepararti – ma non sai quando avverrà.
Comunque, questo avviene se
lasciamo fare alle cose. Ma la coscienza può intervenire per cambiarle. Perché
la coscienza è ciò che le ha fondate senza che ce ne accorgessimo.
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