Ci deve essere un piacere della guerra se,
fin dall’inizio dei tempi, l'abbiamo sempre fatta. Tanto che la pace
può essere definita come l’intervallo tra due guerre.
Evidentemente, il piacere di distruggere (di
odiare, di dividere) è altrettanto forte di quello di costruire (di amare, di
unire).
Questo perché il mondo è stato creato in
base a coppie di forze (guerra/pace, odio/amore, dividere/unire,
attrazione/repulsione, ecc.) che sono diadi, cioè unità degli opposti. Capite
il funzionamento delle diadi?
Non può esserci un polo della diade, senza
che ci sia il polo opposto… il positivo senza il negativo, lo yang senza lo
yin.
I due poli sono in un rapporto dinamico: uno
può aumentare o diminuire, ma deve essere conservato un equilibrio. E quindi
all’azione del primo (che fa diminuire il secondo) deve seguire una reazione
del secondo.
Ecco perché non potremo mai liberarci della
guerra, della cattiveria, del male e dell’odio. Perché, in realtà, noi vogliamo
la pace, la bontà, il bene e l’amore. È proprio il nostro volere un polo che
mette in azione il suo opposto.
Mi dispiace dirlo: ma finché vorremo perseguire
la pace, la bontà, il bene e l’amore, non potremo liberarci dei loro opposti,
anzi li metteremo in essere. O si eliminano tutt’e due, trascendendo entrambi,
o saremo sempre in preda al dualismo degli istinti e della dialettica degli
eventi.
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