In filosofia, l’idea che
gli opposti possano essere tenuti insieme porta al concetto di “unità degli
opposti”. Questo concetto suggerisce che gli opposti non solo coesistono, ma
che la loro interazione è essenziale per l’equilibrio e l’armonia. Un esempio
classico è il principio del Taoismo, dove il yin e il yang rappresentano forze
opposte che si integrano a vicenda.
In fisica, l’idea di forze che tengono insieme
elementi opposti può essere vista nella “forza forte”, che agisce a livello
subatomico per mantenere uniti i nucleoni (protoni e neutroni) all’interno del
nucleo atomico, nonostante la repulsione elettromagnetica tra i protoni carichi
positivamente.
In letteratura abbiamo l’esempio dell’ossimoro,
una figura retorica che combina due termini contraddittori per creare un
effetto di significato più profondo o per sottolineare un paradosso, come
“silenzio assordante” o "dolce amaro".
Ma in genere il nostro
linguaggio comprende migliaia di antinomie o concetti contrapposti che in
apparenza sembrano escludersi a vicenda, ma che in realtà non possono esistere
l’uno senza l’altro. Potrebbe esistere il
concetto di bene senza quello di male, il concetto di bello senza quello di
brutto, il concetto di inizio senza quello di fine, il concetto di luce senza
quello di oscurità, il concetto di freddo senza quello di caldo, il concetto di
su senza quello di giù, il concetto di avanti senza quello di indietro, il
concetto di attrazione senza quello di repulsione, il concetto di amore senza
quello odio, il concetto di tutto senza quello di nulla, il concetto di pieno
senza quello di vuoto e così via? E viceversa.
Però, in molti casi,
constatiamo che non si tratta solo di concetti, ma di realtà. Potrebbe esistere
la vita senza la morte, l’inspirazione senza l’espirazione, l’andare senza il
venire, la pace senza la guerra, il salire senza lo scendere, l’alzare senza l’abbassare,
il vincere senza il perdere e così via? E viceversa? Questi sono dati di fatto,
cose concrete, non solo concetti. Anche in fisica numerosi fenomeni possono
essere condotti a oscillazioni e antinomie di questo genere.
Ce n’è per dire che molte realtà,
fisiche e mentali, rivelano un’unità degli opposti, ciò che io chiamo diade. E,
se c’è un polo ed è sperimentabile nella realtà, vuol dire che c’è il suo
opposto. Se c’è una particella, c’è la sua antiparticella. Pare che il mondo
sia fatto a diadi, cioè a coppie di poli opposti che non sono separabili (solo
distinguibili) perché che formano un’unità.
Certo possono esserci
semplici antinomie del linguaggio, ipotesi o fantasie. Per esempio, se io parlo
della diade dio/diavolo, nessuno dei due è esperibile e quindi non si può dire
che sia reale. Ma in tutti gli altri casi in cui posso percepire concretamente
uno dei due poli, devo dare per reale anche l’altro.
La diade, l'unità degli opposti, è un
concetto che fa riferimento alla complementarità e all'interdipendenza di due
polarità. Secondo questa nozione, gli opposti non sono semplicemente contrari
l'uno all'altro, ma sono in realtà parte di un'unica totalità e si definiscono
reciprocamente. Ad esempio, luce e buio, caldo e freddo, positivo e negativo
sono considerati opposti che esistono in relazione reciproca e che sono
entrambi necessari per comprendere pienamente la realtà.
Ma comprendere pienamente la realtà
significa capire come sono fatte le cose.
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