sabato 27 aprile 2024

Il ruolo dell'osservatore

 

Nella fisica quantistica il fenomeno microfisico ha bisogno dell’osservatore per essere definito e misurato. Per la prima volta, la fisica ha introdotto il soggetto nei suoi calcoli e il ruolo dell’osservatore diventa fondamentale. Infatti, secondo il principio di sovrapposizione, una particella subatomica può esistere in più stati simultaneamente (stato di sovrapposizione), finché non viene osservata o misurata. L'atto stesso dell'osservazione o misurazione determina il collasso della funzione d'onda della particella, facendole "scegliere" uno stato specifico.

Ma ora diciamoci la verità: che senso avrebbe questo immenso universo se fosse un insieme di stelle, galassie, pianeti e buchi neri senza qualcuno che lo osservi? La domanda di senso viene da un soggetto che è in grado di porsela. Senza questo soggetto non ci sarebbe un senso, perché nessuno si chiederebbe nulla.

Pensiamoci un po’: ammassi di fuoco, di lava, di metano, di idrogeno e di carbonio e di elio senza un filo d’erba o un paramecio… Che senso avrebbe? Nessun senso. Anzi, la domanda di senso non avrebbe senso. L’universo sarebbe uno spreco enorme di risorse, un inutile spettacolo di energia - senza spettatore.

Se lo spettatore non c’è, il teatro non c’è. Per esserci un teatro, ci devono essere gli attori e gli spettatori - una diade inseparabile.

Sembra che l’energia creatrice sia finalizzata a creare l’oggetto e il soggetto. Ma questo significa che l’energia – che si presenta come un fenomeno fisico – è in realtà un fenomeno psico-fisico, nel senso che è in grado di produrre la materia e lo spirito che la osserva. E infatti noi sappiamo che l’energia lavora nel nostro corpo e nei nostri stati mentali. Ed è sempre la stessa energia che si presenta in forme diverse.

Ora i casi sono due: o l’energia mentale è nata dopo un lungo periodo in cui non c’è stata o è nata con le prime particelle ed è presente dappertutto. Certo, ci è difficile immaginare un protone dotato di coscienza, ma la coscienza nelle sue prime forme va intesa semplicemente come una divisione, una differenziazione, uno sdoppiamento di qualcosa che è sia materia sia spirito. E inoltre va distinta dall’auto-coscienza, che è certamente un’evoluzione successiva.

Insomma la materia è cosciente perché si sdoppia e poi diventa auto-coscienza perché si sdoppia ulteriormente fra soggetto che conosce e soggetto che è conosciuto.

In ogni caso, senza l’osservatore (che può essere una pianta o un animale), il mondo non può esistere.

E questa coppia è la diade fondamentale: l’unità degli opposti.

Dunque, la coscienza auto-consapevole, la mente umana prodotta dalla natura, continua l’opera della natura.


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