Ogni
tanto compaiono in rete notizie di mirabolanti teorie che riguardano ciò che
succederebbe dopo la morte e non si contano le persone che raccontano che, in
punto di morte, hanno visto le solite luci, il tunnel, le anime dei cari e
magari Dio e gli angeli. (Fra parentesi, tutte queste esperienze, erano già
descritte secoli fa dal Libro tibetano dei morti.) Qualche scienziato argomenta
che la coscienza non si annulli con la morte e che possa continuare a vivere,
almeno per qualche tempo.
Ma,
attenzione, se fossimo pura coscienza, disincarnata, non ci troveremmo tanto
bene, perché ci mancherebbe il contrappeso del corpo che può essere
ingombrante, ma che ci dà una certa stabilità. Senza il corpo, ogni accesso di
odio, di rabbia, di noia o di ansia sarebbe semplicemente distruttivo, perché
non avrebbe più alcuno schermo.
Inoltre,
questa idea di un’anima senza corpo, è ancora una negazione del dualismo
complementare, per cui le forze vanno a due a due, sono uguali e contrarie, e
l’una non può esistere senza l’altra. Pensateci! Il puro spirito è il perfetto
contrario della più grossolana materia. È sempre un pensiero ingenuo.
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