martedì 9 aprile 2024

Il gatto vivo o morto

 

È risaputo che, per la fisica quantistica, il ruolo dell’osservatore nell’atto di misurare un fenomeno quantistico influisce sul risultato dell’esperimento, suggerendo una connessione intima tra l’osservatore e l’osservato. Questo fenomeno, noto come collasso della funzione d’onda, solleva interrogativi sulla natura della coscienza e sulla sua relazione con il mondo esterno. Alcune interpretazioni suggeriscono l’esistenza di una coscienza universale, una sorta di campo informazionale che permea tutto l’universo e influisce sul comportamento delle particelle.

In tal modo lfisica quantistica rivela un universo in cui ogni particella, campo e fenomeno sono intrinsecamente interconnessi, formando una trama intricata di relazioni che si estendono attraverso lo spazio e il tempo. Uno degli aspetti fondamentali di questa interconnessione è evidenziato dalla sovrapposizione quantistica. Secondo il principio di sovrapposizione, una particella può esistere contemporaneamente in più stati, finché non viene osservata o misurata. Questo concetto, formulato attraverso l’equazione di Schrödinger, suggerisce che, prima dell’osservazione, la particella possiede una distribuzione di probabilità su tutti i possibili stati in cui potrebbe trovarsi.

Per spiegare meglio il fenomeno, Schrodinger ideò un famoso esperimento mentale:

Immaginiamo una scatola chiusa contenente un gatto, una fiala di veleno, una sorgente radioattiva e un dispositivo che reagisce al decadimento atomico. Secondo la meccanica quantistica, esiste una probabilità non trascurabile che la sorgente radioattiva si attivi, rilasciando il veleno e uccidendo il gatto. Tuttavia, fino a quando non apriamo la scatola per osservare direttamente il suo contenuto, il gatto esiste in uno stato sovrapposto, simultaneamente vivo e morto.

Questa disciplina ci mostra un universo in cui le particelle subatomiche sfidano le nostre intuizioni classiche sulla realtà, esistendo in uno stato di sovrapposizione fino a quando non vengono osservate o misurate.

Secondo la teoria quantistica, le particelle possono essere sia onde che particelle, e possono occupare simultaneamente molteplici stati o posizioni. Solo quando vengono osservate o misurate, queste sovrapposizioni “collassano” su uno stato definito.

È come se l’osservatore diventasse parte del fenomeno osservato, modellando attivamente il risultato finale.

In altre parole, quando osserviamo il contenuto della scatola, l’universo si divide in due rami separati, ognuno dei quali rappresenta una dei possibili esiti dell’esperimento. In uno di questi universi il gatto sopravvive, mentre nell’altro muore. Questa visione suggerisce l’esistenza di una molteplicità di realtà parallele, in cui ogni possibilità si materializza effettivamente.

Ma ciò che a noi interessa è l’interconnessione soggetto/oggetto. Non è vero che il nostro è uno sguardo neutro e separato da ciò che osserva. È vero il contrario. In certi casi, è il soggetto conoscente che influenza l’oggetto conosciuto.

Questo perché l’antinomia soggetto/oggetto è un fenomeno oscillatorio in cui, mentre l’oggetto entra nel campo del soggetto conoscente, il soggetto conoscente influenza l’oggetto. Tra i due poli esiste un legame che li tiene uniti in un rapporto d’interdipendenza reciproca e di complementarità.

Ma se questo è vero per le particelle, è vero anche per altri oggetti? In apparenza viviamo in un mondo già diviso in enti ben definiti e già formati, su cui non possiamo intervenire. Se io guardo un oggetto, per esempio una sedia, la sedia non sembra influenzata. Perché è già tutta definita.

Se però guardo una qualsiasi persona o un animale, questo determina qualcosa, cambia qualcosa nell’altro. I due campi si intersecano influenzandosi a vicenda e cambiando qualcosa (un atteggiamento, un sentimento, un modo di porsi, un’emozione…). Si verifica cioè una reazione, una interrelazione, che modifica entrambi.

Quella che noi chiamiamo comunicazione è in realtà un fenomeno oscillatorio fra due soggetti che si influenzano a vicenda. È un dialogo, dove l’uno influenza l’altro. Anche se guardo un animale succede lo stesso: lui valuta me e io valuto lui; i due campi interagiscono. Provate a incontrare una tigre o un lupo in una foresta!

Distinguiamo allora fra oggetti animati e oggetti inanimati. L’oggetto inanimato resta invece così com’è, non reagisce all’apparenza, o reagisce così poco che non lo si nota.

Questi oggetti sono già in uno stato definito, non mutevole, non “collassabile. Ma gli oggetti animati, in quanto osservatori e osservati, sì. È come se fossero in uno stato quantistico, ancora in una sovrapposizione di stati. Con la differenza che essendo duali sono sempre in un rapporto soggetto/oggetto anche per se stessi per via della coscienza. La coscienza sembra proprio uno stato quantistico.

Non per nulla nel famoso esperimento mentale di Schrodinger è stato scelto un gatto, un essere animato e vivente, non un oggetto. Perché l’oggetto non può essere vivo o morto.

Ma è poi vero? Anche gli oggetti cambiano, seppur lentamente. La montagna è sorta dal mare e si modifica a poco a poco. E anche la sedia. Diciamo allora che è diversa la velocità del cambiamento o il rapporto con l’osservatore. Se io dico alla sedia di spostarsi, la sedia si sposterà, ma chissà quando e chissà in risposta a quante altre sollecitazioni. Io comunque avrò contribuito a spostarla.

 

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