Non capisco perché Giorgia Meloni abbia
denunciato per diffamazione il professor Luciano Canfora che la aveva definita
“neonazista nell’animo”. Mi sa tanto di manganello mediatico, per far tacere la
gente a suon di denunce.
Sarà difficile per la Meloni dimostrare che
non è neonazista, ma forse sarebbe stato
meglio definirla fascista, perché questo è dimostrato da tutta la sua storia che
è incominciate nell’Msi, un partito fondato dai repubblichini di Salò sostenitori della
forze naziste che controllavano l’Italia del Nord. E il faro della sua politica
resta Almirante, definito il “fucilatore di partigiani”. Inoltre, in più
occasioni, ha sostenuto che Mussolini è stato un grande uomo politico e, nel
suo partito attuale, molti si dichiarano orgogliosamente fascisti. E non
dimentichiamo che è stata lei a far eleggere La Russa, ex fascista convinto, detentore
del busto del Duce e di statue del ventennio, presidente del Senato, e Lorenzo
Fontana, super-cattolico integralista, fedele di Salvini, sostenitore di Putin
e grande oppositore di gay, trans e famiglie arcobaleno.
Ricordiamo poi che
il modello della Meloni è Orban, che ha ridotto l’Ungheria a uno Stato illiberale,
fascista e autoritario, dove chi picchia un neonazista (come la nostra Salis)
viene arrestata e rischia pene ventennali.
Ciliegina sulla
torta, la nostra Giorgia sta lavorando per accentrare tutto il potere su di sé
con il suo progetto di premierato, scavalcando anche il Presidente della Repubblica:
insomma una donna sola al comando, lei!
Può darsi che tutta
questa gente sia cambiata, ma perché negare pervicacemente il passato? Perché
non dichiararsi antifascisti? Forse perché non lo sono?
Forse non saranno
più fascisti nel modo tradizionale, ma nel modo moderno; magari con il
manganello mediatico.
Comunque è meglio stare
attenti e lottare contro ogni deriva autoritaria. La democrazia è in pericolo. Sapete
com’è: il lupo perde il pelo, ma non il vizio!
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