La fisica ci dice che l’universo
è iniziato quando nel vuoto primordiale quantistico si sono formate delle
fluttuazioni, che sono cambiamenti o mutamenti dello stato di energia. Le
fluttuazioni quantistiche fanno parte della teoria quantistica dei campi, che è
un quadro teorico utilizzato per descrivere le particelle elementari e le loro quattro
interazioni fondamentali: l’interazione gravitazionale, l’interazione
elettromagnetica, l’interazione nucleare debole e l’interazione nucleare forte.
Le fluttuazioni, in accordo
con il principio di indeterminazione di Heisenberg, consentono la creazione di coppie
virtuali particella-antiparticella. Pertanto, il vuoto è in realtà sede di
incessanti processi di creazione e annichilazione, che non appaiono perché la
scala di energia è piccola e le fluttuazioni tendono ad annullarsi l’un l’altra.
Da notare che si tratta di
“mutamenti” e di “coppie virtuali di particella-antiparticella”. La parola “coppia”
sottolinea proprio che abbiamo a che fare di una relazione tra due elementi. E
la parola “mutamenti” ricorda che queste relazioni sono dinamiche e cambiano di
continuo.
Molto bene. Peccato che di
queste quattro interazioni, non ce ne sia una che riguardi gli eventi del
nostro mondo. Sappiamo tanto delle particelle e delle forze fisiche, ma non
sappiamo come agiscono nelle nostre vite!
I saperi specialistici qua
si dividono, e la fisica non ci dice nulla di ciò che ci capita e di come ci
capita. Ci vorrebbe anche una scienza che ci chiarisse il moto degli
avvenimenti umani. Ci sono leggi? Ci sono regole rintracciabili?
Qui entrano in campo la
filosofia, la psicologia, la neurologia ed altre scienze, ognuna con il suo
campo specialistico, che non sa nulla delle leggi fisiche.
Ma è possibile che non ci
sia un’interazione fra le leggi fisiche, le leggi psichiche e le leggi degli
eventi? Se continuiamo a specializzarci, dimenticando il quadro complessivo,
non avremo mai una visione d’insieme e non capiremo niente di noi stessi e
delle leggi dei cambiamenti.
Eppure, tutto cambia:
questa è una prima legge. Cambiamo noi e cambia ogni cosa nell’universo. Il
mutamento continuo è la norma.
Ma come cambia? Cambia per
contrasto o per contraddizione. Questa è la seconda legge, ben rappresentata
dal simbolo taoista dello yang-yin.
Ora, nell’antico testo
cinese dell’I Ching, il trimillenario “libro dei mutamenti”, le diverse
polarità e gli stati di coscienza sono rappresentate da 64 simboli, gli
esagrammi, ognuno dei quali è formato da sei linee, spezzate o continue, che
derivano dalla combinazione di 2 degli 8 trigrammi. Un primitivo tentativo di
rappresentare ogni cambiamento delle forze cosmiche, ovvero della reciproca
interazione fra leggi universali e comportamento dell’uomo.
Qui, l’eterno non è
considerato l’immutabile, ma proprio il mutamento, il tempo, il divenire, il
flusso senza sosta. È il mutamento stesso che mette in moto e dona significato
alla vita. Ma non è arbitrario o casuale: segue una legge di trasformazione, un
movimento ciclico (come i corpi celesti, i corpi femminili, le stagioni, le ore
del giorno, il bene e il male, l’inizio e la fine, il moto respiratorio, ecc.).
Per questo motivo, l’I
Ching sostiene che chi comprende le leggi delle mutazioni è padrone del proprio
destino o comunque può conoscerlo e prevederlo. Ma ci vogliono profonda
consapevolezza, intuizione, sensibilità, osservazione, attenzione, esperienza;
non una mente distratta.
Un marinaio non può certo
controllare il vento o le correnti marine, ma può utilizzarle a proprio
vantaggio. Non andare stupidamente contro la natura, ma seguendo la natura.
I simboli, espressi dagli
ideogrammi cinesi, sono archetipi universali e vengono raggruppati in 64
processi, ognuno dei quali suddiviso i sei fasi, tutti in interazione fra loro.
Gli insegnamenti dell'I
Ching sono incentrati sull'idea che tutto è in costante trasformazione e che il
mondo è governato da forze dinamiche, che possono essere comprese e influenzate
attraverso la riflessione e la meditazione. Un primo tentativo di trovare delle
regolarità nel modo del divenire psico-fisico.
E proprio questo è il
punto. Come la nostra mente può influenzare gli eventi?
Non molto tempo fa si
credeva che la mente e la materia fossero nettamente separate (vedi Cartesio).
Ma poi la psicologia ci ha fatto capire che il corpo materiale viene fortemente
influenzato dagli stati d’animo e, recentemente, la stessa fisica ci ha fatto
capire che il soggetto pensante e cosciente svolge un ruolo determinante
(principio d’indeterminazione) nel determinare lo stato delle particelle
subatomiche.
Nel principio
d'indeterminazione di Heisenberg, la presenza dell'osservatore influisce
direttamente sulla misura dei parametri fisici della particella subatomica.
L'atto stesso di misurare coinvolge l'interazione dell'osservatore con il
sistema.
L'importanza del soggetto sottolinea il concetto fondamentale della complementarità
tra osservatore e sistema osservato. Il che richiede una considerazione attenta
del ruolo dell'osservatore e dell'interazione tra misura e sistema misurato.
In sostanza, per la prima
volta nella storia della scienza si è dimostrata l’influenza del soggetto
pensante e cosciente sulla materia. Il che indica che vi sia una zona d’interazione
fra mente e oggetti.
Conclusione non strana,
visto che la coscienza non nasce a sé stante, distinta dalla materia, ma nasce con
la materia, per la materia. Che cos’è infatti la coscienza se non uno
sdoppiamento di ciò che nasce originariamente e che non è né solo coscienza né
solo materia, ma entrambe in una relazione di attrazione/repulsione. Relazione/divisione
che pone in essere sia un membro che l’altro. Il che è raffigurato proprio dall’antico
simbolo dell’I Ching, lo yang/yin.
Si vede benissimo in questo
simbolo, rappresentante le due forze fondamentali dell’universo, che l’interazione
è di tipo dinamico e oscillante: c’è perfino una linea sinusoidale a
dividere/unire le due parti.
Ora, una linea sinusoidale
è una forma d'onda che rappresenta un'oscillazione periodica o ciclica ed è
molto comune in diversi contesti scientifici e ingegneristici per rappresentare
fenomeni di tipo oscillatorio. Il che ci dice che i nostri antichi taoisti
qualcosa avevano intuito e avevano a modo loro cercato di costruire un codice d’interpretazione
degli eventi psico-fisici.
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