sabato 6 aprile 2024

Assenza e presenza

 

Un altro pensiero ingenuo è quello ripreso anche da sant’Agostino per cui il male non esisterebbe, non avrebbe una consistenza propria, ma sarebbe solo assenza del bene. Allora potremmo rovesciare il ragionamento e sostenere che il bene non esiste in sé, ma è solo assenza di male. E quindi che esiste solo il male. Questione di punti di vista, a che cosa si dà più valore.

Se io fossi il diavolo, direi che esiste solo il male, il negativo, e che il bene non ha dignità ontologica: è solo assenza di male.

Questo dipende dal fatto che noi diamo più valore ontologico a uno dei due e non a entrambi. Purtroppo, al di là della filosofia, il male, il dolore, la perdita e la sofferenza sono anche troppo reali ed esistenti.

Anche in fisica esiste un ragionamento del genere, in apparenza più fondato. Si dice, per esempio, che nelle coppie complementari luce/buio o caldo/freddo, il primo membro è l’unico esistente, mentre il secondo è assenza del primo. La luce infatti è fatta di fotoni e, quando questi mancano, ecco che arriva il buio. Lo stesso per il caldo che è dato da un movimento degli atomi, mentre il freddo sarebbe solo una mancanza di movimento.

Ma, con questo, non si può negare che noi sperimentiamo sia il buio che il freddo. Il buio è solo un’illusione ottica perché in sé non esiste? Il freddo è solo una percezione illusoria, perché in sé non esiste? Quindi, non esiste la notte, non esiste il ghiaccio? Eppure noi li sperimentiamo continuamente!

Non esiste ciò che percepiamo concretamente? Siamo nell’assurdo.

È vero che il buio è dato da un’assenza di fotoni, ma questa assenza di fotoni (che noi chiamiamo buio) è reale ed esistente come la loro presenza. Dunque, il buio ha la stesso valore ontologico della luce. Non solo, ma senza il buio, non potremmo capire di percepire qualcosa che definiamo luce. Se ci fosse solo una cosa e non la contrapposizione con il suo contrario, per noi la cosa non esisterebbe.

Voglio dire che è sempre dal contrasto complementare delle cose che noi deduciamo o meno la loro esistenza. Un cieco i cui occhi non possono percepire i fotoni non ha idea di che cosa siano la luce o il colore, che per lui non sistono. Un sordo nato le cui orecchie non possono percepire le vibrazioni non ha idea di che cosa sia il suono, che per lui non esiste

È la variazione, la differenziazione e il contrasto che ci fanno accorgere delle cose. Ci accorgiamo di un camaleonte perfettamente mimetizzata su un ramo finché non si muove, ossia finché non si crea un contrasto tra l’animale e il ramo. Così è per la luce; non ci accorgeremmo, non sapremmo che esiste se non ci fosse il buio, cioè se qualcosa non la facesse sparire. Ma quel “qualcosa” è reale come i fotoni.

Questo perché le cose non esistono in sé e per sé, ma per il contrario, per il contrasto, per la relazione. Sono tutte processi. Esattamente come i fotoni e le altre particelle, che vanno quasi sempre a due a due, in coppie contrapposte… per esistere. Esattamente come il maschile e il femminile, l’inspirazione e l’espirazione o l’assenza e la presenza.

Conoscete un altro modo oltre al due o a una differenziazione per esistere e riprodursi?

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