Un
altro pensiero ingenuo è quello ripreso anche da sant’Agostino per cui il male
non esisterebbe, non avrebbe una consistenza propria, ma sarebbe solo assenza
del bene. Allora potremmo rovesciare il ragionamento e sostenere che il bene
non esiste in sé, ma è solo assenza di male. E quindi che esiste solo il male.
Questione di punti di vista, a che cosa si dà più valore.
Se io
fossi il diavolo, direi che esiste solo il male, il negativo, e che il bene non
ha dignità ontologica: è solo assenza di male.
Questo
dipende dal fatto che noi diamo più valore ontologico a uno dei due e non a
entrambi. Purtroppo, al di là della filosofia, il male, il dolore, la perdita e
la sofferenza sono anche troppo reali ed esistenti.
Anche
in fisica esiste un ragionamento del genere, in apparenza più fondato. Si dice,
per esempio, che nelle coppie complementari luce/buio o caldo/freddo, il primo
membro è l’unico esistente, mentre il secondo è assenza del primo. La luce
infatti è fatta di fotoni e, quando questi mancano, ecco che arriva il buio. Lo
stesso per il caldo che è dato da un movimento degli atomi, mentre il freddo
sarebbe solo una mancanza di movimento.
Ma, con
questo, non si può negare che noi sperimentiamo sia il buio che il freddo. Il
buio è solo un’illusione ottica perché in sé non esiste? Il freddo è solo una
percezione illusoria, perché in sé non esiste? Quindi, non esiste la notte, non
esiste il ghiaccio? Eppure noi li sperimentiamo continuamente!
Non
esiste ciò che percepiamo concretamente? Siamo nell’assurdo.
È vero
che il buio è dato da un’assenza di fotoni, ma questa assenza di fotoni (che
noi chiamiamo buio) è reale ed esistente come la loro presenza. Dunque, il buio
ha la stesso valore ontologico della luce. Non solo, ma senza il buio, non
potremmo capire di percepire qualcosa che definiamo luce. Se ci fosse solo una
cosa e non la contrapposizione con il suo contrario, per noi la cosa non
esisterebbe.
Voglio
dire che è sempre dal contrasto complementare delle cose che noi
deduciamo o meno la loro esistenza. Un cieco i cui occhi non possono percepire
i fotoni non ha idea di che cosa siano la luce o il colore, che per lui non
sistono. Un sordo nato le cui orecchie non possono percepire le vibrazioni non
ha idea di che cosa sia il suono, che per lui non esiste
È la
variazione, la differenziazione e il contrasto che ci fanno accorgere delle
cose. Ci accorgiamo di un camaleonte perfettamente mimetizzata su un ramo
finché non si muove, ossia finché non si crea un contrasto tra l’animale e il
ramo. Così è per la luce; non ci accorgeremmo, non sapremmo che esiste se non
ci fosse il buio, cioè se qualcosa non la facesse sparire. Ma quel “qualcosa”
è reale come i fotoni.
Questo
perché le cose non esistono in sé e per sé, ma per il contrario, per il
contrasto, per la relazione. Sono tutte processi. Esattamente
come i fotoni e le altre particelle, che vanno quasi sempre a due a due, in
coppie contrapposte… per esistere. Esattamente come il maschile e il femminile,
l’inspirazione e l’espirazione o l’assenza e la presenza.
Conoscete
un altro modo oltre al due o a una differenziazione per esistere e riprodursi?
Nessun commento:
Posta un commento