L’amore dà sempre dei
problemi, perché è un sentimento abbastanza labile, mutevole e instabile. Come
tutti i sentimenti, del resto. Se tutto cambia, anche le montagne e le
galassie, figuriamoci un sentimento! Che oggi c’è e domani chissà.
Naturalmente, ci si può impegnare a costruirci sopra una relazione. Ma questo
vuol dire poco. Puoi costruire tutte le relazioni che vuoi, ma non puoi
impedire che un sentimento cambi o si esaurisca. O che ne subentri un altro.
Quanti problemi per il
fatto che si è costruita una relazione stabile e un bel giorno quell’amore
sparisce o ne subentra un altro! C’è un conflitto fra il nostro bisogno di
stabilità e il nostro bisogno di novità.
Perché la stabilità può portare alla noia, all’abitudine e al soffocamento. E
allora subentra l’esigenza opposta.
Ma il problema è che noi
vorremmo stabilizzare o ingabbiare ciò che per sua natura è mutevole. È come
ingabbiare una farfalla o una rondine che vorrebbero invece volare.
Il secondo motivo della
fine di un amore è che ogni relazione è basata sul contrasto fra due poli, come
maschio e femmina. Che sono fatti per amarsi e unirsi, ma non per tutta la
vita. E che restano diversi.
Quando due diventano come
fratello e sorella o come buoni amici, c’è ormai un altro tipo di amore, che
non ci fa più palpitare.
E poi c’è un terzo motivo.
L’amore non è basato sulla libertà, nel senso che non posso amare chi voglio.
No, è un rigido condizionamento che ci viene dal nostro primo amore – quello per
il genitore di sesso opposto.
E i genitori lo sanno: per
questo mettono al mondo i figli, per avere qualcuno che li amerà, o li odierà,
tutta la vita. Mettere al mondo i figli è un istinto, ma questo vi dice già che
è un condizionamento della natura che ci piega ai suoi voleri. E, quando ce ne
accorgiamo, sono guai.
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