Tutto muta – e deve
mutare. E quindi crescere e decrescere, in una interazione delle due parti
di una diade e in una oscillazione continua. Se le due parti crescessero troppo
o decrescessero troppo, fino a cancellare l’opposto, si annullerebbero e l’intera
diade (cioè il processo) collasserebbe. Il crescere e il decrescere devono
stare in equilibrio, in proporzioni variabili, ma entro un certo limite. Come
nel simbolo dello yang/yin, in ogni polarità deve rimanere una certa quantità
dell’opposto, oltre la quale finisce la contrapposizione stessa.
Se le due parti della diade
o della coppia non mutassero, attraverso questo gioco del crescere e
decrescere, rimarrebbero ferme, immutabili, ma non esistenti. Non sarebbe l‘eternità,
sarebbe la fissità del nulla. Senza tempo, senza divenire, senza coscienza.
Senza diadi dinamiche, il
cosmo finirebbe.
L’eternità è il ciclo del
mutamento, con il suo salire e scendere. Senza ciclo, non c’è niente. Cioè, c’è
il niente, che, per necessità dialettica, darebbe origine al tutto. Questo è il
ciclo eterno.
Vita e morte si devono
alternare, per garantire l’eternità del mutamento.
Non abbiamo la parola per
indicare la diade vita/morte o inizio/fine. È il ciclo eterno.
Il fatto che il mondo sia
fatto così ha importanti conseguenze pratiche nella nostra vita. Prima, nelle
varie diadi, conosciuta la prima parte siamo sicuri che esiste anche la seconda
parte. Seconda, la vita psichica (che a sua volta è l’interiorità dell’esteriorità)
è soggetta allo stesso ciclo. Terza, anche gli eventi oscillano in questo modo. Quarta, dato che in passato la creazione delle diadi mentali ha coinciso con la creazione di diadi reali, la stessa cosa può succedere in ogni momento: a una operazione mentale può corrispondere un'operazione reale!
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