giovedì 16 novembre 2017

Il perché della morte

Quando parliamo di liberazione come meta definitiva della meditazione, pensiamo subito alla liberazione dai condizionamenti esterni.
Ma ancora più difficile è la liberazione da se stessi. L’io è sì una possibilità che ci viene offerta per essere, ma è anche una condanna, una chiusura, una delimitazione, qualcosa che ci segrega in un hortus conclusus.
Liberarsi da sé, dopo esserlo stato, è la più grande forma di liberazione, la meta finale. Ecco perché c’è la morte.

Ma se liberarsi dal corpo è inevitabile, liberarsi dalla mente è un altro discorso. C’è il rischio che qualcosa di essa continui anche dopo. Non è questa la prigione degli uomini?

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    il personaggio di una vignetta di Altan, recita così: "Peggio non poteva andare: sono morto e mi sono reincarnato in me stesso"...

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  2. Vien da ridere. Ma sarebbe tragico. Vorrebbe dire che non ha imparato niente, che in tutta la vita non è cresciuto.

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