sabato 18 maggio 2019

Lo spirito di Dio e lo spirito dell'uomo


Sia che crediate in Dio sia che non ci crediate, la meditazione non cambia. Nel primo caso vi rivolgerete a Dio, ma utilizzerete comunque il vostro stesso spirito; nel secondo caso, saprete già che il vostro spirito è lo Spirito divino che è presente in tutti e tutto.
Se prendiamo una religione come il cristianesimo, sappiamo già che Gesù consigliava la preghiera. Ma come, secondo lui, si doveva pregare? Lo spiega il Vangelo di Matteo (6, 6): "Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega Dio in segreto". Non c'è nessun accenno a preghiere liturgiche, a messe (che non esistevano) o comunque ad un culto esteriore. Devi rivolgerti a Dio "in segreto", chiuso nella tua camera. Lo stesso Gesù, quando si rivolgeva a Dio, si allontanava dalla folla e dai suoi apostoli e si ritirava in un "luogo solitario".
Come si vede, la preghiera per Gesù è un fatto personale, segreto ed intimo. Niente a che fare con i rituali ecclesiastici. Quando pregate, ribadisce, non fate come i pagani che credono di convincere Dio usando molte parole, tanto più che Dio sa già ciò di cui avete bisogno.
Che cos'è dunque la preghiera di Gesù? È chiaramente un rievocare nella propria anima Dio, un'aspirazione interiore, uno sforzo di connettere il proprio spirito a quello divino, indipendentemente dalle parole usate; anzi, al limite, è proprio un porre il nostro spirito a livello di quello divino, facendo tacere le parole condizionate e convenzionali.
Il concetto è chiarito nel Vangelo di Giovanni, dove si dice che "Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (4, 24). E poi viene ribadito da san Paolo: "Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui?... Non sapete che siete tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi?" (1Cor 2-3).
Insomma non ci sono dubbi che la preghiera sia un connettere il proprio spirito con lo spirito di Dio, perché il proprio spirito, l'interiorità umana, è una "scintilla" dello Spirito divino che anima tutto. Che cosa dirà, infatti, un mistico come san Giovanni della Croce? "Il centro dell'anima è Dio!"
Uscendo dal cristianesimo, le cose non cambiano. Se prendiamo per esempio le Upanishad, i testi basilari dell'induismo, troviamo che ciò che esse affermano è che l'anima individuale (l'atman) coincide con l'anima universale (il Brahman). Dunque, chi vuole connettersi con il Brahman, con Dio, deve utilizzare come strumento il proprio spirito, con parole o - meglio ancora - senza parole.
Questa è la meditazione: scoprire in sé il divino.
Se poi non credete in Dio, non fa differenza. Prendiamo il buddhismo. Ciò che dovete utilizzare resta sempre lo spirito interiore, il quale ha la facoltà (divina) di liberarsi dalla sofferenza e dal ciclo delle nascite e delle morti, e di accedere ad uno stato non-condizionato, il Nirvana, che non è un Dio-Persona, ma è la vostra stessa consapevolezza che si dilata a consapevolezza universale.
Come si vede, cambiano le spiegazioni metafisiche, ma la sostanza della meditazione non cambia: che esista o non esista un Dio, che esista o non esista un'anima, è nel vostro spirito, ossia nel punto più profondo del vostro essere, "là dove recedono le parole", che si trova "il passaggio segreto", la "via stretta", per accedere alla trascendenza. Non esiste altra via. Non esiste una via esteriore. Se il "regno di Dio" fosse nei cieli - dice ironicamente Gesù nel Vangelo (gnostico) di Tomaso, "vi arriverebbero prima gli uccelli".

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