lunedì 6 maggio 2019

Lasciar andare


A volte è come se fossimo attaccati alla sofferenza, è come se ci piacesse soffrire. Ma, se continueremo a pensarci e a rimuginare, soffriremo due volte: prima per il dolore o per l’offesa e poi per la mancanza di tranquillità interiore.
Dobbiamo insomma imparare a lasciar andare, a capire che, continuando a ripensare al fatto, possiamo farci più male del necessario, perché soffriremo di più e perderemo anche la pace interiore.
Dobbiamo allora imparare a percepire la sofferenza nella mente e nel corpo, sentire la contrattura fisica, la tensione, lo stress. E poi cercare di allentarla respirando più ampiamente. Dapprima ci riusciremo per poco, una fessura, e poi sempre di più.
Per quanto la sofferenza possa essere acuta, non facciamoci togliere del tutto la pace dell’anima.
Forse le sofferenze non finiranno mai,  ma noi potremo essere liberi dal loro potere. Se ci facciamo caso, anche la sofferenza non è continua, ma lascia piccoli intervalli in cui potremo a poco a poco introdurci e allargarli.
In questi intervalli siamo come fuori dal tempo, e fuori dal nostro piccolo ego.

Il nirvana non è in un posto fuori dal mondo, magari in qualche paradiso, ma è già qui e ora, in quegli intervalli di tregua, di quiete, di liberazione che si aprono spontaneamente anche nella peggiore delle condizioni.
“Il nirvana” dice il Buddha “è immediato, percepibile qui e ora, invitante, attraente, comprensibile al cuore saggio.”

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