mercoledì 8 maggio 2019

La pecora e il leone


Che Dio esista o non esista, qui non cambia niente. Noi siamo in questo mondo, abbiamo poco tempo a disposizione e abbiamo enormi e urgenti che nessun Dio ci può risolvere. Se non ce la facciamo con le nostre forze, non sarà certo Dio che ci risolverà i problemi. Se siamo malati, se siamo senza lavoro, se siamo prigionieri... non sarà Dio ad aiutarci. Dov'era Dio quando milioni di ebrei venivano trucidati, quando i terroristi cristiani mettevano bombe nei templi musulmani o quando i terroristi islamici mettevano bombe nelle chiese cristiane? Eppure tutti avranno pregato Dio. E pregheranno Dio tutti coloro che si trovano con qualche grave malattia.
Può darsi che il Signore dell'Universo sia troppo indaffarato tra i miliardi di pianeti e i miliardi di miliardi di miliardi di esseri viventi... per rispondere proprio a te, in questo minuscolo pianeta. Può darsi che sia confuso tra tante religioni. Può darsi che tu non sappia comunicare. O può darsi che quel Dio che tu preghi sia solo un’idea della tua mente.
Che cos'è infatti Dio? Un'energia, una luce, una forza, una mente suprema? Ma come si può comunicare con un'energia o con una luce? Come può la formichina comunicare con Einstein?
E, allora, nell'attesa, è molto meglio far da sé; molto meglio sviluppare al massimo le nostre capacità, la nostra forza. Perché è certo che ne utilizziamo sì e no una milionesima parte. Non riusciamo a guarire le malattie, non riusciamo a organizzare le nostre società, non riusciamo a conoscere tanti misteri. Non conosciamo neppure noi stessi, non siamo consapevoli di chi siamo veramente.
Non dico dunque di non credere a Dio o di non pregare: dico che, nel frattempo, è meglio cercare di renderci più forti, più consapevoli. Anziché cercare di attivare la forza divina esterna cerchiamo di attivare la nostra forza divina interna.
Perché tanta sfiducia in sé e nelle proprie capacità? Perché riconoscersi impotenti e in balia di forze esterne?  Vi ricordate la storia di quella tigre che era stata allevata dalle pecore e per lungo tempo si era considerata una pecora? Ebbene, un giorno vide un proprio simile - e all'improvviso capì. E, con un ruggito, fu finalmente libera di utilizzare tutte le proprie forze.
Siamo dunque pecore finché ci consideriamo pecore. Siamo infelici, malati, indigenti, finché ci consideriamo infelici, malati, indigenti. Ciò che crediamo, alla fine lo siamo. Dunque, cambiamo il nostro modo di vedere, la direzione del nostro sguardo.

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