Il buon vecchio Aristotele sosteneva che Dio fosse il Primo Motore Immobile. Ma io mi sono chiesto: se è un motore immobile, a cosa serve? Un motore che non si muove è proprio inutile.
Esistendo vari tipi di motore, io
direi che potrebbe essere un motore alternato, alternante, oscillante,
ruotante... tutto meno che immobile.
Ma Aristotele pensava che non si
può andare avanti all' infinito tra causa ed effetto. Bisognava mettere uno
stop - un primo motore, appunto.
Però, secondo me, trattandosi di
infinito, un rimando infinito sarebbe appropriato. Se infatti
prendiamo un circolo, non c'è né un inizio né una fine, e soprattutto va avanti
all' infinito. Solo se si ragiona in termini lineari, nasce la necessità di
mettere uno stop.
Ma se si pensa in termini
circolari o perlomeno curvi e dinamici, come nella teoria della relatività, si
può sostenere che non c'è bisogno di un primo motore immobile.
Il primo motore deve essere
mobile, mobilissimo, per produrre o convertire energia.
Io ravviso questo motore mobile
nella diade, cioè in una dualità complementare che non sta mai ferma, essendo
il frutto e la causa di una contrapposizione che si vede dappertutto, e che è
più simile a una struttura sferica in cui i due poli possono assumere tante
posizioni reciproche, non solo due.
Vedo questo motore non solo in
fisica, dove le forze devono andare a due a due, simmetriche ma contrarie, ma
anche nel mondo mentale e nel mondo degli eventi.
C'è dappertutto un gioco, un
incontro/scontro fra due polarità che restano però sempre unite, perché è nel
loro interesse di sopravvivenza. Potreste immaginare un mondo dove non avvenga
questo incontro/scontro fra il maschile e il femminile, fra il positivo e il
negativo, fra l'espirazione/inspirazione, fra l'alto e il basso, fra la luce e
il buio, fra il freddo e il caldo, fra bene e male, fra la vita e la morte, fra
l'essere e il nulla, ecc.? Evidentemente no. Ci deve essere l'incontro/scontro
fra due polarità interconnesse e complementari. Che altrimenti resterebbero
inerti e veramente immobili.
L'immobilità, da sola, non
genererebbe nulla. Per generare qualcosa, deve essere in relazione con la
mobilità.
Dunque, all'origine, ci devono
essere due forze che combattono fra di loro, rimanendo complementari e unite,
l'una indispensabile all'altra, in un circolo creativo.
Per concludere, Dio non può
essere una singolarità, ma una dualità dinamica e circolare. E' questo il
motore della vita-morte.
Questo primo motore non è primo
nel tempo, poiché anche il prima e il dopo formano una diade circolare, come
d’altronde anche la coscienza, che infatti si manifesta in due io e in due
cervelli.
Einstein diceva che lo
spaziotempo si curva in presenza di masse. Ma, se una cosa si curva, a casa mia
può diventare circolare. Questioni di distanze e di tempi.
La concezione del tempo nella
relatività di Einstein è molto diversa da quella della fisica classica. Nella
relatività generale, il tempo non è necessariamente lineare e può essere
influenzato dalla gravità e dalla velocità.
In particolare, il concetto di tempo
curvo o non lineare emergerebbe in presenza di forti campi gravitazionali,
come quelli presenti nelle vicinanze di un buco nero, dove le traiettorie
temporali possono essere distorte in modi complessi. Questo porta a situazioni
in cui eventi distanti possono apparire correlati in maniere non intuitive.
Non so se avete capito bene.
Anche eventi che sembrano del tutto estranei gli uni agli altri, possono essere
correlati e parecchio intricati. Come una linea che si può curvare avanti e
indietro in tanti circoli e connettere eventi che secondo la logica non sono
collegati.
Ma quel è la logica dell’universo?
Non certo quella semplicistica di una linea sempre retta. In uno spazio curvo,
le linee rette sarebbero curve. Sì, esattamente, in geometria non euclidea che
è la geometria che descrive uno spazio curvo, le linee che consideriamo
"rette" (chiamate anche geodetiche) non sono necessariamente linee
rette nel senso euclideo che conosciamo.
Nel contesto della relatività
generale di Einstein, lo spazio-tempo è curvo a causa della presenza di massa e
energia. In questo contesto, una "linea retta" nel senso di una
traiettoria che un oggetto in movimento segue in assenza di forze esterne (una
geodetica) può apparire curva quando osservata in un sistema di coordinate
curvo.
Per esempio, la traiettoria
percorsa da un raggio di luce vicino a un grande corpo massivo, come una stella
o un buco nero, non sarà una linea retta se la osserviamo in un certo sistema
di riferimento. Anche se nel suo percorso il raggio di luce si muove lungo una
geodetica, questa apparirà curva nello spazio-tempo curvato.
Quindi, in uno spazio curvo, le
"linee rette" (geodetiche) possono apparire come curve, e il concetto
di "linea retta" è definito in base alla geometria specifica dello
spazio in cui ci troviamo.
Quindi, lo spaziotempo non può
essere lineare così come lo immaginava Aristotele. E perciò Dio come primo
motore non ha senso. Bisogna pensare in termini di circolarità o almeno di
curvature. Il “primo” immobile non
esiste. All’origine… non c’è nessuna origine. Ma un infinito.
Il che è ovvio.
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