Ascoltando distrattamente la radio ho sentito la notizia su qualcuno che era "scomparso'. Sul momento ho pensato che fosse un vecchio smemorato o un giovane fuggito. Ma poi, ascoltando meglio, ho scoperto che quella persona era morta.
Per non dire che qualcuno è morto, usiamo ormai questa espressione eufemistica: "è scomparso". Ci sembra un' espressione meno secca e brutale.
Ma a me sembra un teatrino, con personaggi che compaiono, si agitano un po' e poi scompaiono dalla scena. Senza dare troppo fastidio. Scompaiono.
Quando un individuo apprende che la fine è vicina, quasi si vergogna e tende a farsi da parte e isolarsi. E la società fa di tutto per nasconderlo.
La morte desta scandalo. Isoliamo il morente in un posto speciale e speriamo che faccia presto a "scomparire".
Alla fine muore e allora si pone il problema di fare scomparire anche il corpo, sotterrandolo o bruciandolo.
A questo punto, per i più è realmente scomparso, perché non lo si vede più in giro.
Resta solo un ricordo in chi lo ha conosciuto o amato. Un' immagine nella memoria di qualcuno.
E forse siamo soltanto questo: immagini, fotogrammi di una pellicola.
Infine, muoiono anche coloro che lo ricordavano. E, se non è una persona famosa, sarà veramente scomparso.
Amen! Pace all' anima sua. Un personaggio è uscito definitivamente di scena. Ma in scena, in questo teatro dei pupi, ci sarà un altro attore. Che farà più o meno le stesse cose. E poi scomparirà.
Vi siete mai chiesti se sono più i morti o i vivi?
Ma se i morti finiscono da qualche parte, ci sarà una gran folla. Che è ben sigillata.
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