L’eterno ritorno
L'idea dell'eterno ritorno di Friedrich Nietzsche suggerisce l'ipotesi che la vita e l'universo siano eternamente ciclici e che ogni evento
si ripeta indefinitamente nel tempo. In altre parole, ogni esperienza, ogni
gioia e ogni sofferenza si ripeterebbe esattamente uguale per tutta l'eternità.
Nietzsche presenta l'idea
dell'eterno ritorno in diverse sue opere, in particolare nel "Così parlò
Zarathustra". Qui, il concetto viene espresso come una sorta di prova
esistenziale: se dovessimo vivere la nostra vita così come è, ogni momento
attirando le stesse scelte e gli stessi eventi, potremmo accettare questa
realtà? La possibilità dell'eterno ritorno invita a riflettere sulle proprie
azioni e sul significato della vita.
Se l'eterno ritorno fosse
vero, ciò implicherebbe che dovremmo vivere in modo tale da essere in grado di
ripetere la nostra vita in ogni istante senza alcun rimpianto. Questo porta a
una riscoperta del valore dell’aforisma nietzschiano "Vivi come se dovessi
ripetere eternamente il tuo stesso passato".
Il concetto ha anche
implicazioni etiche e morali, poiché costringe a valutare le scelte personali
in base alla loro validità e autenticità, spingendo le persone verso uno stile
di vita autentico e significativo.
A me sembra un incubo. La
mia unica speranza è quella di uscire definitivamente da questa situazione e di
non ritornarci mai più. Ma devo ammettere che nella vita c’è sempre qualcosa di
ripetitivo. Anzi, più di qualcosa.
Innanzitutto, questo
infinito passaggio dalla vita alla morte e, penso, dalla morte e la vita. Spero
non sempre delle stesse persone. Perché il rischio è la rinascita, la
reincarnazione. Un incubo, sentito anche in Oriente, dove la reincarnazione
viene vista come qualcosa di cui liberarsi. Ma quante vite ci vogliono?
A noi occidentali, piace
invece l’idea di poter rivivere. Vorremmo sempre tornare ogni volta su questa Terra,
per ripetere le stesse cose, per vendicarci o per fare quel che non abbiamo
fatto.
Una differenza abissale di
aspettative! Chi vuol uscire e chi vuol rientrare. Come nel matrimonio. Certo,
un ricco o un potente vorrebbero rientrare, e lo stesso chi si è goduto la
vita. Ma per chi è stata una sofferenza..?
Comunque, ci sono elementi
ripetitivi in tutte le nostre azioni. Nascere, crescere, maturare, invecchiare,
morire – è così per tutti. E noi siamo così incoscienti che mettiamo al mondo
dei figli che dovranno ripetere tutte queste fasi.
Pensiamo all’amore. Tutti
sogniamo l’amore. Ma poi ci sono difficoltà, diversità, scontri e sofferenze. “Non
posso più vivere senza di te…” Pensiamo a questa frase. È terribile. Una
persona che fino a un certo momento era libera giunge a pensare o a dire una
frase del genere – che indica uno stato di ossessione, di dipendenza e di
sofferenza.
Ma come? Giungiamo a dire
che desideriamo essere schiavi di qualcuno? E chi è questo qualcuno? Uno che assomiglia
vagamente a nostro padre, se siamo femmine, o a nostra madre, se siamo maschi.
Perché quelli sono stati i nostri primi amori, e noi vogliamo ripeterli all’infinito!
Più eterno ritorno di questo? Una piccola variazione, ma lo schema ripetitivo è
sempre lo stesso.
Non parliamo di mangiare,
respirare, lavarci, dormire, digerire, defecare, accoppiarci, pensare, ammalarci,
invecchiare… sempre le stesse cose, ripetute più volte al giorno. Una noia! Si
parla giustamente di ciclo vitale, ossia di ripetere sempre le stesse cose.
E il tempo? C’è il rischio
che sia circolare, tant’è vero che negli orologi tradizionali è rappresentato
da un quadrante circolare, dove, finite le 12 o le 24 ore, tutto ricomincia.
Si dovrebbe andare avanti!
E dopo le ventiquattro ore, passare alle 25, 26, 27, ecc. Oggi a quanto
saremmo? Nessuno lo sa, Qualche milioni di anni… se il tempo fosse lineare. Ma,
se è circolare, siamo sempre lì. Come in un tapis
roulant, in cui camminiamo camminiamo, ma siamo sempre fermi!
Ho paura che questa sia la
nostra condizione umana.
Eterno ritorno? Per carità,
no! Andiamo avanti alla buon’ora!
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