mercoledì 14 agosto 2024

Anima

 

Anima

Anche se siamo appesi a fili e controfili che ci tengono in un equilibrio precario, anche se siamo fatti di una sostanza inafferrabile, anche se non possiamo stare fermi e fermare il divenire, anche se ci troviamo in uno stato di continua metamorfosi, anche se siamo pacchetti di nulla, anche se siamo solo sogni - per un po' esistiamo! Non solo: i vari "pacchetti" assumono forme diverse.

Non è tutto uguale. Ed , evidentemente, ci sono leggi che regolano l' "impacchettamento". Nasce così la scienza. Che non ci dice nulla di che cosa è la "sostanza" di cui siamo composti, ma riesce a trovare o a costruire delle leggi di funzionamento.

Insomma, anche il nulla si organizza, si dà delle regole. Non è caos. Si dà una parvenza di ordine. Altrimenti, non esisterebbe.

Il problema è che la scienza si illude di trovare leggi oggettive, non tenendo conto che chi cerca è un soggetto - e quindi queste leggi "scoperte" da un soggetto non possono essere del tutto oggettive. Se ne è accorta la fisica quantistica che ha scoperto che l' operazione di misurazione fa collassare qualcosa che "prima" era indefinito e indeterminato. La realtà (in questo caso di particelle) si oggettiva solo con l' intervento di una controparte. E se fosse così anche per tutta la realtà?

Se fosse la contrapposizione tra il cosiddetto oggetto e il cosiddetto soggetto a dare realtà a una potenzialità che altrimenti resterebbe indeterminata?

Ripeto. Anche se siamo “pacchetti di nulla”, di una sostanza non-sostanza, di aria fritta, di energia (che non si sa cos’è), di spirito (che non si sa cos’è), ci troviamo esistenti, pur provvisoriamente, pur in continua trasformazione, e questo vuol dire che qualcosa si è formato in qualche modo, seguendo certe regole. Qualcosa esiste.

Il verbo "esistere" deriva dal latino "existere", che a sua volta si compone di due parti: il prefisso "ex-", che significa "fuori" o "da", e "sistere", che significa "stare" o "fermarsi". Pertanto, "existere" può essere interpretato come "stare fuori", "apparire", “emergere”, connotando l'idea di essere o avere una presenza nel mondo.

In sintesi, l'etimologia di "esistere" ci parla dell'azione di essere presente o di avere un'esistenza riconoscibile.

Per un po’ esistiamo, siamo fuori dal nulla. E teniamo duro.

La scienza studia appunto le modalità in cui si sono formati questi pacchetti di energia che, nonostante la loro fragilità, riescono a reggere. È un’architettura fatta di vuoto, tenuta in equilibrio da spinte e controspinte, come un ponte sospeso che minaccia di crollare ogni momento, ma intanto resiste. Un prodigio di equilibrio.

Il punto è questo: l’equilibrio. L’universo non è una struttura compatta, ma una struttura leggera, come quella di una ragnatela che resiste al vento proprio perché è costituita di tanti vuoti. Perché è certo che, in caso di tempesta, regge di più un pino contorto che un pino diritto, un fragile giunco che un possente tronco. Il giunto è flessibile, capace di piegarsi. Il tronco si spezza.

Tutto questo lo abbiamo capito osservando come funziona la natura. Se ci sentiamo esistenti, riconoscibili e presenti, vuol dire che esistiamo davvero, almeno per un po’, un’ora o cento anni. È come vivere in un sogno sapendo che stiamo sognando. Anche la coscienza rientra nel sogno.

Ma vuol dire anche un’altra cosa: che quando ci svegliamo, ci rendiamo conto che quella era stata una coscienza di sogno. Esistono per lo meno due coscienze o due livelli di coscienza. Ma chi ci dice che non esista un terzo o un quarto livello?

Nelle Upanishad, il quarto stato di coscienza è noto come "Turiya". Le Upanishad sono testi filosofici e spirituali dell’Induismo che trattano delle questioni ultime riguardanti la realtà, l’anima (Atman) e il Brahman (l'assoluto, l'unità suprema).

I quattro stati di coscienza descritti nelle Upanishad sono:

 

1. **Jagrat**: lo stato di veglia, in cui l'individuo è consapevole del mondo esterno e vive la vita quotidiana.

2. **Svapna**: lo stato di sogno, in cui si sperimentano sogni e visioni, ma non c'è una realtà tangibile come nello stato di veglia.

3. **Sushupti**: lo stato di sonno profondo, in cui non ci sono sogni e il soggetto è inconsapevole di tutto, ma comunque esiste una forma di coscienza latente.

4. **Turiya**: Il quarto stato, che è considerato uno stato di coscienza al di là dei tre precedenti. Turiya è descritto come un stato di pura coscienza, pura esistenza e unità con il Brahman. Non è identificabile con l'esperienza ordinaria e rappresenta la realizzazione dell'unità suprema.

 

In definitiva, Turiya è visto come lo stato di coscienza più alto, che trascende tutte le dualità e rappresenta la vera natura dell'essere. Questo stato è di particolare importanza nella pratica spirituale e nella meditazione, poiché è la via per comprendere la relazione tra l'individuo (Atman) e l'assoluto (Brahman).

Avete capito? Gli stati di coscienza possono essere quattro e magari di più, secondo una scala evolutiva chissà quanto lunga.

Ma noi siamo inchiodati per ora qui, in questo stato. Vedete come cambia la prospettiva? Ci possiamo sentire felici di essere vivi, o ci possiamo sentire infelici di essere inchiodati qui.

Comunque, quali sono le leggi che ci inchiodano? Sono quelle della fisica. Che vanno per lo più a due a due, perché – lo ripeto – il mondo si legge sull’equilibrio e quindi oscilla fra due posizioni. Se cercate di mettere in equilibrio un sasso, vi accorgerete che il sasso “oscillerà” fino a quando non troverete l’equilibrio, instabile naturalmente. Basta un soffio...

Così, per esempio, esistono varie leggi di conservazione che spesso possono essere considerate in coppia. Ad esempio, la legge della conservazione dell'energia e la legge della conservazione della quantità di moto. Queste leggi sono fondamentali per comprendere il comportamento delle particelle e degli oggetti in movimento.

 

Inoltre, alcuni fenomeni fisici possono essere visti in coppia come forze opposte. Per esempio, la legge di azione e reazione di Newton (Terza legge di Newton) afferma che a ogni azione corrisponde un'azione uguale e contraria. Si potrebbe dire che queste leggi "vanno a due a due" in quanto ogni forza ha una forza opposta.

 

In fisica teorica, le simmetrie spesso sono collegate a leggi di conservazione, un concetto noto come teorema di Noether. Ciò implica che per ogni simmetria c'è una legge di conservazione associata, creando una sorta di associazione "duale".

 

Infine, in alcune teorie fisiche, come la meccanica quantistica e la relatività, ci possono essere leggi apparentemente incompatibili che insieme forniscono una descrizione più completa della realtà, come la dualità onda-particella.

Ma è nel mondo e nella vita che tutto è duale. Dentro-fuori, alto-basso, interno-esterno, pieno-vuoto, bene-male, bello-brutto, maschio-femmina, luce-buio, freddo-caldo, avanti-indietro, amore-odio, attivo-passivo, positivo-negativo, ecc. E sono duali le nostre strutture fisiche (braccia, gambe, polmoni, reni, occhi, emisferi cerebrali, ecc.), la nostra coscienza (che è essere due in uno) e la doppia elica del Dna. Le basi del mondo e della vita sono duali in un modo particolare, contrapponendosi ma rimanendo uniti e complementari. Spinte e controspinte. Io definisco "diadi" queste particolari dualità che sono complementari e che sono costituite da due polarità, al cui scontro-incontro si deve l' energia. Una specie di rotore dalla cui frizione si formano tutti i processi.

Ed è logico che sia così, visto che ciò che ci mantiene in vita non è il peso o la massa, ma l'equilibrio tra forze contrastanti.

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