Quello che voglio dire è che in origine non c’è nessuna origine,
perché non c’è una singolarità anteriore a tutto. Mobile o immobile. Dobbiamo
rivedere la nostra idea di Dio.
Il concetto di origine è già fuorviante, perché è la nostra
mente che non è capace di pensare in modo unitario. Se pensa l’inizio, già
prevede la fine. Se pensa Dio, già prevede il Diavolo. Se pensa la causa, già
pensa l’effetto… e deve per forza mettere uno stop, ossia la Causa prima.
Ma questa Causa prima non c’è perché non c’è né origine né fine.
Che cosa c’è, allora?
Un’unità che li comprende entrambi in un dualismo inconcludente.
Inconcludente perché è circolare, senza inizio e senza fine.
In realtà la mente, non riuscendo a comprendere l’unità del
fenomeno in cui essa stessa è coinvolta, pensa due cose uguali e contrarie (la diade),
passando continuamente da una polarità all’altra: bene/male, bello/brutto,
alto/basso, ecc.
Le due polarità in effetti esistono solo all’interno di un unico
ciclo o processo: la diade.
Se però prendiamo diadi effettivamente esistenti, come
maschile/femminile o inspirazione/espirazione, noi pensiamo che le polarità siano reali a sé stanti,
mentre sono reali solo l’una per l’altra: sono cioè un processo. Ma potrebbe
esistere l’uno diviso dall’altro? L’origine è identica, tanto che, per esempio,
il primigenio corpo umano è uguale per maschi e femmine e si differenzia solo
in un secondo momento. La natura non spreca nulla e gioca al risparmio o alla
via più semplice… per prendere due piccioni con una fava.
La nostra respirazione è il segno di una respirazione
universale, nel senso di questo dualismo che esiste per la nostra mente, in
origine è unitario. Noi distinguiamo due polarità che sono un tutt’uno solo
perché non riusciamo a vedere l’insieme.
Di questa falsificazione involontaria abbiamo fatto legge. Non
vedendo o comprendendo la vera unità (come quella tra soggetto e oggetto), di volta
in volta li distinguiamo come due polarità. Ma la distinzione non è del tutto
reale, perché interpolata dalla mente duale.
La mente è così potente che ci convince che c’è un vero
dualismo. Del resto, anche la contrapposizione reale/irreale è una diade.
La questione se la realtà sia duale o unitaria è un tema che ha sfidato
filosofi, scienziati e pensatori di ogni epoca. Ci sono state diverse
prospettive che possono essere adottate cercare di rispondere a questa domanda.
1. Il dualismo sostiene che la realtà è composta da due elementi
fondamentali distinti. Un esempio classico di dualismo è quello cartesiano, che
distingue tra mente e corpo come due sostanze separate… che poi non sa come
riunificare. In filosofia, il dualismo può anche riferirsi al contrasto tra
bene e male o tra materia e spirito.
2. Al contrario, il monismo sostiene che la realtà è unitaria e
che tutto ciò che esiste è in qualche modo interconnesso. In questa visione,
tutte le apparenti differenze e separazioni sono considerate manifestazioni di
una sola realtà fondamentale. Correnti filosofiche come il panteismo o l'idealismo
possono essere viste come forme di monismo.
3. Alcuni pensatori cercano di integrare le due visioni,
suggerendo che le apparenti dualità possano coesistere in un quadro più ampio.
Ad esempio, la fisica moderna, in particolare la meccanica quantistica, ha
messo in discussione molte delle dicotomie tradizionali, suggerendo che
particelle può comportarsi sia come onde che come particelle, a seconda delle
circostanze. E questa è anche la nostra posizione.
La dualità è sia un prodotto della mente sia una realtà
unitaria, che si manifesta in modo alternato o oscillante - in due polarità. Perché
anche il dualismo/monismo è una diade. E caratteristica di una diade è di
essere un punto limite tra ciò che noi riteniamo reale e l’irreale. Una
potenzialità inespressa che può presentarsi in due modi.
La realtà ultima è unitaria, ma in un modo circolare o solo
oscillante. Ossia, può presentarsi in modo contraddittorio.
La logica di Dio non è la logica di Aristotele, che non prevede
contrasti o contraddizioni. Anzi, è proprio contraddittoria, ambivalente.
Qualcosa lo aveva già intuito Freud, ma solo in campo
psicologico, non anche fisico. I contrasti possono convivere e formano un’unità.
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