La caratteristica del cristiano è la commistione tra il celeste e il terreno. Dio si fa uomo mentre l' uomo si fa Dio. Una bella pretesa, che era del resto già espressa dal paganesimo.
La storia di Dio che mette incinta una vergine ricorda le avventure sessuali di molti dei greci. Ma anche le pretese ebraiche di un Dio palesemente di parte, che sceglie un popolo... non si sa perché. (E qui il divino già si restringe!)
La conseguenza è che il cristiano, particolarmente il cattolico, è sempre alla ricerca di qualcosa di materiale che però testimoni il divino: le reliquie, i sudari, il sangue, le ossa, il prepuzio, i pezzi di croce, i chiodi, le stigmate, i cadaveri dei santi e le lacrime della Madonna... qualsiasi cosa, quasi sempre cose repellenti.
Il sangue di san Gennaro o di altri santi, le macchie di sangue sulla sindone di Torino, sono tutte truffe per creduloni. Ma i credenti creduloni cercano qualcosa da toccare, da vedere, da odorare (il profumo dei santi), magari da mangiare (l'ostia).
Poveretti, essendo orfani di realtà, cercano in qualcosa di materiale un pezzo del divino. E la truffa va avanti da millenni. Perché o tutto è divino (e allora non c' è bisogno di cercare qualcosa di particolare che lo testimoni) o niente lo è.
Ma il cattolico non cerca un divino generale, universale. Cerca un piccolo divino, un determinato divino, un divino nato in una certa epoca e in un certo spazio. E' un materialista, non concepisce il divino come trascendenza. Vuole vedere e toccare il divino ristretto nello spaziotempo.
Come se Dio non fosse da cercare al di là e al di fuori dello spaziotempo.
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