Ferdinando Boero ci espone in questo
articolo i problemi che nascono da un’ignoranza diffusa, da un mancato
aggiornamento culturale:
«Siamo gli
unici animali dotati di coscienza di sé e in grado di chiedersi il perché delle cose (poi spiegheremo a
Lollobrigida che questo non significa “senzienti”). Abbiamo accumulato un
bagaglio di credenze, esperienze e conoscenze che tramandiamo di generazione in
generazione, con un sapere collettivo che non trova riscontro in altre specie.
Ogni credenza
religiosa induce a ritenere false le
innumerevoli altre religioni e che l’unica vera sia la propria. La religione è
soggettiva e dipende dal contesto di formazione: un tratto culturale molto
pregnante, visto che non mi risulta esistano culture tradizionali prive di fede
religiosa. Il sapere scientifico è
all’altro capo della cultura, e cerca di essere oggettivo: in tutti i paesi del
mondo, qualunque sia la religione, l’acqua è fatta di idrogeno e ossigeno e ha
una sola formula. Lo stesso dicasi per la struttura della materia vivente,
organizzata in cellule e codificata da un linguaggio chimico a base di Dna e
Rna, e per il funzionamento degli ecosistemi.
La religione
propone verità, la scienza identifica l’ignoranza e cerca di ridurla,
elaborando ipotesi da sottoporre a verifica: se passano il vaglio sperimentale
sono accettate, altrimenti si rigettano e
se ne cercano altre. Alcune ipotesi possono rivelarsi corrette in alcuni ambiti
e scorrette in altri: non c’è un solo modo in cui si verifica l’evoluzione, ad
esempio; si riteneva che fosse solo graduale, poi si vide che può anche
verificarsi in modo improvviso, con salti evolutivi non graduali: esistono
entrambe le modalità e nessuna è universale. Lo stesso vale per molti
fenomeni ecologici, ad esempio lo
sviluppo di comunità di specie. Col progredire delle conoscenze, la scienza
modifica la scienza, soprattutto se studia il fenomeno più complesso
dell’universo conosciuto: la vita.
Nel continuum
scienza-religione i negazionisti si schierano all’estremo religioso, non hanno dubbi e pensano di essere detentori
della verità, contrapponendo credenze personali ai fatti raccolti, elaborati ed
interpretati dalla scienza: negano valore al metodo scientifico. Ecologia ed
evoluzione sono le principali vittime del negazionismo.
Per i negazionisti dell’evoluzione biologica noi siamo il prodotto della
creazione divina. Il fatto che condividiamo il 98% del patrimonio genetico con
gli scimpanzé non significa che noi e “loro” discendiamo da un progenitore
comune; negano l’evidenza scientifica e, se di religione cristiana, spiegano la
nostra origine col soffio divino che
dà vita al fango, anche se nulla supporta questa ipotesi.
I
negazionisti climatici negano che ci siano problemi col clima; alcuni li
ammettono, ma negano che ne siamo responsabili, mentre i negazionisti del
progresso negano che le rinnovabili possano sostituire altre fonti energetiche.
I negazionisti dei rischi collegati alle centrali nucleari negano il problema
delle scorie, e del fine vita delle centrali, e hanno fede che il nucleare a
fusione sia una realtà. Negano anche la possibilità
di altri incidenti, simili a quelli già avvenuti.
I
negazionisti climatici, evoluzionistici, vaccinali, insomma quelli che negano
valore alla scienza, non sono cattivi,
sono il prodotto di sistemi di formazione che li hanno “disegnati” così. Fate
un ripasso mentale di quel che avete imparato a scuola. Quanta scienza c’è,
soprattutto in campo bio-ecologico? La biologia evoluzionistica non si insegna
neppure nella maggioranza dei corsi di laurea in scienze biologiche,
figuriamoci negli altri. E sono pochi i corsi universitari in cui si studi
formalmente ecologia. Il negazionismo del valore della scienza si basa
sull’ignoranza. Benedetto Croce, assieme
a Giovanni Gentile, ha
disegnato i nostri percorsi formativi, volti a fornire una cultura condivisa.
Per Croce la
scienza è una barbarie intellettuale, fondata su “fatterelli”, neppure
paragonabile all’idealismo filosofico. Da qui la sfiducia nella scienza, relegata
all’irrilevanza da “idee” basate su elucubrazioni staccate dalla realtà che
diventano una religione laica. La scienza “unisce” tutti i popoli sotto un
ombrello conoscitivo condiviso,
mentre le religioni dividono. Ogni seguace di una religione o di una filosofia
pensa di essere nel giusto, e il suo “giusto” è sbagliato per chi obbedisce ad
altri paradigmi culturali. Con la scienza si è tutti convinti della stessa
cosa, e si è pronti a cambiare idea a fronte di prove che inficino quel che
prima ritenevamo “vero”.
Il progresso
ci dovrebbe condurre lontano dal negazionismo antiscientifico che, invece,
prevale. L’analisi scientifica della situazione ci dice che… abbiamo un bel
problemino, anche perché è difficile convincere un credente in una religione o
in una filosofia ben strutturata di essere in errore.
Da poco
abbiamo inserito biodiversità ed
ecosistemi nell’art. 9 della Costituzione e Francesco ha chiesto la conversione
ecologica con Laudato Si’. Si tratta di novità
formali molto importanti, ma poco è stato fatto per cambiare sistemi di
formazione che, purtroppo, faticano ad aggiornarsi, soffrendo ancora di palesi
“buchi” di conoscenza. Gli adulti sono irrecuperabili,
se non in minima parte. Bisogna iniziare dai bambini, assecondando la loro
naturale curiosità verso le cose di natura, quelle che, una volta a scuola,
sono tenute accuratamente fuori dalle porte delle aule.»
Purtroppo l’analfabetismo
scientifico è ancora molto diffuso e questo porta a credere alle fedi
irrazionali. Se una fede spinge a credere senza prove, perché non può
dimostrare niente di ciò che dice, poi l’ignorante o la persona priva di senso
critico finiscono per credere a incredibili sciocchezze, in qualunque campo.
È l’abitudine
a credere senza prove che determina il successo delle religioni e l’insuccesso
della ragione. E più una religione è radicata e spinge a credere a
stupidaggini, più aumentano i negazionisti.
La nostra
scuola e la nostra cultura dovrebbero spingere a sviluppare il senso critico.
Ma questo non si può fare in una scuola cattolica o in un sistema politico che,
per accreditarsi, si appoggia alla religione e trasmette per esempio in
televisione programmi su santi, preti eroici, papi, gesùcristi o miracoli.
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