Riporto un articolo di
Roberto Timossi su Avvenire, come esempio di argomentazione religiosa sbagliata
sull’esistenza della causa prima:
«Le ultime misurazioni attendibili e generalmente condivise dagli
scienziati sul tempo di esistenza del nostro cosmo ci dicono che sarebbe
“vecchio” 13,82 miliardi di anni. Qui non può non emergere spontanea una prima
importante considerazione: se l’universo ha un’età, risulta di per sé intuitivo
che non è sempre esistito, ma ha avuto un inizio con lo spazio-tempo. Questa
constatazione è tutt’altro che banale, visto che per lungo tempo molti
astronomi hanno sostenuto il modello cosmologico noto come Steady State, ossia
“stato stazionario”. Lo stato stazionario in fisica quantistica è una
condizione di energia stabile in assenza di perturbazioni esterne e pertanto un
cosmo stazionario dovrebbe essere ingenerato ed eterno in virtù di una minima,
ma continua, autocreazione di materia. Non è da molto che questa ipotesi
cosmologica è stata abbandonata; infatti ricorda il premio Nobel Roger Penrose
nel suo libro Dal Big Bang all’eternità (Rizzoli, pagine 368, euro
14,00) che, quando alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso studiava
all’universitaria a Cambridge, aveva come professore l’illustre cosmologo Denis
Sciama, il quale era un convinto sostenitore dello stato stazionario.
Dopo la scoperta nel 1964 della radiazione cosmica di fondo che rappresenta
il resto fossile del Big Bang, Denis Sciama e gli altri sostenitori dello
Steady State hanno ammesso il loro errore; praticamente tutti, tranne il
caparbio e celebre astronomo Fred Hoyle. Quest’ultimo si proclamava ateo (anche
se poi ha finito i suoi giorni da deista) e dichiarava apertamente che
l’ipotesi del Big Bang non gli piaceva perché assomigliava troppo alla
creazione divina.
Certamente è un dato di fatto che un universo che non esiste dall’eternità
confuta immediatamente qualsiasi speculazione metafisica che sostenga che il
nostro mondo è senza un principio generatore, come avviene per esempio in
filosofie materialistiche come quelle di Karl Marx e Friedrich Engels, oppure
nella “filosofia prima” di Aristotele. Allo stesso modo è un dato di fatto che
ci siano tuttora scienziati che, piuttosto di accettare i limiti imposti dalle
stesse leggi fisiche e ammettere la possibilità di una “Causa Altra” creatrice,
si sforzano di ideare tesi speculative presentandole come scientifiche. Un
modello cosmologico di questo genere è stato avanzato proprio dal citato
Penrose e lui stesso l’ha definito “eterodosso”. Si tratta di una teoria
piuttosto complessa fondata da un lato su riflessioni sul Secondo principio
della termodinamica (l’entropia) e dall’altro con profonde radici
geometrico-matematiche, ma nella sostanza con essa si cerca di risolvere un
enigma tuttora senza risposta in campo scientifico: “Da dove ha avuto origine l’organizzazione
del cosmo e come il Big Bang può rappresentare questa organizzazione?”.
Per chi crede nella creatio ex nihilo o sviluppa una
cosmologia metafisica la risposta è semplice: l’organizzazione nell’universo è
opera di un Creatore o di un Principio ordinatore meta-empirico. Ma chi come
Penrose non vuole rassegnarsi al fatto che la scienza può forse spiegare
l’inizio del cosmo, ma non la sua origine ontologica, si sente in dovere di
trovare una giustificazione alternativa di tipo fisico. Allora, dal momento che
non poteva certo tornare all’ipotesi dello stato stazionario, non gli è restata
altra strada che quella di rilanciare l’idea del cosmo ciclico o ecpirotico,
che risale addirittura agli antichi Stoici. In breve, «il nostro universo in
espansione ha avuto una precedente fase di collasso, di cui il nostro Big Bang
rappresenterebbe il “rimbalzo”» o uno dei tanti rimbalzi. Penrose ha definito
il suo modello Conformal Cyclic Cosmology (Cosmologia ciclica conforme – sigla
Ccc) e ha concluso che «infiniti sono i Big Bang che hanno fatto il mondo».
Premesso che oggi pressoché tutti i cosmologi escludono la possibilità di un
cosmo ciclico, viene in definitiva spontaneo chiedersi: ma è tanto difficile
prendere atto che la spiegazione dell’origine del mondo non è fisica, ma
metafisica o teologica?»
Ecco un esempio di logica lineare fatta di una successione consecutiva di
cause ed effetti.
Ma perché l’universo non potrebbe essere proprio un rimando all’infinito di
una logica circolare.
È la nostra mente che deve ragionare in termini diadici di inizio/fine,
tanto che alla fine deve dire stop e porre una causa prima.
Ci vuol molto ad mettere che il cosmo è infinito proprio perché non ha una
causa prima, ma è ciclico? È esattamente come una spugna che prima si espande e
poi si restringe, per sempre. Il fatto che gli scienziati calcolino la sua età
non ci dice nulla su che cosa c’era prima. Diciamo che l’età è solo la misura di
un suo passaggio tra un ciclo e l’altro.
Esiste una legge di conservazione dell’energia che ci dice che nulla si
crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. E questo succede. L’ “inizio”
è solo lo stato in cui tutta l’energia è concentrata in un punto piccolissimo. “Ho
visto l’universo” ci dice una mistica inglese, “ed era grande come una nocciola
che stava sul palmo della mia mano!”
L'idea che il cosmo possa essere ciclico è una delle teorie cosmologiche in
discussione. Ci sono diverse interpretazioni e modelli riguardanti la struttura
e l'evoluzione dell'universo, e alcuni di questi stabiliscono cicli di
espansione e contrazione. Ecco alcune delle principali teorie:
1.Questa teoria suggerisce che l'universo non ha avuto un inizio singolare
(come nel modello del Big Bang), ma piuttosto attraversa cicli di espansione e
contrazione. In questo modello, dopo la fine di una fase di espansione,
l'universo si contrae e poi rinasce in un nuovo Big Bang.
2. Alcuni modelli della teoria delle stringhe suggeriscono che l'universo
potrebbe essere uno di molti universi che si influenzano a vicenda. In questo
contesto, gli universi possono passare attraverso cicli di nascita e morte.
3. Diverse tradizioni culturali e filosofiche, come quelle orientali,
vedono il cosmo in termini ciclici, con cicli di creazione e distruzione che si
ripetono nel tempo.
In sintesi, ci sono modelli teorici che suggeriscono un universo ciclico. Attualmente
la maggior parte delle evidenze osservative supportano l'idea di un universo in
espansione. Tuttavia, la cosmologia è un campo in rapida evoluzione, e nuove
scoperte potrebbero influenzare la nostra comprensione dell'universo.
L'idea che l'universo sia in continua espansione ha dato vita a diversi
scenari su come potrebbe essere il suo destino finale Ecco alcune delle ipotesi
più comuni:
1.
**Il Big Freeze (Grande Congelamento): Questo è attualmente il destino più
accreditato per l'universo, dato che l'espansione continua. Le galassie si
allontaneranno sempre di più l'una dall'altra, e col tempo, la temperatura
dell'universo continuerà a scendere verso lo zero assoluto. Le stelle
esauriranno il loro combustibile, l'energia termica diminuirà, e l'universo
diventerà un luogo oscuro e freddo, composto principalmente da stelle morte e
materia inerte. Questo scenario è conosciuto anche come "morte
termica".
Ma dopo che cosa succederebbe? Ci
sarebbe un Dio che lo rianima?
2. **Il Big Crunch (Grande Collisione)**: In questo modello, si suppone che
l'attrazione gravitazionale della materia nell'universo possa alla fine
rallentare l'espansione e causare una contrazione dell'universo stesso. Questo
porterebbe all'idea che, dopo un lungo periodo di espansione, l'universo si
ritiri su se stesso, portando a una condizione di densità infinita, simile a
quella del Big Bang iniziale.
2.
**Il Big Rip (Grande Strappo)**: In questo scenario, se l'espansione
dell'universo continua a crescere a causa di un'ipotetica forma di energia
oscura, alla fine le forze di espansione potrebbero superare tutte le altre
forze, compresa la gravità. Ciò porterebbe a un'espansione accelerata così
forte da "strappare" galassie, stelle, pianeti e alla fine anche gli
atomi, portando a una condizione di vuoto totale.
E poi?
3.
**Universo ciclico**: Come accennato prima, alcuni modelli suggeriscono che
l'universo possa passare attraverso cicli di espansione e contrazione, in un
processo perpetuo di rinnovamento.
Ma c’è un altro argomento per sostenere che l’universo sia ciclico. Che
tutto in esso è ciclico in senso diadico.
Ricorrere a un Dio, che sarebbe “altro”, è il solito infantilismo
teologico, la ricerca del padre (e perché non della madre, sempre lasciata in secondo piano?).
Nessun commento:
Posta un commento