Molti
si interrogano se la nuova Intelligenza artificiale riuscirà mai a diventare
cosciente e autocosciente. E quindi urge arrivare a definire che cosa sia la
coscienza.
Alcuni
scienziati, fra cui Federico Faggin, l’inventore dei microprocessore,
sostengono che la coscienza sia un fenomeno quantistico che esiste sin dall’inizio
dell’universo. Egli sostiene che la coscienza e il libero arbitrio non possano
essere spiegati solo partendo dalla materia inerte, ma sono proprietà
fondamentali dell’universo stesso.
Faggin descrive la coscienza come la capacità di
percepire e conoscere attraverso un’esperienza senziente, legata
intrinsecamente a un sé. Questa teoria si basa sull’idea che la coscienza
permette di fare molto di più che rispondere automaticamente ai segnali
sensoriali, come farebbe una macchina.
"Temo - dice Faggin - che il mondo sia
sull’orlo della rovina soprattutto a causa del materialismo che ha seminato l’idea
che ognuno di noi sia una macchina completamente separata dalle altre, senza
libero arbitrio, e che la coscienza sia un epifenomeno del cervello” .
“Sono sicuro che esiste un’unione profonda
tra il mondo della fisica e quello della spiritualità" continua Faggin. Per lui
ad avvolgere tutta la realtà che ci costituisce, l’Essere, c’è una realtà
precisa: lo chiama “Uno, che è la totalità di ciò che esiste. Ed è dinamico,
olistico e vuole conoscere se stesso».
Ognuno di noi infatti sa
che cosa vuol dire “sentire se stesso”, essere cosciente, percepire di essere una
realtà diversa rispetto al mondo attorno. Non solo: ognuno di noi sa benissimo
che alla fine, se vuole, è capace di decidere, di esercitare il suo libero
arbitrio al di là di tutti i condizionamenti. E c’è di più: ognuno di noi sa
che le emozioni, le sensazioni (dal gusto all’odorato, dallo stupore fino
all’amore) - Faggin li definisce “i qualia” - sono sì quanto di più
inafferrabile esista nell’esperienza di un essere umano, ma sono anche le cose
più vive e importanti di cui nutriamo la nostra vita. «I qualia sono invisibili
da fuori e il loro significato è conoscibile solo da chi li prova».
Faggin rimarca «il “più”
non può venire dal “meno”». Vale a dire: la coscienza non può nascere come
epifenomeno di una storia di ere geologiche di cellule che si sono evolute fino
a giungere all’essere umano. Con uno studio durato decenni, Faggin ha dimostrato che la coscienza non è riducibile a impulsi elettrici e
biochimici nel cervello. No: la coscienza viene prima. Prima di tutto, prima di
ogni singolo atomo di materia. E il bello è che non è questione di filosofia, ma
di scienza. Perché anche se a noi comuni mortali è poco noto, la fisica
classica e deterministica - ricorda Faggin - funziona solo con le realtà
grandi. Ma se si va a studiare la materia nel piccolo, è già da decenni che la
fisica quantistica ha scoperto che le particelle elementari (elettroni, ecc. )
non sono “piccole cose” ma sono degli “stati eccitati del campo quantistico in
cui sono inserite”.
La realtà vera sono
appunto i campi da cui vengono le particelle, un po’ come l’onda è uno “stato”
del mare. E in questo caso è un mare cosciente e c’è una decisione che unisce
l’osservatore (lo scienziato) e l’osservato (il mare) che sono in realtà due
co-creatori di quel momento in cui la particella si palesa, viene vista. È il
“collasso d’onda” fisico. Questa immagine del mare spiega un po’ anche il
famoso “entanglement”, cioè quel fenomeno osservato dai fisici per cui se
accade qualcosa a una particella, «ne influenza istantaneamente un’altra pur a
distanze siderali. E attenzione: se tutto dipende dal libero arbitrio «significa che non esiste alcun algoritmo interno al sistema che decida quale
azione compiere»: ecco perché rimane sempre una distanza incolmabile con i computer.
Faggin, che è un fisico, è
meno ferrato in filosofia, altrimenti saprebbe che questa idea dell’Uno e della
coscienza da cui nasce tutto, è una vecchia idea della filosofia occidentale ed
orientale. Diciamo che lui la interpreta alla luce della fisica quantistica.
Ogni volta, nella storia,
si interpreta il meccanismo della coscienza in base alla tecnologia conosciuta.
Anche se Faggin non può
dimostrare ciò che dice, può darsi che abbia visto qualcosa di giusto.
Io, più modestamente e dal
basso della mia incompetenza, ritengo che la coscienza onnipervasiva e
incarnata anche nell’uomo sia espressione di quel dualismo che contrassegna
ogni funzione dell’universo. Dallo stesso dualismo materia/mente,
interiorità/esteriorità, soggetto/oggetto, essere/nulla, ecc., al dualismo
organico (due braccia, due occhi, ecc., fino a due emisferi cerebrali), dal
dualismo del DNA a quello dei pensieri contrapposti, dal dualismo dei
sentimenti e delle percezioni a quello delle emozioni.
Perché abbiamo due emisferi
e non uno o tre? Perché è come se avessimo due cervelli, o fossimo due persone
in una, due persone che s’incontrano e si scontrano. Un dialogo contrastante o
un contrasto dialogante.
Questo dualismo è regolato
da una legge della fisica: il terzo principio di Newton sull’azione/reazione,
esteso a tutta la realtà. Infatti dimostra che i corpi che interagiscono devono
essere almeno due, ovvero che le forze si manifestano sempre a coppie. Quando un corpo esercita una forza
su un altro corpo (l'azione), quest'ultimo esercita una forza uguale in modulo
e direzione, ma opposta in verso, sul primo corpo (la reazione).
In altre
parole, le forze sono sempre interazioni tra due corpi. Non esiste una forza isolata.
Le forze di
azione e reazione sono sempre uguali in modulo e direzione, ma opposte in
verso. Questo
significa che hanno la stessa intensità e agiscono lungo la stessa linea
d'azione, ma spingono o tirano in direzioni opposte.
Le forze di
azione e reazione agiscono sempre su corpi diversi. Non possono annullarsi a vicenda
perché agiscono su oggetti differenti.
Un esempio
chiarirà meglio il concetto:
Immaginiamo
di spingere un muro. Tu stai esercitando una forza sul muro (l'azione). Secondo
la terza legge di Newton, anche il muro sta esercitando una forza su di te,
uguale in modulo e opposta in verso. È per questo che senti la resistenza del
muro.
La terza
legge di Newton è fondamentale per comprendere una vasta gamma di fenomeni
fisici, dal moto dei pianeti alla propulsione dei razzi. Ci permette di capire
come gli oggetti interagiscono tra loro e come si muovono in risposta a queste
interazioni.
La terza
legge di Newton, dunque, si riferisce sempre all'interazione tra almeno
due corpi. Non può esistere una forza che agisce su un solo corpo in isolamento.
Se le forze di azione e reazione agiscono sempre su corpi diversi, questo
significa che i corpi unitari devono diversificarsi.
Infatti le
forze sono sempre interazioni: Un corpo esercita una forza su un altro, e viceversa.
È un po' come un dialogo: per parlare ci vogliono almeno due persone. E infatti
l’uomo dialoga, prima di tutto, con se stesso.
Azione e
reazione sono due
facce della stessa medaglia, e entrambe sono necessarie.
Un altro esempio
chiarirà meglio il concetto: Un magnete attrae un pezzo di ferro. Il magnete (corpo A) esercita una
forza sul pezzo di ferro (corpo B), e il pezzo di ferro esercita una forza
uguale e contraria sul magnete.
In
conclusione, la terza legge
di Newton sottolinea l'importanza delle interazioni tra i corpi. Senza almeno
due oggetti che interagiscono, non può esistere alcuna forza. Ora, se le
forze sono sempre interazioni tra due corpi, anche l’essere umano (e ogni
essere vivente) non può essere veramente unitario: deve risultare da due forze
opposte (il maschile e il femminile) e deve manifestarsi come due forze
contrapposte. Per questo ha una coscienza.
La coscienza
nasce proprio dal fatto che negli esseri devono sempre esserci due polarità
contrapposte. E questo principio riguarda tutte le forze, o tutti gli esseri
viventi che albergano in sé delle forze.
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