L’accordo e il disaccordo possono essere visti come due opposti complementari in molti
contesti. In filosofia e linguistica, si considera spesso che il disaccordo non
esista senza l’accordo, poiché uno definisce l’altro. Ad esempio, la teoria
degli atti linguistici di J.L. Austin esplora come il linguaggio non solo
comunichi informazioni, ma anche compia azioni, come accordarsi o dissentire.
Inoltre, il
disaccordo può essere visto come un’opportunità di crescita e comprensione.
Come ha detto Frank A. Clark, "Troviamo conforto grazie a coloro che sono
d’accordo con noi e cresciamo grazie a coloro che non lo sono". Questo
suggerisce che il disaccordo può portare a nuove idee e prospettive, rendendolo
complementare all’accordo.
Insomma il
disaccordo, la discordia, il conflitto o la contrapposizione, servono! Eccome
se servono! Il che spiega perché la realtà sia fatta in questo strano modo. Se
non ci fosse il disaccordo, come potrebbe esserci l’accordo, l’armonia, l’amore,
l’attrazione, l’unione?
Non è che Dio sia pazzo. Anche
lui, poveretto, è una diade.
La teoria degli
atti linguistici si applica alla comunicazione quotidiana in molti modi, poiché
ogni volta che parliamo, non stiamo solo trasmettendo informazioni, ma anche compiendo
azioni. Ecco alcuni esempi pratici:
Promesse e impegni:
Quando diciamo “Ti prometto che farò X”, stiamo compiendo un atto illocutivo di
promessa. Questo non solo informa l’altra persona delle nostre intenzioni, ma
crea anche un obbligo sociale.
Ordini e richieste:
Frasi come “Per favore, chiudi la porta” o “Passami il sale” sono atti
illocutivi che cercano di influenzare il comportamento dell’altro.
Scuse e
ringraziamenti: Dire “Mi dispiace” o “Grazie” non è solo una questione di
parole, ma di compiere un’azione che riconosce un errore o esprime gratitudine,
influenzando così le dinamiche sociali.
Domande: Quando
chiediamo “Che ore sono?”, non stiamo solo cercando informazioni, ma stiamo
anche compiendo un atto che richiede una risposta, stabilendo un’interazione.
Dichiarazioni:
Frasi come “Ti dichiaro colpevole” in un tribunale o “Vi dichiaro marito e
moglie” in un matrimonio sono atti performativi che cambiano lo stato delle
cose semplicemente essendo pronunciati.
Ma, come dicevo prima a proposito della “casa dell’essere”, il
linguaggio-pensiero è un’azione in grado di cambiare la realtà.
Approfittiamone.
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