Perché le canzoni ci
piacciono tanto? Perché in genere parlano d’amore – e nessun altro in queste
società della solitudine e dell’indifferenza ci parla di sentimenti, come se
non fossero importanti. Non certo la scuola, non certo la famiglia, non certo
la religione che parla di un altro tipo d’amore. Dell’amore concreto non ci
parla nessuno. Allora restano le canzoni. Escludendo le canzonette commerciali,
dell’amore si può parlare in due modi: o cantando la gioia che può darci o
cantando l’infelicità quando lo perdiamo.
Ma ci sono altre
canzoni che sono vere e proprie meditazioni e ci insegnano più di mille parole.
Prendiamo la canzone di Vasco Rossi, che io trovo una riflessione filosofica:
Il senso.
Voglio trovare
Un senso a questa
storia
Anche se questa
storia
Un senso non ce l’ha.
Voglio trovare
Un senso a questa
vita
Anche se questa vita
Un senso non ce l’ha…
Sai a cosa penso
Che se non ha un
senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo
stesso.
Senti che bel vento
Non basta mai il
tempo
Domani un altro giorno
Arriverà
Domani un altro
giorno arriverà…
Questa non è una
poesia di amore, ma una riflessione filosofica su una mancanza di un senso
razionale della vita – mancanza di un significato che non inciderà minimamente
sullo scorrere del tempo, sull’arrivo del domani. Come se la natura se ne
infischiasse della nostra razionalità.
Poi c’è un’altra
canzone intitolata “Gli sbagli che fai” che è una vera e propria seduta di
meditazione. Le parole dicono:
Ho passato una sera con me
Ed è stato davvero incredibile
Non ho ancora capito se sono tornato in me
Ne ho trovati a dir vero due o tre
Di individui davvero simpatici
Ed ognuno parlava da solo dentro di me
Sempre a correre correre scappando da che
Poi a chiedersi chiedersi sempre il perché
Per accorgersi poi che alla fine
Non sempre c’è
Sempre a prendere prendere, che non si sa mai
A cercar di correggere gli sbagli che fai
Per accorgerti poi che alla fine comunque lo sai
Che ne rifarai
Ho passato una sera con me
Ed è stato indescrivibile
Non capivo chi aveva ragione di questi tre
Non trovavo nemmeno più un sé
Che applicasse le solite regole
Ogni cosa fluiva leggera dentro di me
Sempre a correre correre scappando da che
Poi a chiedersi chiedersi sempre il perché
Per accorgersi poi che alla fine
Non sempre c’è
Sempre a prendere prendere, che non si sa mai
A cercar di correggere gli sbagli che fai
Per accorgerti poi che alla fine
Comunque vedrai
Che imparerai
Dagli errori che fai
Prendimi la mano e raccontami che niente è impossibile
Sempre a correre correre scappando da che
Poi a chiedersi chiedersi sempre il perché
Per accorgersi poi che alla fine
Non sempre c’è
Sempre a prendere prendere, che non si sa mai
A cercar di correggere gli sbagli che fai
Per accorgerti poi che alla fine
Comunque vedrai
Che imparerai
Dagli errori che fai
Tu imparerai
Dagli sbagli che fai.
Ma la canzone che più di tutte è una riflessione filosofica è “Il mondo” di
Jimmy Fontana, un’ode alla contemplazione cosmica:
No
Stanotte amore non ho più pensato a te
Ho aperto gli occhi per guardare intorno a me
E intorno a me girava il mondo come sempre
Gira, il mondo gira
Nello spazio senza fine
Con gli amori appena nati
Con gli amori già finiti
Con la gioia e col dolore
Della gente come me
Oh mondo
Soltanto adesso io ti guardo
Nel tuo silenzio io mi perdo
E sono niente accanto a te
Il mondo
Non si è fermato mai un momento
La notte insegue sempre il giorno
Ed il giorno verrà
Stanotte amore non ho più pensato a te
Ho aperto gli occhi per guardare intorno a me
E intorno a me girava il mondo come sempre
Gira, il mondo gira
Nello spazio senza fine
Con gli amori appena nati
Con gli amori già finiti
Con la gioia e col dolore
Della gente come me
Oh mondo, soltanto adesso io ti guardo
Nel tuo silenzio io mi perdo
E sono niente accanto a te
Il mondo
Non si è fermato mai un momento
La notte insegue sempre il giorno
Ed il giorno verrà
Il mondo
Non si è fermato mai un momento
La notte insegue sempre il giorno
Ed il giorno verrà
Stanotte amore non ho più pensato a te
A te.
Insomma,
esiste qualcosa davanti a cui cessa perfino l’interesse per l’amore. Ed è la
contemplazione dell’infinito.
Nessun commento:
Posta un commento