La spiritualità orientale, a differenza di quella occidentale, si è sempre occupata della mente e della coscienza, perché si è resa conto che, senza il controllo della mente, le religioni sono tutte chiacchiere che non modificano nulla negli uomini.
È bello invitare all' amore e alla misericordia, ma, se non si è consapevoli di sé, si naviga a caso e si finisce per muoversi confusamente e inconsapevolmente.
E l' inconsapevolezza, l'ignoranza di sé, è il peccato o la mancanza fondamentale. Da lì nasce tutto il male.
E non trovo nei testi religiosi ebraici, cristiani e mussulmani una deliberata "messa a fuoco" sulla coscienza o consapevolezza. E si vede.
Di vede anche oggi, quando queste religioni si scontrano. I loro fedeli prima vanno a pregare e poi vanno a odiare e a uccidere. Tutte sono convinte di essere dalla parte di Dio, perché non sanno niente di sé, del proprio egocentrismo, del proprio narcisismo patologico. Gli ebrei si considerano addirittura il "popolo eletto", come se il Divino si occupasse di simili preferenze e scemenze. Come se Dio fosse competitivo e stabilisse che questo è più importante di quello. Ma anche altri popoli hanno le stesse illusioni, per sentirsi potenti e privilegiati.
La differenza tra coscienza e consapevolezza è importantissima, perché la coscienza potrebbe anche essere una proprietà del cervello, comune a tutti gli esseri viventi, ma la consapevolezza è la proprietà dell'essere evoluto, autentico e spirituale.
La consapevolezza infatti segna il confine tra l' essere istintuale e l' essere di un'altra dimensione.
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