martedì 3 settembre 2024

Campo elettrico bidirezionale

 La Terra è abbracciata da due forze invisibili che hanno permesso la nascita della vita come la conosciamo. Da un lato la gravità, così familiare ma al tempo stesso ancora così misteriosa. Grazie a questa si è creata un'atmosfera che può rimanere saldamente ancorata al nostro pianeta. Dall'altro lato, invece, il campo magnetico che ci permette di tenere lontani le pericolose tempeste solari.

Adesso, però, la Nasa ha annunciato di avere finalmente scoperto com'è fatta la terza forza. La sua esistenza era stata ipotizzata già sessant'anni fa, ma nessuno strumento era riuscito misurarla prima d'ora. Grazie a un missile lanciato da un'isola nel circolo polare artico, gli scienziati hanno potuto verificare l'esistenza di quello che è stato chiamato campo elettrico bidirezionale o ambipolare. Questa scoperta potrebbe cambiare in futuro la nostra conoscenza sulle origini della vita sulla Terra.

La gravità e il magnetismo, insomma, non sono i soli a proteggere il nostro pianeta. I sospetti iniziali risalgono alla fine degli anni Sessanta, quando dalle prime missioni spaziali che hanno sorvolato i poli terrestri sono stati rilevati flussi di particelle che viaggiavano a grandi velocità in direzione dello spazio. In assenza di altri indizi, gli scienziati avevano definito questi flussi di particelle semplicemente come «vento polare». Da lì, però, sono cominciate le ricerche sul fenomeno misterioso. 

Per lungo tempo gli studiosi non sono riusciti a capire quale fosse la causa della fuga di queste particelle. Dalle rilevazioni in orbita sembrava che ci fosse una forza, insomma, che trascinava con forza le particelle fuori dall'atmosfera.

Per decenni non è stato trovato un modo per studiare questa forza che, secondo le prime rilevazioni, appariva tanto lontana dalla superficie terrestre quanto debole. La tecnologia è arrivata solo con il nuovo millennio.

Il risultato? L'atmosfera, che dovrebbe collassare sulla Terra per effetto della gravità, riesce così ad estendersi in altitudine, garantendo uno "spessore" che è fondamentale per la vita. Le particelle trasportate via da quello che era conosciuto come vento polare, invece, sono quelle che sono riuscite a sfuggire a questa forza elettrica, altitudini maggiori dell'atmosfera. (da un articolo di Velia Aldich).

Insomma, non c’è niente che sfugga ad un ritmo oscillatorio e bidirezionale. Che evidentemente è il ritmo della natura. E non è pensabile che  questo ritmo non riguardi anche la mente. Che infatti è piena di antinomie logiche ed emotive.

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