venerdì 20 settembre 2024

Prevedere e provvedere

 

Io che cerco un modo di prevedere gli eventi, in un paese come il nostro che casca sempre dal pero e non prevede nulla. Dall’alluvione in Romagna al ponte sullo Stretto, su due coste che si stanno allontanando geologicamente e che sono devastate periodicamente da terremoti.

Eppure, tutto è prevedibile. Le inondazioni in Romagna erano state precedute da alluvioni nel Nord Europa e il servizio meteorologico ci aveva avvertiti del percorso della perturbazione. Ma siccome nessuno in Italia prevede nulla e tutti vivono alla giornata, e nessuno si assume la responsabilità delle opere non fatte, e nessuno costruisce nulla che non siano effimere come una festa di partito o sgangherati programmi televisivi, eccoci di nuovo alluvionati.

Che i nostri amministratori pubblici spesso rubino o facciano affari per sé o per il partito, tutti lo sanno. Ma il governo ha abolito il reato di abuso d’ufficio in modo da dar loro mano libera. Eppure ci vuol poco a prevedere che molti ruberanno o abuseranno della loro carica.

Tutti sanno come siamo fatti noi italiani. Abbiamo secoli di malaffare, abusi, ruberie, disorganizzazioni e caos mentale. Però, come dimostra il caso del ponte Morandi a Genova, possiamo anche farcela a superare burocrazia e pigrizia… se vogliamo.

È che non vogliamo. Siamo gli eterni imbranati.

Anche nelle località più avanzate, come Milano, ci sono fiumiciattoli (Seveso e Lambro) che esondano a ogni pioggia. Ma non c’è pericolo che nessuno faccia nulla.

Carattere nazionale: la sprovvedutezza. È difficile diventare dei paesi organizzati con questa mentalità da terzo mondo.

Cambiano i governi, di sinistra e di destra, ma chi cambia il carattere degli italioti?

 

Prevedere gli eventi

 

Un pensiero qualsiasi o uno stato d’animo non nascono per caso, ma in seguito ad altri eventi. Se vengo abbandonato dalla mia amata, è chiaro che pensieri e stati d’animo negativi sorgeranno di conseguenza. Se vinco al lotto una certa somma o vengo promosso, nasceranno pensieri e stati d’animo positivi. Dunque, ci sarà un collegamento fra gli eventi esterni e i miei atti mentali, che rispecchieranno ciò che mi succede nel bene e nel male.

Ma già nel dire queste poche frasi ho utilizzato due diadi: positivo/negativo e bene/male. Che sono in sostanza giudizi su ciò che mi succede. Il fatto è proprio questo: che noi non ci limitiamo a vivere, così come fanno gli animali, ma che giudichiamo gli avvenimenti.

Forse un leone non si deprimerà troppo quando gli sfuggirà la gazzella. Registra la perdita e cerca un’altra preda, senza badarci troppo: in fondo mette nel conto che non tutti gli assalti andranno bene e che ne fallirà un certo numero.

Ma per noi è diverso: un fallimento, una perdita, un abbandono o un tradimento (oppure i loro contrari) hanno ripercussioni sulla nostra psiche o mente. Potremmo dire che esiste un rapporto di causa/effetto o di azione(esterna)/reazione (interiore). In altri termini, gli eventi o i fatti vengono giudicati e interpretati da noi, E, se la perdita o la vittoria sono grosse, anche la ripercussione interiore sarà grossa.

Già il termine “ripercussione” ci dice che ad un colpo esterno corrisponderà un colpo interno. C’è quindi un’interazione precisa, tra due eventi, uno esterno e l’altro interno. Ma nessun evento avviene per caso: a sua volta sarà provocato da altri eventi in una catena infinita o in una rete infinita. Non so perché sono stato abbandonato dalla mia amata: forse è intervenuto un altro, forse si è disamorata, forse ha deciso che non ne valesse la pena, forse la famiglia ha fatto pressioni, forse ho sbagliato io… Ci possono essere mille motivi, interni ed esterni.

L’unica cosa certa è che gli eventi sono tutti interrelati. E che io non posso fare a meno di interagire.

Ma c’è una logica rintracciabile? In teoria, sì, perché gli eventi sono correlati. Se gioco al casinò un’ingente somma e la perdo, non posso non avere ripercussioni negative dentro di me. E so il perché.

Ma perché ho giocato? Qui rispondere è più difficile. Perché dobbiamo entrare nella psicologia individuale. Posso avere una ludopatia… Ma perché ce l’ho?

So solo che qualcosa mi ha spinto a giocare. E che quindi devo prendermela con me stesso… o con il destino.

Dunque sono scontento, mi deprimo. Ma perché il destino ha voluto che io giocassi e perdessi?

Le domande e le risposte non finiscono più.

Potremmo comunque prevedere gli eventi? In teoria, sì, se avessimo contezza di tutti gli eventi precedenti.

E potremmo prevedere tutti gli eventi mentali di una persona? In teoria, sì, se potessimo conoscere tutti i precedenti. Perché gli eventi sono tutti collegati e l’uno è conseguente all’altro, in una gigantesca rete orizzontale e verticale. Ma dovremmo avere una super-intelligenza o un super-computer che registrasse tutti i precedenti, nostri e altrui.

Questo fa sì che ci sia un destino o un karma.

L’idea era già venuta agli antichi taoisti che avevano capito il collegamento tra eventi materiali ed eventi mentali e di tutti gli eventi tra di loro, e che, attraverso un codice binario fatto di linee aperte e di linee chiuse che rappresentavano le combinazioni di due polarità contrapposte basilari pensarono, di prevedere tutto. Ma giunsero a un numero di 64 esagrammi, che è un numero decisamente basso. Ci vorrebbe di più per rappresentare tutti gli eventi.

Ma l’idea era giusta.

Potremmo prevedere gli atti e i pensieri di una persona?

In teoria, sì, se conoscessimo tutti i precedenti. I pensieri e gli altri atti mentali si snodano secondo certi movimenti e certe dialettiche, per cui dall’uno si passa all’altro.

Non credo che i pensieri delle persone siano tanto numerosi e originali. Più o meno, tutti maciniamo sempre le stesse cose. I veri pensieri originali sono registrati nella storia di scienziati e filosofi. Ma altri miliardi di persone non fanno altro che ripetere idee, pensieri, sentimenti, emozioni e parole inventati da altri.

Dunque, non ci sarebbero tante difficoltà a prevedere le azioni concrete e i pensieri degli uomini. Le difficoltà non vengono dalla loro varietà, ma dalla loro quantità. E dalla loro interazione fra eventi esterni ed eventi interiori, che c’è sempre.

Ad ogni azione (esterna o interna) corrisponderà una reazione (interna ed esterna), in un gioco incrociato fra due o più elementi. Ad ogni azione esterna corrisponderanno nello stesso tempo una reazione esterna e una interna; e ad ogni azione interna corrisponderanno una reazione esterna e una interna, e così via, in un vertiginoso gioco di interrelazioni.

Non abbiamo ancora i mezzi per farlo. Ma ci arriveremo, perché la logica e la psico-logica seguono certe regole.

È come nel gioco del biliardo americano, dove a ogni colpo iniziale corrisponderanno i movimenti di tutte le altre palline. Potremmo prevedere questi movimenti dalla direzione e dalla forza del colpo? In teoria, sì. Se conoscessimo l’angolo, la forza, il punto di impatto, ecc. È complesso. ma possibile.

Esiste una distinzione fra il rimuginio mentale, senza capo e senza coda, e i nostri giudizi (consci e inconsci) che seguono le leggi dell’oscillazione mentale, utilizzando le immancabili diadi.

 Avete presente le previsioni del tempo di una volta? Erano parecchio imprecise.  Oggi, con i computer e i satelliti, sono più precise. Si tratta comunque di un lavoro difficile.

Però posso profetizzare che in futuro si potranno anche prevedere gli eventi del mondo, della storia e delle persone. Certo di tratta di sistemi complessi. 

 I sistemi complessi dono composti da numerose parti o sottosistemi.

 Le parti interagiscono tra loro in modi non lineari e spesso imprevedibili.

 Il comportamento del sistema nel suo complesso non può essere previsto analizzando solo le singole parti.

 Sono dinamici e possono cambiare nel tempo, adattandosi a nuove condizioni.

Esempi di sistemi complessi:

 * Sistemi naturali: Ecosistemi, cervello umano, clima.

 * Sistemi sociali: Città, economie, società.

 * Sistemi artificiali: Reti neurali, internet.

Caratteristiche principali:

 * Non linearità: Piccole variazioni iniziali possono portare a grandi cambiamenti nel comportamento del sistema.

 * Auto-organizzazione: Il sistema può organizzarsi spontaneamente senza un controllo esterno.

 * Emergenza: Proprietà nuove e complesse emergono dalle interazioni tra le parti.

Ma perché studiare i sistemi complessi?

 Per comprendere il mondo: Molti fenomeni naturali e sociali sono sistemi complessi.

 E per prevedere il futuro!

giovedì 19 settembre 2024

Servizio sanitario

 La propaganda governativa non cessa di battere la gran cassa. Oggi si dice che abbiamo i migliori ospedali in Europa.

Sarà. Ma io sono andato in uno di questi ospedali per prenotare un esame che devo fare entro febbraio e mi hanno detto che non hanno disponibilità fino al 2026!

Quindi dovrei contattare la regione, che chissà se me lo può trovare in qualche posto sperduto  della Lombardia.

Auguri a tutti. Soprattutto,  state in buona salute!

Non so se avete notato che a Milano spuntano come funghi gli studi medici privati, con tanto di tariffario. Dove immagino che lavoreranno i medici che non sono disponibili nel servizio pubblico.

E poi ci stupiamo se ogni tanto i pazienti, che stanno diventando parecchio impazienti, assaltano gli ospedali e picchiano i medici.

Non so perché, ma anche a me prudono le mani. Che sia una nuova malattia?

Forza malfattori

Cose da pazzi... O peggio.
Dopo aver abolito l'abuso d'ufficio , ecco che arriva l' "avviso di arresto". Non so se avete capito.
Le riforme della giustizia, introdotte da questo governo, prevedono proprio questo. Se un carabiniere ha il vizietto di dare i cazzotti potrà continuare a farlo tranquillamente, perché non sarà più considerato un abuso.
Ma non è finita. Se la polizia sta per arrestare uno spacciatore di droga, dovrà avvertirlo prima: "Guarda che sto per arrestarti" ... in modo che possa fuggire con tutto comodo, poveretto. 
Questo governo è molto sensibile a non turbare la tranquillità dei delinquenti. Per carità!
Tutto il mondo della delinquenza ringrazia il ministro Nordio. E tutto il mondo ride di noi.
Poveri scemi!

mercoledì 18 settembre 2024

Il desiderio

 Forse ha ragione il Buddha a dire che la nostra vera catena è il desiderio e che, per essere liberi, bisogna liberarsi del desiderio. In effetti il desiderio ci tiene incatenati. Quando vogliamo per esempio,  una persona, non capiamo più nulla. E, se ci viene negata, soffriamo come bestie.

Mettiamo che la vecchiaia o una mancanza di ormoni ci privino di quel desiderio. A quel punto, non solo non dovremmo soffrire più, ma dovremmo vedere come eravamo schiavi, come eravamo dei burattini guidati da una forza incontrastabile. Anche se talvolta la chiamiamo amore.

Ma basta l' amore a riscattare l' orrore?

Quella forza, comunque , è la forza della vita stessa. Bella o brutta, bella e brutta che sia. Quindi, liberarsi del desiderio significa vedere la vita come qualcosa di negativo. 

Infatti, il Buddha è convinto che la vita sia sofferenza. 

Noi, però, siamo talmente condizionati che, se ci manca il desiderio, arriviamo a prendere sostanze che ci riportino il desiderio. Senza desiderio, non ci sentiamo liberati. Ma ci sentiamo perduti, mancanti, malati, impotenti.

E qui si capisce come il vero problema non sia tanto il desiderio quanto la percezione e concezione della vita.

Se io sento la vita come un peso, il desiderio mi apparirà come una catena. Ma, se io sento la vita come un'occasione da non perdere, farò di tutto per sollecitare il mio desiderio.

Resta comunque il fatto che la vita, anche se ci porta alla fine di tanti desideri, ci farà sempre desiderare (magari inconsciamente) qualcosa... fosse pure l'ultimo respiro. 

Credo in ogni caso che alla fine la sofferenza sia tale che la psiche o l' organismo giungano a decidere: "Basta!" 

È lo stesso meccanismo che porta molti, per una sofferenza insopportabile, a suicidarsi.

Il video di Salvini

 Ora devo aver capito! Quel video di Salvini, inquadrato in quel modo e con quelle luci, con gli occhi porcini e il faccione da salumiere dietro il bancone, con quella voce irreale e le idee balorde, era certamente stato fatto con un' intelligenza artificiale un po' scadente. Non era verosimile. Pareva un film dell'orrore. Assomigliava e parlava come Hichcock quando presentava i suoi film.
Consiglierei alla Lega di cambiare il programma di I.A. che hanno utilizzato.
Come dite?
Era tutto vero... ?
Oddio!... 
Il nostro eroe proclama di aver difeso i confini della patria. Non l'ho mai visto con elmetto e fucile, come i soldati che morirono combattendo sul Carso. 


Onde mentali

Le uniche cose che progrediscono in questo mondo ripetitivo e bloccato sono la scienza e la tecnica. Pensiamo ai computer, ai cellulari, ai razzi spaziali, all’intelligenza artificiale, alla meccanica quantistica, ecc. Mentre l’uomo arranca in tutti gli altri campi, la scienza e la tecnica fanno passi da gigante e cambiano veramente il mondo.

Dunque, non ha senso un tentativo di spiegazione del mondo senza ricorrere alle leggi scientifiche. Ce ne sono alcune che sono fondamentali e hanno una portata universale, ma hanno a che fare con filosofie, religioni, istinti e mentalità vecchie di secoli.

Di una ho già parlato: la legge di conservazione dell’energia, che se pensata profondamente, spazza via false idee sulla creazione. Ma i nostri filosofi e teologi non sembrano conoscerla.

Come ho già detto, se abbiamo una legge scientifica che ci dice che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, a che serve inventarsi un creatore?

In un sistema chiuso (e il Tutto è un sistema chiuso), l’energia non si può creare e non si può distruggere.

Abbiamo già una legge che ci dice la verità. Purtroppo, né Mosè, né Gesù, né Maometto, né Aristotele, né Platone conoscevano ancora questa legge. E si sono inventati quello di cui non c’era bisogno.

Questa legge, legata al principio della conservazione della massa, formulata per la prima volta dal chimico Antoine Lavoisier nel XVIII secolo, afferma sostanzialmente che, in una reazione chimica chiusa, la massa totale dei materiali reagenti è uguale alla massa totale dei prodotti; in altre parole, la materia non può essere né creata né distrutta, ma solo trasformata da una forma all'altra.

E l’universo non può che essere un sistema chiuso, dato che, all’infuori del tutto, non c’è niente.

Tutto avviene qua dentro. Non c’è un "fuori".

Dunque l’universo è un Tutto che si è auto-organizzato. Ma come?

Anche qui dobbiamo ricorrere a una legge fisica fondamentale: il principio di azione-reazione di Newton, il quale ci dice in sostanza che le forze e i processi si organizzano a due a due contrapponendosi in accordo o in armonia. Anche questa legge ha una portata universale, in quanto non si applica solo al mondo fisico, ma anche a quello di tutte le strutture organiche e mentali. Per esempio, è per questa legge che abbiamo il maschio e la femmina, l’inspirazione e l’espirazione, la luce e il buio, il codice genetico a doppia elica, gli organi doppi del corpo, due emisferi del cervello, il tempo organizzato in due tempi e la coscienza come processo duale. Ma, soprattutto, è per questa legge che abbiamo l’organizzazione diadica di tutti i processi mentali.

È come se in ogni campo vi debbano essere forze basate sul principio di azione e reazione: non possiamo pensare un concetto senza pensare al suo contrario (per esempio, al bene senza pensare al male), non possiamo provare un sentimento senza provare il suo contrario (per esempio, l’amore senza provare odio) e non possiamo provare un’emozione senza pensare al suo contrario (per esempio, speranza e paura).

Le forze singole naturalmente esistono, ma non appena entrano in interazione, si legano in un rapporto di accordo/disaccordo, che è una diade.

La terza legge fondamentale è quella di Einstein sulla curvatura dello spaziotempo.

Einstein ci ha mostrato che in presenza di grandi masse (come stelle o buchi neri), lo spaziotempo si curva. Questa curvatura è come una deformazione di un foglio elastico causata da un oggetto pesante posto su di esso. In uno spaziotempo curvo, le regole della geometria euclidea non valgono più. Le linee geodetiche (il percorso più breve tra due punti in uno spazio curvo) possono curvare, le parallele possono incontrarsi e la somma degli angoli interni di un triangolo può essere diversa da 180 gradi.

La gravità non è più vista come una forza a distanza, ma come una manifestazione della curvatura dello spaziotempo. Gli oggetti seguono il percorso più breve (geodetica) nello spaziotempo curvo, e questo percorso ci permette di studiare oggetti celesti molto distanti. In condizioni estreme, la curvatura dello spaziotempo può diventare così intensa da formare un buco nero, una regione dello spaziotempo da cui nulla, nemmeno la luce, può sfuggire.

Ma perché questa legge ci interessa nel nostro discorso sulle leggi fisiche che diventano universali? Perché la curvatura non riguarda solo lo spaziotempo fisico, ma anche quello mentale.

In senso mentale, la curvatura corrisponde più a una circolarità che a una linearità, almeno a livello cosmico. Se i movimenti disegnano in realtà traiettorie curve, lo fanno anche i movimenti mentali.

La curvatura dello spaziotempo ha profonde implicazioni sulla dinamica dell'universo. Le traiettorie degli oggetti, dalla luce ai pianeti, vengono influenzate dalla curvatura e seguono percorsi curvi.

In un movimento molto  come quello di un pianeta che

 orbita intorno al Sole,  la traiettoria è una

 circonferenza, quindi una curva.

Un pendolo che oscilla, o una molla che si comprime e si allunga, seguono un movimento armonico. La traiettoria, in questi casi, è sinusoidale, quindi anch'essa una curva.

E, guarda caso, nel simbolo dello Yang/Yin, le due parti in relazione circolare non sono divise da una linea retta o circolare come sarebbe più facile pensare, ma da una linea sinusoidale.

Ora, un pendolo che oscilla, o una molla che si comprime e si allunga, seguono un movimento armonico. La traiettoria, in questi casi, è sinusoidale, quindi anch'essa disegna una curva.

Quando vedi una linea sinusoidale, puoi immediatamente pensare a un movimento che si ripete nel tempo in modo regolare, come un'onda che sale e scende, o un pendolo che oscilla. Questo tipo di movimento è fondamentale in molti campi della fisica, dall'acustica alla meccanica quantistica. E, aggiungo io, nel campo mentale.

Non si può negare che anche il nostro cervello emetta onde, facilmente registrabili. Ma anche la mente ha un funzionamento ondulatorio, in due sensi: nel senso che ogni atto mentale (pensiero,sentimento, emozione, ecc.) è un'onda che va e viene, e nel senso che gli atti mentali si configurano come processi oscillatori .

Infatti, le onde sono generate da oscillazioni o vibrazioni di una sorgente. Ad esempio, nel caso delle onde sonore, le particelle dell’aria oscillano avanti e indietro, creando compressioni e rarefazioni che si propagano come onde.

Quindi, l’oscillazione è alla base della formazione delle onde e delle loro proprietà. Ed è alla base degli atti mentali che si presentano come oscillazioni di due polarità, uguali ma contraddittorie.

Si tratta di una dialettica interiore che contrassegna il pensare o il sentire come un'oscillazione tra due estremità, per esempio il bene/male o il piacere/dolore.

Dato che la materia e l'energia hanno una natura ondulatoria, non vedo perché la materia sottile e l'energia interiore della mente debbano fare eccezione.



 


martedì 17 settembre 2024

La giustiziera della notte

 La donna scippata che è passata quattro volte con l' auto sul corpo dello scippatore si è comportata come il "giustiziere della notte" di tanti film. Ha pensato di farsi giustizia da sé. 
Visto che la polizia non riesce ad arrestare gli scippatori e gli altri piccoli delinquenti, ho paura che questo sarà il nostro futuro. 
Un totale imbarbarimento.
Altro che il trionfo della Ragione - il regresso della Ragione.
La storia funziona così, come un pendolo, oscillando avanti e indietro. Ora stiamo tornando indietro.
Ma, alla fine, tra "corsi e ricorsi", tra sbandate a sinistra e sbandate a destra, rimane sostanzialmente ferma. Ahimé.
"Stiamo facendo la storia" dice la Meloni. Ma c'è una storia bella e una storia brutta.

La pietra e la montagna

 La pietra che raccolgo nel greto di un fiume un tempo faceva parte di una montagna. Era un tutt' uno con la montagna. 
A un certo punto, si è staccata ed è stata levigata e portata dal fiume fino a qua. 
Non è più naturalmente la montagna, è diventata un'altra cosa. Ma possiamo negare che un tempo fosse un pezzo di montagna?
Lo stesso è per ogni individuo.
Un tempo faceva parte di qualcosa di unico, di un tutt'uno, di un Uno.
Ma poi si è staccato, è diventato un frammento .
Ora questo frammento è diventato quasi indipendente e si crede un individuo. 

La parola individuo deriva dal latino individuus, che significa “indiviso” o “indivisibile”. Questo termine è composto dal prefisso in- (che indica negazione) e dividuus (che significa “diviso”). La parola latina è una traduzione del termine greco ἄτομος (átomos), che significa “indivisibile” e che è composto da ἀ- (prefisso privativo) e τέμνω (“tagliare”). 
Ma, in realtà, dovremmo chiamarlo "dividuo", diviso; è proprio uno che si è diviso. E gli resta un senso di incompiutezza, una nostalgia di un'unità perduta.
L' inevitabili nostalgia degli individui.
Forse anche gli atomi provano questa nostalgia.

La parola nostalgia deriva dal greco antico, combinando i termini νόστος (nóstos), che significa “ritorno”, e ἄλγος (álgos), che significa "dolore". Quindi, letteralmente, nostalgia vuol dire “dolore del ritorno” o "dolore per non poter tornare".
Il dolore di non poter tornare. Dove?
All' origine dove eravamo Tutto.
Per questo non siamo mai veramente felici.
E ci sentiamo bene solo quando c' innamoriamo di qualcuno. Ci sembra di aver trovata la metà mancante.
Ma non è proprio cosi.
Trovare l'altra metà è una fortuna.
Ma non è trovare il Tutto.





Un pazzo pericoloso

 

Per me, uno che dice – come Trump – che Dio lo vuole presidente, non è da eleggere presidente. È un pazzo pericoloso!

Perché ai candidati in politica non si fa un test sulla salute mentale, richiesto anche a chi rinnova la patente automobilistica? Eppure deve guidare ben più di una macchina e può provocare ben più di qualche morto.

Ma lo avete visto in faccia?

Il benedetto disaccordo

L’accordo e il disaccordo possono essere visti come due opposti complementari in molti

contesti. In filosofia e linguistica, si considera spesso che il disaccordo non esista senza l’accordo, poiché uno definisce l’altro. Ad esempio, la teoria degli atti linguistici di J.L. Austin esplora come il linguaggio non solo comunichi informazioni, ma anche compia azioni, come accordarsi o dissentire.

Inoltre, il disaccordo può essere visto come un’opportunità di crescita e comprensione. Come ha detto Frank A. Clark, "Troviamo conforto grazie a coloro che sono d’accordo con noi e cresciamo grazie a coloro che non lo sono". Questo suggerisce che il disaccordo può portare a nuove idee e prospettive, rendendolo complementare all’accordo.

Insomma il disaccordo, la discordia, il conflitto o la contrapposizione, servono! Eccome se servono! Il che spiega perché la realtà sia fatta in questo strano modo. Se non ci fosse il disaccordo, come potrebbe esserci l’accordo, l’armonia, l’amore, l’attrazione, l’unione?

Non è che Dio sia pazzo. Anche lui, poveretto, è una diade.


La teoria degli atti linguistici si applica alla comunicazione quotidiana in molti modi, poiché ogni volta che parliamo, non stiamo solo trasmettendo informazioni, ma anche compiendo azioni. Ecco alcuni esempi pratici:

Promesse e impegni: Quando diciamo “Ti prometto che farò X”, stiamo compiendo un atto illocutivo di promessa. Questo non solo informa l’altra persona delle nostre intenzioni, ma crea anche un obbligo sociale.
Ordini e richieste: Frasi come “Per favore, chiudi la porta” o “Passami il sale” sono atti illocutivi che cercano di influenzare il comportamento dell’altro.
Scuse e ringraziamenti: Dire “Mi dispiace” o “Grazie” non è solo una questione di parole, ma di compiere un’azione che riconosce un errore o esprime gratitudine, influenzando così le dinamiche sociali.
Domande: Quando chiediamo “Che ore sono?”, non stiamo solo cercando informazioni, ma stiamo anche compiendo un atto che richiede una risposta, stabilendo un’interazione.
Dichiarazioni: Frasi come “Ti dichiaro colpevole” in un tribunale o “Vi dichiaro marito e moglie” in un matrimonio sono atti performativi che cambiano lo stato delle cose semplicemente essendo pronunciati.

Ma, come dicevo prima a proposito della “casa dell’essere”, il linguaggio-pensiero è un’azione in grado di cambiare la realtà. Approfittiamone.

Il pensiero creativo

 

Come la massa forma o deforma lo spaziotempo, così il pensiero forma o deforma la realtà.

Non vi rendete conto di quale potere abbiamo in mano?

Ma non lo sappiamo ancora usare.

Il tiro al piccione in Ucraina

 

Alcuni paesi europei e la Russia vorrebbero che in Ucraina si facesse il tiro al piccione. Dove il piccione sarebbero gli ucraini.

Loro dovrebbero stare lì a prenderle, ma non a darle.

Io non ho mai visto una guerra del genere.

Oltretutto, una guerra solo difensiva durerebbe molto più a lungo e potrebbe finire solo in due modi: quando i russi si stancassero di fare il tiro al piccione o i piccioni finissero.

Si rischia la guerra nucleare? L’unico modo per evitarla è mettere missili nucleari anche in Ucraina, in una notte. I russi protesterebbero, ma non potrebbero lanciare missili nucleari, sapendo che anche gli altri risponderebbero, e da una distanza minima.

Meglio ancora se gli ucraini occupassero suolo russo. Cosa farebbero i russi? Tirerebbero bombe nucleari nel proprio paese?

Un Dio superfluo

 

Se abbiamo una legge scientifica che ci dice che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, a che serve inventarsi un creatore?

Non c'è né un inizio né una fine. Quindi non c'è da creare niente.

Il fatto è che noi non riusciamo a concepire qualcosa di eterno.

In un sistema chiuso (e il Tutto è un sistema chiuso), l’energia non si può creare e non si può distruggere. È eterna. O, per lo meno, è al di là del tempo.

Abbiamo già una legge che ci dice la verità. Purtroppo, né Mosè, né Gesù, né Maometto conoscevano ancora questa legge. E si sono inventati quello di cui non c’era bisogno. Rimandiamoli a scuola.

Questa legge, legata al principio della conservazione della massa, fu formulata per la prima volta dal chimico Antoine Lavoisier nel XVIII secolo. Sostanzialmente afferma che, in una reazione chimica chiusa, la massa totale dei materiali reagenti è uguale alla massa totale dei prodotti; in altre parole, la materia non può essere né creata né distrutta, ma solo trasformata da una forma all'altra.

Tutto avviene qua dentro. Non c’è un fuori.

L’universo è un Tutto auto-organizzato.

Caso Salvini

 

Insomma, i politici non vogliono essere giudicati. Vogliono fare le loro porcate e i loro sbagli senza nessuno che li giudichi. Vogliono l’impunità su tutto.

Ma neanche loro possono infrangere la legge.

Non possono rubare, torturare o uccidere qualcuno. Fortunatamente. Se no, sarebbero dei despoti.

È per questo che in tutti i regimi autoritari, si cerca di sottomettere la magistratura.  

Come dite? Che anche da noi si tenta?

Il ciclo della vita e della morte

 

Siccome la vita e la morte costituiscono una diade, si contrastano ma non possono fare a meno l’una dell’altra.

Vedo l'aldilà della morte o, meglio, della vita, come un "posto" da cui si deve ri-nascere.

Insomma, se vuoi vivere, devi morire. E, se devi morire (ascoltate bene!), dovrai rivivere.

La vita non può fare a meno della morte, ma anche la morte non può fare a meno della vita. Il ciclo è eterno.

Io sono un pessimista ma questa sembra una buona notizia. Oppure no, perché la vita ha sempre un costo salato.

Un buddhista direbbe che sarebbe meglio uscire dal ciclo intero.

Già, ma non è facile: bisogna fare un vero e proprio salto.

Un salto di qualità

 

Se bastasse mettere insieme tutto lo scibile umano, come può fare l’intelligenza artificiale, non per questo raggiungeremmo la verità. Altrimenti, basterebbe un computer molto potente per capire tutto.

E invece non basta.

Bisogna che la somma delle parti superi il tutto. Questo concetto è frequentemente applicato in diversi ambiti, come la filosofia, la psicologia e la teoria dei sistemi, per indicare che il risultato finale di un insieme di elementi può essere maggiore o più significativo della semplice somma delle singole parti. Questa idea si avvicina al concetto di "sintesi" o "emergenza", dove il tutto presenta caratteristiche nuove e complesse che non sono presenti nelle singole componenti.

Se metto insieme più uomini per risolvere un problema, può darsi che dal confronto/scontro venga fuori una soluzione a cui non avevo pensato. Un valore aggiunto.

Ma ci vuole, prima o poi, un’ispirazione, un “salto”, cosa che il computer non sa fare.

La casa dell'essere

 

Non è stato Heidegger a dire che “il linguaggio è la casa dell’essere”? Che cosa intendeva dire?

Nella sua opera, in particolare in "Essere e tempo" e in altri scritti, Heidegger sostiene che il linguaggio non è solo uno strumento di comunicazione, ma costituisce un modo fondamentale in cui l'essere si manifesta e viene compreso.

Questa idea implica che il linguaggio è essenziale per l'esperienza umana e per la nostra comprensione del mondo. In questo senso, il linguaggio non è semplicemente un veicolo per esprimere pensieri, ma è intrinsecamente legato alla maniera in cui percepiamo e interpretiamo la realtà.

A maggior ragione, il linguaggio e il pensiero che sottende incidono sulla realtà, come quando si incide un disco che, da quel momento, suonerà sempre nello stesso modo.

Oppure, è come uno scultore, che, una volta messa al mondo la sua opera, ha deformato o formato per sempre lo spaziotempo, lo ha curvato ai suoi voleri.

Ma, se il linguaggio-pensiero crea o forma l’essere, gli dà una forma che da quel momento sarà realtà, il linguaggio-pensiero è legato indissolubilmente alla realtà, alle cose, agli avvenimenti, alla materia. Ed è in grado di influire nuovamente cambiando se stesso.

Il problema è che il linguaggio ha formato o deformato l’essere in modo spontaneo, senza che partecipasse la nostra coscienza e quindi oggi la coscienza non è ancora in grado di smontare e riformare o informare la realtà.

Più che casa dell’essere, dovremmo chiamarlo la fucina dell’essere.. Oppure è qualcuno che ha smarrito la via di casa. E la cerca, per cambiare parecchie cose.

lunedì 16 settembre 2024

Depressione

 Si, una volta si chiamava esaurimento nervoso, poi nevrosi, oggi depressione... Ma è sempre la stessa cosa.
Il male di vivere, che attacca tutti e distrugge i più sensibili.
Contro ogni stupido ottimismo, vivere non è facile e mette tutti, prima o poi, a dura prova. 
Dai disturbi dei giovani alla diffusione della droga, bisogna ricordare che 'la vita è sofferenza', non una passeggiata di salute . Se si parte dall' idea che vivere sia una pacchia, non si capisce perché la gente stia tanto male.

Il peso dei figli

 

Eh sì, la guerra regna dappertutto, non solo nei campi di battaglia.

Anche nell’amorevole famiglia, dove i figli talvolta ammazzano i genitori, e i genitori ammazzano talvolta i figli… magari perché si sono accorti che erano un peso, o erano deformi, o perché non ubbidivano, o perché dovevano andare in vacanza.

L'immortalità dell'anima

 

Per riprendere il discorso su cosa ci sia dopo la morte, c’è qualcuno che arriva sempre alla conclusione che la morte non esiste. Per esempio, c’è un giornalista di cui abbiamo già parlato, per quindici anni reporter di guerra, Stéphane Allix che in Francia ha pubblicato un libro che è riuscito a vendere 200mila copie intitolato proprio: «La morte non esiste». Il giornalista e scrittore sostiene: «Quando si muore non si smette di vivere, si cambia mondo». Una teoria di grandissimo impatto (vecchia come il cucco) che ha approfondito in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera

Sembra che abbia pensato qualcosa di nuovo, ma ci sono filosofi che lo hanno già affermato millenni fa. Diciamo che oggi si aggiungono certe esperienze di tipo tecnologico, come la rianimazione. E che la ricerca umana non si ferma.

Allix spiega come la sua non sia semplicemente una credenza o un pensiero infondato, è bensì il frutto di anni di lavoro: «Non è che io lo pensi, non è una credenza. Sono arrivato a questa conclusione dopo anni di indagini, tra ricerche scientifiche e interviste. La mia è un'inchiesta giornalistica, e mi ha portato alla convinzione che la coscienza non scompare nel momento della morte. Esiste un aspetto più profondo e misterioso della coscienza, e sembra che continui a esistere quando il cervello non funziona più. Questa non è un'idea, né qualcosa che vada contro l'osservazione scientifica; è un'esperienza che possiamo fare in molti ambiti legati alla coscienza». 

Il fulcro degli studi di Stéphane Allix si concentra sulle esperienze di pre-morte, testimoniate in moltissimi casi da persone che hanno combattuto tra la vita e la morte: «Vittime di incidenti che, durante i tentativi di rianimazione, hanno avuto l'impressione di osservare la scena dall'alto, come se fossero uscite dal proprio corpo e avessero assistito al loro presunto decesso. La visione di una luce intensa, una profonda sensazione di benessere, di essere immersi nell'amore, e l'incontro con cari defunti o entità spirituali».

Il giornalista e scrittore grazie alle ricerche condotte sul campo afferma come l'esperienza pre-morte sia l'esito di una coscienza più profonda: «Abbiamo oggi molti studi accurati su persone che hanno subito un arresto cardiaco: sappiamo con sicurezza dalle cartelle cliniche che il loro cervello aveva smesso totalmente di funzionare, oppure funzionava solo al 20/30%, e nonostante ciò hanno mantenuto uno stato di coscienza molto vivido, tant'è che dopo erano in grado di ricordarsene. Credo di aver ottenuto evidenze consistenti che rendono molto solida l'ipotesi della vita dopo la morte, che cioè la coscienza possa continuare a esistere dopo che il cervello si ferma». Allix si basa su dei risultati scientifici, l'immortalità della nostra anima di fatto nega l'esistenza della morte. 

Bella scoperta! Peccato che non si possano fare simili esperienze in condizioni normali e verificabili.

Io pongo una sola domanda: se esiste un’anima immortale, perché non la sperimentiamo tutti e sempre? Che bisogno c’è che questa anima sia nascosta e salti fuori a sorpresa solo in punto di morte? Che cosa si nasconde dietro a questo nascondimento?

Forse la nostra mente normale non lo sopporterebbe?

Non cerco prove sfuggenti e personali. Ma chiare e oggettive.

Nessuno deve credere all’esistenza del Sole, dato che lo vede e lo sente.

Infine, non si può dire che la morte non esiste. La morte esiste - ecco una cosa evidente. Ed è sempre paurosa e dolorosa.

Tutt'al più, ci possiamo chiedere che cosa ci sia dopo. Ma non negare l'esistenza della morte, che sia un passaggio o no. 

Spesso mi sembra che questo modo di dire o di pensare sia un mezzo per esorcizzare la paura della morte. Che resta confermata, provata, ahimè. 

Anche nella Bhagavad Gita si dice che la morte è come cambiare un abito. Ma, quando ci cambiamo l'abito, non dobbiamo soffrire o rantolare.

Come mai tutti hanno una ripugnanza istintiva per la morte e il morire? Se, al posto dell’ombelico, avessimo un bottone, spingendo il quale morissimo in un istante, già sarebbe meglio. Ma non l’abbiamo.

Io ho visto morire tante persone. Però nessuno è morto sereno, ve lo assicuro… Nessuno è morto come se bevesse un bicchiere d’acqua.

Morire è sempre una cosa dolorosa e brutta.



Accordo e disaccordo

 Quando due forze interagiscono si determina sempre un incontro/scontro. Lo scontro nasce perché ad ogni azione corrisponde una reazione (legge di Newton, legge del dissidio universale) e l’incontro nasce dalla reciproca utilità. Ho già parlato dei due pugili che sono d’accordo sullo scontrarsi.

Ma non tutte le forze si scontrano. Alcune possono collaborare per il bene comune. Nella vita è evidente che ci sono entrambi i casi.

In fisica, per esempio, le forze non si contrappongono sempre; ci sono molti casi in cui le forze collaborano.

Esitonono forze che possono mettersi insieme: Ad esempio, se due persone spingono un’auto nella stessa direzione, le loro forze si sommano e collaborano per muovere l’auto.


Ci sono poi le forze di contatto, come la forza di attrito, e le forze a distanza, come la forza gravitazionale, che possono collaborare. Ad esempio, quando camminiamo, la forza di attrito tra i nostri piedi e il suolo ci permette di spingerci in avanti, mentre la forza gravitazionale ci tiene ancorati al suolo. Queste forze collaborano per permetterci di muoverci in modo stabile o per frenare un veicolo.


Inoltre le quattro forze fondamentali (gravitazionale, elettromagnetica, nucleare forte e nucleare debole) possono agire insieme in vari fenomeni naturali. Ad esempio, la forza elettromagnetica e la forza nucleare forte collaborano per mantenere gli atomi stabili

Gli elettroni in un filo conduttore si muovono grazie alla forza elettromagnetica, che è una combinazione di forze elettriche e magnetiche. Queste forze collaborano per creare il flusso di corrente elettrica.


In ingegneria, le forze collaborative sono cruciali per la stabilità delle strutture. Le forze di compressione e tensione lavorano insieme per mantenere un edificio in piedi.

Infine, nei sistemi biologici, le forze collaborative sono essenziali per processi come la contrazione muscolare, dove le forze generate dalle proteine actina e miosina lavorano insieme.

 

In sintesi, sia le forze collaborative che quelle contrastanti sono fondamentali in fisica e coesistono in molti fenomeni naturali e artificiali. Quindi, mentre la terza legge di Newton afferma che ogni azione ha una reazione uguale e contraria, ciò non significa che tutte le forze siano sempre in opposizione. In alcuni casi, le forze possono lavorare insieme per produrre un effetto combinato.

La prevalenza di una rispetto all’altra dipende dal contesto specifico.

La questione se ci siano più forze che si contrastano o che collaborano dipende molto dal contesto. In generale, sia le forze contrastanti che quelle collaborative sono onnipresenti in natura e nella tecnologia.


Ma tutto questo non ci dice nulla di nuovo, dato che ci deve essere necessariamente la diade contrasto/collaborazione o accordo/disaccordo. Dovevamo saperlo.

Dunque, quando diciamo che tutto è contrasto, dobbiamo precisare che tutto è contrasto/collaborazione, proprio perché siamo nel caso di una diade. E la diade, salendo di grado in grado, è esattamente questo accordo/disaccordo, dinamico, senza che un polo possa avere la meglio sull’altro.

Insomma, si conferma che non si può sfuggire all’andamento diadico, perché anche le forze che collaborano o si uniscono insieme, devono avere una controparte.

Insomma, se due persone possono unirsi per spingere un’auto è perché c’è una forza che le contrasta. Altrimenti, perché dovrebbero spingere?




Quando due forze interagiscono si determina sempre un incontro/scontro. Lo scontro nasce perché ad ogni azione corrisponde una reazione (legge di Newton, legge del dissidio universale) e l’incontro nasce dalla reciproca utilità. Ho già parlato dei due pugili che sono d’accordo sullo scontrarsi.

Ma non tutte le forze si scontrano. Alcune possono collaborare per il bene comune. Nella vita è evidente che ci sono entrambi i casi.

In fisica, per esempio, le forze non si contrappongono sempre; ci sono molti casi in cui le forze collaborano.

Esitonono forze che possono mettersi insieme: Ad esempio, se due persone spingono un’auto nella stessa direzione, le loro forze si sommano e collaborano per muovere l’auto.


Ci sono poi le forze di contatto, come la forza di attrito, e le forze a distanza, come la forza gravitazionale, che possono collaborare. Ad esempio, quando camminiamo, la forza di attrito tra i nostri piedi e il suolo ci permette di spingerci in avanti, mentre la forza gravitazionale ci tiene ancorati al suolo. Queste forze collaborano per permetterci di muoverci in modo stabile o per frenare un veicolo.


Inoltre le quattro forze fondamentali (gravitazionale, elettromagnetica, nucleare forte e nucleare debole) possono agire insieme in vari fenomeni naturali. Ad esempio, la forza elettromagnetica e la forza nucleare forte collaborano per mantenere gli atomi stabili

Gli elettroni in un filo conduttore si muovono grazie alla forza elettromagnetica, che è una combinazione di forze elettriche e magnetiche. Queste forze collaborano per creare il flusso di corrente elettrica.


In ingegneria, le forze collaborative sono cruciali per la stabilità delle strutture. Le forze di compressione e tensione lavorano insieme per mantenere un edificio in piedi.

Infine, nei sistemi biologici, le forze collaborative sono essenziali per processi come la contrazione muscolare, dove le forze generate dalle proteine actina e miosina lavorano insieme.

 

In sintesi, sia le forze collaborative che quelle contrastanti sono fondamentali in fisica e coesistono in molti fenomeni naturali e artificiali. Quindi, mentre la terza legge di Newton afferma che ogni azione ha una reazione uguale e contraria, ciò non significa che tutte le forze siano sempre in opposizione. In alcuni casi, le forze possono lavorare insieme per produrre un effetto combinato.

La prevalenza di una rispetto all’altra dipende dal contesto specifico.

La questione se ci siano più forze che si contrastano o che collaborano dipende molto dal contesto specifico. In generale, sia le forze contrastanti che quelle collaborative sono onnipresenti in natura e nella tecnologia.


Ma tutto questo non ci dice nulla di nuovo, dato che ci deve essere necessariamente la diade contrasto/collaborazione o accordo/disaccordo. Dovevamo saperlo.

Dunque, quando diciamo che tutto è contrasto, dobbiamo precisare che tutto è contrasto/collaborazione, proprio perché siamo nel caso di una diade. E la diade, salendo di grado in grado, è esattamente questo accordo/disaccordo, dinamico, senza che un polo possa avere la meglio sull’altro.

Insomma, si conferma che non si può sfuggire all’andamento diadico, perché anche le forze che collaborano o si uniscono insieme, devono avere una controparte: il disaccordo.

Insomma, se due persone possono unirsi per spingere un’auto è perché c’è una forza che le contrasta. Altrimenti, perché dovrebbero spingere?

L'accordo esiste perché esiste il disaccordo, l'attrazione perché esiste la repulsione, l'unione perché esiste la divisione, l'amore perché esiste l'odio.

Non possiamo mai considerare le forze come se agissero da sole, in un contesto dove non esiste il contrario.







Extraterrestri

 

Shreedhara Somanath, ingegnere aerospaziale indiano alla guida delle missioni lunari del paese, ha recentemente espresso un’opinione molto chiara sulla questione. Secondo Somanath, esistono sicuramente altre forme di vita nell’universo, ma l’incontro con loro potrebbe portare a conseguenze disastrose.

La sua teoria si basa sulla biologia: quando due forme di vita si incontrano, una tende a sopraffare l’altra per sopravvivere. Somanath sostiene che se dovessimo incontrare una civiltà tecnologicamente avanzata, anche solo di mille anni avanti a noi, l’umanità potrebbe trovarsi in grave pericolo.

Infatti, pensiamo a come noi abbiamo trattato le forme di vita che abbiamo considerato inferiori a noi, O le abbiamo sterminate o le abbiamo sfruttate. Gli animali li abbiamo messi al nostro servizio; cavalli, mucche, cani, gatti, uccelli… per non parlare delle piante! Li abbiamo sfruttati o li abbiamo mangiati.

Forse una civiltà avanti di mille anni, ci tratterebbe come riserva di carne, come schiavi per lavorare o, nella migliore delle ipotesi, come animali da compagnia. E chi non si adattasse, verrebbe sterminato.

Noi ,che ci riteniamo animali superiori, quanto tempo ci abbiamo messo per non considerare gli aborigeni o i negri animali da lavoro, schiavi senza diritti, da sfruttare e basta? Per non parlare delle donne. Considerate inferiori da tante civiltà, ancora oggi.

Ma quello che dice Somanath conferma ciò che pensiamo tutti: che tra forme di vita diverse e uguali, c’è sempre chi si ritiene superiore agli altri e vuole dominare. Raramente c’è voglia di conoscenza e di collaborazione.

domenica 15 settembre 2024

Governo in famiglia

Ne abbiamo viste di tutti i colori, ma un governo in mano a due sorelle ancora no. Almeno Mussolini non aveva fratelli.

Il guaio è che spesso si litiga in famiglia (fratelli coltelli o sorelle...?). Già le due sorelle hanno liquidato i rispettivi compagni, come due gocce d'acqua. Ma, se litigheranno fra loro? Il governo si scioglierà come neve al sole?

Povera Italia. Non si meritava questo, anche se le hanno votate, con lo stato d'animo di chi dice: "proviamo anche questa!"ma nessuno sapeva che votava per due sorelle. Prendi due comprando uno.

La rete

 

  

 

Il paradosso fa parte della realtà perché , mentre noi abbiamo sviluppato una logica lineare, che non vuole contraddizioni, la realtà ama le contraddizioni, vuole le contraddizioni.

Il contrario di "contraddizione" può essere "coerenza" o “accordo". Mentre "contraddizione" implica una situazione in cui due cose si oppongono, "coerenza" indica una condizione in cui le cose sono in accordo tra loro.

Nel nostro caso parliamo di  opposti, che però fanno parte dello stesso sistema - e quindi non possono fare a meno l' uno dell' altro. 

Contrastano ma sono d' accordo. Come è possibile?

E' possibile perché sono come due pugili  che, mentre si scontrano su un ring, sono d'accordo per farlo.


Come dicevo (e come dicono tanti filosofi, occidentali e orientali), il contrasto è la base di tutto. Viene creato ad arte un contrasto fra due polarità (maschile/femminile, luce/oscurità, ecc.) perché questo permette all’energia di manifestarsi. Se i due pugili non fossero d'accordo per scontrarsi, il combattimento non si potrebbe fare. E, se non ci fosse il contrasto tra maschio e femmina, e tutti fossero di uno stesso sesso, la vita si fermerebbe.

È chiaro che ci vuole il contrasto, come i due poli di un magnete o le due facce di una medaglia. Le quali compongono dunque uno stesso ente (il magnete o la medaglia) che, senza quel contrasto o quel dualismo, non esisterebbe.

Questo succede in ogni campo, dalla fisica alla mente. È il contrasto fra due poli di uno stesso ente che mette in movimento quell’ente. Se prendo un oggetto che non ha due poli contraddittori (una sedia o una pizza), questo sarà immobile o inerte.

Ma quando si tratta di forze o di cose che si scontrano o interagiscono, ecco che abbiamo a che fare con coppie diadiche. Queste o hanno (costituiscono) due poli o lo diventano accoppiandosi.

Per esempio, la coppia maschile/femminile costituisce una diade naturale fissa, mentre la forza che io esercito su un muro e la forza che reagisce o si oppone forma una diade temporanea.

La terza legge di Newton sull’azione/reazione si applica a tutto ciò che si muove, dall’atomo al pensiero. E si verifica tutte le volte due forze si contrastano.

In altri termini, ci sono forze che ad ogni azione scatenano una reazione, uguale e contraria, e ci sono forze che non possono fare a meno di scontrarsi perché sono collegate o unite per sempre, come due gemelli siamesi.

L' interazione fra due poli o si crea o c' è già.

Ma le forze devono per forza scontrarsi? Non possono collaborare?  

In realtà, collaborano proprio scontrandosi!

Questo perché  il contrasto permette il movimento, dato che i due poli tendono al loro reciproco equilibrio, come in un pendolo. Si tratta di oscillazioni di qualcosa che è unitario sia in origine sia perché si mettono in relazione - una relazione dinamica .

Il pendolo resta un oggetto unitario che però ha un movimento contraddittorio, prima da una parte e poi dall’altra. Se prendo un sasso che non si muove, non ha nessuna polarità perché non ha ragione di muoversi (in effetti si muove molto lentamente).

Ma in realtà tutti gli oggetti hanno due polarità in quanto oggetti di un soggetto. Diciamo che questa è una polarità esterna, non interna. (Però teniamo presente che anche la diade interno/esterno è una polarità.)

La coscienza sarebbe una polarità interna (due soggetti contendenti), salvo il fatto che anch’essa fa parte di una polarità esterna mente/cervello.

In conclusione, nessun ente è isolato, a se stante. Ma fa parte di una rete, di una interrelazione o interazione universale, che connette tutto a tutti. E che muove tutti.

 

Il paradosso fa parte della realtà perché noi abbiamo sviluppato una logica lineare, che non vuole contraddizioni. Invece la realtà ama le contraddizioni, vuole le contraddizioni.

Il contrari di "contraddizione" può essere "coerenza" o “accordo". Mentre "contraddizione" implica una situazione in cui due affermazioni si oppongono, "coerenza" indica una condizione in cui le affermazioni sono in armonia tra loro.

Ma, come dicevo (e come dicono tanti filosofi, occidentali e orientali), il contrasto è la base di tutto. Viene creato ad arte un contrasto fra due polarità (maschile/femminile, luce/oscurità, ecc.) perché questo permette all’energia di manifestarsi. Per esempio, se non ci fosse il contrasto tra maschio e femmina, e tutti fossero di uno stesso sesso, la vita si fermerebbe.

È chiaro che ci vuole il contrasto, come i due poli di un magnete o le due facce di una medaglia. Le quali compongono dunque uno stesso ente (il magnete o la medaglia) che, senza quel contrasto o quel dualismo, non esisterebbe.

Questo succede in ogni campo, dalla fisica alla mente. È il contrasto fra due poli di uno stesso ente che mette in movimento quell’ente. Se prendo un oggetto che non ha due poli contraddittori (una sedia o una pizza), questo sarà immobile o inerte.

Non così per tanti aspetti della fisica o della mente.

La terza legge di Newton sull’azione/reazione si applica a tutto ciò che si muove, dall’atomo al pensiero.

Il contrasto permette il movimento, perché i due poli tendono al loro reciproco equilibrio, come in un pendolo. Si tratta di oscillazioni di qualcosa che è unitario sia in origine sia nel movimento.

Il pendolo resta un oggetto unitario che però ha un movimento contraddittorio, prima da una parte e poi dall’altra. Se prendo un sasso che non si muove, non ha nessuna polarità perché non ha ragione di muoversi (in effetti si muove molto lentamente).

Ma in realtà tutti gli oggetti hanno due polarità in quanto oggetti di un soggetto. Diciamo che questa è una polarità esterna, non interna. (Però teniamo presente che anche la diade interno/esterno è una polarità.)

La coscienza sarebbe una polarità interna (due soggetti contendenti), salvo il fatto che anch’essa fa parte di una polarità esterna mente/cervello.

In conclusione, nessun ente è isolato, a se stante. Ma fa parte di una rete, di una interrelazione o interazione universale, che connette tutto a tutti.