La simmetria
della coscienza non è un caso. È parte della simmetria dell’universo che si
concretizza, tra l’altro, nelle strutture duali del corpo e della mente. Ma che
cosa s’intende per simmetria?
S’intende
che le forze costitutive della realtà vanno sempre a due a due, e sono in gran
parte speculari. La struttura base è duale, binaria, fatta di due poli che
devono contrapporsi, ma mai vincere definitivamente sulla controparte.
Per ogni
forza ci dev’essere una controforza che sia complementare ma in contrasto,
perché da questo incontro/scontro nasce ogni forma di energia. È come l’incontro/scontro
fra due pugili. Se i due non si scontrassero, come si sprigionerebbe la loro
energia? È dallo scontro che nasce l’energia. Se i due non si sfidassero, l’uno
contro l’altro, non ci sarebbe il match. E comunque i due sono d’accordo sullo
scontro, non potrebbero fare a meno l’uno dell’altro.
Nel nostro
caso, però, lo scontro non deve finire e nessuno dei due, pur alternandosi nelle ritirate e nelle avanzate, nei pugni
presi e nei pugni presi, può vincere, perché sono di pari forza e perché il match
dell’energia non può finire, visto la legge di conservazione dell’energia.
Dunque, lo
scontro è essenziale… ma fino a un certo punto. La contesa è il motore di
tutto, diceva anche Eraclito.
Conosco l’obiezione:
le forze riconosciute dalla fisica sono quattro. Ma ci sono studi per
unificarle. Nella teoria delle stringhe, per esempio, le particelle e le forze
fondamentali sono considerate vibrazioni di stringhe o membrane. E che
cosa è una vibrazione se non una oscillazione intorno a un punto di
equilibrio?
Anche nella
coscienza vi è questo dualismo, questo rispecchiamento, questa dinamica
vibratoria, questo ciclo infinito. Solo che in questo caso i contendenti sono
due io o due aspetti di un Sé. È come se come soggetti fossimo sempre due, che
si controllano a vicenda, spesso in disaccordo o in lotta fra di loro. Come due
gemelli siamesi, uniti per la vita, ma pur sempre distinti.
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