Yin e yang, due termini cinesi che
nelle nostre lingue non significano nulla. Ma che, proprio per questo, non
avendo nessun riferimento lessicale, possono essere impiegati come simboli
delle due forze fondamentali dell’universo che dappertutto danno origine a ogni
moto e a ogni processo.
Precisiamo che si applicano a tutta la
realtà, fisica e mentale, e che non configurano come processi semplicemente duali
e contrapposti, ma duali, contrapposti, uniti e complementari, cioè formano una
diade. Per quanto siano dinamici (mutevoli in senso proporzionale), nessuno dei
due può avere una prevalenza definitiva, con la scomparsa dell’altro (il che
significherebbe anche la loro fine), ma tendono a riequilibrarsi e dunque a
sostenersi a vicenda: concordi nella discordia e discordi nella concordia. Come
due pugili che si combattono sul ring, ma che non possono vincere per non far
finire l’incontro, da cui tutt’e due guadagnano.
Questo schema della diade si ripete
per tutte le interazioni fisiche e per quelle psichiche, che sono le due facce
della stessa medaglia. Quindi si va dal rapporto fra particella e
antiparticella a quello fra bene e male, dal rapporto fra luce e buio a quello
fra principio e fine, dal rapporto fra vita e morte a quello fra maschio e
femmina. È talmente vero che spesso si usa una stessa diade per indicare sia il
processo materiale sia il processo mentale: per esempio, la diade
positivo/negativo. È positivo o negativo tanto un polo magnetico quanto uno
stato d’animo.
Quindi tanto vale impiegare i termini
cinesi, come i rappresentanti di ogni forza diadica. Tanto più che il relativo
simbolo cinese presenta due poli contrapposti uniti in un unico circolo, ma
divisi da una linea sinusoidale (non retta) per indicare il movimento
oscillatorio dei due poli.
Tutto ciò che conosciamo può essere
espresso da questo simbolo antico, che indica il due dinamico. Ecco perché troviamo
in natura solo animali con due (o multipli di due) zampe (mai tre), cervelli
con due emisferi, due occhi, due polmoni… e sempre due forze contrapposte (mai
tre).
Anche la coscienza nasce da questo
sdoppiamento, orizzontale e verticale.
Stando così le cose, anche il nostro
universo deve avere un contro-universo, simmetrico. La singolarità non esiste.
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