sabato 18 maggio 2024

Il simbolo dell'infinito

 


Esaminando il simbolo taoista dell’oscillazione yang/yin  risulta evidente come sia stato disegnato.  Basta mettere due cerchi l’uno sopra l’altro e racchiuderli in un terzo cerchio. Viene così un otto, un numero che sdraiato è il simbolo dell’infinito ∞.

Il simbolo dell’infinito era noto anche nell’antica Grecia come lemniscata, un termine che significa “nastro” e che raffigurava un serpente che si morde la coda. E rappresentava l’eternità, che ovviamente aveva una connessione con l’infinito, nonché con i concetti di perfezione, di dualità e di ciclo  vitale costante.

Anche nella letteratura magica egizia di età ellenistica, aveva una forma di serpente che morde o inghiotte la propria coda, realizzando la figura di un cerchio. La sua simbologia originaria era dunque quella dell’eternità e del cosmo. L’immagine fu anche usata per rappresentare l’avvicendarsi della vita e della morte. In alchimia simboleggiava il ripetersi del ciclo che raffina le sostanze attraverso il riscaldamento, l’evaporazione, il raffreddamento e la condensazione.




Nei secoli e nelle varie culture, è stato usato con significati molto simili. Per esempio, in alcune zone dell’India e del Tibet, rappresentava la perfezione e l’equilibrio tra il genere maschile e quello femminile, una sorta di Yin e Yang. Il segno dell’infinito appare anche in una serie di disegni di nodi celtici, che proprio come il simbolo dell’infinito non hanno né fine né inizio. 


L’Uroboro è il serpente mitico che rappresenta l’infinita immortalità, la continuità,l’autofecondazione e il ritorno eterno. Quindi già vediamo delle analogie di significato, ma provenienti da luoghi diversi.


Come si vede, sebbene il simbolo dell’infinito sia diventato tipico dell’ambito matematico e scientifico, esso nasce in ambito religioso.



Il simbolo può essere disegnato con un movimento continuo che non ha né un inizio né una fine e quindi contiene le idee di assenza di limiti e di infinite possibilità .



Comunque, in senso scientifico fu utilizzato per la prima volta dal matematico inglese John Wallis, nel 1655. Ma anche qui si riferiva a una quantità senza limite o fine – una quantità più grande di qualsiasi numero.

Per gli uomini di oggi questo simbolo è ancora una rappresentazione di qualcosa di infinito, per esempio un amore “eterno”. Con i due cerchi interconnessi comprende l’idea di essere “insieme per sempre”.

Infine, è assunto dalla psicologia analitica come simbolo archetipico della condizione indistinta che precede lo sviluppo della persona

In conclusione, già nell’antica raffigurazione dello yang/yin taoista, scopriamo che il ciclo cosmico, tenuto in piedi dinamicamente da due polarità contrapposte, non può che essere infinito.

Nessun commento:

Posta un commento