Esaminando il simbolo taoista dell’oscillazione yang/yin risulta evidente come sia stato disegnato. Basta mettere due cerchi l’uno sopra l’altro e
racchiuderli in un terzo cerchio. Viene così un otto, un numero che sdraiato è
il simbolo dell’infinito ∞.
Il simbolo dell’infinito era noto anche nell’antica Grecia come lemniscata, un termine che significa “nastro” e che raffigurava un serpente che si morde la coda. E rappresentava l’eternità, che ovviamente aveva una connessione
con l’infinito, nonché con i concetti di perfezione, di dualità e di ciclo vitale costante.
Anche nella letteratura magica egizia di età ellenistica, aveva
una forma di serpente che morde o inghiotte la propria coda, realizzando la
figura di un cerchio. La sua simbologia originaria era dunque quella
dell’eternità e del cosmo. L’immagine fu anche usata per rappresentare l’avvicendarsi
della vita e della morte. In alchimia simboleggiava il ripetersi del ciclo che
raffina le sostanze attraverso il riscaldamento, l’evaporazione, il
raffreddamento e la condensazione.
Nei secoli e nelle varie culture, è stato usato con significati molto simili. Per esempio, in alcune zone dell’India e del Tibet, rappresentava la perfezione e l’equilibrio tra il genere maschile e quello femminile, una sorta di Yin e Yang. Il segno dell’infinito appare anche in una serie di disegni di nodi celtici, che proprio come il simbolo dell’infinito non hanno né fine né inizio.
L’Uroboro è il serpente mitico che rappresenta l’infinita immortalità, la continuità,l’autofecondazione e il ritorno eterno. Quindi già vediamo delle analogie di significato, ma provenienti da luoghi diversi.
Come si vede, sebbene il simbolo dell’infinito sia
diventato tipico dell’ambito matematico e scientifico, esso nasce in ambito religioso.
Il simbolo può essere disegnato con un movimento continuo che non ha né un inizio né una fine e quindi contiene le idee di assenza di limiti e di infinite possibilità .
Comunque, in senso scientifico
fu utilizzato per la prima volta dal matematico inglese John Wallis, nel 1655. Ma anche qui si riferiva a una quantità senza limite o fine – una quantità più
grande di qualsiasi numero.
Per gli uomini di oggi
questo simbolo è ancora una rappresentazione di qualcosa di infinito, per esempio un amore
“eterno”. Con i due cerchi interconnessi comprende l’idea di essere
“insieme per sempre”.
Infine,
è assunto dalla psicologia analitica come simbolo archetipico della condizione
indistinta che precede lo sviluppo della persona
In conclusione, già nell’antica raffigurazione dello yang/yin
taoista, scopriamo che il ciclo cosmico, tenuto in piedi dinamicamente da due
polarità contrapposte, non può che essere infinito.
Nessun commento:
Posta un commento