martedì 14 maggio 2024

Tendersi come archi

 

Confucio disse: “Che bisogno ha la natura di pensare e di preoccuparsi? In natura tutte le cose ritornano alla comune origine e si distribuiscono per i diversi sentieri; con una sola azione, si realizza il frutto di cento pensieri. Che bisogno ha mai la natura di pensieri e preoccupazioni?”

Ma chi è che non prova almeno un po’ di stress o di ansia? Vivere è tendersi, nel bene e nel male. Non si può vivere senza tensione, così come non può esserci energia elettrica senza tensione.

Quando il Buddha dice che tutto è sofferenza (dukkha) indica proprio questo concetto. Per vivere, devi comunque stare in tensione. Anche quando sei felice o innamorato, provi tensione. Anche quando ti concentri devi metterti in tensione. Anche per essere attento e consapevole, ti tendi. Anche per giocare, ti tendi.

Non si sfugge alla tensione. Per vivere, dobbiamo tenderci come un arco che è una corda tesa fra due estremità di un bastone flessibile. Dobbiamo tutti tenderci come un arco. Un arco che non si tendesse, a cosa servirebbe? Chi scaglierebbe la freccia?

E poi c’è l’arco voltaico, un tipo di scarica elettrica che si forma tra due conduttori quando viene creato un circuito tra di essi. Questo fenomeno avviene quando viene superata la tensione di picco tra i due conduttori, generando luminosità e calore. Anche questi archi possono essere pericolosi e dannosi se non controllati adeguatamente, oppure essere molto utili in applicazioni industriali come la saldatura e il taglio dei metalli.

Solo morire è porre termine alla tensione. E, certe volte, meditare.

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